Search

Hydrophobic surfaces are extensively employed in industrial and personal care products, for instance on domestic appliances and surfaces, textiles, and clothing. These are particularly susceptible to soiling and fouling mainly due to a very low work of adhesion between organic matter and hydrophobic materials, which can lead to biofilm formation and ultimately failures of material functions and performance. To tackle this problem, several anti-biofouling strategies have been developed, principally based on active/toxic compounds release, due to their high efficacy. Nevertheless, due to harsh chemical release, their usage generates undesirable environmental effects and poor consumer experiences. Thus, anti-fouling “green” technologies without active chemicals emission are drawing a special attention in both medical and industrial fields. To this end, among non-fouling technologies, hydrophilic polymer brushes represent an effective candidate. Moreover, the possibility of polymer brushes to be formed by non-covalent methods (e.g. adsorption) and to act in response to external stimuli is of great significance, giving the possibility to design systems with renewable/replenishable characteristics. To this goal, polyethylene glycol - poly(L)lysine (PEG-PLL)/polyacrylic acid – polystyrene (PAA-PS) linear zipper brushes and poly(L)lysine - polyethylene glycol - poly(L)lysine (PLL-PEGPLL)/PAA-PS novel telechelic zipper system have been designed from interfacial coacervation of polyelectrolytes. Underpinning their interfacial performance, experiments focusing on fundamental understanding of the zipper brushes formation/destabilisation kinetics, their structure, and properties upon variation of stimuli (pH and ionic strength) and polymer characteristics (molecular weight and topology/architecture) at the solid-water interface were carried out. Our novel results have paved the way towards the potential of the proposed zipper polyelectrolyte technology based on weak polyelectrol

Hydrophobic surfaces are extensively employed in industrial and personal care products, for instance on domestic appliances and surfaces, textiles, and clothing. These are particularly susceptible to soiling and fouling mainly due to a very low work of adhesion between organic matter and hydrophobic materials, which can lead to biofilm formation and ultimately failures of material functions and performance. To tackle this problem, several anti-biofouling strategies have been developed, principally based on active/toxic compounds release, due to their high efficacy. Nevertheless, due to harsh chemical release, their usage generates undesirable environmental effects and poor consumer experiences. Thus, anti-fouling “green” technologies without active chemicals emission are drawing a special attention in both medical and industrial fields. To this end, among non-fouling technologies, hydrophilic polymer brushes represent an effective candidate. Moreover, the possibility of polymer brushes to be formed by non-covalent methods (e.g. adsorption) and to act in response to external stimuli is of great significance, giving the possibility to design systems with renewable/replenishable characteristics. To this goal, polyethylene glycol - poly(L)lysine (PEG-PLL)/polyacrylic acid – polystyrene (PAA-PS) linear zipper brushes and poly(L)lysine - polyethylene glycol - poly(L)lysine (PLL-PEGPLL)/PAA-PS novel telechelic zipper system have been designed from interfacial coacervation of polyelectrolytes. Underpinning their interfacial performance, experiments focusing on fundamental understanding of the zipper brushes formation/destabilisation kinetics, their structure, and properties upon variation of stimuli (pH and ionic strength) and polymer characteristics (molecular weight and topology/architecture) at the solid-water interface were carried out. Our novel results have paved the way towards the potential of the proposed zipper polyelectrolyte technology based on weak polyelectrol

Il presente lavoro ha l’obiettivo di definire una proposta di integrazione impiantistica che prevede lo sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili in un edificio di valore storico e architettonico: il Corpo di Levante di Palazzo del Principe, a Genova. L’edificio in esame, le cui prime cellule risalgono al XIV secolo, ha subito innumerevoli trasformazioni nel corso della storia e ora verte in uno stato di abbandono. La tesi di laurea è stata svolta tramite l’ausilio della metodologia BIM: il lavoro mostra l’applicazione della modellazione integrata a un contesto di edilizia storica esistente, attraverso la restituzione del modello architettonico dell’edificio monumentale e successivamente l’integrazione del progetto degli impianti tecnologici. Lo strumento, che permette agli stakeholder una visione multidimensionale della soluzione in via di sviluppo, è stato fondamentale al fine di verificare in ogni fase del lavoro l’effettiva fattibilità del progetto impiantistico; aspetto essenziale quando si va ad operare su un immobile vincolato di notevole complessità spaziale, formato da volumi che si sono sommati nel corso dei secoli. La soluzione progettuale proposta si basa sui concetti di minimo impatto e reversibilità, senza però obliterare le linee guida in fatto di efficientamento energetico, tendendo quindi al massimo risultato nel rispetto di quanto concesso dalla struttura vincolistica alla quale l’immobile è sottoposto. La soluzione proposta mostra come sia possibile in un fabbricato caratterizzato da aspetti intrinseci di unicità ottenere ottimi risultati in termini di efficienza energetica e comfort interno, sfruttando fonti pulite, quali pompe di calore e pannelli fotovoltaici, senza deturpare l’aspetto esteriore del manufatto. Il percorso di tesi ha previsto altresì l’analisi storica del complesso edilizio, lo sviluppo delle procedure BIM applicate alla progettazione architettonica e impiantistica.

Il presente lavoro ha l’obiettivo di definire una proposta di integrazione impiantistica che prevede lo sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili in un edificio di valore storico e architettonico: il Corpo di Levante di Palazzo del Principe, a Genova. L’edificio in esame, le cui prime cellule risalgono al XIV secolo, ha subito innumerevoli trasformazioni nel corso della storia e ora verte in uno stato di abbandono. La tesi di laurea è stata svolta tramite l’ausilio della metodologia BIM: il lavoro mostra l’applicazione della modellazione integrata a un contesto di edilizia storica esistente, attraverso la restituzione del modello architettonico dell’edificio monumentale e successivamente l’integrazione del progetto degli impianti tecnologici. Lo strumento, che permette agli stakeholder una visione multidimensionale della soluzione in via di sviluppo, è stato fondamentale al fine di verificare in ogni fase del lavoro l’effettiva fattibilità del progetto impiantistico; aspetto essenziale quando si va ad operare su un immobile vincolato di notevole complessità spaziale, formato da volumi che si sono sommati nel corso dei secoli. La soluzione progettuale proposta si basa sui concetti di minimo impatto e reversibilità, senza però obliterare le linee guida in fatto di efficientamento energetico, tendendo quindi al massimo risultato nel rispetto di quanto concesso dalla struttura vincolistica alla quale l’immobile è sottoposto. La soluzione proposta mostra come sia possibile in un fabbricato caratterizzato da aspetti intrinseci di unicità ottenere ottimi risultati in termini di efficienza energetica e comfort interno, sfruttando fonti pulite, quali pompe di calore e pannelli fotovoltaici, senza deturpare l’aspetto esteriore del manufatto. Il percorso di tesi ha previsto altresì l’analisi storica del complesso edilizio, lo sviluppo delle procedure BIM applicate alla progettazione architettonica e impiantistica.