Cesarini, A, MARCHEI, NATASCIA, CESARINI, ANDREA, Cesarini, A, MARCHEI, NATASCIA, and CESARINI, ANDREA
L’art. 1 dell’Accordo di Villa Madama, dopo aver tenuto la Repubblica e la Chiesa cattolica al “pieno rispetto” delle rispettive sfere di sovranità esclusiva, impegna le Parti a una “reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese”. Questo lavoro intende indagare se questo puntuale referente normativo possa considerarsi espressione di un principio “di sistema”. In particolare, occorre domandarsi se la reciproca collaborazione, emancipandosi all’occorrenza dall’ambito limitato della regolamentazione pattizia dei “rapporti” tra la Repubblica e la Chiesa (art. 7, c. 2, Cost.), possa assurgere a canone di portata generale, idoneo a orientare ogni forma di “relazione”, intesa in senso ampio, tra i due enti sovrani. Ancora – e in misura forse ancor più pregnante –, bisogna anche chiedersi se un analogo dovere collaborativo sia postulabile in capo alle confessioni diverse dalla cattolica, pur nel difetto di un impegno pattizio analogo a quello contratto dalla Chiesa. L’ipotesi di ricerca che si intende suffragare è che la reciproca collaborazione trovi la propria più appropriata collocazione sistematica quale particolare declinazione del principio solidaristico espresso dalla Carta costituzionale (art. 2 Cost.). In questa prospettiva, tutte le confessioni religiose, siccome soggetti indipendenti e sovrani su un ordine loro proprio, si trovano chiamate a coltivare, assieme alla Repubblica, una collaborazione in chiave solidaristica, ordinata secondo criteri di responsabilità. Essa tempera, in questo modo, il potenziale eversivo insito nelle loro prerogative sovrane imponendone un coordinamento, purché a ordini invariati e distinti, con quelle dell’ordinamento secolare. Lo studio impone di indagare quali affinità e differenze intercorrano tra la reciproca collaborazione tra la Repubblica e le confessioni religiose e altri principi che, rispetto a essa, presentano un certo grado di prossimità semantica: è questo il caso dei canoni di “leale c, Art. 1 of the Villa Madama Agreement, after having bound the Republic and the Catholic Church to ensure a “full respect” of their spheres of exclusive sovereignty, commits the Parties to a “mutual collaboration for the promotion of man and the good of the Country”. This work aims to investigate whether this precise normative referent could be considered an expression of a general principle. In particular, one may wonder whether, emancipating itself, if necessary, from the limited scope of art. 7, c. 2, Constitution, it could rise to a canon of general application, suitable for orienting every form of “relations”, understood in a wider sense, between the two sovereign entities. Again – and perhaps to an even more meaningful extent – it must be investigated whether a similar collaborative duty can be postulated on the part of denominations other than the Church, even in the absence of a commitment similar to that contracted by the latter. The research hypothesis is that mutual collaboration finds its most appropriate systematic place as a particular declination of the principle of solidarity expressed by the Constitutional Charter (art. 2 Cost.). In this perspective, all religious denominations, as independent and sovereign subjects on an exclusive sphere, are called to cultivate, together with the Republic, a collaboration in solidarity, according to criteria of responsibility. In this way, mutual collaboration tempers the subversive potential inherent in their sovereign prerogatives by imposing their coordination with those of the secular order, provided that they are unchanged and distinct from them. The study requires to investigate what affinities and differences exist between the mutual collaboration between the Republic and the religious denominations and principles that, with respect to it, present a certain degree of semantic proximity: this is the case of the principles of “loyal collaboration” (today mentioned, inter alia, by art. 120 Cost.) and horizontal