Search

Dopo aver fatto un cenno alla funzione degli intermediari nel nostro mercato finanziario, l'articolo si occupa degli aspetti sostanziali e processuali dell'inosservanza degli obblighi informativi da parte dell'intemediario.

Il saggio si occupa degli obblighi informativi nella cornice dei contratti dei consumatori.

Il contributo fa luce sugli obblighi informativi sanciti in sede di conversione del decreto sviluppo dall’art. 161, comma 7, l.fall. L’Autore riflette sulla periodicita` e sul contenuto dell’informativa in una prospettiva tesa a bilanciare le finalita` perseguite attraverso l’introduzione della previsione legislativa con esigenze parimenti meritevoli di tutela.

Commento agli artt. 96, 97, 98 e 98-bis T.U.F.

Dopo avere trattato in termini generali delle problematiche relative alle asimmetrie informative con riguardo alla formazione del contratto di franchising, si affronta il tema della disparità di potere negoziale tra affiliante ed affiliato con riferimento specifico al «procedimento» di conclusione del contratto. Ci si occupa poi in particolare degli obblighi d'informazione e di comportamento nonchè dei vizi del consenso nel contratto di franchising . Esaminato il peculiare atteggiarsi dei requisiti dell'essenzialità e riconoscibilità dell'errore, la disamina si conclude trattando della violenza «economica» e della minaccia di far valere un diritto in prospettiva della rinegoziazione del contratto

Il contributo si occupa delle nuove norme in tema di trasparenza, introdotte dal legislatore nazionale, in attuazione della direttiva comunitaria, per gli intermediari nei servizi di pagamento. La nuova disciplina viene esaminata in controluce con le omologhe discipline previste per i servizi bancari e per quelli di investimento. Vengono, infatti, segnalate le differenze in tema di regole di comportamento per gli intermediari nei servizi di pagamento rispetto agli intermediari nei servizi bancari e in quelli di investimento. Il tutto non senza notazioni critiche al legislatore. La disciplina per i servizi di pagamento appare, già ad una prima analisi, sensibilmente più permissiva per gli intermediari rispetto alle discipline di cui sopra. Ciò, soprattutto in tema di ius variandi dell'intermediario, che appare regolato in termini più estesi e più favorevoli per il predetto intermediario, rispetto a quanto previsto per i servizi bancari.

Il lavoro intende offrire, alla luce del Dlgs.n.164 del 2007, che ha attuato nell’ordinamento italiano la cd direttiva “MIFID”, un quadro delle modifiche introdotte al Testo Unico della Finanza, con particolare riguardo agli obblighi di comportamento previsti dall’art.21 del TUF. L’esegesi delle norme,e dei regolamenti di attuazione, è svolta, in particolare, nell’ottica di evidenziare se le novità legislative abbiano rafforzato o affievolito le tutele a favore dei clienti investitori, rispetto alla precedente disciplina. Il raffronto viene operato per gli obblighi contenuti nell’art.21,comma 1, lett.a) –d), con attenzione particolare ai “giudizi di “adeguatezza” e “appropriatezza”che gli intermediari devono formulare, sulle basi delle informazioni acquisite dai clienti -differenziate a seconda dei diversi tipi di servizi finanziari – e le conseguenze della mancata acquisizione.Per i giudizi di “adeguatezza” l’esame della nuova disciplina appare orientata ad una maggior tutela del contraente debole.L’indagine approfondisce di seguito la disciplina che gli intermediari devono osservare per evitare i conflitti di interesse nella prestazione dei servizi di investimento (in particolare art.21 TUF,comma 1bis,lett.a) e b), evidenziando le notevoli differenze con la previgente disciplina, l’accentuarsi dei profili di organizzazione dell’impresa di investimento e l’obbligo di indicare in un documento di policy i modi con cui gestire i conflitti nello svolgimento delle attività.L’ottica del legislatore, in conformità alla disciplina comunitaria (di massima armonizzazione) appare orientata a rafforzare la tutela preventiva del cliente, prevedendo che solo se le misure adottate non siano sufficienti, scattino gli obblighi di disclosure.Di conseguenza,per i profili considerati la disciplina di nuova introduzione può essere considerata di minor tutela dei clienti investitori.

La nota commenta una sentenza della Corte di giustizia concernente l'obbligo del datore di lavoro di informare il lavoratore in merito alle condizioni applicabili al contratto e al rapporto di lavoro. Il lavoro richiama le argomentazioni sviluppate dalla Corte di giustizia, ponendo in risalto come venga sostanzialmente ridimensionata la portata degli obblighi informativi contenuti nella Direttiva n. 91/533.