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Il D.Lgs 81/08, recepimento di direttive europee, prevede che nella valutazione dei rischi si tenga conto anche delle differenze di genere. L'intento del presente studio descrittivo è di evidenziare, attraverso l'analisi delle malattie professionali segnalate in un campione di 100 lavoratrici valutate presso la UOOML (Unità Operativa Ospedaliera di Medicina del Lavoro) di Bergamo nel triennio 2008-2010, gli aspetti nevralgici e le attuali carenze che, nella valutazione dei rischi, nella sorveglianza sanitaria, nei processi di diagnosi e di riconoscimento delle malattie professionali, derivano dalla inadeguata considerazione delle differenze di genere. Il campione osservato è costituito da 100 donne (6,4% di tutti i soggetti valutati a cui sono state riscontrate tecnopatie nel triennio), di età media 50 anni (dev std 12,5) e anzianità lavorativa totale media di 22 anni (dev std 7,8), giunte all'osservazione principalmente inviate dal Medico Curante per sospetta malattia professionale. Nel triennio sono state segnalate 125 malattie professionali, di cui la maggiorparte a carico dell'apparato osteomioarticolare (63%), seguite dalle dermopatie (14%) e dalle tecnopatie respiratorie (12%). I settori più colpiti sono quello della sanità (22%) e il tessile (17%). Tra le parrucchiere sono state segnalate circa il 12% delle tecnopatie, di cui la maggior parte patologie cutanee (44% delle dermopatie segnalate). Due casi di mobbing su cinque sono stati riscontrati in lavoratrici del comparto sanità. La maggiorparte delle donne colpite da tecnopatie sono coniugate e hanno almeno un figlio (41%). I dati emersi sottolineano l'importanza di arrivare a costituire modelli valutativi che tengano conto delle differenze biologiche di genere e delle variabili extraprofessionali, in particolare in quei settori lavorativi e per quegli apparati che nelle donne risultano essere particolarmente suscettibili al manifestarsi di patologie da lavoro. [ABSTRACT FROM AUTHOR]