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Il contributo affronta il tema dell’abbandono di architetture minori e in particolare di piccoli edifici sorti in epoca fascista. Il riuso di tali architetture equivale a riconoscerle quale risorsa necessaria per garantire la sopravvivenza di un patrimonio che altrimenti andrebbe perso, diventando rifiuto e andando ad alimentare quel senso di disagio diffuso nei confronti di politiche e amministrazioni locali. Concetti come “paesaggio complesso” e rete guidano la costruzione di nuovi usi compatibili con una idea di spazio diversificato, adattivo e resiliente, in accordo con una visione del territorio capace di fare fronte alle mutate condizioni idrogeologiche e climatiche e alle molteplici istanze sociali ed economiche. Luoghi, identità, conoscenze, capitale umano, valori, risorse territoriali e reti, diventano insieme vincoli, requisiti e obiettivi di progetto. Un progetto “situato”, non replicabile, ma che, al tempo stesso, fa riferimento a una logica di standardizzazione del processo di trasformazione indispensabile a raggiungere quei criteri di efficienza, di ottimizzazione e di sostenibilità rivolti a definire i caratteri dell’habitat futuro.

1961-1963: L’imprenditore designer Dino Gavina, nel 1961, incaricava Carlo Scarpa di realizzare un negozio/vetrina al piano terra di un edificio storico nel cuore di Bologna. Il Negozio Gavina, da subito indagato dalla critica, si caratterizzava, all’esterno, per la presenza di una grande piastra in calcestruzzo armato, lavorata a scalpello, segnata dalle due oblò-vetrine in cristallo e da bande in foglia d’oro: una sorta di “gigantesca targa”, coincidente con i limiti di proprietà, che scatenò immediate polemiche nella città di Alfonso Rubbiani. L’interno del Negozio Gavina, la cui articolazione spaziale assecondava la funzione espositiva, era protetto da una bussola in abete giapponese, cristallo e padouk, chiusa da un cancelletto in cilindri in teak; le pareti interne vennero ‘rasate a calce’ mentre i pilastri rifiniti con materiali e colori diversi, dal cemento battuto, allo stucco color cobalto al bianco-calce, alla plastica nera, una fontana in cemento con il fondo in mosaico, opera di Mario De Luigi, rifletteva, in fondo al negozio, la luce che piove dall’alto. - 1998-1999: Il negozio Gavina, poi Simon-Gavina, superato un periodo di inattività, diviene “Hoffmann”, negozio di giocattoli d’arte. I nuovi locatari, sia pure stretti nei criteri commerciali, decisero di far eseguire una serie di opere di ‘manutenzione specialistica’ dell’opera di Scarpa. Il periodo di abbandono, una carente manutenzione e alcune evidenti manomissioni avevano infatti originato un diffuso e significativo ammaloramento del negozio, con depositi superficiali (di varia natura), patine biologiche e alterazioni cromatiche nonché distacchi e lacune su intonaci e finiture, peraltro oggetto di inadeguati ‘rappezzi’. A dispetto delle contenute risorse economiche, furono eseguiti studi e analisi per «la determinazione della composizione degli strati di coloritura in pasta o semplice tinteggiatura superficiale» prima di intraprendere le necessarie operazioni di «pulitura critica», consolidamento e «reintegrazione plastica e cromatica», che vennero autorizzate dalla locale Soprintendenza BAA e dagli eredi di Scarpa. - 2017-2018: Il contributo, a distanza di circa vent’anni dall’ultimo restauro, intende descrivere la sorprendente consistenza materiale di quest’opera bolognese di Scarpa, puntualmente rivelata dallo stesso cantiere di restauro; verificare, ad adeguata distanza di tempo, lo stato di conservazione degli interventi allora messi in atto, la loro efficacia segnalando le eventuali criticità; sottolineare qualora ve ne fosse ancora bisogno, quanto una sistematica e competente attività di conoscenza, vigilanza e manutenzione/conservazione rimanga sempre la migliore garanzia di sopravvivenza per le opere d’arte, in termini sia materiali che funzionali (ovvero, di corretto funzionamento del loro testo), anche per le opere contemporanee.

This study aims to verify the possibility to extend to the construction industry, the strategies implemented in order to monitor an historic building’s mircroclimate, Villa Barbaro to be specific, built in Maser between 1554 and 1560 by the architect Andrea Palladio. Data obtained from the monitoring enabled to proceed with the virtual modelling necessary to control the physic behaviour of the indoor microclimate through thermo/fluid-dynamic simulations, allowing the elaboration of some hypothesis, finalized to increase the level of comfort for the visitors and guarantee the conservation of the building and the goods guarded inside. The methodology adopted is extremely simple and not expensive, both in terms of purchase and positioning of the probes or gathering and managing data; therefore it is possible to imagine a wide extension of the method. All these information permit to forecast the percentage of microclimatic risk and to evaluate the level of comfort perceived by visitors. Together with monitoring, an oriented reading of “The Four Books of Architecture” has been done, in order to find the passages in which Andrea Palladio provides indications and suggestions that could somehow have a “microclimatic value”. The strength of the proposed methodology lies in the possibility to pre-emptively define, throughout a virtual building model, which actions could aid the preservation of the good, avoiding the risk component that would be taken working on the original.

The paper aims to investigate the issues related to the restoration of the architectural structures in iron, worked in the foundry and realized with the use of historical matrixes. The particular condition of reproducibility of constituent elements has often caused, over time, their replacement, rather than the preservation of the existing. The research proposal will deal with the case of the Cassa Armonica (Bandstand) of the Villa Reale in Naples, designed by Enrico Alvino in 1862 within the Real Passeggio of Chiaia. Today the building presents a state of advanced deterioration caused by corrosion of the iron elements and lack of maintenance. This situation has had a recent progressive worsening following the renovation of the Villa and the construction of a new metro station nearby. After the America’s Cup 2012, setted in the seafront of the Villa, the large crowning of the Music Box, made in cast iron and colored glass, that characterized the image of the main axis of the Villa, was dismantled and deposited in the building yard of the metro. These conditions have impacted on the public enjoyment of the building and have raised issues related to the need for a restoration aimed at preserving the architectural elements of the Music Box without replace the iron structure. The easy reproducibility of the metallic elements of the building, that today is possible to get thanks to industrial techniques, should not be, in any way, a viable solution for the restoration work

L'articolo è incentrato sul progetto di restauro e recupero dell'Anfiteatro romano di Tivoli. Abbandonato e dimenticato per molti anni, esso costituisce una parte essenziale del patrimonio culturale della città, integrato da monumenti quali la Villa d'Este, la Rocca Pia (il cui recupero sarà completato a breve) e le Scuderie Estensi. Il restauro dell'Anfiteatro pone, infatti, questioni interessanti, legate non soltanto alla conservazione del sito archeologico, ma anche alla sua comprensione, interpretazione e presentazione al pubblico (mediante ricostruzioni parziali), così inerenti agli uso compatibili. The paper is focused on the project of restoration and recovery of the Roman Amphitheatre in Tivoli. Abandoned and forgotten for many years, it is an essential part of the cultural heritage of the city, consisting in monuments such as the Villa d'Este, the Rocca Pia (whose recovery will be completed soon) and the Scuderie Estensi. Its restoration arises, in fact, interesting questions related not only to the preservation of the archaeological site, but also to its understanding, interpretation and presentation to the public (partial reconstructions), as well as to its compatible use.

Starting from the analysis of the biological degradation of the statue of “Malladrone” in the church of S. Francesco d’Assisi in Gallipoli, a study on the use of new synthetic resins for preserving/consolidating wooden works of art has been carried out. The effect of the new product on the flexural properties, toughness, hardness and natural durability has been assessed on both worm eaten and not worm eaten walnut wood. The reason for such work arises from the necessity to deepen the knowledge of the mechanical behaviour of wood treated with new organic products in order to apply it to a better preservation of cultural heritage.

Palazzo Buonaccorsi è certamente una delle residenze nobiliari più pregevoli di Macerata sia sotto l’aspetto architettonico, sia per i ricchi apparati decorativi e pittorici tra i quali spiccano quelli contenuti nella celebratissima Galleria dell’Eneide e negli altri ambienti del piano nobile. Destinato ad ospitare il museo della città di Macerata, dal 2002 il palazzo è oggetto di un complesso e radicale restauro. Il consolidamento strutturale, aderendo ai criteri del miglioramento sismico previsti dalla normativa tecnica, in particolare quella regionale, è stato eseguito con interventi strettamente conservativi e con sistemi soft di rinforzo tesi a restituire l’originaria funzionalità agli elementi strutturali. Sono state utilizzate modalità costruttive desunte della tradizione locale, migliorate quando necessario, ma escludendo sempre l’uso di tecniche e materiali troppo rigidi ed invasivi, causa frequente di alterazione del comportamento strutturale originario delle diverse componenti. In questo contributo ci si sofferma sul consolidamento preventivo delle superfici dipinte del piano nobile, reso necessario per ridurre al minimo il rischio di aggravamento delle già precarie condizioni dei supporti in occasione dell’esecuzione degli interventi strutturali sulle murature. L’Intervento è stato eseguito da restauratori specializzati con l’uso del metodo della fermatura a punti con resina termoplastica. Palazzo Buonaccorsi is certanly one of the most valuable nobiliary residence of Macerata both for the architectural form and the rich ornamental and pictorial apparatus which the most important are on the famous “Gallery of Aeneid” and on the first floor's others rooms. Devoted to contain the town's museum of Macerata, from 2002 the palace is object of a complex and radical restoration. The structural consolidation, according to the seismic improvement's standards provided by the technical normative, especially the regional normative, is been carried out by strictly conservative actions and by soft systems of reinforcement to restore the first functional character to the structural elements. Have been used building technologies taken from the local traditions, improved if necessary, but excluding technology and materials too stiff and invasive, frequently reason of the first structural behaviour's alterations of the different components. In this contribution it is paid attention to preventive consolidation of the first floor's painted surfaces, necessary to minimize the increase's risk of the already unstable conditions of the supports during the structural actions on the walls. The work is been carried out by specialized restorers using the point fastening method with thermoplastic resin