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La produzione legislativa spesso si concretizza in slogan propagandistico-elettorali, ineffettiva, capace di scuotere dalle fondamenta i caratteri del diritto penale costituzionale, insieme al completo abbandono dell’idea di rieducazione del condannato. Come rispondere a questa insana abitudine, purtroppo sempre crescente, alimentata da alcune frange populistiche, anche mass-mediali, che pretende di risolvere ogni problema con il ricorso alla sanzione penale? Come far di nuovo percepire, anche all’opinione pubblica, che il diritto penale, oltre ad essere extrema ratio, rappresenta un intervento postumo, legato cioè alla già avvenuta lesione o messa in pericolo del bene giuridico? Forse una strada, a volte tracciata, ma sicuramente ancora poco battuta, è quella preventiva. Quella, cioè, che ricerca una sistematizzazione delle materie di riferimento – ad es. ambiente, pubblica amministrazione – già nel momento stesso della predisposizione degli strumenti normativi necessari al corretto funzionamento del settore interessato.

Il lavoro si propone di evidenziare i deficit di legalità della legislazione antiterrorismo sempre più appiattita sui caratteri legislazione emergenziale. Si tratta di un diritto penale sempre più lontano dall’offesa, rispetto al quale spicca un complessivo inasprimento sanzionatorio ed il rafforzamento di istituti volti a favorire il ravvedimento post delictum. Viene altresì posto in risalto lo strumentario delle misure di prevenzione per colpire il terrorista come tipo d’autore che fa della legislazione antiterrorismo un tipico esempio di “diritto penale del nemico”.

Il lavoro si propone di analizzare le possibilità applicative del principio dell’abolitio criminis ai fatti di omesso versamento dell’imposta di soggiorno da parte dei gestori delle strutture ricettive, commessi prima dell’entrata in vigore dell’art. 180 del d.l. 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni in l. 17.07.2020, n. 77. Quest’ultima norma – riformulando sia l’art. 4 del d.lgs. 23/2011 che il co. 5 ter dell’art. 4, d.l. 50/2017 – ha optato, rispetto ai fatti predetti, per una sanzione amministrativa, piuttosto che per quella penale, prevista dall’art. 314 c.p., frutto di una precedente interpretazione della giurisprudenza. L’indagine segue l’evoluzione normativa e le conseguenti decisioni di legittimità e di merito, evidenziandone le diversità tra le varie posizioni. La soluzione propone una rilettura sistematica delle tematiche coinvolte, alla luce dei rapporti tra dommatica e politica criminale.

Il lavoro propone l'analisi della tematica dei reati predatori contro il patrimonio attraverso il confronto tra i dati statistici, connotati da un elevato numero oscuro, e la realtà fattuale e normativa, caratterizzata da una legislazione simbolica e fortemente mediatica, la cui funzione ultima sembra essere quella di perpetuare la divisione in classi, stigmatizzando con l'uso del diritto penale le cosiddette "classi pericolose", pur senza varcare (ancora) le soglie del diritto penale del 'nemico'. L'utilizzo del diritto penale come strumento di controllo sociale risulta altresì evidente dal confronto con il trattamento della criminalità economica dei cosiddetti "colletti bianchi".

[abstract non disponibile], Studi Urbinati, A - Scienze giuridiche, politiche ed economiche, V. 47 (1995): Volume 1994-95 - Tomo II

Il lavoro si propone di analizzare l’attuale impianto sistematico di tutela dei Beni Culturali per comprendere come, troppo spesso, la risposta sanzionatoria – non solo penalistica – risulta inadeguata rispetto all’importanza del bene giuridico tutelato. Prevale, in questo delicato settore, una sorta di diritto penale meramente sanzionatorio che – nell’introdurre sanzioni penali in risposta a precetti scritti per soddisfare altre esigenze – diventa un rimedio peggiore del male, sommando difetti dommatici a grossolani errori politico-criminali.

Il contributo propone un'analisi critica delle misure accessorie ridisegnate dalla cd. legge spazzacorrotti. Partendo dall'interdizione perpetua dai pubblici uffici e dall'incapacità in perpetuo di contrattare con la pubblica amministrazione si evidenziano elementi difficilmente conciliabili con i principi fondamentali del diritto penale di uno Stato sociale di diritto. Si prospettano - a fronte di un ricorso così invasivo al diritto penale nell'ambito della pubblica amministrazione, tali da riecheggiare il c.d. diritto penale del nemico - anche soluzioni miranti ad una maggiore e migliorata funzionalità della pubblica amministrazione stessa, che potrebbero presentarsi come efficaci misure preventive rispetto alla commissione dei reati in esame.

Il lavoro si propone un'analisi dei rapporti tra principi costituzionali e diritto penale attraverso il rapporto tra dommatica e politica criminale.

Il lavoro si propone di offrire un rapido excursus sulla storia delle Corti penali internazionali, evidenziando, in particolare, il percorso che porta alla valorizzazione di un’unica Corte penale internazionale rispetto ai tribunali ad hoc.

Con il d.lgs. 24 settembre 2015, n. 158, il legislatore è intervenuto nella delicata disciplina dei reati tributari apportando una serie di modifiche al d. lgs. 74/2000, al fine di aiutare il giudice nella definizione della responsabilità penale cercando di legarla a fatti con un contenuto realmente dannoso. Tra le varie innovazioni c’è quella dell’aggiornamento delle definizioni di cui all’art. 1 e, in particolare, alla lett. g-ter) che evidenzia come per “mezzi fraudolenti” si intendono condotte artificiose attive nonché quelle omissive realizzate in violazione di uno specifico obbligo giuridico, che determinano una falsa rappresentazione della realtà L’articolo presenta un articolato commento in cui vengono poste in evidenza alcune criticità, nonostante l’apprezzabile sforzo del legislatore e della giurisprudenza, in particolare sotto il profilo della legalità/determinatezza in quanto le definizioni restano abbastanza generiche e facilmente manipolabili. Molto dipenderà dalla sensibilità del giudice nel momento applicativo. Lo stesso dicasi per le esigenze di offensività della condotta e sul ricorso a forme di anticipazione della tutela spesso mascherate da una non precisa individuazione del bene giuridico.

In Italia le organizzazioni criminali hanno una lunghissima storia. Sono passate attraverso diversi regimi e si sono sempre adeguate ai tempi. Il lavoro vuole valorizzare l’insegnamento storico per evidenziare come la sola repressione penale non basta per sconfiggere il fenomeno, ma c’è bisogno di un deciso cambio di mentalità che coinvolga tutti gli attori istituzionali.

Il fenomeno del concorso nel reato tributario da parte del professionista è stato, da sempre, oggetto di una attenzione altalenante ed è ritornato attuale anche per le ultime prese di posizione della Gran Bretagna sul problema del consulente che ‘consiglia’ il contribuente sulle modalità dell’evasione. Il lavoro si propone di analizzare le delicate questioni che, in materia, si propongono circa la prova dell’elemento psicologico del reato nel concorso di persone soprattutto laddove quest’ultimo si presenta nella sua forma “morale”. L’analisi procede tenendo conto dell’evoluzione normativa e giurisprudenziale in materia ed invero, l’ampiezza delle formulazioni normative del nostro codice penale relative all’istituto del concorso di persone nel reato, unita alla presenza di fattispecie di pericolo quali, ad esempio, l’art. 8 del d.lgs. 74/2000, consentono di arrivare ad un profilo repressivo dei comportamenti del professionista anche laddove alcune condotte suggerite dallo stesso non trovino poi riscontro effettivo nella contabilità del contribuente infedele.

Se siete ancora in lutto per il declassamento di Plutone, consolatevi: più ne sappiamo, più i cosiddetti ’pianeti nani’ si dimostrano mondi che, quanto a interesse scientifico, hanno ben poco da invidiare ai loro fratelli maggiori. Come emerge dai recenti risultati delle missioni Dawn e New Horizons su Cerere e Plutone

Lo scopo del lavoro è delineare, attraverso un approccio integrato tra scienze sociali e diritto penale, il background socio - criminologico del reato culturalmente orientato, quale manifestazione patologica del biunivoco rapporto tra diritto, strumento di formalizzazione e potere, e cultura, sistema dinamico di schemi comportamentali condizionanti le scelte individuali. L’analisi è impostata secondo una triplice prospettiva criminologica, che può fungere da plafond per scelte normative razionali ed efficaci. Da un punto di vista descrittivo ed eziologico l’articolo si sofferma sulla tematica del conflitto culturale, causa immediata del reato culturalmente orientato, evidenziandone gli effetti esponenziali esercitati dalla globalizzazione e dalla glocalizzazione. Da una prospettiva finalistica, la funzione di integrazione sociale della pena, normativamente desunta dalle scelte politico - criminali formalizzate nella Costituzione, impone di esonerare dal trattamento sanzionatorio il cultural offender che commetta reati non lesivi di beni fondamentali, attraverso strumenti giuridici polimorfi come la cultural defense o esenzioni legali, che evidenzino la prevalenza del fondamentale right to culture nel bilanciamento con l’interesse tutelato dalla norma penale; la funzione di integrazione sociale e il rango dell’interesse tutelato inducono, invece, ad optare per una punibilità alleviata per il cultural offender che commetta reati lesivi di beni giuridici fondamentali, alla luce della cogente forza motivazionale di cui sono dotate le norme culturali. Infine, in una prospettiva operativa, l’articolo suggerisce di esplorare il legame che intercorre tra la punizione del cultural offender e l’introduzione di una rinnovata forma di giustizia della diversità, ispirata ai dettami della Restorative Justice.

Il presente lavoro propone una riflessione in tema di reati tributari, in particolare sulla figura del reato di cui all’art. 11, l. 214/2011, c.d.. Si parte dal dato, pur condivisibile, secondo cui l'efficacia dei controlli effettuati dall'Agenzia delle entrate e dalla Guardia di finanza dipende, molto spesso, dalle informazioni fornite dallo stesso contribuente controllato, o da soggetti ad esso collegati per convergenza di interessi economici, che, troppe volte, sono caratterizzate da mendacio, finalizzato a evitare la scoperta dell'evasione. Non si condivide però la risposta sanzionatoria penale, in quanto il reato di “False risposte all’Amministrazione finanziaria” concentra in sé un coacervo di violazioni ai principi più elementari del diritto penale, oltre che un’evidente difformità con le linee guida del d.lgs n. 74/2000.

Il lavoro sulle false dichiarazioni al difensore (art. 371 ter c.p.) - si prefigge una approfondita analisi della funzione svolta da quest'ultima norma nell'ambito della sistematica dei reati a tutela dell'amministrazione della giustizia. Attraverso una ricostruzione che privilegia l'incontro tra dommatica e politica criminale, si tende a valorizzare il ruolo sistematico e di centralità dell'articolo 371 ter c.p., soprattutto per quello che concerne i rapporti con i delitti di false informazioni al pubblico ministero e di falsa testimonianza. Ciò consente di evidenziarne anche la diversità di bene giuridico che, a differenza delle due fattispecie ora citate, può essere identificato nel diritto di difesa, ex art. 24 Cost. Si pongono in risalto, altresì, i fondamentali rapporti dell'art. 371 ter c.p. con la disciplina prevista per le indagini difensive (ex. artt. 391 bis ss.) rappresentandone pregi e criticità, tenuto conto del necessario ma problematico coinvolgimento della figura del difensore.

Questo articolo intende analizzare la tematica del rapporto tra crisi di liquidità ed omesso versamento delle ritenute certificate. Si tratta di un problema già emerso sotto la vigenza della precedente normativa – ex art. 2, l. 516/82 – e riguardante la possibile efficacia scusante della mancanza di liquidità del sostituto d'imposta. In altri termini, ci si chiede se possa essere scusabile la condotta omissiva del sostituto d'imposta che si fosse trovato nell'impossibilità di adempiere la propria obbligazione a causa di una crisi finanziaria.

Dopo una breve ricostruzione del delitto di false dichiarazioni al difensore, ex art. 371 ter c.p., al fine di comprendere la possibilità di considerare o meno il difensore quale pubblico ufficiale, si è ritenuto opportuno analizzare le differenze nell’acquisizione delle dichiarazioni che a lui vengono rese, per evidenziarne, alla luce di tali diversità, anche diversi profili di responsabilità.

Il lavoro analizza il delicato problema del bene giuridico nel diritto penale tributario, passando attraverso i diversi momenti caratterizzati dalle riforme in materia. Queste ultime hanno profondamente inciso, oltre che sulla definizione del bene stesso, anche sull'anticipazione della tutela e sulla scelta delle modalità di aggressione.

Questo lavoro intende indagare intorno all’infedeltà patrimoniale come ipotizzabile modalità di aggressione al patrimonio, ponendo nel debito risalto il dato secondo cui esistono, ad oggi, nel nostro ordinamento, alcune fattispecie di infedeltà già inserite nel settore del c.d. diritto penale economico; anzi, quest’ultimo è proprio il settore in cui è maggiormente avvertita l’esigenza di punire condotte sleali, senza sconfinare nel pericoloso terreno della mera sanzionatorietà. Il settore patrimoniale / economico, infatti, si presenta particolarmente adatto ad una considerazione dinamico-funzionale del bene giuridico, anche in connessione alla titolarità, in molti casi, superindividuale del bene. Si pensi alla materia fallimentare, societaria, bancaria, della finanza pubblica, ivi compresa quella tributaria: si tratta di ambiti di tutela relativi a notevoli interessi patrimoniali privati e pubblici che, tradizionalmente, malgrado il riconoscimento sempre crescente della loro significatività sotto il profilo giuridico-penale, presentano aspetti notevolmente problematici sia dal punto di vista dommatico che politico-criminale.

Il presente contributo propone una breve riflessione su una norma contenuta in un ormai datato Decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato, 7 novembre 1947, n.1559, la cui epigrafe prospetta Disposizioni penali in materia fiscale. In particolare, l’art. 1 di tale decreto rappresenta una delle fattispecie più invasive per i principi fondamentali in materia penale, considerando l’esasperata anticipazione della tutela all’accordo o all’istigazione e la notevole indeterminatezza dei comportamenti in essa descritti

Dopo una breve introduzione sulla genesi e la struttura del delitto di omesso versamento di ritenute certificate, ex art.10-bis, d.Lgs. n.74 del 2000, vengono analizzate le problematiche legate alla valutazione politico-criminale della fattispecie, evidenziandone le criticità legate alla mancata consonanza con i principi ispiratori del decreto citato.

Il lavoro si propone di dare un contributo diretto a ridisegnare la problematica attinente alla rilevanza del nesso di causalità in materia penale. Accertata l’insufficienza del solo paradigma condizionalistico, anche se sostenuto dal ricorso a “leggi scientifiche”, si prefigge di integrare l’accertamento nomologico mediante il riferimento a criteri di valore. Si pone, dunque, l’esigenza di far riferimento ad una causalità normativa che consenta di operare una selezione, in sede di imputazione giuridica, fra le condotte causalmente rilevanti sotto il profilo condizionalistico. La ricerca di un delicato equilibrio tra esigenze dommatiche e politico-criminali, con il rispetto delle garanzie dettate dall’impianto costituzionale, ha indotto a ricostruire in termini normativi anche i concetti di azione ed evento. L’indagine si è, quindi, orientata a porre in rilievo non solo i rischi inerenti a quelle scelte legislative che rinunciano all’imputazione dell’evento per incentrare la responsabilità sulla sola condotta pericolosa (ad es. reati di pericolo astratto, contravvenzioni, fattispecie a tutela anticipata, reati di mero accordo, associativi), ma si è indagato anche, e soprattutto, intorno ai pericoli connessi a talune interpretazioni giurisprudenziali che – attraverso la responsabilità “per il rischio” – accollano ad un soggetto, come fatto proprio, accadimenti che, a stretto rigore, non ha realizzato. In rapporto a tali costellazioni emergono, per un verso, problemi di conformità ai fondamentali principi costituzionali in materia penale, ed in particolare a quelli di legalità, offensività e personalità della responsabilità penale e, da altro angolo visuale, esigenze di tutela della vittima del reato. All’esito della ricerca risulta chiara la necessità di non consegnare la causalità condizionalistica ad estreme opzioni neopositiviste e, dunque, di individuare, con la debita determinatezza, quali debbano essere i principi normativi di riferimento a cui orientare la soluzione di problemi di imputazione oggettiva dell’evento.

I fenomeni migratori hanno da sempre posto il problema dell’ubbidienza alla legge nazionale del paese di arrivo, da parte delle minoranze immigrate. Le difficoltà si incontrano soprattutto in merito al dato secondo cui, il rispetto dovuto al precetto penale del Paese che accoglie i migranti può essere compromesso dall’esistenza di norme culturali antagoniste di quei precetti. Proprio l’ossequio a tali precetti culturali spinge i migranti – spesso, per dimostrare identità culturale ed appartenenza al proprio gruppo – anche ad accettare il rischio di subire pesanti sanzioni. Si dà, poi, spazio alla figura del delitto di mìutilazioni genitali,nelle sue implicazioni dommatiche, politico criminali e sociali.

L'opera si propone di affrontare la tematica del delitto di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, da più punti di vista, cercando di offrire un quadro esaustivo della tematica sotto il profilo dommatico e politico criminale, non trascurando le soluzioni giurisprudenziali.

Presentation of synthetic methods for novel, unnatural sulfur and selenium containing amino acids

Il lavoro si propone di rivisitare il tema del riciclaggio del denaro sporco affrontandone i nodi problematici relativi alla criminalità mafiosa, cercando di fare risaltare i complessi intrecci - in particolare di carattere economico e patrimoniale - connessi al perverso fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel mondo dell'economia, approfondendo, altresì, i termini dell'analisi teorica, elaborazione politico-criminale ed affinamento delle prassi applicative.

L'opera si propone di affrontare la tematica della confisca nel delicato settore dei delitti di perpetuazione di una situazione antigiuridica, da più punti di vista, cercando di offrire un quadro esaustivo della tematica sotto il profilo dommatico e politico criminale, non trascurando le soluzioni giurisprudenziali.

L'opera si propone di affrontare la tematica del delitto di ricettazione da più punti di vista, cercando di offrire un quadro esaustivo della tematica sotto il profilo dommatico e politico criminale, non trascurando le soluzioni giurisprudenziali.

In questo contributo viene esaminata, in particolare, la proposta della commissione Pisapia in tema di causalità. In particolare, sono state poste in risalto tutta una serie di questioni dottrinali e giurisprudenziali, ancora aperte sul tema del nesso eziologico.

In questo contributo vengono esaminate le proposte dei vari progetti di riforma, che si sono susseguite in tema di causalità, fino a quella formulata dalla commissione Nordio. In particolare, sono state poste in risalto tutta una serie di questioni dottrinali e giurisprudenziali, ancora aperte sul tema del nesso eziologico.

Il testo è dedicato al ruolo dell'azione, dell'evento e del nesso di causalità - nelle sue varianti naturalistica e normativa -, nell'ambito di una più generale valutazione dei rapporti tra dommatica e politica criminale, con particolare riferimento alla categoria generale della tipicità.

L'articolo propone una rivisitazione della materia causale in ambito penalistico. In particolare si vuole dimostrare la necessità del connubio tra leggi scientifiche, causalità naturalistica e normativa. Si è posto l'accento, altresì, sulle difficoltà filosofiche ed interpretative che l'argomento ha suscitato in ambito sia dottrinale che giurisprudenziale.

Il contributo pone in evidenza come il diritto penale dei Paesi latinoamericani sia stato influenzato, significativamente, dalle correnti di pensiero dommatico e politico-criminale, dei sistemi giuridici continentali europei. In particolare, si evidenziano le implicazioni legate ai caratteri del finalismo e dello scontro di questa corrente di pensiero con il normativismo.

Il lavoro sull'assistenza agli associati si riferisce all'articolo 418 c.p. La prima parte si prefigge una analisi di tipo storico, che raappresenta una indispensabile introduzione alla funzione svolta da quest'ultima norma nell'ambito della sistematica dei reati a tutela dell'ordine pubblico. Attraverso una ricostruzione che privilegia l'incontro tra dommatica e politica criminale, la seconda parte del lavoro valorizza il ruolo di centralità dell'articolo 418 c.p., soprattutto per quello che concerne i rapporti con il favoreggiamento ed il concorso eventuale nel reato associativo. Ciò consente di evidenziare il ruolo della fattispecie in esame che, alla luce delle considerazioni svolte, si mostra tutt'altro che marginale.

Il lavoro propone un'analisi dei vari aspetti che coinvolgono il diritto penale nel tentativo di fronteggiare il mobbing. La distinzione dei vari aspetti - dal bossing al mobbing orizzontale - tiene conto delle varie proposte legislative in materia, analizzandole criticamente. L'analisi politico- criminale, infine, consente di prospettare soluzioni diversificate rispetto alle differenti modalità di aggressione ed al diverso grado di offesa.

In questo lavoro si analizzano, partendo dalla recensione di un testo sulla riforma della legislazione penale complementare, le diverse risposte in termini di effettività del sistema penale, soprattutto con riferimento ad una funzione della pena che, nel settore esaminato, sembra essere soprattuto simbolico espressiva.

E' STATA PRESENTATA UNA NUOVA METODOLOGIA SINTETICA PER OTTENERE TIOMETILENPSEUDOPEPTIDI UTILIZZANDO GLI ENANTIOPURI N-FMOC BETA-IODOAMMINE E L'ACIDO TIOGLICOLICO, ANCH'ESSO PROTETTO ALL'ATOMO DI ZOLFO CON IL GRUPPO FMOC.

Il lavoro si occupa della legislazione penale ed amministrativa riguardante il fenomeno dell'immigrazione. Si ripercorrono le precedenti normative fino al T.U. 286/98, che ha rappresentato un punto fermo in materia.Si esaminano, attraverso il percorso normativo del T.U., le ragioni politico criminali che sottostanno alle scelte effettuate dal legislatore, cercando di evidenziarne le congruità ed i difetti di coordinamento con il sistema dei valori costituzionali di riferimento.