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Se nel pensiero antico il colore cela e nasconde e viene considerato quasi una “maschera” (come suggerisce l’etimologia del termine latino color che deriva dal sanscrito kalanke e che significa macchia), un edificio bianco racconta molto di più che del suo colore. L’uso del bianco, nell’architettura come pure nelle arti, va oltre aspetti che potrebbero sembrare riferibili a condizioni “superficiali”. La preferenza del colore bianco, infatti, appartiene a una precisa idea di architettura e a un modo di pensare l’architettura. Il bianco, nel nostro tempo, consente all’edificio di “farsi riconoscere” poiché è rivelatore dello spazio. If in ancient thought color conceals and hides and is considered almost a "mask" (as suggested by the etymology of the Latin term color which derives from the Sanskrit kalanke and which means stain), a white building tells much more than its colour. The use of white, in architecture as well as in the arts, goes beyond aspects that might seem referable to "superficial" conditions. The preference for the color white, in fact, belongs to a precise idea of architecture and to a way of thinking about architecture. White, in our time, allows the building to "make itself known" as it reveals space.

I dettagli in laterizio rinvenuti alla fine degli anni Novanta all���interno della chiesa di San Giorgio Maggiore a Venezia e le cromie degli intonaci rilevati dai restauri all���interno e all���esterno di alcuni degli edifici realizzati dall���architetto costituiscono il punto d���avvio di un���analisi volta a interrogare il candore che la tradizione associa all���architettura palladiana. Oltre a enucleare le matrici e la specificit�� di tale componente cromatica, l���analisi mira a rintracciare le ragioni che favorirono la nascita e il cristallizzarsi di quell���immagine di un Palladio ���bianco��� che ha vincolato la considerazione della sua architettura, quando non addirittura orientato gli interventi effettuati sulla stessa., ABside, Vol 3 (2021)

Excavation of the ‘monumental complex’ of the Civita of Tarquinia yielded structures excavated in the rock in the north-western sector (sector N). Their recurring features are: connection to artificial structures, sealing marking them out of adjacent layers, presence of small white stones unrelated to the geological reality of the plateau. Such recurrences make it possible to figure out the existence of specific rituals focused on the particular choice of this type of rock and connected to the surrounding structures., LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Archeologia - Università degli Studi di Milano, No 27 (2019)

The expressions which determine colours are indispensable element of the world description in Nemesianus’ Eclogues. Their specification provides further precious information about the models of perception and interpretation of the world presented in the works written by the Carthaginian poet in the third century A.D. I would like to show in what way mentioned poet exploits colours in the world representation. Carrying out research on the linguistic material I put great emphasis on updating linguistic and cultural connotations in one of the Carthaginian poet’s Eclogues. As far as the colours indicating is concerned, it is necessary to highlight its strong connection with social tradition embodied in the Latin poetry.

A thematic itinerary which subtends literature, dance theatre and photography in an innovative plan. Some characteristics about these three authors will be demonstrated intersecting different fields in dialogue as cinema, philosophy and architecture in addition to the mentioned ones. Trying to catch outstanding aspects of the cultural context in which Bausch, Sapienza and Woodman lived and worked, recreating and crossing their “systems” then reading biography and autobiography beyond their works, applying new interpretations never explored before, it is possible to reconstruct the anatomy of a “tragic body” – central in this article –, both singular and plural. In every part it will reveal unknown and intertextual specificities., Un itinerario tematico che propone un tracciato innovativo fra letteratura, teatrodanza e fotografia. Alcune peculiarità pertinenti alle tre autrici coinvolte saranno dimostrate intersecando più arti in dialogo fra loro: oltre alle citate, anche il cinema, la filosofia e l’architettura. Cogliendo gli aspetti più salienti del contesto culturale in cui Bausch, Sapienza e Woodman si trovarono a vivere e a operare, ricomponendo e talvolta oltrepassando ciò che soggiace al loro “sistema”, guardando alla biografia e all’autobiografia oltre che alla loro opera, servendosi quindi di interpretazioni che aprono a possibilità nuove e mai esplorate, si ricostruisce l’anatomia di un “corpo tragico” – nucleo centrale dell’articolo – allo stesso tempo singolare e plurale. Esso rivela, infatti, in ogni campo di azione, specificità intertestuali inedite.

Un itinerario tematico che propone un tracciato innovativo fra letteratura, teatrodanza e fotografia. Alcune peculiarità pertinenti alle tre autrici coinvolte saranno dimostrate intersecando più arti in dialogo fra loro: oltre alle citate, anche il cinema, la filosofia e l’architettura. Cogliendo gli aspetti più salienti del contesto culturale in cui Bausch, Sapienza e Woodman si trovarono a vivere e a operare, ricomponendo e talvolta oltrepassando ciò che soggiace al loro “sistema”, guardando alla biografia e all’autobiografia oltre che alla loro opera, servendosi quindi di interpretazioni che aprono a possibilità nuove e mai esplorate, si ricostruisce l’anatomia di un “corpo tragico” – nucleo centrale dell’articolo – allo stesso tempo singolare e plurale. Esso rivela, infatti, in ogni campo di azione, specificità intertestuali inedite., Between, V. 7, N. 14 (2017): Maschere del tragico