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L'articolo ripercorre i temi fondamentali del pensiero di Jane Addams, e introduce il numero monografico curato dall'autore.

Tiesību zinātne Tiesību zinātne Law Science Law Science Maģistra darba tēmas aktualitātes pamatā ir atziņa, ka naida noziegumi skar ne tikai konkrētu cilvēku vai cilvēku grupu, pret kuriem vērsti noziegumu, bet sabiedrību kopumā, radot draudus sabiedrības un valsts drošībai. Maģistra darbā “Naida noziegumu krimināltiesiskais raksturojums” ir veikta naida noziegumu, naida runas jēdziena analīze, lai izprastu tās saturu. Darba ietvaros ir veikta Krimināllikumā esošo pantu izskatīšana, veicot noziedzīgo nodarījumu sastāvu analīzi. Darba ietvaros bija nepieciešams uzzināt ārvalstu tiesisko regulējumu sasaistot ar Latvijas Krimināllikumu. Darba mērķis ir izpētīt naida noziegumu kā noziedzīgu nodarījumu sastāvu, kvalificējošās pazīmes, to nozīmi un piemērojamību. Maģistra darba objekts krimināltiesiskās attiecības, kas saistītas ar naida noziegumu nodarīšanu un to kvalifikācija. Maģistra darba priekšmets ir spēkā esošās likuma normas, kas nosaka atbildību par naida noziegumiem un to piemērošana. Darbs sastāv no piecām nodaļām. Darba pirmajā nodaļā tiek aplūkots naida nozieguma un naida runas jēdziens un atbildības par to regulējuma vēsturiskais aspekts. Otrā nodaļa veltīta naida sastāva analīzei. Trešajā nodaļā tiek izpētīts naida motīvs kā atbildību pastiprinošs apstāklis. Ceturtajā nodaļā plašākai krimināltiesību izpētei darba autore izskatīja ārvalstu krimināltiesību normas. Savukārt piektajā nodaļā ir analizēta tiesu prakse. Maģistra darba rezultātā, autore nonāk pie priekšlikumiem paplašināt likuma normas par naida noziegumiem ar citu personu grupu iekļaušanu dispozīcijā un paplašināt atbildības pastiprinoša apstākļa normu ar citu personu grupu iekļaušanu. Kā arī darba autore nonāk pie priekšlikuma pielīdzināt atbildību par naida izraisīšanu neatkarīgi no diskriminētas grupas. Maģistra darbs sastāv no deviņdesmit trim lapaspusēm, anotācijas latviešu un itāļu valodā, ievada, piecām nodaļām un sešām apakšnodaļām, nobeiguma, kas ietver sevī secinājumus un priekšlikumus, un izmantoto avotu un bibliogrāfijas saraksta. Darbā izmantoti astoņdesmit divi informācijas avoti gan latviešu valodā, gan svešvalodā. Maģistra darbā tiek izmantoti tiesību akti, tiesību zinātnieku atziņas, elektroniskie resursi, Latvijas tiesu spriedumi. The topic of the master's thesis is based on the realization that hate crimes affect not only a specific person or group of people against whom the crime is directed, but society as a whole, creating a threat to the security of society and the state. In the master's thesis "Criminal law characterization of hate crimes", an analysis of the concept of hate crimes, hate speech has been carried out in order to understand its content. Within the framework of the work, consideration of the articles of the Criminal Law has been carried out, an analysis of the composition of criminal offenses has been carried out. Within the framework of the work, it was necessary to learn the foreign legal framework by linking it with the Latvian Criminal Law. The purpose of the work is to study the composition, qualifying features of hate crimes as criminal offenses, their meaning and applicability. The object of the master's thesis criminal legal relations related to the infliction of hate crimes and their qualification. The subject of the master's thesis is the existing norms of the law that establish responsibility for hate crimes and their application. The work consists of five chapters. The first chapter of the work deals with the concept of hate crime and hate speech and the historical aspect of the regulation of responsibility for it. The second chapter is devoted to the analysis of the composition of hatred. Chapter three explores the motive of hatred as an aggravating circumstance. In the fourth chapter, for a broader study of criminal law, the author of the work considered the norms of foreign criminal law. In turn, the fifth chapter analyzes judicial practice. As a result of the master's thesis, the author comes to proposals to expand the norms of the law on hate crimes with the inclusion of other groups of persons in the disposition and to expand the norm of an aggravating circumstance with the inclusion of other groups of persons. As well as the author of the work comes to the proposal to equate responsibility for inciting hatred, regardless of the discriminated group. The master's thesis consists of ninety-three pages, annotations in Latvian and Italian, An Introduction, five chapters and six subsections, a final, which includes conclusions and proposals, and a list of used sources and bibliography. The work uses eighty-two sources of information both in Latvian and in a foreign language. The master's thesis uses legal acts, knowledge of legal scholars, electronic resources, judgments of Latvian courts. L'argomento della tesi del master si basa sulla consapevolezza che i crimini d'odio colpiscono non solo una persona specifica o un gruppo di persone contro le quali è diretto il crimine, ma la società nel suo complesso, creando una minaccia per la sicurezza della società e dello stato. Nella tesi di master " Caratterizzazione penale legale dei crimini d'odio ", un'analisi del concetto di crimini d'odio, incitamento all'odio è stata effettuata al fine di comprenderne il contenuto. Nell'ambito del lavoro, è stata effettuata l'esame degli articoli del diritto penale, è stata effettuata un'analisi della composizione dei reati penali. Nell'ambito del lavoro, è stato necessario apprendere il quadro giuridico straniero collegandolo al diritto penale lettone. Lo scopo del lavoro è studiare la composizione, qualificare le caratteristiche dei crimini d'odio come reati penali, il loro significato e applicabilità. L'oggetto della tesi di master rapporti giuridici penali relativi all'inflizione di crimini d'odio e alla loro qualificazione. L'argomento della tesi del master sono le norme esistenti della legge che stabiliscono la responsabilità per i crimini d'odio e la loro applicazione. Il lavoro è composto da cinque capitoli. Il primo capitolo del lavoro affronta il concetto di crimine d'odio e incitamento all'odio e l'aspetto storico della regolamentazione della responsabilità per esso. Il secondo capitolo è dedicato all'analisi della composizione dell'odio. Il terzo capitolo esplora il motivo dell'odio come circostanza aggravante. Nel quarto capitolo, per uno studio più ampio del diritto penale, l'autore del lavoro ha considerato le norme del diritto penale straniero. A sua volta, il quinto capitolo analizza la pratica giudiziaria. Come risultato della tesi di master, l'autore arriva a proposte per espandere le norme della legge sui crimini d'odio con l'inclusione di altri gruppi di persone nella disposizione e per espandere la norma di una circostanza aggravante con l'inclusione di altri gruppi di persone. Così come l'autore del lavoro arriva alla proposta di equiparare la responsabilità di incitare all'odio, indipendentemente dal gruppo discriminato. La tesi di master è composta da novantatré pagine, annotazioni in lettone e italiano, Un'Introduzione, cinque capitoli e sei sottosezioni, una finale, che include conclusioni e proposte, e un elenco di fonti e bibliografia utilizzate. Il lavoro utilizza ottantadue fonti di informazione sia in lettone che in una lingua straniera. La tesi del master utilizza atti giuridici, conoscenza di studiosi legali, risorse elettroniche, sentenze dei tribunali lettoni.

In questo saggio Giovanni Ruocco riflette sulla categoria di “accettabilità” sociale, proposta recentemente da Jean-Pierre Cavaillé quale metodologia di studio dell’irreligione e dell’incredulità in età moderna, e, in tal senso, quale messa a punto della storiografia libertina degli ultimi anni. Se, da un lato, di questa proposta Ruocco condivide l’esigenza di riferire le idee sempre allo specifico contesto storico in cui esse sono state prodotte e acquisite come oggetto di confronto polemico tra gli attori, al fine di comprendere anche che cosa, in quel contesto, fosse possibile dire pubblicamente e cosa non; dall’altro, proprio ai fini di una conoscenza storica specifica e profonda, egli afferma la necessità metodologica di prolungare la ricerca al di là dei confini temporali dello specifico contesto storico-sociale, provando al tempo stesso a decifrare anche la pluralità delle intenzioni dei soggetti coinvolti. In tal senso, l’autore ritiene che all’interno di una stessa società, in un momento storico dato, coesistano una molteplicità di contesti umani definiti e circoscritti, più o meno strutturati e costanti nel tempo, all’interno di ciascuno dei quali ogni soggetto si comporta diversamente, interagendo con parole, orali o scritte, suoni, gesti, azioni fisiche, ecc., specifici e comuni. La riflessione sui contesti sociali in cui l’attore agisce deve essere inoltre integrata con quella sulle diverse sfere che attraversano la vita individuale-relazionale dei soggetti coinvolti, da quella interiore propria di ciascuno a quella privata familiare, da quelle amicali o associative fino alla sfera pubblica ufficiale, ciascuna caratterizzata da un suo livello di conoscenza e da una sua verità, ciascuna apparentemente separata dalle altre e protetta da un certo livello di segretezza. E se un attento approccio di ricerca deve indagare in modo specifico e confrontare tra loro i contenuti di conoscenza e di verità espressi all’interno di ognuna di queste sfere, esso non deve però considerarle realmente separate tra loro all’interno della società, ma deve attraversarne i confini, evidenziandone i livelli di intercomunicazione. Sotto questo profilo l’autore sottolinea l’utilità di recuperare l’approccio storiografico di una studiosa italiana del libertinismo, Anna Maria Battista, la quale, in alcuni saggi degli anni Sessanta-Ottanta del Novecento, leggeva nella dissociation libertine non solo la rinuncia della filosofia montaigniana ad occuparsi delle cose del mondo, ma anche la base di una potenziale riforma morale e politica, a partire dall’avvio di una profonda conoscenza del sé. In this contribution Giovanni Ruocco analyzes the idea of social “acceptability”, recently proposed by Jean-Pierre Cavaillé as a methodology of study of godlessness and incredulity during the modern age, and consequently as a clarification of the recent historiography on libertinism. If, on the one hand, Ruocco shares the requirement to always consider the ideas in the context in which they were produced, and seen by the actors as objects of polemical confrontation - also to better understand what in this context was possible to say publicly or not - on the other hand he asserts the methodological necessity, in historic research, to go beyond the temporal borders of a specific social context, by trying at the same time to analyze the plurality of intentions of the involved subjects. The author also believes in the coexistence, in a given political society, of a variety of defined human contexts, more or less structured and long-lasting, in whom every subject can act in a different way, by communicating with specific words, oral or written, as with sounds, gestures, physical actions, etc. This reflection on the social contexts must be joined with the attention to the various spheres crossing and shaping the individual-relational life of the subjects: the personal, internal sphere and that private of the family, the spheres of friendship or association until the public one; a specific level of knowledge, of truth and secret, seems to separate and protect every sphere of others. But if a correct approach of research should examine with attention and compare the knowledge and the truth expressed in every sphere, we cannot consider these ones as really and clearly separated in society: it is necessary to cross their borders, by emphasizing their interconnections. From this point of view, the author underlines the utility to recover the historiographical approach of an Italian scholar of French libertinism, Anna Maria Battista, who, between the ‘60s and ‘80s of the XXth century, judged the libertin dissociation not simply as the renunciation of Montaigne to take care of the world, but also as a potential basis for a moral and political reform of society, from the deep knowledge of the “me”. Giovanni Ruocco, dans cet essai, analyse la catégorie d’“acceptabilité” sociale, recemment proposée par Jean-Pierre Cavaillé en méthodologie d’étude de l’irréligion et de l’incrédulité à l’âge moderne et, donc, en mise au point de l’historiographie libertine des années dernières. Si, d’un côté, Ruocco partage de cette proposition l’exigence de reconduire toujours les idées au contexte dans lequel elles ont été produites et acquises comme objets de confrontation polémique par les acteurs, pour comprendre aussi ce que dans ce contexte il était possible de dire publiquement ou non ; de l’autre côté, il affirme de toute façon la nécessité méthodologique, dans la recherche historique, de regarder au-delà des frontières temporelles d’un contexte social spécifique, en essayant au même temps d’analyser la pluralité d’intentions des sujets impliqués. Et l’auteur croit que, dans une société, coexistent au même temps une multiplicité de contextes humaines définis, plus ou moins structurés et durables, où chaque sujet agit d’une manière différente, en interagissant par des mots, orals ou écrits, des sons, des gestes, des actions physiques, etc., spécifiques et communs. Cette réflexion sur les contextes sociaux doit être intégrée par l’attention aux différentes sphères qui traversent et composent la vie individuelle-relationnelle des sujets affectés : la sphère intérieure personnelle et celle privée familiale, les sphères d’amitié ou d’association jusqu’à celle publique officielle ; un niveau spécifique de connaissance, de vérité et de sécret semble séparer et proteger chaque sphère des autres. Et quoique une approche de recherche correcte devrait examiner avec attention et comparer la connaissance et la vérité exprimées dans chaque sphère, on ne peut pas considérer au même temps ces sphères sociales réellement et nettement séparées entr’eux : il faut en traverser leurs frontières, en en soulignant leurs connnections réciproques. Sous ce rapport, l’auteur souligne l’utilité de redécouvrer l’approche historiographique d’une chercheuse italienne du libertinisme française, qui, entre les années Soixante et Quatres-vingts du xxe siècle, jugeait la dissociation libertine pas simplement en renonciation à la Montaigne à s’occuper du monde, mais plutôt en base potentielle d’une reforme morale et politique de la société, à partir de la connaissance individuelle profonde du « moi ».

One of the distinctive features of a democratic society is the pervasive and endless public debate that regularly antagonize groups and individuals, clashing different interests and ideologies. In this competitive environment, the delegitimization of a political enemy is the more natural – and yet democratically unhealthy – way to win the confrontation between diverse ideas. Historically, one of the predilected strategies to discredit a political adversary has always been blaming its morality, thereby eroding the very root on which any consensus rests. The moral blaming is declined differently, depending on the social and cultural context of the time and therefore the dominating values. In a democratic debate, these moral allegations often relate to duplicity or spreading of misinformation, the so-called demagogy. Today, the same campaign is rolled out against some partiers accused to be “populists” for their appeal to the most illogic and instinctive popular sentiment. The definition of “populism” is though still uncertain and subject to academic debate. This article aims at presenting different definition and interpretation of this political phenomenon to better frame it in the nowadays Western politics. The concept of populism is considered in its different shapes, questioning on the one hand the consistency of the existing definition and on the other its relationship with the democratic tenet. At the end of this analysis, the focus is shifted to the European Union and the reason as to why all the populist parties are seemingly Eurosceptic. The reason provided challenges the ideas of European unity itself, underlying the contrasting directions that the experiment of integration conveys, and question the multi-layered architecture of the contemporary democracy.

EnglishThe Italian Constitution lays the foundations for rethinking the role of the educational institu-tions, seen as one of the social formations where personal development takes place. The school, even today, represents one of the decisive factors for a country’s democratization process, and the role of law teachers is there crucial. It cannot be confined to teaching legal rules or legal notions. It should highlight the specificity of legal reasoning, underline the moral dilemmas involved in law, describe the relationships between law and justice, address the question of citizenship and its transformations, and dwell on the most urgent and significant social issues. Englisheducation; citizenship; law; didactics; autonomy

espanolAunque Nietzsche nunca formulo una teoria politica real, su critica de la modernidad y la busqueda de soluciones alternativas para una elevacion del “tipo humano” son ciertamente parte de un proyecto de “grose Politik”, que sin embargo pertenece mas a la esfera de la filosofia y la cultura que a la de una ciencia del gobierno. En oposicion a las organizaciones homologadoras –politicas, economicas, morales– que han robado las energias mas peculiares del hombre, Nietzsche trabaja por la promocion de una individualidad fuerte que por si sola pueda puede prometer construcciones duraderas. La originalidad y la capacidad de incorporar elementos disonantes son para Nietzsche sintomas de una cultura superior: el “buen europeo” del futuro sera, por tanto, quien, mas alla de las estrechas fronteras personales y nacionales, sabra abrirse a fructiferas hibridaciones. italianoSebbene Nietzsche non abbia mai formulato una vera e propria teoria politica, la sua critica alla modernita e la ricerca di soluzioni alternative per un innalzamento del “tipo umano” si collocano senz’altro in un progetto di “grose Politik”, che tuttavia appartiene piu all’ambito della filosofia e della cultura che a quello di una scienza di governo. In opposizione alle organizzazioni omologanti – politiche, economiche, morali – che hanno sottratto all’uomo le sue energie piu peculiari, Nietzsche lavora per la promozione di una forte individualita che, sola, puo promettere costruzioni durature. Originalita e capacita di incorporare elementi dissonanti sono per Nietzsche i sintomi di una cultura superiore: il “buon europeo” del futuro sara dunque colui che, oltre gli angusti confini personali e nazionali, sapra aprirsi a feconde ibridazioni. EnglishAlthough Nietzsche never formulated an actual political theory, his critique of modernity and his search for alternative solutions to raise the ‘human type’ are certainly part of a “grose Politik” project, which, however, belongs more to the realm of philosophy and culture than to that of a science of government. In opposition to homologating organisations –political, economic, moral– that have robbed man of his most peculiar energies, Nietzsche works for the promotion of a strong individuality that alone can promise lasting constructions. Originality and the ability to incorporate discordant elements are, for Nietzsche, symptoms of a superior culture: the ‘good European’ of the future will therefore be the one who, beyond narrow personal and national boundaries, will be able to open up to fruitful hybridisation.

The present chapter, with the intention of providing an introduction, points out some key issues discussed in the different parts of the book. As well as the identification of critical aspects related to transitional justice experiences (i.e. rights to the truth, impunity; role of judiciary; selectivity of/exclusion from transitional justice), the chapter highlights the connections with the broader phenomenon of transition to democracy (i.e. its links with constitutional, legal, institutional and political history). Furthermore, we indicate the methodological relevance of the spatio-temporal placement of the problem, in particular in relation to comparison of experiences and adoption of a reconstructive scale of transnational and local dimensions; taking into account multitemporality and the attributive character of the transition time. One more issue is the question of the outcomes of the transition process.

Plusieurs raisons rendent opportune une analyse de la réception par Antonio Gramsci de l’œuvre de Jean-Jacques Rousseau. Premièrement, le fait que « la littérature et la pratique politique françaises » constituent l’un des « moments culturels » décisifs pour « l’origine de la philosophie de la praxis » nous empêche de sous-estimer le poids de celui qui a représenté un point de référence indispensable pour la Révolution française. Deuxièmement, bien qu’il apparaisse rarement et le plus souvent...

Traducción del italiano por María José Rebollo Espinosa. Este es el breve relato de un descubrimiento, el de la Ciencia nueva de Vico, y el desvelamiento de la originalidad del análisis viquiano acerca del origen y de la evolución de la sociedad, del orden de la razón y de la organización política de la vida en común. This is the brief account of a discovery, the one of the New science of Vico, and of the originality of the Vichian analysis of the origin and evolution of society, the order of reason and the political organization of life in common. Questo è il breve resoconto di una scoperta, quella della Scienza nuova di Vico, nonché della rivelazione dell’originalità dell’analisi vichiana circa l’origine e l’evoluzione della società, l’ordine della ragione e l’organizzazione politica della vita in comune.

Apparentemente la scienza non ha determinato radicali cambiamenti nella tradizionale enumerazione dei diritti dell 'uomo. L 'unico nuovo diritto ad essere rivendicato è, force, il"diritto di non esistere” (eutanasia)di "cessare di esistere" e di "non iniziare a esistere" (dal diritto di aborto fino alla responsabilità per wrongful life). Emerge così una domando drammatica: quando la "non vita" è preferibile alla vita? Nel rispondere a questa domando, la giurisprudenza ha spesso imboccato, secondo l’A., una serie di"vie di non ritorno", perqué ha smarrito una delle dimensioni più profonde dell’idea di persona: la creaturalita. Nasco perché derivo da; la mia vita è sacra perché non sono padrone di me stesso.

This article proposes a “genealogical” rereading of the concept of “populism”. Following the idea of “genealogical” analysis that was suggested by Michel Foucault, the aim is to show the “political” logic of the reinvention of the concept of “populism”, which was carried out between the 1950s and 1960s by the social sciences in the United States. First, this contribution reconstructs the history of the concept, identifying five different phases: (1) Russian populism of the late nineteenth century; (2) the Popular Party in the United States; (3) the Perón and Vargas regimes in Argentina and Brazil, respectively; (4) the reformulation carried out by the social sciences in the 1950s and 1960s; and (5) the subsequent extension of the concept to Western Europe. It is argued that the decisive turning point took place in the 1950s when the social sciences “grouped” the traits of heterogeneous movements into a single theoretical category.

La prospettiva postsecolare di Habermas ha avuto un impatto significativo nel dare forma al dibattito circa il ruolo della religione nelle società plurali del nostro tempo. Tuttavia, mentre le democrazie sono attraversate da una nuova ondata di sfide interreligiose, sembra che la sua visione di cittadini religiosi e secolari che interagiscono discorsivamente in un processo di apprendimento e riconciliazione per via di traduzione e deliberazione debba essere rivisto e aggiornato. I limiti della visione habermasiana possono essere in parte spiegati con la sua prevalente concentrazione sulla tradizione giudaico-cristiana. Occorre chiedersi in che misura la pluralità di contesti teologico-politici - Induismo, Buddismo, Islam e altre tradizioni religiose - sia rilevante per la teoria democratica, allo scopo di allargare e ridefinire i termini degli approcci basati sulla ragione pubblica. Fino a che punto la visione habermasiana può, e dovrebbe, confrontarsi con le questioni della fede, della santità, del messianismo che ha finora escluso dal dominio della riflessione filosofica? Inoltre, nei suoi scritti più tardi, Habermas non sembra prendere a sufficienza in considerazione il rapporto fra religione, violenza e dominazione socio-economica. Ci si interroga dunque su come il suo modello deliberativo possa essere esteso per misurarsi con tali problemi e in quale misura postsecolarismo e capitalismo siano legati. Anche se la preoccupazione primaria di Habermas è stata il progetto politico europeo, la connessione fra i suoi interventi sull'Europa e la sua "svolta" religiosa rimangono insufficientemente esplorati. Qual è il significato e quali le conseguenze pratiche della ridefinizione da parte di Habermas del ruolo della religione in un'epoca di accelerazione del pluralismo, sia in Europa sia fuori dell'Europa? Lo scopo di questa Special Issue di Europea Legacy è quello di prendere in considerazione le diverse implicazioni, volontarie o meno, della visione habermasiana della religione. Più specificamente, si esaminano prospettive sul ruolo, l'ampiezza, e l'efficacia della ragione pubblica habermasiana quando messa a confronto con le nuove sfide del dialogo interreligioso e dell'integrazione nelle società democratiche. Habermas’ post-secular perspective of socio-political integration has had a major formative effect on the debate surrounding the place of religion in present-day pluralist societies. And yet as democracies are currently beset by a new wave of interfaith challenges it would seem that his vision of religious and non-religious citizens publicly engaging in a process of learning and reconciliation through cooperative translation and deliberation would need to be reconsidered and adjusted. This apparent shortcoming may partly be explained by the prevalent Judeo-Christian focus of Habermas’ deliberative model. To what extent, then, is the plurality of political theological contexts—Hinduism, Buddhism, Islam, and other religious traditions—significant for democratic theory today, for broadening and refining the public reason approach? Should and can the Habermasian vision address more directly the issues of faith, holiness, and Messianism that he has excluded from the philosophical domain? Moreover, in his later writings, Habermas does not seem to take sufficiently into account the relation between religion, violence, and socio-economic domination. The question is how his deliberative model could be extended to address such problems and to what extent post-secularism and capitalism are interconnected. Although Habermas’ primary concern has been the European political project, the connection between his European interventions and his religious “turn” remain insufficiently explored. What is the significance and what are the practical consequences of Habermas’ re-definition of the role of religion in an age of accelerated pluralisation both in Europe and beyond it? The aim of this Special Issue of the European Legacy is to take stock of the diverse intended and perhaps unintended implications of the Habermasian view of religion. More specifically, we are consider perspectives on the role, scope, and ability of Habermasian public reason to meet the new challenges of interreligious dialogue and integration in democratic societies.

The fading charme of parties and the force of populism: A problem of democracy? Today many countries are witnessing a waning of confidence in party politics and the growing success of populist movements, with their hostility towards the principles of liberal democracy and impatience with representative and parliamentary mechanisms. We asked three eminent political scientists, Alfio Mastropaolo, Paolo Pombeni and Loris Zanatta, how we should evaluate this populist challenge to party legitimacy and to representative institutions.

[SPA] Esta contribución pretende ofrecer una imagen sintética de las grandes intervenciones de transformación urbana en curso, en Nápoles, resultado de una visión de la ciudad que encuentra sus fundamentos en el ámbito de los "bienes comunes" y en el redescubrimiento de los principios constituciona les del urbanismo. Es una visión que tiene sus ralees en la cultura mediterránea, dentro de la cual se encuentra una síntesis de la ciudad y uoa ejecución compartida.Por tanto. en el marco más completo de las directrices del reciente anteproyecto urbanlstico municipal. se van a mostrar varias experiencias que demuestran la voluntad de los ciudadanos de ser sujetos activos, productores de espacios públicos y servidos colectivos: 1. El plan urban!stico para la reconversión de Bagnoli, cuyos principios y objetivos fueron aprobados por el Ayuntamiento -a pesar del Decreto Ley o. 133/2014-, y se fusionaron plenamente en el PRARU; 2. El proyecto "Re-Start Scampia", firmado por el Ayuntamiento de Nápoles, la Universidad 'Federico 11' y los comités clvicos del barrio; 3. La PUA para la antigua zona del Born de Bagnoli,elaborado por el grupo de trabajo creado por el Ayuntamiento de Nápoles, la Fundación Banco di Napoli para el cuidado de la infancia, la municipalidad y las comunidades que participaron en el trabajo a través de asambleas participativas; 5. as Declaraciones de Usos Gvicos, reconocidas por elMunicipio de Nápoles, en las que la comunidad no sólo es partícipe de las decisiones, sino directamente protagonista del cuidado, protección y salvaguarda de su territorio. [ITA] 11 contributo intende restituire un quadro sintetico dei grandi interventidi trasfor mazione urbana in corso a Napoli, fruno di un visione di cina, che trova i suoi fondamenti nella sfera dei "beni comuni" e nella riscoperta dei principi costituzionali dell'Urbanistica. Una visione, che affonda le sue radici nella cultura mediterranea, entro cui trovano sintesivisione della cina e attuazione condivisa. Saranno dunque ripercorse, nella piú ampia cornice degli indirizzi delrecente preliminare di Piano Urbanístico Comunale,esperienze che dimostrano la volonta dei cinadini di essere soggettiattivi,produnori dispazi pubblici e di servizicollenivi: dal piano urbano per la riconversione di Bagnoli. i cuí principi e obienivisono stati approvatidal Consiglio Comunale, nonostante il Decreto Legge n.133/2014, e interamente conlluiti nel PRARU; al progeno "Re­ Start Scampia", firmato dal Comune diNapoli,dall'Universita 'Federico 11' e dai comitati civici di quartiere;al PUA per l'ex area Nato di Bagnoli, elaborato dal Tavolo di lavoro costituito dal Comune di Napoli, dalla Fondazione Banco di Napoli per l'Assistenza all'lnfanzia, dalla Municipalita e dalle collenivita che hanno preso parte al lavoro attraverso assemblee partecipate; fino alle Dichiarazioni degli Usi Civici, riconosciute dal Comune di Napoli, in cui la collettivita non e solo partecipe delle scelte. quanto direnamente protagonista della cura, tutela e salvaguardia del proprio territorio. [ENG] The contribution gives a summary of the urban transformation projects underway in Naples, which have their foundations in the "common goods" and in the reassertion of the constitutional principies of Urban Planning. As part of the Municipal Urban Plan (Piano Urbanistico Comunale), these experiences are demon­ strating that the citizens want to be protagonists of using and building of public spaces and collective ser­ vices.This is the case of the Bagnoliproject, that it was approved by the City Council,despite the Law De­ cree n. 133/2014,and fully merged into the PRARU; the case of "Re-Start Scampia" project. signed by the Municipality of Naples, the 'Federico 11' University and the neighborhood civic comminees; the case of the former Nato area project, elaborated by the Banco di Napoli Foundation for Childcare, by the Municipality and by the communities that took part in the work through participate assemblies; and also of the Dedara­ tions of Civic Uses, recognized by the Municipality of Naples, in which the community is declared protago­ nist of the care, protection and safeguard of its territory.

L'articolo analizza il rapporto tra piano - argomento centrale del testo - potere e società. Dopo aver esaminato alcuni dei principali significati dei tre termini, se ne ricostruiscono alcune delle relazioni che li legano strettamente. Da queste relazioni il piano esce come strumento accessorio, il cui uso deriva da accordi e convenienze tra società e potere. Ne deriva, da parte del pianificatore, la necessità di ripensare il proprio posizionamento nel sistema decisionale attraverso una ricostruzione tecnica del suo ruolo.

Questo lavoro parte da una domanda preliminare: quale contributo può fornire un economista sul tema «Amore e odio per l’Europa»? La risposta di questo lavoro si fonda su una convinzione maturata negli ultimi anni, e cioè che economia e psicoanalisi condividono, tra altre cose, una premessa metodologica cruciale e forse non scontata, e cioè “prendere sul serio ciò che dicono le persone”. Prendere le persone sul serio, in questo contesto, mi sembra significhi due cose precise: 1. Riconoscere le manifestazioni di malessere e di crisi 2. Accoglierle In questo contesto, riconoscere e accogliere penso significhi considerare l’evidenza empirica e contribuire alla ricerca di una comprensione dei motivi di questa sofferenza, senza impartire lezioni e senza insegnare il modo “corretto” di pensare. Questo lavoro cerca di seguire questi due principi, esponendo quelli che mi sembrano i sintomi di una duplice crisi, e cioè di una crisi di fiducia dei cittadini europei nella democrazia e nell’Unione Europea, proponendo due possibili spiegazioni basate sulla mia ricerca, e concludendo con una possibile (non) risposta.

Submitted by Maicon Juliano Schmidt (maicons) on 2022-09-21T13:19:02Z No. of bitstreams: 1 Márcia Rosane Junges_.pdf: 2475748 bytes, checksum: ec39689efa1e796e269bda31448db43b (MD5) Made available in DSpace on 2022-09-21T13:19:02Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Márcia Rosane Junges_.pdf: 2475748 bytes, checksum: ec39689efa1e796e269bda31448db43b (MD5) Previous issue date: 2018-09-19 CAPES - Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior L'oggetto centrale di questa tesi è la categoria di potere in Friedrich Nietzsche e Giorgio Agamben e come le loro concezioni si traducono in critiche convergenti alla democrazia liberale e sulle diverse possibilità riguardo alla politica. Abbiamo esaminato il senso in cui la volontà di potenza e il potere del-non aprono lo spazio per farci ripensare ai limiti della democrazia rappresentativa liberale a partire dalla grande politica e dalla politica-che-viene. La nostra ipotesi è che ci sia un equilibrio tra le critiche che realizzano ai modelli politici ed alle democrazie liberali, anche se da diverse prospettive teoriche. Esiste un legame organico tra le nozioni di potere e le opinioni della politica, anche se la prospettiva di una possibile politica dipenda in gran parte dalla visione del potere che ogni filosofo ha disegnato. Abbiamo esplorato l'ipotesi che questa differenza riguardo al potere illustra le diverse posizioni in relazione alle possibilità della democrazia come regime di governo. Nel caso di Nietzsche, dal potere della natura, il filosofo conclude che la democrazia è un regime che nega questo tipo di potere rivendicando un'isonomia di soggetti che non esiste nel mondo immanente. Tuttavia, riteniamo che la sua trasvalutazione dei valori offra la possibilità di una rivitalizzazione politica attraverso l'elevazione della cultura e l'aristocrazia dello spirito, così come il prospettivismo considera l'agon uno spazio per le dispute democratiche. Nel caso di Agamben, quando si pensa al potere aristotelico come il potenzadi-non come possibilità di rottura, non nega l'ipotesi della democrazia come un regime di autogestione collettiva dei soggetti nella politica-che-viene. Tuttavia, crediamo che ci sia una tensione quando il pensatore equipara la politica-che-viene con la inoperosità e con la potenza destituente, dal momento che questi possono tra l’altro portare ad altre forme politiche che non sono necessariamente sovranedemocratiche o rappresentative. Le diverse concezioni riguardanti al potere e alla democrazia indicano i loro limiti e indicano altre forme di politica aperte alla sperimentazione e alla costruzione, non necessariamente quelle già note e sostenute dalla sovranità classica. O objeto central desta tese é a categoria de potência em Friedrich Nietzsche e Giorgio Agamben e como suas concepções resultam em críticas convergentes à democracia liberal e em possibilidades diversas acerca da política. Examinamos em que sentido a vontade de potência e a potência-do-não abrem espaço para repensarmos os limites da democracia representativa liberal a partir da grande política e da política-que-vem. Nossa hipótese é que há uma sintonia entre as críticas que realizam aos modelos políticos e às democracias liberais, ainda que a partir de perspectivas teóricas diferentes. Há um nexo orgânico entre as noções de potência e as visões da política, sendo que a perspectiva da política possível depende, em grande parte, da visão de potência que cada filósofo elaborou. Exploramos a hipótese de que essa diferença acerca da potência ilustra as diferentes posições em relação às possibilidades da democracia como regime de governo. No caso de Nietzsche, a partir da potência da natureza, o filósofo conclui que a democracia é um regime que nega esse tipo de potência ao pretender uma isonomia dos sujeitos que não existe no mundo imanente. Contudo, pensamos que sua transvaloração dos valores oferece a possibilidade de uma revitalização política através da elevação da cultura e da aristocracia do espírito, assim como o perspectivismo vislumbra o agon como espaço para as disputas democráticas. No caso de Agamben, ao pensar a potência aristotélica como potência-do-não enquanto possibilidade de ruptura, não recusa a hipótese da democracia como regime de autogestão coletiva dos sujeitos na política-que-vem. Contudo, acreditamos haver um tensionamento quando o pensador iguala a política-que-vem à inoperosidade e à potência destituinte, pois estas podem resultar, inclusive, em outras formas políticas que não sejam necessariamente soberano-democráticas ou representativas. As distintas concepções em relação à potência, bem como à democracia indicam seus limites e apontam para outras formas de política que estão abertas à experimentação e construção, que não necessariamente aquelas já conhecidas e lastreadas na soberania clássica. The main work of this thesis is the category of potency in Friedrich Nietzsche and Giorgio Agamben and how these conceptions results in convergent critics to liberal democracy and various possibilities on politics. We examined in which way the “Will to Power” and “Potency-of-not” open space to rethink liberal representative democracy limits from the great politics and coming-politics. Our hypothesis is that is a gap between the critics they realized to political models and to liberal democracies, even though from diferent teorical perspectives. There is an organic link between the potency notions and political views, being that the policy perspective depends, in a large part, on potency vision that each philosopher elaborated. We explored the hypothesis that this difference about potency illustrates the different positions in relation to possibilities of democracy as a government regime. In Nietzsche’s case, from the “Potency of nature”, the philosopher concludes that democracy is a regime that denies this kind of potency when pretends an isonomy of subjects that didn’t exists on imanent world. However, we think his transvaluation of values offers the possibility of a political revitalization beyond a cultural elevation and the aristocracy of spirit, even so the perspectivism glimpses the agon as a space to democratic disputes. In Agamben’s case, when he thinks the aristotelic potency as potency-of-not as a possibility of rupture, it doesn’t denies the hypothesis of democracy as a regime of collective self-management of people in coming-politics. However, we believe that is a tensioning when the thinker equals to coming-politics to inoperosity and to destituint potency, because these can result, including, in another political forms that aren’t necesserely sovereign-democratical or representatives. The distinct conceptions in relation to potency and democracy indicates their limits and point to anther political forms which are opened to experimentation and construction, which are not necessarely that ones based on classic sovereignt

Questo libro raccoglie i testi degli interventi e il dibattito del Forum Europeo di Torino, organizzato il 18 novembre 2017 al Campus Einaudi dell’Università di Torino, da La Movida Zadig, l’Eurofederazione di Psicoanalisi, l’Associazione Mondiale di Psicoanalisi, la Scuola Lacaniana di Psicoanalisi, con la collaborazione dell’Istituto Psicoanalitico di Orientamento Lacaniano e con il patrocinio dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte, dell’Università degli studi di Torino e della Regione Piemonte.