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Elisa Principi,1,* Rossana Girardello,2,* Antonino Bruno,1,* Isabella Manni,3 Elisabetta Gini,2 Arianna Pagani,1 Annalisa Grimaldi,2 Federico Ivaldi,4 Terenzio Congiu,5 Daniela De Stefano,1 Giulia Piaggio,3 Magda de Eguileor,2 Douglas M Noonan,1,2 Adriana Albini1 1Vascular Biology and Angiogenesis, Scientific and Technology Pole, IRCCS MultiMedica, Milano, 2Department of Biotechnology and Life Sciences, University of Insubria, Varese, 3Department of Research, Advanced Diagnosis and Innovation, Regina Elena National Cancer Institute, Rome, 4Department of Neuroscience, Ophthalmology and Genetics, University of Genoa, Genoa, 5Department of Surgical and Morphological Sciences, University of Insubria, Varese, Italy *These authors contributed equally to this work Abstract: The increasing use of carbon nanotubes (CNTs) in several industrial applications raises concerns on their potential toxicity due to factors such as tissue penetrance, small dimensions, and biopersistence. Using an in vivo model for CNT environmental exposure, mimicking CNT exposition at the workplace, we previously found that CNTs rapidly enter and disseminate in the organism, initially accumulating in the lungs and brain and later reaching the liver and kidneys via the bloodstream in CD1 mice. Here, we monitored and traced the accumulation of single-walled CNTs (SWCNTs), administered systemically in mice, in different organs and the subsequent biological responses. Using the novel in vivo model, MITO-Luc bioluminescence reporter mice, we found that SWCNTs induce systemic cell proliferation, indicating a dynamic response of cells of both bone marrow and the immune system. We then examined metabolic (water/food consumption and dejections), functional (serum enzymes), and morphological (organs and tissues) alterations in CD1 mice treated with SWCNTs, using metabolic cages, performing serum analyses, and applying histological, immunohistochemical, and ultrastructural (transmission electron microsc

Elisa Principi,1,* Rossana Girardello,2,* Antonino Bruno,1,* Isabella Manni,3 Elisabetta Gini,2 Arianna Pagani,1 Annalisa Grimaldi,2 Federico Ivaldi,4 Terenzio Congiu,5 Daniela De Stefano,1 Giulia Piaggio,3 Magda de Eguileor,2 Douglas M Noonan,1,2 Adriana Albini1 1Vascular Biology and Angiogenesis, Scientific and Technology Pole, IRCCS MultiMedica, Milano, 2Department of Biotechnology and Life Sciences, University of Insubria, Varese, 3Department of Research, Advanced Diagnosis and Innovation, Regina Elena National Cancer Institute, Rome, 4Department of Neuroscience, Ophthalmology and Genetics, University of Genoa, Genoa, 5Department of Surgical and Morphological Sciences, University of Insubria, Varese, Italy *These authors contributed equally to this work Abstract: The increasing use of carbon nanotubes (CNTs) in several industrial applications raises concerns on their potential toxicity due to factors such as tissue penetrance, small dimensions, and biopersistence. Using an in vivo model for CNT environmental exposure, mimicking CNT exposition at the workplace, we previously found that CNTs rapidly enter and disseminate in the organism, initially accumulating in the lungs and brain and later reaching the liver and kidneys via the bloodstream in CD1 mice. Here, we monitored and traced the accumulation of single-walled CNTs (SWCNTs), administered systemically in mice, in different organs and the subsequent biological responses. Using the novel in vivo model, MITO-Luc bioluminescence reporter mice, we found that SWCNTs induce systemic cell proliferation, indicating a dynamic response of cells of both bone marrow and the immune system. We then examined metabolic (water/food consumption and dejections), functional (serum enzymes), and morphological (organs and tissues) alterations in CD1 mice treated with SWCNTs, using metabolic cages, performing serum analyses, and applying histological, immunohistochemical, and ultrastructural (transmission electron microsc

Olive oil, a major feature of the Mediterranean diet, is an abundant source of phenolic compounds. Olive oil production is associated with the generation of waste material, termed ‘olive mill wastewater’ (OMWW), that has been reported to be enriched in soluble polyphenols. Given the known beneficial activity of polyphenols, we investigated whether the use of purified extracts from OMWW, termed A009, rich in hydroxytyrosol, might have anticancer activities on colon cancer (CC) cell lines in vitro and in vivo and could represent a chemopreventive preparation for CC. A009 from different batches inhibited proliferation, migration, invasion, adhesion, sprouting of CC cells and release of angiogenic, pro-inflammatory cytokines (VEGF, IL-8). Our data demonstrate that a novel purified, polyphenol enriched extract, obtained from food industry waste material, with similar activity than purified hydroxytyrosol but easier to produce in large quantities and with an environment-sensitive approach, has potential cancer chemopreventive properties for colon cancer cells.

La tesi di Dottorato, svolta presso il Dipartimento di Farmacologia Sperimentale, redatta in lingua inglese ed intitolata “PATHOGENETICS MECHANISMS IN CELIAC DISEASE” ha riguardato lo studio dei meccanismi molecolari coinvolti nella patogenesi della Celiachia. I risultati della ricerca, condotta nel primo anno, ci hanno permesso di dimostrare che il fattore di trascrizione nuclear factor-B (NF-B) è attivato nella mucosa intestinale di pazienti celiaci indicando un ruolo per IB- nel regolare la persistente attivazione di NF-B in questa patologia. Le cellule epiteliali delle cripte e le cellule mononucleate della lamina propria di pazienti celiaci risultavano positive per p65 rispetto ai pazienti celiaci in remissione e di controllo. Inoltre, l'attivazione di NF-B era correlata con l'espressione della monossido d’azoto sintasi inducibile (iNOS) e della cicloossigenasi-2 (COX-2), enzimi che catalizzano la sintesi di monossido d’azoto (NO) e prostaglandine pro-infiammatorie. Queste osservazioni potrebbero essere di una certa rilevanza clinica poichè una sostenuta attivazione di NF-B nella mucosa intestinale di pazienti celiaci conduce ad una prolungata induzione dell'espressione di geni pro-infiammatori perpetuando in tal modo il processo infiammatorio cronico. I risultati della ricerca, condotta nel secondo e terzo anno, ci hanno permesso di approfondire alcuni meccanismi dell’interazione diretta della gliadina (un peptide del glutine) con i macrofagi murini RAW 264.7 stimolati con IFN-. In particolare, la gliadina in associazione con IFN- incrementava la produzione di NO, l’espressione della iNOS, l’attività di legame dei fattori di trascrizione NF-B, IRF-1 (interferon regulatory factor-1) e STAT-1 (signal transducer and activator of transcription-1 al DNA rispetto all’IFN- da solo. Questi effetti erano inibiti significativamente da pirrolidina ditiocarbammato, genisteina e tirfostina B42, rispettivamente, inibitori dell’attivazione di NF-B, IRF-1 e STA

La tesi di Dottorato, svolta presso il Dipartimento di Farmacologia Sperimentale, redatta in lingua inglese ed intitolata “PATHOGENETICS MECHANISMS IN CELIAC DISEASE” ha riguardato lo studio dei meccanismi molecolari coinvolti nella patogenesi della Celiachia. I risultati della ricerca, condotta nel primo anno, ci hanno permesso di dimostrare che il fattore di trascrizione nuclear factor-B (NF-B) è attivato nella mucosa intestinale di pazienti celiaci indicando un ruolo per IB- nel regolare la persistente attivazione di NF-B in questa patologia. Le cellule epiteliali delle cripte e le cellule mononucleate della lamina propria di pazienti celiaci risultavano positive per p65 rispetto ai pazienti celiaci in remissione e di controllo. Inoltre, l'attivazione di NF-B era correlata con l'espressione della monossido d’azoto sintasi inducibile (iNOS) e della cicloossigenasi-2 (COX-2), enzimi che catalizzano la sintesi di monossido d’azoto (NO) e prostaglandine pro-infiammatorie. Queste osservazioni potrebbero essere di una certa rilevanza clinica poichè una sostenuta attivazione di NF-B nella mucosa intestinale di pazienti celiaci conduce ad una prolungata induzione dell'espressione di geni pro-infiammatori perpetuando in tal modo il processo infiammatorio cronico. I risultati della ricerca, condotta nel secondo e terzo anno, ci hanno permesso di approfondire alcuni meccanismi dell’interazione diretta della gliadina (un peptide del glutine) con i macrofagi murini RAW 264.7 stimolati con IFN-. In particolare, la gliadina in associazione con IFN- incrementava la produzione di NO, l’espressione della iNOS, l’attività di legame dei fattori di trascrizione NF-B, IRF-1 (interferon regulatory factor-1) e STAT-1 (signal transducer and activator of transcription-1 al DNA rispetto all’IFN- da solo. Questi effetti erano inibiti significativamente da pirrolidina ditiocarbammato, genisteina e tirfostina B42, rispettivamente, inibitori dell’attivazione di NF-B, IRF-1 e STA

La tesi di Dottorato, svolta presso il Dipartimento di Farmacologia Sperimentale, redatta in lingua inglese ed intitolata “PATHOGENETICS MECHANISMS IN CELIAC DISEASE” ha riguardato lo studio dei meccanismi molecolari coinvolti nella patogenesi della Celiachia. I risultati della ricerca, condotta nel primo anno, ci hanno permesso di dimostrare che il fattore di trascrizione nuclear factor-B (NF-B) è attivato nella mucosa intestinale di pazienti celiaci indicando un ruolo per IB- nel regolare la persistente attivazione di NF-B in questa patologia. Le cellule epiteliali delle cripte e le cellule mononucleate della lamina propria di pazienti celiaci risultavano positive per p65 rispetto ai pazienti celiaci in remissione e di controllo. Inoltre, l'attivazione di NF-B era correlata con l'espressione della monossido d’azoto sintasi inducibile (iNOS) e della cicloossigenasi-2 (COX-2), enzimi che catalizzano la sintesi di monossido d’azoto (NO) e prostaglandine pro-infiammatorie. Queste osservazioni potrebbero essere di una certa rilevanza clinica poichè una sostenuta attivazione di NF-B nella mucosa intestinale di pazienti celiaci conduce ad una prolungata induzione dell'espressione di geni pro-infiammatori perpetuando in tal modo il processo infiammatorio cronico. I risultati della ricerca, condotta nel secondo e terzo anno, ci hanno permesso di approfondire alcuni meccanismi dell’interazione diretta della gliadina (un peptide del glutine) con i macrofagi murini RAW 264.7 stimolati con IFN-. In particolare, la gliadina in associazione con IFN- incrementava la produzione di NO, l’espressione della iNOS, l’attività di legame dei fattori di trascrizione NF-B, IRF-1 (interferon regulatory factor-1) e STAT-1 (signal transducer and activator of transcription-1 al DNA rispetto all’IFN- da solo. Questi effetti erano inibiti significativamente da pirrolidina ditiocarbammato, genisteina e tirfostina B42, rispettivamente, inibitori dell’attivazione di NF-B, IRF-1 e STA