Search

Il capitolo esamina la fattispecie penalistica riassunta all'art. 603 bis del Codice penale, sottolineando la connessione con la condizione dello straniero, sia regolare che irregolare, specialmente nei settori merceologici della agricoltura, del turismo e dei servizi. L'esame giuslavoristico si concentra sugli indici di sfruttamento del lavoro e sugli autori del reato, sottolinenando l'ampliamento della fattispecie di reato cui il legislatore è pervenuto con la riforma del 2016.

Il capitolo esamina criticamente le modalità d'ingresso in territorio italiano dei migranti economici, esplorando le articolate procedure previste per le conclusioni di un contratto di lavoro autonomo o subordinato, anche stagionale. Si esaminano, altresì, e connessioni tra contratto di soggiorno e contratto di lavoro, sottolineando i paradossi di una normativa burocratizzata, il cui esito si risolve, sovente, nella "legge pneumatica dell'irregolarità"

Il contributo affronta il tema dell'acceso al lavoro dello straniero extra UE nell'ambito della regolamentazione delle c.d. migrazioni economiche, esaminando la complessa procedura prevista dal Testo Unico sull'Immigrazione del 1998 (e successive modificazioni). Dopo una disamina delle fonti sovranazionali e nazionali, l'A. si sofferma sul procedimento previsto per l'ottenimento del permesso di soggiorno per motivi di lavoro (sia subordinato che autonomo), vagliando criticamente il sistema di contenimento dei flussi e gli istituti nel tempo introdotti dalla legislazione italiana, a partire dal contratto di soggiorno, e sottolineando paradossi e contraddizioni di una disciplina i cui effetto pare essere quello di alimentare la legge pneumatica dell'irregolarità.

Il contributo approfondisce un particolare punto d’intersezione tra irregolarità del soggiorno e irregolarità del lavoro che il legislatore ha inteso contrastare con la previsione dello specifico reato costituito dalla «intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro» (art. 603 bis c.p.). Nell'esame della fattispecie criminosa, indubbiamente provvista di connotati giuslavoristici, l'A. evidenza che, se è certo vero che, da una parte, non tutte le forme d’impiego irregolare dei migranti rientrano in tale fattispecie di reato e, dall’altra, che non necessariamente la fattispecie di reato in questione coinvolge lavoratori stranieri, è altrettanto pacifico che, non di rado, le due situazioni si sovrappongono : per la loro condizione di evidente vulnerabilità, i lavoratori stranieri costituiscono un potenziale bacino d’offerta di lavoro sottopagato e dequalificato soprattutto (ma non soltanto) nel settore agricolo, contraddistinto da rapporti di lavoro instabili, di breve durata e caratterizzati da un’accentuata stagionalità. I Rapporti di ricerca sull’immigrazione, del resto, attestano come, alla contrazione del numero degli addetti in agricoltura si sia accompagnata una crescita esponenziale della componente migrante, considerata oramai indispensabile per la tenuta e l’esistenza stessa del settore. Si stima, infatti, che i lavoratori stranieri costituiscano tra un quarto e un terzo del totale della manodopera in agricoltura e una parte rilevante di questo bacino «risulta ingaggiata irregolarmente, attraverso il cosiddetto sistema del caporalato, espressione con la quale si fa riferimento all’intermediazione, il reclutamento e l’organizzazione illegale della manodopera nonché allo sfruttamento lavorativo» . Nel settore agricolo – precisa l'A. – si è assistito alla «più grande rivoluzione antropologica» dell’Italia rurale degli ultimi venti anni , atteso che, almeno in alcune mansioni (raccolta e allevamento) e in alcune tipologie colturali (in primis, fragole, pomodori e angurie) il numero dei braccianti stranieri rappresenta, oramai, la maggioranza assoluta della manodopera.

Dopo aver descritto il contesto generale in cui è intervenuta la legge n. 47 del 2015, il saggio esamina i vari sviluppi che hanno condotto dall'originaria proposta di legge alla riforma definitivamente varata.

Il saggio analizza la nuova disciplina (introdotta a cavallo del 2013-2014) relativa al reclamo (art. 35 ord. pen.) e reclamo giurisdizionale (art. 35 bis ord. pen.) previsto a tutela dei diritti del detenuto ed internato.