All'interno delle opere biologiche, Aristotele disegna con frequenza le tappe dell'ontogenesi umana servendosi di immagini naturali e del confronto con altre forme di vita. L'embrione, ad esempio, «vive la vita della pianta» (Gen. an. II 2, 738 b 34-739 a 3; 739 b 34-740 a 4; 740 a 24-28). Il bambino condivide conformazione, maturità cognitiva ed esperienze degli animali privi di logos, e tanto più quanto minore è la sua età. Il bambino piccolo, ad esempio, strilla e gattona, e il suo corpo è ancora fuori asse rispetto alle dimensioni dell'universo (Part. an. IV, 10, 686 a 27-687 b 5); solo successivamente si approssima alla stazione eretta e migliora lentamente le sue abilità espressive e cognitive. Intorno all'età di quattordici anni maturano nell'individuo umano il seme, la più perfetta forma di residuo biologico; e la sua mente si apre ad accogliere un'intelligenza «divina» che proviene «dal di fuori». Se ne deduce che, per Aristotele, le tappe dell'ontogenesi umana ripercorrono in dettaglio le tappe della filogenesi naturale. Da ciò non dobbiamo dedurre un antropocentrismo della biologia di Aristotele. Le caratteristiche fisiche (stazione eretta, intelligenza, pollici opponibili) e psichiche dell'uomo (intelligenza intesa come nous, logos come espressione vocale) sono infatti non privilegi esclusivi, ma proprietà che derivano all'individuo umano dall'universo. La stazione eretta infatti orienta il corpo dell'uomo secondo i luoghi naturali nel cosmo (cfr. Preus 1975, 1990); e l'intelligenza attiva «è divina» e «viene dal di fuori» ma non appare perciò disincarnata (Gen. an. II, 3 736 b 22-731 a1). Esistono inoltre, in natura, forme di vita e di intelligenza superiori: gli astri (De Caelo II, 12, 292 a 18-21) e il cosmo (cfr. Laspia 2016), l'intera natura e il suo principio (Metaph. XII 7-9). L'intelligenza divina stessa è rappresentata da Aristotele come una forma di vita biologica (Laspia 2018). Da tutto ciò si desume che: 1. Aristotele è estraneo a ogni forma di dualismo mente/corpo. 2. la biologia aristotelica non è antropocentrica. 3. l'uomo è una forma di vita integrata nel cosmo e nella natura. 4. Per questa ragione le tappe dell'ontogenesi umana ricapitolano in sé tutte le forme di vita naturale sublunare, e culminano nella maturazione del seme e della facoltà riproduttiva da una parte, dell'intelligenza passiva, capace di rispecchiare in sé l'universo intero dall'altra. La vita umana si realizza dunque all'interno di un più vasto progetto, che coincide con il dispiegarsi della natura; solo al suo interno l’uomo può dirsi davvero felice.