Il progetto “Matematica e arte” e iniziato nel 1976. Vi erano diverse ragioni per le quali ho iniziato a pensare al progetto. La prima ragione era che in quell’anno mi trovavo all’universita di Trento e lavoravo nel settore del “Calcolo delle variazioni” e in particolare sulle superfici minime e sui problemi di capillarita. Sempre nel 1976 Jean Taylor aveva dimostrato un famoso risultato che chiudeva una congettura che era stata posta sperimentalmente dal fisico belga Plateau piu di cento anni prima [1]: le proprieta delle singolarita, degli spigoli, che generano le lamine di acqua saponata quando si incontrano. Plateau aveva osservato sperimentalmente che malgrado la apparente enorme complessita, i tipi di angoli che si producevano erano solo di due tipi. Jean Taylor utilizzando la Geometric Measure Theory introdotta da Federer e poi da Allard e Almgren, fu in grado di dimostrare che le ipotesi di Plateau erano corrette. La rivista Scientific American chiese nel 1976 a Jean Taylor e Fred Almgren di scrivere un articolo sui risultati piu recenti sulla teoria delle Superfici Minime e lamine di sapone [2]. Ad un fotografo professionale fu chiesto di realizzare delle suggestive immagini dei diversi tipi di lamine saponate. Sempre nel 1976 Taylor e Almgren furono invitati all’universita di Trento come visiting professors. Le immagini dell’articolo pubblicato sul Scientific American erano veramente splendide. Guardando quelle foto mi venne l’idea di fare un film sulle lamine di sapone per mostrarle in maggior dettaglio: introdussi la possibilita di osservare l’evoluzione delle loro forme e geometrie e dei loro colori nel tempo, utilizzando anche la tecnica della slowmotion camera. Sia Almgren che Taylor erano molto interessati all’idea. In quello stesso anno avevo scoperto le superfici “topologiche” di uno dei grandi artisti del Ventesimo secolo: Max Bill. Le sue sculture furono per me una vera rivelazione. L’impressione di Endless Ribbon, quell’enorme nastro di Moebius in pietra, fu molto forte [3]. Una forma matematica viva. In un certo senso questa era l’idea che mancava al progetto: i matematici, la matematica in tutti i periodi storici ed in ogni civilita hanno creato immagini, forme, relazioni. Il progetto si stava chiarendo: fare dei film per mettere a confronto su singoli temi il punto di vista matematico e quello artistico; non per filmare delle “tavole rotonde” di discussione tra artisti e matematici, ma “To make visible the invisibile”, come ha detto l’artista David Brisson nel film Dimensions realizzato nel H.S.M. Coxeter: un breve omaggio