Search

Objective: Early intervention demonstrates that, when psychotic symptoms are treated early, a higher therapeutic success rate is guaranteed. Besides, this kind of treatment maximizes the effectiveness of the interventions. The study aims to identify innovative therapeutic and assistance treatment and to investigate the effects of an integrated and multidimensional treatment after one year on subjects at risk mental states. Methods: This catamnestic study observed 30 young patients during one year of treatment, comparing the standard care protocol with a specialized early intervention named TR-43 Project. The therapeutic course and outcome were evaluated through the consultations of subjects’ medical records and the administration of the Global Assessment of Functioning Scale (GAF). Results: The entire group presented a statistically significant GAF score increase. The TR-43 Project staff showed a more consistent presence of professionals complementary to the psychiatrist. Conclusions: The positive outcome observed in the whole group attested appropriate patient management, while the lower presence of the psychiatrist observed in the TR-43 staff is likely useful to prevent patients’ medicalization. An integrated and multidimensional treatment, such as the TR-43 Project, can produce better clinical outcomes than a generic one.

Il contributo attraverso il riferimento a due film "Io prima di te" e "Wit" sviluppa il tema dell'esperienza della malattia come transito cruciale nella vita adulta che può essere messo in relazione con la dimensione della speranza che ,secondo Eugenio Borgna, ha due accezioni, delle quali una, foriera di riprogettualità. Tramite il riferimento al film WIT, il transito della malattia viene messo in relazione alla parola del curante.

In carcere l'educazione non è riducibile alle sole attività trattamentali: nella complessità multidimensionale del sistema penitenziario e della vita detentiva, processi di educazione informale e intenzionale-istituzionale si intrecciano. Sono molti i fattori (ambientali, sociali, culturali...) e i soggetti (Direttori, operatori, persone detenute, volontari... ) che a vario titolo prendono parte alla tessitura di esperienze detentive differentemente significative a livello individuale e, al contempo, collettivo e socio-culturale.

Il carcere è un territorio dell’educazione che può considerarsi estremo, nella molteplicità di antinomie e contraddizioni che lo caratterizzano. La sua poliedricità è dovuta a un mandato istituzionale centrato sulla valenza pedagogica dell’esperienza detentiva, che convive però con un mandato sociale, culturalmente diffuso e incisivo, che attribuisce alla reclusione una valenza (illusoriamente) salvifica rispetto ad una costante percezione di insicurezza. Lo scarto esistente tra rappresentazioni e realtà fa entrare in contraddizione le funzioni, le intenzioni e le pratiche quotidiane, specie rispetto ai temi cardine dei diritti delle persone detenute nonché delle distorsioni identitarie, esistenziali e di potere indotte dalla detenzione sulle traiettorie di vita personali, familiari e sociali. Al fine di aprire nuove possibili prospettive di pensiero critico rispetto al problema carcere, il testo mette in luce alcune questioni chiave e sollecitazioni critiche di ordine educativo-pedagogico, sulle quali si innestano tre affondi interdisciplinari – sociologico, giuridico e psicologico – e due sguardi professionalmente coinvolti nella quotidianità amministrativa della giustizia e nell’informazione. L’intreccio di diversi sguardi ed esperienze permette di offrire a studenti e operatori del settore uno strumento di conoscenza e problematizzazione attraverso cui osservare l’educazione (e le educazioni) in carcere secondo un approccio multidimensionale, attento alla complessità e in ricerca di snodi prospettici di svolta e possibile evoluzione.

Atti del convegno "Spazio e libertà negata", organizzato dal Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale a Roma, presso l'Istituto dell'Enciclopedia Treccani, il 28 ottobre 2019.

A growing body of empirical and clinical research attests to the influence of personality features on the development, course and outcome of psychotherapy. Over the last four decades, Blatt adopted a psychoanalytic and cognitive developmental approach in developing a theoretically and empirically grounded two-configurations model of personality. The main aim of this study was to evaluate possible changes in anaclitic and introjective configurations – as measured by the Depressive Experience Questionnaire (DEQ) (Blatt, D’Afflitti, & Quinlan, 1976) – set against simultaneous changes in personality profile measured by Shedler-Westen Assessment Procedure (SWAP-200). Two young patients, a man and a woman, characterized by different personality profiles – introjective and anaclitic, respectively – were assessed for one year in the context of a psychodynamic psychotherapy. A battery of instruments – Beck Depression Inventory II (BDI-II), Structured Clinical Interview for Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders I and II, Defense Mechanism Rating Scale, DEQ and SWAP-200 – were administered at the beginning, during the assessment process, and after one year. Both patients displayed lower BDI-II scores, along with evident clinical progress. Defence profiles and Core Conflict Relationship Themes showed interesting developments, in keeping with the evolution of the psychotherapy process. Lastly, while DEQ profiles outlined substantial stability after one year, some important changes in SWAP-200 profiles – in particular with regard to Q factors – were observed. Although these findings should be considered as preliminary, these results appear to be consistent with the description of Self-criticism and Dependency as relatively stable personality dimensions. The potential influence of profile diversity – introjective vs anaclitic – on other key variables of the psychotherapy process is also discussed.

L'intervento ha introdotto la tavola rotonda mostrandone gli obiettivi. Da un lato individuare e approfondire da punti di vista interdisciplinari quali siano le nuove forme di marginalità, di devianza e in sottofondo di fragilità individuale e vulnerabilità sociale, dall'altro quali siano le prospettive di intervento dal punto di vista delle politiche sociali e del lavoro educativo