IL TROFISMO DELLE ACQUE LENTICHE: UN CASO STUDIO NELL'INVASO DI TARSIA SUL FIUME CRATI (CALABRIA) 1Ernesto Infusino, 2Giovanni Callegari, 2Nicola Cantasano 1Università della Calabria, Dipartimento di Ingegneria per l'ambiente e il territorio, Arcavacata di Rende (Cs) 2Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo I.S.A.FO.M.- UOS Rende (Cs) La direttiva 2000/60/CE istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque evidenziando la necessità di "integrare maggiormente la protezione e la gestione sostenibile delle acque nelle politiche comunitarie". In tal senso, "una politica delle acque efficace e coerente deve tener conto della fragilità degli ecosistemi acquatici" al fine di impedirne il loro deterioramento ed estendendo tale protezione, anche, agli ecosistemi direttamente dipendenti da quelli acquatici. Pertanto, la direttiva suggerisce ai paesi membri che i corpi idrici, ed in particolare i laghi, debbano essere classificati in base al loro "stato ecologico", ottenuto in base a monitoraggi con cadenze prestabilite, in funzione della pressione antropica, dei parametri biologici (fitoplancton, macrofite, fitobentos e macro-invertebrati bentonici), limnologici e trofici. Tra i più importanti parametri chimico-fisici, individuati dalla direttiva, vi sono: la trasparenza, la salinità, l'acidificazione, le condizioni termiche, il contenuto di ossigeno ed il livello dei nutrienti. La Direttiva stabilisce, infine, l'obiettivo del raggiungimento dello stato ecologico "buono" delle acque entro il 2015, indicando come strumento prioritario la riduzione delle pressioni antropiche presenti nel bacino idrografico. A tal fine alcune Regioni, ai sensi dell'art. 91 del D.lgs. n. 152/2006, hanno individuato i principali bacini drenanti dei rispettivi territori, le misure per la prevenzione e riduzione dell'inquinamento nelle zone vulnerabili e le relative aree sensibili aggiornando, così, le rispettive leggi regionali in materia di acque. In Calabria, pur mancando una legge regionale di recepimento della predetta direttiva, il bacino del lago di Tarsia, area protetta regionale e sito SIC della Rete Natura 2000, è stato inserito nella fase di caratterizzazione del Distretto Idrografico dell'Appennino Meridionale. Ai fini di una corretta redazione del Piano Regionale di Gestione delle Acque e secondo le norme espresse nella Direttiva 91/271/CEE e nell'articolo 106 del citato D.lgs. n. 152/2006 si prevede che, per il risanamento dell'invaso di Tarsia, il cui bacino scolante subisce rilevanti pressioni antropiche da aree urbane limitrofe, sia necessario l'abbattimento minimo del 75% del carico complessivo dei nutrienti derivanti dalle acque reflue. In generale, l'autodepurazione delle acque lentiche è influenzata da numerosi parametri ed in particolare dalle concentrazioni di fosforo ed azoto. Elevate concentrazioni di tali nutrienti favoriscono, infatti, la transizione da comunità "climax" ad ecosistemi caratterizzati da un'elevata produzione primaria che, in alcuni casi, possono evolvere verso forme eutrofiche ed ipertrofiche. In particolare, le acque lentiche artificiali, rispetto a quelle naturali, hanno un comportamento alquanto diverso presentando una minore suscettibilità nei confronti dei fenomeni eutrofici per effetto del prelievo di acque ad uso irriguo e/o potabile e grazie ai periodici scarichi dalle prese di fondo che tendono a rinnovare la massa idrica invasata. Infine, un caso specifico è rappresentato dagli invasi stagionali, presenti soprattutto nelle aree vallive, in cui il rinnovamento è totale, come nell'invaso di Tarsia sul fiume Crati, oggetto del presente studio. La stagionalità dell'invaso consente l'utilizzo dei modelli di simulazione dei processi trofici e auto-depurativi su una scala temporale ristretta a differenza degli invasi naturali o a lento ricambio.