La ricerca condotta nel volume vuole indagare il pensiero di Levinas a partire da quei presupposti teoretici che consentono una lettura originale della convivenza umana, quell’‘essere-insieme-in-un-luogo’ le cui ricadute politico-giuridiche sono state indicate da Derrida come tra le più feconde del Novecento. Questo orizzonte sarebbe incomprensibile senza il ripensamento della soggettività e dell’alterità che Levinas conduce nella sua opera a partire, in particolare, dal confronto con Heidegger, ma riattraversando l’intera parabola del pensiero occidentale. Nel primo capitolo, propedeutico all’intero impianto del volume, la ricerca è stata volta a rintracciare l’evoluzione del concetto di Soggetto, dalla critica di una soggettività pensata come aderenza al corpo biologico, all’ipseità delle prime opere levinassiane, all’Io di godimento di Totalità e infinito, accomunate dalla dominanza del diritto a essere, fino alla deposizione del Soggetto e alla priorità della responsabilità sulla libertà. Nel secondo capitolo si affronta la questione della “socialità originaria” che, a partire dalla “tentazione dell’Uno”, segno distintivo della tradizione occidentale, attraverso l’eros, l’alterità femminile, la fraternità, condurrà all’asimmetria e alla diacronia, tratti essenziali del rapporto duale e plurale con il Volto dell’altro. Nel terzo capitolo la ricerca si concentra sull’ordinamento giuridico-politico e sulle possibilità aperte dalla figura del Terzo, che pone l’esigenza del comparare gli incomparabili, nel difficile e necessario rapporto tra etica e politica. Lo Stato e le istituzioni politiche sono analizzati a partire dai presupposti hobbesiani e da quelli indicati dalla tradizione talmudica, per giungere al “potere revocabile e provvisorio” di uno Stato liberale il cui fondamento sia l’equilibrio tra le due istanze, eterogenee ma indissociabili, del Diritto e della Giustizia. Nel quarto capitolo si analizzano i presupposti teoretici della differenza tra Diritto e Giustizia e di quello che Levinas chiama “diritto dell’altro”, con il conseguente pensare un “altrimenti-che-genere” umano e la possibile formulazione di “diritti dell’altro uomo”, originale lettura critica dei diritti dell’uomo. La tradizione ebraica costituirà lo sfondo necessario per approdare a quella “politica messianica”, la cui analisi chiude il volume, come politica ispirata dall’etica, quell’etica come “filosofia prima” che ha nella responsabilità per altri il suo cardine.