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Nel saggio si trattano i percorsi di ricerca di Edwin M. Lemert e la loro influenza su gran parte dei lavori successivi in tema di devianza, a partire dai lavori meno discussi nel nostro contesto accademico che trovano compimento e elaborazione matura in Devianza, problemi sociali e forme di controllo. Tenteremo di ricostruire il profilo intellettuale dello studioso, alcuni aspetti della sua biografia utili a delinearne lo sviluppo degli approcci e dei temi di ricerca e approfondiremo, in particolare, ricerche e analisi apparentemente “minori” che restituiscono alla figura di questo studioso una maggiore complessità. The essay discusses the research paths of Edwin M. Lemert and their influence on most of the subsequent works on the subject of deviance, starting with the less discussed works in our academic context that they find fulfillment and mature elaboration in Deviance, social problems and forms of control. We will try to reconstruct the intellectual profile of the scholar, some aspects of his biography useful for outlining the development of the approaches and research themes and, in particular, we will deepen, in particular, apparently "minor" research and analysis that restore greater complexity to the figure of this scholar.

Il saggio introduce il tema della costruzione sociale delle devianze sessuali in chiave storica

Il saggio vuole proporre una riflessione storico sociale sui principali mutamenti che hanno interessato i “copioni” sessuali e, in particolare, le relazioni romantiche e il corteggiamento tra maschi omosessuali nell’età contemporanea. Attraverso il riferimento all’interazione dialettica esistente tra dimensione culturale, interpersonale e intrapsichica offerta dalla teoria dei co-pioni sessuali (sexual scripts), l’analisi presenta le principali trasformazioni della maschilità omosessuale e dei suoi copioni, dalla loro costituzione a partire da assunti prevalentemente “eteronormativi” sino allo sviluppo di copioni alternativi che mettono in discussione le norme di genere, i modelli intimi e sessuali normativi. Dopo una prima ricognizione teorica della prospettiva dei copioni sessuali, cercheremo di ricostruire le principali trasformazioni dei copioni culturali maschili omosessuali sino a problematizzare l’universalizzazione, socialmente costruita, della dicotomia sesso-amore. Pur considerando il modello di amore romantico eteronormativo come egemone, la complessità e polisemia delle relazioni amicali-amorose maschili gay ne mettono in discussioni i fondamenti, svelandone il carattere intrinsecamente politico ed ideologico. Per fare questo, useremo una ricerca sia qualitativa che quantitativa (mix-methods) che ha investigato l’uso di un’applicazione estremamente diffusa nel mondo maschile omosessuale di nome Grindr. Si cercherà di comprendere quali sono i comportamenti degli uomini gay italiani e se la ricerca di sesso occasionale sia preponderante o meno rispetto a relazioni più profonde, di tipo relazione-affettivo e amicale. Alle conclusioni è lasciato il compito di intersecare teoria e pratica e di comprendere, quindi, quali relazioni intercorrono nella maschilità gay.

Il saggio presenta il profilo intellettuale di Howard S. Becker e analizza la sua teoria dei problemi sociali

Il testo analizza il tema della pornografia attraverso la prospettiva sociologica dei copioni sessuali.

Il saggio introduce la riflessione sulle “deviazioni sessuali” di William Simon e John H. Gagnon indicando i percorsi intellettuali dei due studiosi e il loro ruolo all'interno dello sviluppo della teoria sociologica per ciò che concerne l'analisi costruzionista delle sessualità e nei confronti di un’interpretazione anti-positivista delle condotte devianti.

Tema complesso, scomodo e controverso, il fenomeno del sex work maschile si pone al crocevia della trasformazione delle maschilità e del mutamento socio-sessuale, a metà fra modelli tradizionali, configurazioni inedite e nuove forme di normalizzazione. Poco visibile ma presente negli interstizi dello spazio pubblico, il lavoro sessuale maschile riproduce le asimmetrie di genere, classe, età ed etnia che strutturano le nostre pratiche quotidiane convenzionali. Alla luce di una serie di dati etnografici raccolti dall’autore, il volume presenta per la prima volta al lettore italiano il dibattito sociologico nazionale e internazionale sui “maschi-che-vendono-sesso-ad-altri-maschi”, ricostruendo su larga scala le rappresentazioni del fenomeno all’interno del dibattito storico, socio-criminologico e culturale. Un saggio che colma un vuoto nella letteratura scientifica di lingua italiana e ci sollecita a rileggere le relazioni fra i generi e a demistificare l’idea di maschilità, fino a esorcizzare il diffuso stereotipo di una sessualità “naturale”.

Tenendo conto di un approccio archeologico del sapere socio-criminologico, l’obiettivo principale del saggio è tentare di comprendere in che modo i discorsi socio-criminologici sugli LGBT si caratterizzino non tanto rispetto al loro oggetto privilegiato, quanto piuttosto in base al modo attraverso cui formano questi stessi oggetti; si tratta di analizzare, dunque, le modalità che organizzano storicamente i modelli culturali proiettati dai discorsi medico-legali-criminologici da intendersi prevalentemente come «pratiche che formano sistematicamente gli oggetti di cui parlano». In particolare, la costruzione della tipologia dell’“invertito” ha origine a partire dal discorso medico nella metà del XIX secolo e, passando attraverso l’antropologia criminale, perviene al XX secolo, momento in cui la produzione dei discorsi repressivi in ambito medico-legale, criminologico e penalistico nei paesi occidentali tradisce, contro ogni aspettativa di rinnovamento, una forte assonanza con l’analisi positivistica “tradizionale”.

Il volume ripropone l’analisi che Hall e colleghi hanno fornito del rapporto tra devianza, crimine e media. A corredo del volume alcuni scritti classici, inediti in Italia, che illustrano l’attenzione del gruppo nei confronti di ogni figura che rappresenti l’“alterità” e l’alterazione dell’ordine morale e simbolico egemone.

Fat shaming as a concept captures all the bias ingrained in cultural values, economic orders, and hegemonic ideals that stigmatize overweight or obese bodies. From a cultural perspective, media analysis of fat shaming allows us to address the body stratification that societies have produced, that is, what now is generally known as a somatic order. The entry analyzes the cultural effects of normalization and body politics.

Il saggio è basato su una relazione che presenta insieme a David Dietrick al Meeting annuale della Pacific Sociological Society nel 1958. I due autori, infatti, sostengono che la teoria della delinquenza elaborata da Cohen sia in grado di spiegare soltanto la formazione di una subcultura delinquente ma non il suo mantenimento che non può essere spiegato esclusivamente attraverso l’aspirazione verso i valori di classe media e la frustrazione derivante dal loro mancato conseguimento. Da una parte, infatti i due autori sostengono che il mantenimento di una subcultura deviante dipende da reazioni sociali negative ripetute e che aumentano di intensità, ragion per cui i giovani delinquenti si uniscono alle bande perché sono rifiutati ed esclusi dalla società dominante, processi di esclusione che rafforzano il senso di appartenenza, amplificano il comportamento deviante e intensificano il coinvolgimento nella subcultura

Il contributo intende presentare una serie di riflessioni epistemologiche e metodologiche relative alla dimensione della riflessività nell’approccio etnografico, guardando nello specifico al posizionamento di genere e sessuale. In particolare, si presterà attenzione all’avanzare della svolta auto-narrativa all’interno delle tecniche cosiddette auto-etnografiche e alle conseguenti implicazioni di ordine metodologico ed etico che derivano soprattutto nello studio delle sessualità e dei generi non normativi. Le riflessioni si basano sull’esperienza di ricerca sul campo che l’autore ha maturato nell’ambito di temi ricerca sensibili quali il sex work maschile in una città del Sud Italia che ha coinvolto individui autoctoni e migranti ).

Strong recent clinical evidence links the presence of prominent oscillations of ventricular repolarization in the low-frequency range (0.04-0.15 Hz) to the incidence of ventricular arrhythmia and sudden death in post-MI patients and patients with ischaemic and non-ischaemic cardiomyopathy. It has been proposed that these oscillations reflect oscillations of ventricular action potential duration at the sympathetic nerve frequency. Here we review emerging evidence to support that contention and provide insight into possible underlying mechanisms for this association.

We discuss how different service placement can improve DASH performances on an edge-enabled architecture in a MEC infrastructure. Network experiments emulate a real optical network behaviour allowing to measure improvements with different service placement.

Objective To determine whether blood biomarkers of neuronal damage (neurofilament light chain [NfL]), muscle damage (creatine kinase [CK]), and muscle mass (creatinine) are altered in spinal and bulbar muscular atrophy (SBMA) and can be used as biomarkers for disease severity. Methods In this multicenter longitudinal prospective study, plasma and serum were collected from 2 cohorts of patients with SBMA in London, United Kingdom (n = 50), and Padova, Italy (n = 43), along with disease (amyotrophic lateral sclerosis [ALS]) and healthy controls, and levels of plasma and serum NfL, CK, and creatinine were measured. Disease severity was assessed by the SBMA Functional Rating Scale and the Adult Myopathy Assessment Tool at baseline and 12 and 24 months. Results Blood NfL concentrations were increased in ALS samples, but were unchanged in both SBMA cohorts, were stable after 12 and 24 months, and were not correlated with clinical severity. Normal NfL levels were also found in a well-established mouse model of SBMA. Conversely, CK concentrations were significantly raised in SBMA compared with ALS samples, and were not correlated to the clinical measures. Creatinine concentrations were significantly reduced in SBMA, and strongly and significantly correlated with disease severity. Conclusions While muscle damage and muscle mass biomarkers are abnormal in SBMA, axonal damage markers are unchanged, highlighting the relevant primary role of skeletal muscle in disease pathogenesis. Creatinine, but not CK, correlated with disease severity, confirming its role as a valuable biomarker in SBMA.