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Il contributo analizza i fit&proper requirements degli amministratori di banca, illustrandone la disciplina e affrontandone i principali problemi applicativi.

The article analyzes the delicate position of the bank in the new institute of the negotiated settlement of the enterprise crisis. In particular, the bank's position is examined in relation to the various roles it can assume: as a creditor, as a contractual counterparty, as a provider of new finance, as a protagonist or as a subject who undergoes the operations carried out during the negotiated composition or its outcome.

Il contributo esamina la nuova disciplina italiana in tema di idoneità degli amministratori delle banche alla luce degli sviluppi internazionali in tema di corporate governance bancaria e della normativa UE

L'articolo illustra criticamente la complessiva posizione della banca di fronte alla composizione negoziata di un suo cliiente

La transizione verso un’economia verde si profila come la più importante trasformazione economica mondiale dei prossimi decenni e richiederà un ampio flusso di finanziamenti. Per questo, è decisivo che il sistema finanziario, e in particolare le banche, siano pienamente ingaggiati negli obiettivi della transizione. L’Unione europea ha messo in campo un nutrito gruppo di iniziative legislative che hanno, tra l’altro, l’obiettivo di strutturare le informazioni concernenti i temi del cambiamento climatico fornite dalle imprese al mercato e a tutti gli stakeholder. In questo lavoro, dopo aver percorso le iniziative europee, analizziamo le informazioni, quantitative e qualitative, fornite dai primi 10 gruppi bancari dell’Ue, per verificare la profondità e la comparabilità della documentazione fornita. Emerge un progressivo ampliamento di tali informazioni che risultano, tuttavia, ancora troppo eterogenee, mostrando la necessità di indicazioni più chiare da parte dei regolatori, sulla scia del green asset ratio proposto dall’Eba. Sotto il profilo quantitativo, si nota un graduale riposizionamento degli attivi delle banche verso i finanziamenti green, seppure con traiettorie differenti; la direzione è dunque quella giusta, ma è ancora difficile dire se la velocità del cambiamento rispetta le necessità della transizione.

Il contributo sisteamtizza la nuova disciplina in tema di requisiti e criteri di idoneità degli amministratori di banche

Questo studio rappresenta la prima indagine mai condotta in Italia sull’uso di intelligenza artificiale, big data e altre soluzioni tecnologiche avanzate da parte dei soggetti obbligati in ambito antiriciclaggio (Anti-Money Laundering – AML) e contrasto al finanziamento del terrorismo (Countering the Financing of Terrorism – CFT). Lo studio è basato su un’indagine che ha coinvolto un campione di 43 soggetti obbligati – banche, assicurazioni, altre istituzioni finanziarie, società di gaming – corrispondenti al 46% del totale attivo del settore finanziario e dei giochi/scommesse in Italia.

Lo studio di Geoffrey Jones sul processo storico di multinazionalizzazione delle banche inglesi (Jones, 1993) rappresenta un elemento centrale del dibattito sulla funzione delle banche nell’ambito della globalizzazione. L’approccio è stato di tipo “sistemico”, individuando alcune tendenze generali che caratterizzano il sistema bancario britannico. Tuttavia, la strategia perseguita dalle banche è strettamente dipendente dalle peculiarità dei diversi mercati di riferimento e ciò rende opportuno integrare la precedente metodica con un approccio più attento ai singoli casi nazionali. In questa prospettiva, l’articolo concentra l'attenzione sul caso delle affiliazioni bancarie italiane in Egitto tra le due guerre mondiali, su cui la storiografia appare lacunosa. Obiettivo di questo studio è dimostrare come la combinazione di pressioni provenienti dall’Italia e dall’evoluzione interna al mercato egiziano determinò, dopo una prima fase di relativa prosperità, un repentino deterioramento della posizione degli istituti italiani in quel paese. Solo considerando congiuntamente tali dinamiche, interne ed esterne al paese di destinazione, è possibile pervenire a una corretta comprensione dei punti di forza e di debolezza di istituzioni, come quelle bancarie, operanti su mercati internazionali., Geoffrey Jones's study of the historical process of multinationalization of British banks (Jones, 1993) is a milestone in the debate on the banking role in the context of globalization. The approach was ‘systemic’ as it highlights some general trends that characterize the British banking system. However, the strategy pursued by banks is strictly dependent on the peculiarities of the various host economies and this makes it appropriate to integrate the previous method with a more attentive approach to individual national cases. In this perspective, the article focuses on the case of the Italian banking affiliations in Egypt between the two world wars, on which historiography appears incomplete. This study aims to demonstrate how the combination of pressures from Italy and the internal evolution of the Egyptian market determined, after an initial phase of relative prosperity, a sudden deterioration in the position of Italian institutions in that country. Only by considering these dynamics, internal and external to the host country, is it possible to achieve a precise understanding of the strengths and weaknesses of institutions operating on international markets.

Il libro rappresenta un’analisi storica del cambiamento che ha interessato le grandi imprese italiane dai primordi (le grandi icone della seconda metà dell’Ottocento quali Ansaldo, Edison, Fiat) agli anni più recenti. Un’evoluzione che ha comportato prima un cammino virtuoso fino agli anni del miracolo economico, e poi un’inversione di tendenza alimentata dalla propensione alle operazioni finanziarie preferite allo sviluppo reale attraverso le innovazioni tecnologiche. Il declino ha avuto origine da molteplici errori commessi sia dai governi succedutisi dopo il 1948 (errate politiche industriali) che dai grandi capitalisti privati rivelatisi inadeguati soprattutto negli anni della globalizzazione. Prevalentemente dagli anni Novanta del secolo scorso le risorse di lavoro e capitale lasciate inutilizzate dalle grandi imprese hanno favorito l’espansione di un nuovo genere di capitalismo, il quarto in ordine di tempo. Esso segue il primo caratterizzato dalle grandi imprese nate tali per iniziativa di élites locali e con il sostegno delle grandi banche d’affari (banche miste), il secondo originato dalla crisi di quelle stesse banche miste e dal loro salvataggio, che ha portato le maggiori imprese industriali sotto il controllo dello Stato, e il terzo rappresentato dalle piccole imprese dei distretti industriali e cresciuto negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. La struttura manifatturiera italiana nel quarto capitalismo vede vincenti le imprese di media dimensione, a controllo familiare e aventi una gestione flessibile condotta da dirigenti le cui competenze equivalgono a quelle tipiche di chi governa le grandi imprese. Le caratteristiche fondamentali di queste aziende sono la specializzazione produttiva, la propensione a creare nicchie di mercato sulle quali posizionarsi come anelli fondamentali nelle catene di fornitura nazionali e internazionali, la forte stabilità finanziaria grazie all’impiego di risorse proprie alimentate dall’autofinanziamento, la collocazio, The book represents a historical analysis of the change that affected the largest Italian companies from the beginnings (the great icons of the second half of the nineteenth century such as Ansaldo, Edison, Fiat) to the most recent years. An evolution that involved firstly a virtuous path up to the years of the economic miracle, and then a reversal of the trend fueled by the propensity to financial operations preferred to real development through technological innovations. The decline was due to many mistakes made by the governments that succeeded each other after 1948 (erroneous industrial policies) and by the big private capitalists who proved inadequate especially in the years of globalization. Mainly since the nineties of the last century, the resources of labour and capital left unused by large companies favored the expansion of a new kind of capitalism, the fourth in order of time. It follows the first characterized by large enterprises born such by initiative of local élites with the support of large banques d’affaires (mixed banks), the second one originated from the crisis of those same mixed banks and their rescue that brought the largest industrial enterprises under State control and the third represented by small enterprises inside the industrial districts grown in the Sixties, Seventies and Eighties. The Italian manufacturing structure in the fourth capitalism sees winning medium-sized companies, family-controlled and with a flexible management conducted by managers whose skills are equivalent to those typical of large companies. The fundamental characteristics of these companies are the productive specialization, the propensity to create market niches on which to position themselves as leader, fundamental links in the national and international supply chains, a strong financial stability thanks to the use of own resources fed by operating cash-flows, the localization in territories with a high propensity for entrepreneurship and a high density of skil

It has been said that the Bank Recovery and Resolution Package implied a regime change in EU banking sector policy – from bailout to bail-in. However, within the Banking Union, the resolution procedure with the bail-in was only adopted in one case. In the absence of a different interpretation of the requirements to access the resolution procedure, the latter ends up being limited to marginal hypotheses. In such a context, the regulatory framework instrumental to the resolution procedure is not free from criticism – it involves unjustified compliance costs and it seems not so effective in pursuing the rule maker’s goals.