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Le Flore sono opere che presentano il catalogo delle specie di un territorio, commentate criticamente e accompagnate da altre informazioni quali il luogo (o località) del ritrovamento. Le Flore da un lato sono fortemente influenzate nella genesi e nel contenuto dal contesto storico-geografico-scientifico-culturale in cui vengono realizzate (e lo riflettono) e, dall’altro lato, rappresentano anche un momento di arrivo (oltre che di partenza) dello stato delle conoscenze del territorio a cui si riferiscono. La Flora della Provincia di Bologna di Girolamo Cocconi (1883) è una delle prime Flore locali dell’Italia post-unitaria, espressamente indirizzata agli studenti e a quanti avessero voluto accrescere le proprie cognizioni di botanica. La genesi di questa Flora è legata all’opera ai botanici Antonio e Giuseppe Bertoloni, che, dal 1816 al 1878, oltre ad avere fortemente improntato il panorama scientifico bolognese (e non solo), hanno esplorato a più riprese il territorio provinciale. La maggior parte dei dati contenuti nella Flora è stata però raccolta in un ristretto arco temporale, quindi essa fornisce una sorta di istantanea dello scenario floristico dell’epoca. I dati contenuti nella Flora sono ora parte della Banca-Dati della Flora della Regione Emilia-Romagna (7767 record) e le località (659) sono state georeferenziate. Ciò consente una rilettura in chiave contemporanea di questo prezioso volume e nuove possibilità di analisi. In questo contributo presentiamo i dati relativi all’alta valle del Reno e del Dardagna che costituiscono un importante segmento non solo in termini numerici (un terzo circa) del territorio descritto nella Flora, di grande attrazione per i botanici bolognesi, ma anche toscani.

In the original publication of the article the 8th author name was misspelt and now the correct name is provided in this correction and the original article has been corrected.

The Este Herbarium, preserved in the Este Secret Archives of the Modena State Archives, is one of the few surviving Renaissance herbaria to date. It is the most fascinating and mysterious. It is probably the sixth volume of a lost series. In the present article, we discuss the results of a joint work (still in progress) among the Universities of Ferrara, Modena and Reggio Emilia, and Bologna. All the correspondence between simplists and botanists of that epoch (primarily Ulisse Aldrovandi from Bologna) was thoroughly analysed, to search the solution of the rebus: which author (or authors), which temporal location, which context of production for this herbarium? The documents consulted allow to understand that living plants, seeds and illustrations were commonly exchanged, but herbarium sheets never. The consultations on taxonomic attributions were frequent. The term herbario/herbarj, that is recurring in the letters written by Alfonso Cattaneo to Ulisse Aldrovandi, is also mysterious (thing or person?).

I castagneti da frutto di antico impianto e con alberi secolari sono un habitat raro (e fragile) nel paesaggio appenninico e di elevato pregio perché, oltre ad avere valenze storico-culturali e paesaggistiche, supportano una elevata biodiversità e costituiscono un rifugio per specie rare o in declino. La gestione degli alberi monumentali e del sottobosco ha un ruolo chiave per il mantenimento o recupero dell’habitat e la salvaguardia della biodiversità ad esso connessa. Contestualmente, va riconosciuto il contributo insostituibile dato dai castanicoltori nella tutela dell’habitat.

I castagneti di antico impianto sono un habitat di importanza conservazionistica a livello europeo. In Appennino ci sono esempi di tali castagneti che ospitano alberi secolari. Questi ultimi, non solo testimoniano la lunga storia dell'impianto e la sua complessa relazione con l'uomo, ma possono costituire un rifugio per specie epifite rare o in declino. Nelle provincie di Bologna e Modena, attraverso informatori chiave e lo snow ball sampling sono stati individuati 20 castagneti (13 gestiti) con prevalenza di alberi secolari. Nei siti sono stati valutati la condizione degli alberi (incluso lo stato fitosanitario), la biodiversità vegetale e l’abbondanza di licheni target. I risultati evidenziano il ruolo centrale della gestione tradizionale nel preservare l'habitat e la biodiversità.

Data on remarkable plants for the Province of Modena (Northern Italy, south of Po River, Emilia-Romagna region) are presented. This contribution, which comes to light ten years after Flora del Modenese, deals with 171 entities, of which 69 are novelties, 17 indicated by mistake, 34 confirmed. For 50 extremely rare species, new data are presented. Among these, some are related to wetland habitats. 1 species has probably disappeared (Eriophorum scheuchzeri). Overall, the trend towards an increase in thermophilic and exotic species is confirmed. Meanwhile several other researches have been carried out; among these, at least the one relating to the flora of the historic center of Modena should be mentioned.

A nove anni dalla pubblicazione del volume Flora del Modenese si presentano i risultati ottenuti nel corso del primo aggiornamento e alcune considerazioni sugli ambienti particolarmente a rischio nella provincia di Modena: le aree umide di pianura e montagna e la conseguente crisi e/o riduzione delle idrofite. Sono oltre 723 le segnalazioni rilevanti che, assommate alle precedenti ante 2010, portano ad oltre 44.000 le segnalazioni del data base provinciale gestito dall’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna. I 62 nuovi taxa corrispondono a 39 specie, 6 sottospecie e 17 specie alloctone. L’incremento delle alloctone e delle specie di origine mediterranea, conferma i grandi mutamenti in atto, legati non solo ai cambiamenti climatici in corso, ma anche all’attività umana spesso fonte di pressione a danno della biodiversità. Oltremodo interessanti sono le conferme di 34 taxa storici, di cui 6 addirittura ritenuti estinti.

Si presentano i risultati del primo studio sistematico sulla flora urbica di Modena. Il censimento qui illustrato è stato svolto fra il 2014 e il 2018, considerando ogni via e piazza del centro storico cittadino, quest’ultimo inteso come area delimitata dai grandi viali che ricalcano il percorso dei bastioni cinquecenteschi. Sono state rinvenute 344 specie, delle quali 1 nuova per la flora d’Italia, 10 per l’Emilia-Romagna e altre 19 per la provincia di Modena; il 63% di queste nuove segnalazioni è esotico. Le specie non più ritrovate, segnalate almeno 20 anni fa o testimoniate solo da campioni d’erbario del tardo Ottocento, sono 17. Lo spettro biologico è dominato dalle terofite (45%), seguite da emicriptofite (28%) e fanerofite (15%). Lo spettro corologico è dominato da eurasiatiche (28%), mediterranee (24%) e cosmopolite (24%). Le neofite sono il 18% del totale, valore piuttosto basso se rapportato a quanto riferito per altre città della Pianura Padana e dell’Europa centrale: ciò è probabilmente dovuto alle ridotte dimensioni del centro storico cittadino, la cui compatta struttura urbanistica d’impronta medievale pare opporre una certa resistenza all’ingresso delle specie alloctone. Le specie invasive sono l’11% del totale. Interessante la presenza di 15 specie igrofile, talora indicatrici d’irrigazione o iper-irrigazione di aiuole e tappeti erbosi. Le specie protette (solo a livello regionale) sono soltanto 4, di cui 2 presenti in quanto sfuggite a coltivazione. Considerando l’affinità delle specie censite all’ecologia urbana, la lista è dominata dalle urbano-neutrali (45%) e dalle urbanofile (42%), il che può indicare sia una discreta varietà di ambienti di crescita, parecchi dei quali in una fase di evoluzione ecologica abbastanza avanzata per la città, sia una discreta qualità ambientale verosimilmente dovuta, almeno in parte, all’abbondanza e ampiezza delle aree verdi. La ricchezza specifica in ogni via o piazza è fortemente correlata all’eterogeneità ambientale (ρ = 0,794) e moderatamente correlata alla presenza limitrofa di aree verdi (ρ = 0,544) e alla lunghezza della via o ampiezza della piazza (ρ = 0,665 e 0,673, rispettivamente); esiste inoltre una debole correlazione fra presenza di specie orticole o alimentari e presenza, nella stessa via o piazza, di locali di ristorazione (ρ = 0,212). La città si conferma dunque come un ecosistema assai dinamico e di grande ricchezza biologica, utile per capire le strategie ecologiche messe in atto dalle piante per adattarsi a condizioni anche proibitive. Le aree urbane, inoltre, spesso fungono da «snodo» per la diffusione delle specie lungo le infrastrutture viarie, durante il processo di colonizzazione del territorio. La comprensione e il rispetto dei ruoli ecologici delle specie spontanee sono concetti fondamentali per una moderna pianificazione urbanistica volta a migliorare la qualità della vita nel suo complesso.

The LIFE project "Conservation of amphibians and butterflies of open wet areas and their habitats at the Foreste Casentinesi National Park" aims at improving the conservation status of three endangered amphibia (Bombina pachypus, Salamandrina perspicillata and Triturus carnifex) and two butterflies (Euplagia quadripunctaria and Eriogaster catax) of EC interest, inhabiting open wet areas. The project consists of different actions in 156 planned areas. Actions includes restoration of existing wetlands, creation of new wetlands, removal of trees and shrubs and the reintroduction of B. pachypus and S. perspicillata in some sites. The restoration of wetland habitats includes the creation of patches of the EC habitat interest H6430 Hydrophilous tall herb fringe communities of plains and of the montane to alpine levels. The project started in 2015 and has a duration of 6 years. Here the challenge represented by different ecological requirements of target animals and plants is described as well as the solutions found to achieve the project aims.

Il lavoro presenta una serie di tavole descrittive di alcuni reperti mummificati di Paniceae provenienti dal riparo sotto roccia di Takarkori. Il sito archeologico è ubicato nell’area più meridionale del Tadrart Acacus libico, un massiccio montuoso del Sahara Centrale, al confine tra Libia e Algeria sud-occidentale. Le schede realizzate, utili per le determinazioni nelle future analisi archeobotaniche nell’area, si riferiscono a 6 generi/specie di Paniceae, che includono tra l’altro cereali selvatici ancor oggi raccolti in aree sahariane e saheliane: Echinochloa colona, Panicum sp., Dactyloctenium aegyptium, Urochloa panicoides, Brachiaria sp., e B. leersioides.

IDPlanT is the Italian Database of Plant Translocation, an initiative of the Nature Conservation Working Group of the Italian Botanical Society. IDPlanT currently includes 185 plant translocations. The establishment of a national database on plant translocation is a key step forward in data sharing and techniques improvement in this field of plant conservation. Supplemental data for this article is available online at https://doi.org/10.1080/11263504.2021.1985004.

© 2021 The Authors., Aims: Understanding fine-grain diversity patterns across large spatial extents is fundamental for macroecological research and biodiversity conservation. Using the GrassPlot database, we provide benchmarks of fine-grain richness values of Palaearctic open habitats for vascular plants, bryophytes, lichens and complete vegetation (i.e., the sum of the former three groups). Location: Palaearctic biogeographic realm. Methods: We used 126,524 plots of eight standard grain sizes from the GrassPlot database: 0.0001, 0.001, 0.01, 0.1, 1, 10, 100 and 1,000 m and calculated the mean richness and standard deviations, as well as maximum, minimum, median, and first and third quartiles for each combination of grain size, taxonomic group, biome, region, vegetation type and phytosociological class. Results: Patterns of plant diversity in vegetation types and biomes differ across grain sizes and taxonomic groups. Overall, secondary (mostly semi-natural) grasslands and natural grasslands are the richest vegetation type. The open-access file ”GrassPlot Diversity Benchmarks” and the web tool “GrassPlot Diversity Explorer” are now available online (https://edgg.org/databases/GrasslandDiversityExplorer) and provide more insights into species richness patterns in the Palaearctic open habitats. Conclusions: The GrassPlot Diversity Benchmarks provide high-quality data on species richness in open habitat types across the Palaearctic. These benchmark data can be used in vegetation ecology, macroecology, biodiversity conservation and data quality checking. While the amount of data in the underlying GrassPlot database and their spatial coverage are smaller than in other extensive vegetation-plot databases, species recordings in GrassPlot are on average more complete, making it a valuable complementary data source in macroecology., GrassPlot development has been supported by the Bavarian Research Alliance (BayIntAn_UBT_2017_58), the Eurasian Dry Grassland Group (EDGG) and the International Association for Vegetation Science (IAVS); IB, CorM, JAC, IGM, DGM, MHe, DL and MTo were supported by the Basque Government (IT936‐16); CorM, IAx, MCh, JDa, PD, MHá, ZL, ZPr, EŠ and LT were supported by the Czech Science Foundation (19‐28491X); TR was supported by the Estonian Research Council (PUT1173); RJP was funded by the Strategic Research Programme of the Scottish Government’s Rural and Environmental Science and Analytical Services Division”; SBa was supported by the GINOP‐2.3.2‐15‐2016‐00019 project; GFi was partially supported by the MIUR initiative “Department of excellence” (Law 232/2016)"; BJA was funded by the Spanish Research Agency (grant AEI/ 10.13039/501100011033); AK, VB, IM, DS, IV and DV were supported by the National Research Foundation of Ukraine (2020.01/0140); MP and AH were supported by the Estonian Research Council (PRG874, PRG609), and the European Regional Development Fund (Centre of Excellence EcolChange); Data collection of HCP was funded by FORMAS (Swedish Research Council for Environment, Agricultural Science and Spatial Planning) and The Swedish Institute; JR was supported by the Czech Science Foundation (grant No. 20‐09895S) and the long‐term developmental project of the Czech Academy of Sciences (RVO 67985939); ATRA was funded by the Grant of Excellence Departments, MIUR‐Italy (ARTICOLO 1, COMMI 314 – 337 LEGGE 232/2016); JMA was supported by Carl Tryggers stiftelse för vetenskaplig forskning and Qatar Petroleum; AAli was supported by the Jiangsu Science and Technology Special Project (Grant No. BX2019084), and Metasequoia Faculty Research Startup Funding at Nanjing Forestry University (Grant No. 163010230), and he is currently supported by Hebei University through Faculty Research Startup Funding Program; ZB was supported by the NKFI K 124796 grant; The GLORIA‐ Aragón project of JLBA was funded by the Dirección General de Cambio Climático del Gobierno de Aragón (Spain); MCs and LDem were supported by DG Environment through the European Forum on Nature Conservation and Pastoralism and Barbara Knowles Fund, in collaboration with Pogány‐havas Association, Romania; JDa was partially supported by long‐term research development project no. RVO 67985939 of the Czech Academy of Sciences; BD and OV were supported by the NKFI KH 126476, NKFI KH 130338, NKFI FK 124404 and NKFI FK 135329 grants; BD, OV and AKe were supported by the Bolyai János Scholarship of the Hungarian Academy of Sciences; BE was funded by the Environmental Department of the Tyrolean Federal State Government, the MAB Programme of the Austrian Academy of Science, the Mountain Agriculture Research Unit and the Alpine Research Centre Obergurgl of Innsbruck University. The GLORIA projects of BE were funded by the EU project no. EVK2‐CT‐2000‐00056, the Earth System Sciences Program of the Austrian Academy of Sciences (project MEDIALPS), the Amt für Naturparke, Autonome Provinz Bozen‐Südtirol, the Südtiroler Wissenschaftsfonds and the Tiroler Wissenschaftsfonds; RGG was supported by the Spanish Ministry of Research to sample GLORIA sites in central Spain (CGL 2008‐00901/BOS) and present works by the Autonomous Region of Madrid (REMEDINAL TE‐CM, S2018/EMT‐4338); MJ was supporteLatviaed by Latvia Grant No. 194051; NP and SŠ were partly supported by the Slovenian Research Agency, core fundings P1‐0403 and J7‐1822.

Tropical forest ecosystems are among the most essential habitats on Earth for conserving biological diversity and short-term climate regulation. For this reason, they are key areas of conservation policies in the world. In this paper, we aim to investigate the dynamics of forest cover and their changes in primary productivity by empowering information on historical forest management and fieldwork research with remote sensing vegetation monitoring methods. The study area falls within the central portion of the Indian Western Ghats, a global biodiversity hotspot. In particular, part of the analysis was performed on the Kadamakal Reserve Forest and Pushpagiri Wildlife Sanctuary, which harbours an endemic low elevation dipterocarp evergreen forest. This area was managed by selective logging and became fully protected in 1984. We performed multiple time series macroscale analyses between 1999 and 2020 on the Indian Central Western Ghats region, using satellite products at 1 km spatial resolution from the VITO Copernicus Global Land Service on Dry Matter Productivity, Fraction of Absorbed Photosynthetically Active Radiation, and Normalised Difference Vegetation Index. We also performed a very-high spatial resolution Normalised Difference Vegetation Index differential analysis between 2021 and 2016 with Sentinel 2-L2A products to investigate forest dynamics within the reserve. At the 1 km spatial reso­lution has been found an increase in all three vegetation indices, by employing the LOESS statistical method for the smoothed transition autoregressive model of raster data medians of our datasets. The boxplot raster distri­bution analysis also highlighted a significant imbalance in dry matter productivity in the last decade (2010− 2020) comparing the previous one (1999–2009). The second part of the analysis, at 10 m spatial reso­lution within the reserve forest, revealed a growth in the vegetation cover on the top of the Pushpagiri Mountain ridge and in a previously landslide area. The study found new erosion channels down to the upper plateau on the South-West side of the reserve due to an increment of the run-off processes during the monsoon period. This satellite analysis highlighted generalised positive vegetation trends in the Central Western Ghats, India, over the last twenty-two years, enhancing an improvement in the ecosystem functioning and carbon storage ecosystem service. Notably, through this work, we also developed a standardised and open-access framework to monitor the vegetation remotely (SVIT) during periods of forest inaccessibility for fieldwork sampling.

Puccinellia fasciculata is a littoral miohalophyte with a Mediterranean-Atlantic distribution, uncommonly found in inland sites. The main Italian inland population is located in the Salse di Nirano Reserve, an area internationally renowned for the phenomenon of mud volcanoes. In this study, molecular markers are used to characterize this population and its possible relationships with the nearest littoral conspecific population. A survey of ISSR markers revealed low levels of genetic diversity (He = 0.081 in the inland population, 0.105 in the littoral one) and a weak genetic differentiation (Gst = 0.24 within the inland population, 0.28 among this and the littoral one). A sequence analysis of three non-coding regions of chloroplast DNA found no genetic differentiation both within the inland population and between the two populations, and revealed a common origin for the two dating back to the middle Holocene. The apparent incongruence between the results from the two approaches may be explained by differences between ISSR and non-coding cpDNA markers in capturing signatures related to gene flow; their integrated information implies a mixed reproductive strategy and a common evolutionary history for the two examined populations. Effective conservation strategies are recommended for the inland population of P. fasciculata and its habitat.

Context: Preserving hydrophyte and wetland plant diversity is among the most critical environmental issues worldwide. The progressive decline and disappearance of these species led to dramatic consequences on functions and services provided by inland aquatic ecosystems. This is especially relevant for lowlands that are usually disturbance-dominated landscapes, mainly by mechanization in agriculture and land use changes. Objectives: In these contexts, it is fundamental to understand the key factors affecting the aquatic and wetland plant richness, focusing on relict aquatic habitats, and overcoming a purely trophic-oriented approach. Methods: To do this, the aquatic and wetland flora of 88 aquatic sites, encompassed in an oversimplified watershed, was explored in terms of the total number of aquatic and wetland plant species, hydrophytes, alien species, and policy species, as well as 18 explanatory variables, including eco-morphological, hydrological, direct human impact, and landscape mosaic drivers. Results: The results emphasize the key role of site area and hydrological connectivity compared to land-use intensity in explaining hydrophyte and wetland plant richness in overexploited landscapes; conversely, site origin was crucial only for alien species, being more abundant in artificial sites. Conclusions: This paper offers a new comprehension of the leading contribution of local drivers in explaining macrophyte patterns, suggesting a relevant influence of habitat dynamics in regulating species establishment and developing. The future challenge will be to actively include artificial and/or altered aquatic ecosystems in hydrophyte and wetland plants conservation programs, not forgetting the risks associated with an increasingly spread of alien species. Graphic Abstract: [Figure not available: see fulltext.].

La Commissione Europea (CE) ha inserito ad oggi 36 taxa esotici vegetali nella lista delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale ai sensi del Regolamento (UE) n. 1143/2014 del Parlamento Europeo e del Consiglio, recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive. La lista delle specie di rilevanza unionale viene periodicamente aggiornata e include quelle specie che rappresentano una grave minaccia per la biodiversità, ma anche per la salute dei cittadini e le attività economiche nei territori dell’Unione Europea e che necessitano di una gestione concertata a livello comunitario. La CE vigila sullo stato di ogni taxon grazie anche a periodiche rendicontazioni da parte dei paesi dell'Unione. In vista di tali report, tra il 2020 e il 2021 è stata definita e integrata la distribuzione di queste specie in Italia.

Aim: Ecoinformatics offer new opportunity to test islands as biogeographic and eco- logical models. In this paper we predicted three hypotheses: (1) plot-based data issu- ing from vegetation surveys can be used to predict Island Species-Area Relationships (ISARs) or island similarity; (2) the habitat area is an independent predictor of species richness patterns within island; (3) species richness and composition are more de- pendent on habitat type than island identity in land-bridge islands. Area: Tuscan Archipelago, Italy. Methods: We assembled a database of all the vegetation plots available for the archi- pelago. For the first hypothesis we calculated ISARs, using Arrhenius model, and Beta Diversity, using Jaccard dissimilarity, on both published floras and cumulative plot data. For the second hypothesis, we modelled Habitat Species-Area Relationships (HSARs), using Arrhenius model. For the third hypothesis, we used additive partition- ing of species richness, NMDS and PERMANOVA. Results: Island Species-Area Relationships based on plot data mirrored those on pub- lished floras, but absolute values of c and z parameters were different. Beta diversity based on plot data resembled those of published floras, but was higher. Species rich- ness was significantly related to the habitat area. The total species richness of the archipelago was linked to large scale drivers, such as island identity, while plot species composition was driven by both habitat type and island identity. Conclusions: Data assembled issuing from vegetation surveys are useful to describe biogeographic patterns. Species richness in the archipelago is driven by spatial fac- tors such as the amount of habitats and the differences among islands, while the spe- cies composition of local assemblages is largely driven by habitat filters rather than by island identity, as expected in land-bridge islands.

Freshwater plants loss is one of the preeminent issues concerning biodiversity conservation, due to the alteration of inland waters by water regulation and agricultural intensification. At the same time, data suggest a relevant contribution of artificial, lowland aquatic ecosystems in supporting plant diversity. However, the underlying ecological mechanisms remain to be fully understood. To add knowledge to this subject, a wide canal network in the Bologna area (~ 1400km2, northern Italy) was investigated to analyse the riparian flora in relation to canal morphology. A systematic sampling procedure was adopted by randomly selecting 96 transects(1m × 10m) along 79 different canals, classified as small, medium, and large in terms of water depth. Flora was characterised based on the Ellenberg’s humidity and nitrophily indices, life forms, chorotypes, and alien species. The distribution of the number of species and floristic categories between transects and the role of canal depth were explored using linear mixed models and nMDS. 251 plant species were recorded; they were characterised by a broad ecology in terms of soil moisture (71% of the list) and nutrient availability (59%). Wetland and alien species—including invasive ones—were a marginal presence (< 5%, < 6%, respectively)—and canal depth showed a significant effect on compositional dissimilarity between canals, with larger canals characterised by lower diversity rates. This work reinforces the pivotal contribution of heavily modified water bodies in supporting plant richness in oversimplified landscapes, confirming the role of canal depth in driving local flora.

The Erbario Estense, preserved in the Archivio Segreto Estense (Modena State Archives, Italy), is one of the very few sixteenth century herbaria still existing today. Among its exsiccata are a dozen species coming from the Americas, one of which is tobacco. The author of the specimen calls the plant Tabacho, ouer Herba Regina; Camus and Penzig, in the late nineteenth century, identify it as Nicotiana tabacum and affirm that it could be the most ancient direct proof of the presence of this plant in Italy. Today, attribution of the specimen to the above-mentioned species is certain and, according to the studies carried out for the present research, only three other sixteenth century exsiccata of N. tabacum still exist, all of them preserved in the Erbario Aldrovandi in Bologna. Therefore, the specimen of the Erbario Estense is extremely precious from a historical and scientific viewpoint. Tobacco was certainly known by the simplists who were working at that epoch in the lively scientific and medical environment of Ferrara, even if, according to documentary sources, real pharmacological use of the plant seems to have taken place only in successive phases.

In this contribution, new data concerning the Italian distribution of alien vascular flora are presented. It includes new records, exclusions and confirmations for Italy or for Italian administrative regions for taxa in the genera Ageratum, Aster, Buddleja, Cedrus, Centranthus, Cephalotaxus, Clerodendrum, Cotoneaster, Cyperus, Honorius, Lantana, Ligustrum, Morus, Muscari, Oenothera, Opuntia, Platycladus, Plumbago, Pseudotsuga, Sedum, Sporobolus, Stachys, Ulmus and Yucca. A nomen novum, Stachys talbotii, is proposed as a replacement name for Sideritis purpurea.

Prosegue il lavoro di revisione sugli oltre mille campioni della Carpoteca Storica dell’Orto Botanico di Modena. Dopo i reperti di Gimnosperme, sono stati affrontati quelli delle Monocotiledoni, risultati circa 1/7 della collezione, afferenti a 21 diverse famiglie attuali. La famiglia con il maggior numero di campioni nella Carpoteca (51 - circa 1/3 delle Monocotiledoni) è quella delle Arecaceae ( “Palmae”), riconducibili a 36 taxa. È stato interessante notare che i taxa presenti avevano zone d’origine che coprivano l’intero globo terrestre: Africa (7), Africa/Asia (1), Asia (9), Bacino del Mediterraneo (tra cui Italia – 1), America (12), Australia/Nuova Zelanda (5). Tenendo conto della grande importanza economica ed etnobotanica di tante palme e di molti aspetti botanici curiosi ad esse legati, si è pensato di strutturare un itinerario interdisciplinare a loro dedicato, rivolto alla scuola primaria. L’itinerario, da svolgere all’Orto e in classe, è supportato da oltre 20 schede e un gioco didattico. I reperti della famiglia delle Arecaceae hanno trovato collocazione nelle vetrine dell’Aula Storica, in una mostra semi-permanente funzionale al percorso stesso.

Progetto di realizzazione percorsi tra collezioni e territorio (es. Puccinellia fasciculata)

Il comprensorio del Consorzio della Bonifica Burana, ricadente nel bacino idrografico del fiume Panaro, si estende dal crinale tosco-emiliano fino al Po in Lombardia, delimitato a est dal fiume Secchia e a ovest dal torrente Samoggia. Il territorio consortile ricade attualmente in 58 comuni delle province di Modena, Mantova, Ferrara, Bologna e Pistoia per una superficie di 242.536 ettari (80.158 ettari in montagna e 162.378 in pianura). Nel grande reticolo formato dai 2.500 km di canali del comprensorio il regolare deflusso delle acque è garantito da 52 impianti idrovori, oltre 2.000 manufatti, 1 cassa di espansione e 36 stazioni di telerilevamento. Le acque superficiali raggiungono i fiumi percorrendo delle vere e proprie vie d’acqua con incroci, sottopassi, gallerie, ecc. presenti sul territorio del Burana. L’equilibrio tra acqua e suolo va quindi mantenuto con un presidio e una gestione quotidiani, ma può manifestare punti di fragilità quando non vengono rispettati i criteri fondamentali, che regolano l’afflusso ed il percorso delle portate. La crescente cementificazione delle aree di pianura rende particolarmente impegnativo l’allontanamento delle acque dalle zone rurali e dai centri urbani, poiché l’impermeabilizzazione del suolo riduce quasi a zero l’assorbimento delle acque nel terreno, le quali fluiscono molto più rapide e in maggiore quantità in tombini e fognature fino ai canali, che devono essere in grado di riceverle per scaricarle nei fiumi. Canali, impianti idrovori e numerosi altri manufatti che da settembre/ottobre ad aprile/maggio allontanano l’acqua, nel periodo primaverile-estivo, in assenza di eventi critici, vengono utilizzati per creare delle vere e proprie riserve idriche al servizio dell’agricoltura e dell’ambiente. In concreto, mediante opportune manovre idrauliche che impediscono all’acqua di seguire il suo corso verso il mare, vengono trattenute e distribuite nei canali le acque bianche, le acque reflue e le acque provenienti da Po, Secchia, Panaro e Samoggia per consentirne l’attingimento da parte degli agricoltori. Questa fase, nel suo complesso, contribuisce ad un rilevante miglioramento dell’ecosistema grazie all’opportunità di trattenere e distribuire risorsa idrica che altrimenti andrebbe velocemente al mare senza fare ‘tappa’ sul territorio. È essenziale che agricoltura, infrastrutture e insediamenti residenziali e produttivi si armonizzino col governo delle acque: per sostenere lo sviluppo è necessaria un’accorta pianificazione territoriale, sia in montagna, sia in pianura. Alla base dell’impegno del Consorzio nel garantire la sicurezza idraulica, si unisce la sensibilità a migliorare aspetti paesaggistici e favorire la biodiversità, nella consapevolezza che i canali di bonifica e le loro pertinenze, oltre a svolgere la primaria funzione idraulica, caratterizzano il paesaggio, possono contribuire alla valorizzazione ambientale del territorio e al miglioramento qualitativo delle acque, integrando la Rete Natura 2000. Oltre a fornire acqua per le varie zone umide del territorio, il Consorzio realizza fasce boscate lungo i canali e si impegna per la conservazione delle specie rare presenti nei corsi d’acqua, individuate nella lista d’attenzione della flora modenese e nelle liste rosse regionali, nazionali e comunitarie. L’assetto territoriale odierno in cui opera il Consorzio è frutto di grandi interventi di bonifica che tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 hanno trasformato le zone paludose della Pianura Padana in zone abitabili e coltivabili. La presenza un tempo diffusa di aree umide naturali nel territorio padano favoriva una vegetazione idro-igrofila altrettanto diffusa e abbondante. I siti di molte specie a distribuzione centro-europea in queste zone rappresentavano un elemento di continuità con areali estesi a tutta la regione europea ed eurasiatica, in grado di garantire la sopravvivenza di popolazioni ed ecotipi locali. La progressiva scomparsa di aree umide dovuta al fort...