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Il contributo affronta le questioni dilemmatiche di fine vita, soffermandosi in particolare sulla legge n. 219 del 2017 e sulla sentenza n. 242 del 2019 della Corte costituzionale.

Il tema del suicidio richiede un confronto con questioni esistenziali fondamentali e il principale rischio di chi affronta un argomento così vertiginoso è quello di non riconoscerne la complessità. La perenne tentazione del giurista è di “chiudere le porte” a una riflessione problematica e sofferta ricorrendo ad equiparazioni che producono effetti semplificatori e occultano la molteplicità delle questioni in gioco. Questo scritto, all’opposto, si pone l’obiettivo di svelare l’inadeguatezza di alcune assimilazioni: la “liceità del suicidio” – principio fondamentale del biodiritto penale – non comporta automaticamente la “liceità dell’aiuto al suicidio”. E il concetto stesso di “aiuto al suicidio” dev’essere analizzato nelle sue numerose sfaccettature: l’agevolazione al suicidio “tradizionale” – provocato da forte sofferenza psicologica ed esistenziale – non può essere equiparata al fenomeno differente e dilemmatico dell’aiuto medico a morire. Il compito di delineare tali distinzioni con nettezza è necessario e urgente, anche alla luce delle recenti e celebri sentenze della Corte costituzionale italiana e di quella tedesca, che per motivi diversi rischiano di generare equivoci e fraintendimenti. L’aiuto al suicidio e il suicidio medicalmente assistito non sono gemelli congiunti e neppure fratelli: sono soltanto parenti che si ribellano a una convivenza forzata. Nell’ambito di queste coordinate il presente volume fornisce un contributo di fondamentale importanza anche nella prospettiva di un dibattito pubblico ponderato sulle questioni di fine vita.

L'Autore analizza la legge n. 219 del 2017, ponendo in evidenza la necessità di una sua completa attuazione nell'eterogeneo panorama nazionale.

Il contributo affronta l'istituto della preterintenzione proponendone una lettura costituzionalmente conforme, evidenziando al contempo le peculiarità della colpa in conteso illecito.

Nel contributo si pone in evidenza la incidenza della comunicazione digitale nelle diverse manifestazioni del c.d. "populismo penale".

Il presente scritto propone un’approfondita analisi della sentenza n. 242/2019 della Corte costituzionale: una pronuncia con la quale i giudici della Consulta hanno delineato un circoscritto ambito di non punibilità dell’aiuto medico al suicidio. A partire da un’attenta valutazione dei quattro requisiti afferenti alla condizione del paziente che avanza la richiesta di assistenza medica al suicidio, il contributo giungerà ad esaminare gli ulteriori requisiti di natura procedimentale. Muovendo dalla disamina delle argomentazioni della Corte, l’Autore arriverà ad evidenziare quanto queste siano strettamente connesse alle peculiarità del caso «Antoniani-Cappato» e, soprattutto, ad illustrare i chiaroscuri di una sentenza “inevitabilmente infelice”.

Il contributo analizza i profili di responsabilità penale nei confronti dei sanitari durante l'emergenza pandemica.

L'Autore si confronta con la tematica del suicidio, attraverso riflessioni di carattere sia giuridico che storico.

Gli Autori affrontano le tematiche del suicidio e dell'aiuto al suicidio in una prospettiva interdisciplinare, privilegiando il dialogo tra diritto (penale) e psicoanalisi.

L'Autore prende in considerazione le diverse forme della responsabilità penale in materia sanitaria. L'analisi proposta è condotta alla luce degli istituti classici anche nell'intento di articolare una riflessione de jure condendo.

L'autore prende in considerazione le diverse ipotesi di contenimento della responsabilità dei sanitari nell'ambito dell'emergenza pandemica.

Lo scritto propone una ricostruzione della responsabilità preterintenzionale, intesa in senso lato, in sintonia con l'attuazione del principio di colpevolezza.

Lo scritto analizza gli strumenti giuridici per contenere il rischio penale degli operatori sanitari impegnati in prima linea nella gestione della pandemia Covid-19.

La portata dell’epidemia ha messo sotto grande pressione gli esercenti le professioni sanitarie, imponendo loro scelte drammatiche su chi curare, costringendoli a lavorare interamente “off label”, secondo moduli organizzativi emergenziali, con scarse risorse a disposizione e, spesso, a rischio della propria incolumità. Questo scenario eccezionale ha dilatato il “rischio penale” dei professionisti sanitari, del quale l’Autore delinea le principali direttive al tempo dell’emergenza pandemica. Due to its proportions, the epidemic has put healthcare professionals under a great deal of pressure, imposing on them dramatic choices on whom should be treated, and forcing them to work entirely “off label”, following emergency organizing modules, with scarce resources at their disposal and, often, at their own risk. This exception scenario has boarded the “criminal liability” of healthcare professionals, of which the Author outlines the main directives at the time of the pandemic emergency.

Il contributo procede a una messa a fuoco dei principali profili biogiuridici della comunicazione tra medico e paziente minore di età.

Il contributo pone in evidenza come i principi del biodiritto penale della fine della vita umana trovino espressione nelle scelte del legislatore del 2017 in tema di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento. La L. n. 219 individua una pluralità di diritti fondamentali che riconoscono la massima ampiezza dell’autodeterminazione terapeutica, fino al diritto di vivere tutte le fasi della propria esistenza senza subire trattamenti sanitari contrari alla propria volontà.

Il saggio esamina la richiesta di assistenza a morire e l'aiuto al suicidio alla luce dei principi costituzionali e del sistema penale attualmente vigente.

Il contributo pone in evidenza come i principi del biodiritto penale della fine della vita umana trovino espressione nelle scelte del legislatore del 2017 in tema di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento. La L. n. 219 individua una pluralità di diritti fondamentali che riconoscono la massima ampiezza dell’autodeterminazione terapeutica, fino al diritto di vivere tutte le fasi della propria esistenza senza subire trattamenti sanitari contrari alla propria volontà.

Il presente scritto propone un’approfondita analisi della sentenza n. 242/2019 della Corte costituzionale: una pronuncia con la quale i giudici della Consulta hanno delineato un circoscritto ambito di non punibilità dell’aiuto medico al suicidio. A partire da un’attenta valutazione dei quattro requisiti afferenti alla condizione del paziente che avanza la richiesta di assistenza medica al suicidio, il contributo giungerà ad esaminare gli ulteriori requisiti di natura procedimentale. Muovendo dalla disamina delle argomentazioni della Corte, l’Autore arriverà ad evidenziare quanto queste siano strettamente connesse alle peculiarità del caso «Antoniani-Cappato» e, soprattutto, ad illustrare i chiaroscuri di una sentenza “inevitabilmente infelice”. This essay provides an in-dept analysis of decision No. 242/2019 of the Italian Constitutional Court. With this ruling, the Court has narrowed the scope of criminal liability for medical assistance to suicide. Starting from an accurate evaluation of the four requirements relating to the physical conditions of the patient requesting medical assistance to suicide, this paper examines other procedural requirements identified by the Court. After providing an analysis of the Court’s arguments, the Author highlights how these are strictly connected to the peculiarities of the «Antoniani-Cappato» case and, most importantly, illustrates the lights and shadows of an “inevitably unfortunate” decision.

Il contributo affronta in una prospettiva aggiornata le questioni di consenso, rifiuto e rinuncia ai trattamenti sanitari nell'ambito della relazione medico-paziente

Il saggio esamina la richiesta di assistenza a morire e l'aiuto al suicidio alla luce dei principi costituzionali e del sistema penale attualmente vigente.

Il contributo pone in evidenza come i principi del biodiritto penale della fine della vita umana trovino espressione nelle scelte del legislatore del 2017 in tema di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento. La L. n. 219 individua una pluralità di diritti fondamentali che riconoscono la massima ampiezza dell’autodeterminazione terapeutica, fino al diritto di vivere tutte le fasi della propria esistenza senza subire trattamenti sanitari contrari alla propria volontà.

Il contributo pone in evidenza come i principi del biodiritto penale della fine della vita umana trovino espressione nelle scelte del legislatore del 2017 in tema di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento. La L. n. 219 individua una pluralità di diritti fondamentali che riconoscono la massima ampiezza dell’autodeterminazione terapeutica, fino al diritto di vivere tutte le fasi della propria esistenza senza subire trattamenti sanitari contrari alla propria volontà.

Il contributo ricostruisce i fondamenti del biodiritto penale, evidenziando come i principi del biodiritto penale della fine della vita umana trovino espressione nelle scelte del legislatore del 2017 in tema di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento. La legge n. 219 individua una pluralità di diritti fondamentali che riconoscono la massima ampiezza dell’autodeterminazione terapeutica, fino al diritto di vivere tutte le fasi della propria esistenza senza subire trattamenti sanitari contrari alla propria volontà. This contribution provides an overview of the foundations of criminal biolaw, highlighting how the principles regarding the end of human life are expressed in the recent law concerning « Provisions on informed consent and advance treatment directives ». Indeed, law n. 219 identifies a number of fundamental rights which grant the the broadest spectrum of therapeutic self-determination, through to the right to live all stages of life without any medical treatment against the person’s will.

Il contributo pone in evidenza come i principi del biodiritto penale della fine della vita umana trovino espressione nelle scelte del legislatore del 2017 in tema di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento. La L. n. 219 individua una pluralità di diritti fondamentali che riconoscono la massima ampiezza dell’autodeterminazione terapeutica, fino al diritto di vivere tutte le fasi della propria esistenza senza subire trattamenti sanitari contrari alla propria volontà.

Il contributo affronta dapprima il tema del consenso informato nell’ambito del diritto convenzionale e dei principi costituzionali, per poi concentrarsi sui profili di responsabilità penale connessi al trattamento sanitario arbitrario, trattando infine il rifiuto delle terapie e la rinuncia al proseguimento dei trattamenti sanitari nonché le disposizioni anticipate di trattamento.

Il contributo pone in evidenza come i principi del biodiritto penale della fine della vita umana trovino espressione nelle scelte del legislatore del 2017 in tema di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento. La L. n. 219 individua una pluralità di diritti fondamentali che riconoscono la massima ampiezza dell’autodeterminazione terapeutica, fino al diritto di vivere tutte le fasi della propria esistenza senza subire trattamenti sanitari contrari alla propria volontà.

Il contributo pone in evidenza come i principi del biodiritto penale della fine della vita umana trovino espressione nelle scelte del legislatore del 2017 in tema di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento. La legge n. 219 individua una pluralità di diritti fondamentali che riconoscono la massima ampiezza dell’autodeterminazione terapeutica, fino al diritto di vivere tutte le fasi della propria esistenza senza subire trattamenti sanitari contrari alla propria volontà.

L’A. commenta le applicazioni giurisprudenziali e le ricostruzioni della scienza penale in materia di dolo e di preterintenzione.

Il contributo analizza le problematiche relative al biodiritto penale di inizio vita, in particolare e​saminando le fattispecie incriminatrici previste dalla l. n. 40/2004 alla luce degli interventi della Corte costituzionale e della Corte europea dei diritti dell'uomo.

BioLaw Journal - Rivista di BioDiritto, N° 1 (2018)

La metáfora de la crueldad se ocupa de tres grupos de cuestiones. La primera sobre la conformación de la cultura jurídica moderna por la denuncia de la crueldad de las penas y de la de la misma pena de muerte que acuñó el Marqués de Beccaria, ahora en el 250 aniversario de la publicación del Tratado. La segunda, sobre el concepto de la crueldad de las penas y los prolegómenos de una teoría de la crueldad. Por último, se abordan las perspectivas actuales de la abolición desde la consideración como ius cogens de las salvaguardias y de la proscripción de las penas crueles e inhumanas por los artículos 6 y 7 del Pacto Internacional de Derechos Civiles y Políticos, que será el campo de discusión sobre la pena capital y su abolición universal en los próximos años.

L’A. analizza l’inquadramento giuridico del potenziamento cognitivo farmacologico e i rapporti con la responsabilità sanitaria.

L'Autore analizza la struttura della responsabilità preterintenzionale come ipotesi di dolo misto a colpa generica.