Search

Le modifiche apportate da ultimo alla normativa civilistica in tema di bilancio di esercizio attraverso il D. Lgs. 139/2015 hanno comportato alcune rilevanti modificazioni rispetto all’impianto precedente non solo sotto il profilo normativo, ma – a nostro parere – soprattutto sul piano dei caratteri e degli oggetti che connotano tale bilancio di esercizio. In particolare, riteniamo che gli interventi che hanno portato all’eliminazione dell’area straordinaria dallo schema di conto economico, da un lato, e quelle che prevedono di poter iscrivere direttamente a stato patrimoniale gli effetti di determinate operazioni aziendali in atto senza che questi transitino per il conto economico, dall’altro, abbiano di fatto indotto “modificazioni genetiche” sulla natura e sulla connotazione degli originari oggetti di riferimento che tradizionalmente con-notano il bilancio stesso e cioè il reddito di periodo ed il correlato capitale di funzionamento. Più in generale, crediamo che siano le prospettive di un possibile progressivo integrale riorientamento del bilancio civilistico sulla base delle finalità e delle logiche che caratterizzano il modello di bilancio IAS/IFRS a dover porre importanti quesiti, alla luce del contesto imprenditoriale, economico e sociale che connota il nostro Paese. Con questo breve scritto ci siamo ripromessi di proporre alcune riflessioni al riguardo e quindi di offrire un contributo circa l’analisi delle tendenze in atto in tema di funzione informativa del bilancio di esercizio civilistico.

A cosa serve l’integrated reporting? Come è composto? Quali conseguenze derivano dalla sua adozione? Cosa si intende per valore aziendale? Chi sono oggi i soggetti interessati a conoscere tale valore? Quali sono le forme di disclosure idonee a rappresentarlo? Le nuove forme di disclosure rappresentano pienamente la relazione azienda-ambiente? Nella ricerca delle risposte a queste domande, il volume guida il lettore attraverso un percorso evolutivo nella comunicazione economi-co-finanziaria e non-finanziaria e all’esplorazione dell’integrated reporting.. L’integrated reporting trae origine e ragione d’essere nell’integrated thinking ed intende comunicare alle diverse categorie di stakeholder in maniera sintetica e integrata i processi attraverso cui l’azienda crea valore nel tempo, rinnovando quei “capitali” impiegati nei propri processi produttivi. Il volume è arricchito da un’analisi puntuale di casi nazionali ed internazionali di redazione del nuovo report, offrendo spunti critici di riflessione sul tema dell’informativa integrata.

Lo scopo di questo documento è di indagare se i sistemi e le tecniche contabili utilizzati nel sistema di istruzione superiore in Italia consentono agli utenti chiave di disporre di informazioni utili per un processo decisionale razionale. Il documento si sviluppa su un caso specifico, il contesto italiano delle università statali e non statali. La ricerca è condotta attraverso un sondaggio indirizzato a tutte le università italiane e indaga le condizioni contabili durante l'anno accademico 2008-2009. Rivela l'approccio più comune alla costruzione del sistema informativo contabile e al livello di diffusione e sviluppo delle tecniche di contabilità dei costi, identificando le aree di miglioramento. The aim of this paper is to investigate whether the accounting systems and techniques in use in higher education system in Italy allow key users to have useful information for a rational decision-making process. The paper develops on a specific case, the Italian context of state and non-state universities. The research is conducted through a survey addressed to all Italian universities and investigates accounting conditions during the academic year 2008-2009. It reveals the most common approach to the building of the accounting information system and the level of diffusion and development of cost accounting techniques, identifying areas of improvement.

La scelta di analizzare l’argomento oggetto della presente trattazione, pur deri-vando da un interesse di ricerca personale, sviluppato in particolare negli ultimi anni, presenta alcuni elementi di collegamento con i temi trattati dal Prof. Lucia-no Marchi nella suaLectio Magistralis che si è tenuta a ottobre 2019 presso l’Università di Pisa . L’informazione aziendale non può essere limitata alla di-mensione economico-finanziaria: tale esigenza ormai diventata un “imperativo categorico, è avvertita in misura crescente sia dal business che dalla finanza e ciò si riflette indubbiamente anche nell’ambito dei sistemi di controllo e di revisione. L’analisi, per quanto sommaria, della tematica dell’informativa non finanzia-ria e del controllo richiama inoltre la contrapposizione fra dimensione interna e esterna. Il Prof. Marchi era solito, nelle sue lezioni e spesso anche nei suoi di-scorsi introduttivi in sede di apertura di molti convegni, richiamare e spesso enfa-tizzare la contrapposizione fra controllo “interno” e controllo “esterno” e in gene-rale fra dimensione “interna” ed “esterna” in ambito aziendale. Devo ammettere che tale distinzione mi appariva un po' semplicistica: negli ultimi anni mi sono invece resa conto che stavo commettendo un grande errore non soltanto per l’effettiva rilevanza della distinzione ma anche perché, in riferimento all’informativa non finanziaria, tale contrapposizione assume una particolare ri-levanza tanto da stimolare molteplici ricerche, anche a livello internazionale. Si assiste infatti ad un costante richiamo negli studi, sia di reportistica che di con-trollo aziendale, alla contrapposizione fra dimensione “interna” ed “esterna”, do-ve indubbiamente la crescente importanza degli interessi degli stakeholder esterni ha svolto un ruolo determinante. Richiamando la sua Lectio Magistralis infatti il Prof. Marchi sottolinea quanto l’evoluzione del sistema di controllo interno “nella direzione del risk management, da un lato, e della responsabilità sociale, dall’altro, analogamente, può essere interpretata come la necessaria integrazione fra gli interessi interni e quelli esterni dei creditori, dei lavoratori e della comunità sociale.” Il Prof. Marchi afferma quindi la necessità di una sempre maggiore in-tegrazione della dimensione economica e sociale nei sistemi di controllo interno: tale considerazione, sicuramente condivisibile, nel presente capitolo verrà traslata nell’ambito delle informazioni non finanziarie (NFI) e del relativo controllo. Il presente capitolo è strutturato nel seguente modo: il paragrafo 1.2. descrive in estrema sintesi le caratteristiche delle NFI per poi passare ad approfondire al-cuni aspetti relativi al controllo interno ed esterno relativo al reporting non finanziario. Il paragrafo 1.3. offre una sintesi di alcuni studi internazionali sulla tematica della assurance delle NFI e infine il paragrafo 1.4 riporta alcune considera-zioni conclusive.

New Public Management principles have led to a growing number of public organisations to use social and environmental performance measurement tools, such as social reports, to be accountable in terms of results, social and environmental impacts. Thus, social report, with reference to the state universities, is developing. This article analyses, the process to develop a social report and the consequential performance measurement in terms of social and environmental impacts. The social report of the studied organisation is an expression of the following functions: (1) transparency of the activity, (2) internal governance (3) stakeholders engagement and (4) measurement of the economic, social and environmental impacts provide with reference the territory. The case study method is used to develop this research. We have applied it to the University of Bologna, which is a large-university that has included in its stated (set out in the Charter of the University to be therefore developed consistently every year) reporting system the social report.

Over the past several decades the demand for accountability in the field of public administration has been growing exponentially in Europe. The particular emphasis for this theme was the stimulus for the significant adoption and use of information technology systems in the public sector. Thus, the main focus of European countries has been e-government that provides process reform of the manner in which governments work, share information, and deliver services to external and internal clients. Therefore, accountability has become more critical for improving the economic, financial and organizational management of public matters. The need for accountability has pushed the Italian legislature to produce a sequence of legislative and regulatory interventions towards increased transparency in public administrations. This paper presents an account of the likely consequences that performance monitoring systems have, through e-government technology, on public service transparency and accountability. This research utilizes a study on the Brunetta reform (from the Ministry of Public Administration) to foster public sector productivity; that study's key principles are efficiency, meritocracy, accountability, and transparency.

Tra le istituzioni presenti nella società occidentale l’Università è seconda solo alla Chiesa cattolica per capacità di persistere nel corso del tempo (Capano, 2000). Nelle varie leggi di riforma del sistema universitario italiano si fa riferimento all’università come luogo ideale deputato all’insegnamento e alla ricerca, ossia tempio dell’universalità del sapere. Tuttavia, il fatto che essa costituisca un luogo di generazione e trasmissione di conoscenze non deve sviare l’attenzione dall’importanza del processo di managerializzazione del comparto che progressivamente porta a considerare lo studente non più come anonima matricola, ma come utente-cliente alla cui soddisfazione deve essere finalizzato l’intero processo di erogazione del servizio di istruzione.

Obiettivo del presente lavoro è fornire le chiavi di lettura ed interpretazione del fenomeno della rendicontazione sociale nel sistema universitario italiano alla luce del rinnovato contesto politico-istituzionale di riferimento e degli studi teorici ed empirici finora pubblicati sul tema. Il tema del bilancio sociale è affrontato alla luce dell'analisi della letteratura e dei principali dati emersi dalle ricerche, da cui emergono alcuni spunti di riflessione per alimentare il dibattito sull'evoluzione del fenomeno della rendicontazione sociale negli atenei italiani.

Il lavoro, dopo aver introdotto nel primo capitolo i diversi approcci e modelli di controllo, analizza gli strumenti tecnico-contabili a disposizione della direzione aziendale nei processi di programmazione e controllo. Sono, in particolare, oggetto di analisi il piano economico-finanziario (Capitolo 2), il sistema di budget (Capitolo 3), l’analisi economico-finanziaria (Capitolo 4), il rendiconto finanziario (Capitolo 5), il reporting e l’analisi degli scostamenti (Capitolo 6). Il volume accompagna dunque gradualmente il lettore alla logica dei processi di programmazione e controllo, introducendolo altresì al concreto utilizzo della dotazione contabile. Specifica attenzione viene infatti dedicata alla fase applicativa, grazie a esemplificazioni pratiche condotte, in ciascun capitolo, attraverso lo sviluppo di concreti casi aziendali. Il testo nasce dall’esperienza degli autori che, da diversi anni, sviluppano le tematiche connesse al controllo di gestione nello svolgimento delle rispettive attività di ricerca.

Il capitolo apre con il tema della pianificazione strategica, quale processo attraverso cui la direzione aziendale, sulla base della formulazione di specifiche ipotesi e previsioni, individua i mezzi più idonei per realizzare il disegno strategico aziendale, coerentemente con la propria mission. Successivamente l’attenzione è posta in particolare sulla pianificazione economico-finanziaria: vengono approfonditi aspetti quali le caratteristiche, l’iter di redazione, la struttura del piano economico-finanziario e i suoi ambiti di utilizzo interni ed esterni all’azienda.

The chapter presents an account of the likely consequences that performance monitoring systems have on public service transparency and accountability through e-government technology. The research draws upon a study on the Brunetta reform (from the name of the Ministry of Public Administration) to foster public sectorproductivity, whose key principles are efficiency, meritocracy, accountability, and transparency. Specifically we outline the rationale for introducing performance monitoring technologies in public central administrations (ministries), the use the central government made of the system and the ways in which central public administrations responded to such compulsory performance monitoring system.

To what extent and in which direction does the recent so-called “shift from e-Government to e-Governance systems” take place in European governments? Much has been claimed and written about the influence of e-Government on the modernization and growth of public sector initiatives in Europe. Little is known, however, about how the shift from e-Government to e-Governance takes place in European governments. In particular, in this chapter, an overview of both challenges and advantages of implementing e-Governance strategies is presented, by examining how closely and critically intertwined e-Government and e-Governance are in European countries, with particular reference to the emerging ones. In fact, according to the European Commission indexes, European countries have been split in two groups: Pioneers (P) that are the “best-in-class” EU members, and Followers (F) that have only recently undertaken their path towards the ICT and e-government implementation and still have to foster the e-governance development. The authors judge this comparison as particular instructive in order to draw out some lessons that can be learnt by emerging countries about how to face these challenges.

The influence of e-government on the modernization and growth of public sector initiatives in Europe have been deeply claimed. Little is known, however, about how the recent so called shift from e-government to e-governance takes place in European governments. Particularly, the chapter presents a view of both challenges and advantages of implementing e-governance strategies, by examining how closely and critically intertwined e-government and e-governance are in European countries.

Within the broad framework of public administration reform, the Act of the ministerial directive, 10th May 2001, regarding the “technical/scientiÞ c criteria and standards for the functioning and development of museums” constitutes an essential tool in promoting the rapid growth of this sector. In fact, following in the footsteps of Icom’s Deontological Code and through the advantageous involvement of regions and local authorities, the document underlines the importance of service quality and deÞ nes scopes, criteria and standards for operating and developing museums. On the basis of the subsidiarity principle, regions are the main actors in the implementation of the Directive Act, and in the last few years they have launched progressive plans aimed at increasing quality in museums by implementing standards and initiating accreditation processes. The aim of this study is to analyse the procedure enacted by the region of Emilia-Romagna, referring both to the regulations and the state of the art implementation of standards and its effect on museum management. In implementing the Directive Act, regions must be given more power, so that they are able to foster progressive plans aimed at increasing quality in museums and realizing accreditation processes.

I musei e le biblioteche sono organizzazioni culturali che rivestono il ruolo sia di attori che di strumenti dello sviluppo culturale: danno vita al dialogo fra i popoli, coltivano la memoria, rafforzano l’identità nazionale e sostengono lo sviluppo territoriale a livello nazionale ed internazionale. Tradizionalmente, la gestione di musei e biblioteche è stata assicurata direttamente dagli uffici della pubblica amministrazione, anche grazie ad una disciplina dei beni culturali caratterizzata da un’impostazione “difensiva”, finalizzata ad assicurarne conservazione, integrità e sicurezza. Se la gestione diretta ha rivestito un ruolo fondamentale nello sviluppo economico del nostro Paese, spesso l’assenza di concorrenza e di apertura al mercato è divenuta sinonimo di spreco di risorse, inefficienza, gestioni burocratiche, scarsamente flessibili e non improntate a logiche di razionalità economica, scarsa qualità offerta e, in ultima analisi, gravi ripercussioni sullo stato dei conti pubblici. Per questi motivi, le pubbliche amministrazioni sono state coinvolte in un diffuso processo di riforma che, anche per effetto del coinvolgimento dei privati e dell’adozione di modelli gestionali mutuati dal diritto privato, ha portato alla ricerca di un rinnovato equilibrio fra gli obiettivi di valorizzazione del bene culturale e il perseguimento di criteri di efficienza ed economicità della gestione. Nel testo vengono sviluppati i percorsi da attuare per una gestione delle orga-nizzazioni culturali improntata all’economicità: dalla struttura proprietaria ai modelli di gestione, dall’assetto organizzativo ai profili aziendali, dai sistemi informativo-contabili ai bilanci, nelle loro forme obbligatorie e volontarie, e ai sistemi di indicatori per la misurazione della performance di musei e biblioteche. Tali percorsi sono stati sviluppati grazie alla collaborazione di musei e biblioteche della Regione Emilia-Romagna, che si sono resi disponibili a condividere le loro esperienze per tracciare le dinamiche di settore e le loro possibili evoluzioni.

Context and Purpose: Recent years in Italy have witnessed an emerging interest under scholars on public sector’s social report, with particular reference to local governments. This document is used as a tool for external accountability’s purposes, as well as for management control system’s purposes. Over last years this phenomenon has extended also to the university sector, with 9 pioneering experiences. Despite this practice is not mandatory required, two Italian guidelines have been issued to promote it over universities (Directive, 2006; GBS, 2008). However, just a few studies have been published on this topic. Particularly, little research has been carried out in relation to the analysis of the practices. To bridge this gap, the current study is aimed to provide a comparative analysis of the pioneering social reports in order to highlight strengths and weaknesses of the phenomenon, and contribute to the debate about its development. Design/methodology/approach: The research was conducted through a documentary analysis applied to the social reports published by the Italian universities until 2009. The analysis investigates the following aspects: (1) the institutional framework under which the initiative was developed, (2) the process of reporting, (3) the content and structure of the document, as well as the guidelines followed (4) the link between social reporting and planning, and the intention to replicate the initiative. Findings: The paper founds that: (1) the institutional framework for the social report’s adoption is motivated by an increasing attention of stakeholder and funders on the results assessment; (2) the process of reporting is hardly illustrated, it involves mainly internal employees, and generally it does not engage stakeholders; (3) there is a wide diversity in structure and contents, and an incompleteness of the areas reported. Moreover, in most cases one or more guidelines for social reporting are taken into consideration; however, the Italian Directive (2006) is the most considered; (4) social reports are often declared to be linked with the planning process, and all universities stated their intention to replicate the initiative. Practical implications: Given the newness of the two Italian guidelines for social reporting, and the lack of studies on reporting practices the current study identifying strengths and weaknesses of current practices can contribute to: on one hand, the dissemination of social reporting practices in universities, on the other hand, the improvement of the next editions. Originality: The national and international literature has paid little attention to the social report in universities, and the studies carried out were mainly normative in nature. This research analyses what Italian universities actually report in their social reports, and establishes what the open issues are and highlights further areas of research.

Culture has always been an important factor for economic development and local attractiveness in European regions and cities. In Italy, there are over 4,100 museums, 1,400 theatres, 11,400 libraries, 6,000 archaeological sites, 367 archaeological areas, 85,000 National Trust churches, and 40,000 historical residences, whose property, traditionally, is entrusted to public administration, and local entities in particular. For this reason it would be particularly interesting to analyze the Italian case in order to assess the political and institutional changes of the cultural public sector have made it necessary to introduce governmental criteria and adopt methods and instrumentation marked by a logic of economic rationality in the governance of cultural heritage. The present contribution proposes a definition of the political-institutional context in which the Italian cultural “services” are allocated along with an interpretational scheme of analysis regarding the variables relevant to their governance. It is also analyzed in depth the dimension of the cultural sector in Italy, in comparison with the other European countries, and the effects of the present financial crisis on the amount of resources devoted to the Italian local cultural assets.

Nel quadro generale di riforma della pubblica amministrazione, il settore dei beni culturali e` stato oggetto di grandi cambiamenti che hanno interessato sia la normativa, che le forme di gestione. In tale contesto, il museo ha rivestito un ruolo centrale, acquisendo una piu` precisa individualita` e passando dalla condizione di universitas rerum allo status di istituto. In questo ambito, l’Atto di indirizzo ministeriale del 10 maggio 2001 sui ‘‘Criteri tecnico- scientifici e standard per il funzionamento e lo sviluppo dei musei’’ rappresenta un elemento fondamentale e un fattore di accelerazione. Sul tracciato del Codice deontologico dell’Icom e attraverso un proficuo coinvolgimento delle regioni e delle autonomie locali, il documento ha sottolineato l’importanza della qualita` dei servizi offerti, definendo gli ambiti, i criteri e gli standard per il funzionamento e lo sviluppo dei musei. Sulla base del principio di sussidiarieta`, i principali attori dell’attuazione e messa in pratica dell’Atto di indirizzo sono le regioni, che in quest’ultimi anni hanno avviato progressivi percorsi di miglioramento della qualita` dei musei attraverso l’adozione degli standard e l’avvio di processi di accreditamento.

Tradizionalmente, la gestione di musei è stata direttamente assicurata dagli uffici della pubblica amministrazione (musei-ufficio), anche grazie ad una disciplina dei beni culturali caratterizzata da una impostazione “difensiva”, finalizzata ad assicurarne conservazione, integrità e sicurezza. Nel contesto dei processi di riforma della pubblicazione amministrazione italiana, si è verificata una inversione di tendenza nella gestione dei musei con maggiore coinvolgimento dei privati e l’adozione di strumenti giuridici mutuati dal mondo non profit. Il mutamento delle forme di gestione dei beni culturali comporta inevitabilmente un cambiamento nelle caratteristiche dei modelli di rendicontazione adottati. Quali modelli di rendicontazione deve adottare un museo di proprietà pubblica gestito da un ente non profit? L’esperienza della Fondazione Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (MIC) rappresenta un esempio di evoluzione della forma di gestione da pubblico a non profit, il cui fattore propulsivo non è stato solo l’adempimento alla normativa, ma anche la ricerca di una maggiore efficienza ed efficacia nella gestione del patrimonio custodito. Tramite la descrizione dell’esperienza del MIC, l’articolo analizza le forme di gestione e i modelli di rendicontazione da due punti di vista: quello dell’ente locale che deve compiere la scelta della “migliore” forma di gestione dei propri servizi culturali e quello del soggetto gestore non profit che è chiamato ad assicurare l’economicità e la valorizzazione dei beni culturali che gestisce per conto della pubblica amministrazione. Pur nella condivisione dell’intero lavoro presentato, si specifica la seguente attribuzione dei paragrafi: 1, 2, 3, 6 a R.L. Orelli, 4 a C. del Sordo e 5 a S. Pazzi.

Oggetto del presente contributo è l’analisi dell’evoluzione della misurazione della performance nelle aziende pubbliche che si occupano della gestione del patrimonio culturale; in particolare vengono investigate le condizioni e le modalità che consentono di realizzare una corretta e trasparente informativa sulle attività e i risultati di tali aziende. La ricerca è condotta attraverso (a) l’individuazione delle variabili rilevanti ai fini della misurazione della performance nelle aziende del patrimonio culturale italiano e (b) la verifica delle concrete relazioni e sinergie fra tali variabili ai fini della misurazione della performance in un caso di specie, i Musei Civici Veneziani (MCV). In particolare, le variabili rilevanti per la misurazione della performance analizzate sono: livelli di autonomia e reversibilità delle scelte, attrazione e organizzazione delle competenze, sistema informativo-contabile per le decisioni e per il controllo, consenso e attrazione delle risorse finanziarie e legami interistituzionali (Garlatti 2005, Orelli 2007).

Gli enti locali hanno il compito di interessarsi di ciò che è comunemente denominato interesse generale o bene comune, compreso il patrimonio culturale, in quanto testimone della conoscenza e della memoria nazionale. Assurge, pertanto, a significativa rilevanza la previsione normativa circa la definizione di bene culturale nell’ordinamento giuridico nazionale, definizione che ha subito profonde innovazioni grazie alla mediazione degli organismi internazionali. Il presente articolo si propone di analizzare l’origine e l’evoluzione della nozione di bene culturale fino ai più recenti sviluppi del Codice dei beni culturali e del paesaggio

I contenuti dell’articolo si concentrano sui seguenti aspetti sintetici. La fondazione: il quadro giuridico. Il Teatro dell’Opera di Roma. Storia e attivita`. Livelli di autonomia e di reversibilita` delle scelte.Attrazione e organizzazione delle competenze. Sistema informativo-contabile per le decisioni e per il controllo Misurazione della performance. Consenso e attrazione di risorse finanziarie. Legami interistituzionali. La Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze. Livelli di autonomia e di reversibilita` delle scelte.Attrazione e organizzazione delle competenze. Sistema informativo-contabile per le decisioni e per il controllo Misurazione della performance. Consenso e attrazione di risorse finanziarie. Legami interistituzionali. Osservazioni conclusive

Il contributo approfondisce la seguenti tematiche. L’evoluzione del quadro normativo per la gestione dei servizi culturali. Dalla legge Giolitti del 1903 alla fine degli anni Ottanta. Riforme e contro-riforme: la legge n. 142/1990 e le sue modificazioni. Il Codice dei beni culturali e del paesaggio e le sue modificazioni. La gestione in economia. L’istituzione. La fondazione e l’associazione. La fondazione di partecipazione: un nuovo modello ordina mentale.

I contenuti dell’articolo si concentrano sui seguenti aspetti sintetici. L'Istituzione: il quadro giuridico. La Biblioteca Malatestiana di Cesena. Storia e attivita`. Livelli di autonomia e di reversibilita` delle scelte.Attrazione e organizzazione delle competenze. Sistema informativo-contabile per le decisioni e per il controllo Misurazione della performance. Consenso e attrazione di risorse finanziarie. Legami interistituzionali. Il Teatro Borgatti di Cento. Livelli di autonomia e di reversibilita` delle scelte.Attrazione e organizzazione delle competenze. Sistema informativo-contabile per le decisioni e per il controllo Misurazione della performance. Consenso e attrazione di risorse finanziarie. Legami interistituzionali. Osservazioni conclusive

Nell’ambito delle gestioni dirette di carattere comunale, l’esperienza del Fondo Piancastelli del Comune di Forlì è particolarmente significativa in merito alla realizzazione del progetto di misurazione della performance tramite l’utilizzo della contabilità per attività del Settore Biblioteche, di cui il Fondo Piancastelli costituisce una delle quattro unità, distinte sia per le collezioni ospitate che per le strategie di fondo perseguite. La Casa Museo Verga è caratterizzata dalla separazione fra assetto proprietario e gestione. La proprietà è della Regione Sicilia , mentre la gestione, in forma diretta, è affidata alla Soprinten-denza Provinciale ai Beni Culturali ed Ambientali di Catania. L’esperienza della Casa Museo Verga risulta particolarmente significativa in relazione allo sviluppo di un sistema di indicatori di perfor-mance in un contesto di separazione fra assetto proprietario e gestione in assenza di integrazione fra i sistemi informativi, problematica comune a diverse strutture. Tale esperienza rappresenta, dunque, un primo passo verso una migliore articolazione del sistema informativo per la misurazione della performance.

In Italia si contano piu` di 4.100 musei, 1.400 teatri, 11.400 biblioteche, 6.000 siti archeologici, 367 aree archeologiche, 85.000 chiese soggette a tutela, 40.000 dimore storiche, la cui proprieta`, tradizionalmente, e` stata affidata alla pubblica amministrazione, e in particolare agli enti locali. I recenti cambiamenti politici e istituzionali del settore pubblico hanno acuito la necessita` di introdurre criteri aziendali di governo e di adottare metodi e strumenti improntati a logiche di razionalita` economica nella gestione del patrimonio culturale. Il presente articolo si propone di definire il contesto politicoistituzionale in cui i ‘servizi’ culturali italiani vengono erogati ed e` il primo di una serie di contributi che analizzano significative esperienze di gestione di aziende culturali in relazione alle scelte di gestione e di misurazione delle performance attuate.

Il capitolo viene affrontato il ruolo dell’informazione in azienda, sia contabile che extra-contabile. In questa logica viene trattata la contabilità generale e si introducono i principi e gli schemi del bilancio d’esercizio, elaborato secondo le regole del codice civile. Ulteriori approfondimenti sono dedicati alle diverse tipologie di indicatori, di tipo contabile ed extra-contabile, che l’azienda può adottare per il monitoraggio della propria performance.

Il volume accompagna gradualmente il lettore alla logica del sistema del capitale e del risultato economico e al metodo della partita doppia, introducendolo al concreto utilizzo della strumentazione contabile. La struttura del lavoro consente di affrontare la contabilità generale sin dall’inizio della trattazione. Vengono sviluppati una serie di casi, di difficoltà crescente: si considerano infatti gli schemi di analisi delle diverse classi di operazioni, le correlazioni fra gli aspetti finanziari ed economici nella rilevazione e, infine la rappresentazione in bilancio dei diversi fatti aziendali, mostrando la confluenza dei conti movimentati.

Il paper prende in considerazione la balanced scorecard come strumento che può essere utilizzato, dal punto di vista strategico, per soddisfare i fabbisogni informativi del rettore e degli altri organi accademici di governo e che possa risultare altrettanto utile per le differenti tipologie di stakeholder. Dopo aver ripercorso brevemente finalità e contenuti della BSC, si passa a verificare se, data la multidimensionalità delle performance d’ateneo, tale strumento possa costituire un idoneo sistema di reporting per il rettore e gli altri organi decisionali, anche sulla base delle esperienze internazionali che si sono in tal senso già concretamente realizzate. Grazie allo sviluppo di tale iter logico della ricerca si giunge a proporre, con tutti i limiti di ogni eneralizzazione, un primo modello di BSC che possa essere utilizzato, seppure con i necessari adattamenti alle esigenze dei singoli atenei, come strumento di guida nell’attività di governo di una università del nostro Paese. ------------------------------------------------------------------------------ Universities act in order to create and communicate knowledge, mainly via research and teaching. They require a reporting system which supports these aims and tracks performance. This paper explores the balanced scorecard (BSC) to ensure reporting practices by universities. Particularly, the research considers the BSC as a strategic tool that can be used by the university administration and other stakeholders to capture the multidimensional aspects of universities’ performances. The paper employs as a research approach a literature review of the BSC. This study is framed as follows: section 2 briefly reviews the literature on the BSC and its aims. Section 3 analyses how the BSC can be used, by the university administration to report on universities, given their multidimensional performances. Section 4 reviews how the BSC has been used in a number of universities internationally. Section 5 and 6 develop a model to suit the Italian context, based on the evidence of the universities analysed. Section 7 concludes the study by identifying gaps in Italian universities’ contemporary reporting practices and highlights possible future benefits of the use of the BSC reporting model in Italian universities. The developed model contributes to the debate on internal and external reporting within Italian universities.

Il capitolo affronta il ruolo dell’informazione in azienda, focalizzandosi in particolare sulle informazioni di tipo contabile, adottate ai fini del controllo preventivo e consuntivo. In questa logica viene trattata la contabilità generale e si introducono i principi e gli schemi del bilancio d’esercizio, elaborato secondo le regole del codice civile, la contabilità analitica e la rilevazione dei costi, ai fini dell’effettuazione delle scelte di convenienza aziendale, e il rendiconto finanziario, documento utilizzato per monitorare la modifica subita dalla posizione finanziaria netta. Ulteriori approfondimenti sono dedicati al controllo preventivo della liquidità, effettuato attraverso l’elaborazione del budget finanziario e del budget di tesoreria, al controllo e alla rendicontazione degli impatti sociali ed ambientali generati dall’attività aziendale (attraverso la redazione del bilancio sociale), e alle diverse tipologie di indicatori, di tipo contabile ed extra-contabile, che l’azienda può adottare per il monitoraggio della propria performance. Attribuzione delle parti agli autori G. Farneti (par. 4.1: pp. 81/83; par. 4.2: pp. 84/92; par. 4.7: 134/138; par. 4.8:pp. 139/143) C. Del Sordo (par. 4.3: pp. 93/101; par. 4.5: pag. 109/120) R.L. Orelli (par. 4.4: pp. 102/108; par. 4.6 pp. 121/133) B. Siboni (par. 4.9: pp. 144/147) L. Mazzara (par. 4.10: pp. 148/165)

Sull’onda delle riforme degli anni ‘90, l’organo di revisione e` stato interpretato come uno tra i principali agenti del rinnovamento del processo di aziendalizzazione della p.a. locale e potenziale veicolo di diffusione della cultura manageriale. Ad oltre quindici anni di distanza dalla sua introduzione e in ragione della recente evoluzione del quadro giuridico di riferimento, caratterizzato dalla presenza di numerosi e frequenti mutamenti normativi, e` parso dunque necessario riflettere in maniera approfondita sull’attuale ruolo dei revisori e sui possibili scenari futuri di tale organo. Lo stato dell’arte in materia e` stato indagato alla luce di alcune evidenze empiriche, desunte da un’indagine conoscitiva indirizzata ai revisori degli enti locali delle province di Forlı`-Cesena, Ravenna e Rimini

La verifica del rispetto dei principi contabili. Approfondimenti sulla gestione e sul sistema informativo

Confrontare realtà diverse è sempre istruttivo. E lo è, del pari, approfondire le conoscenze relative al nostro contesto, perché senza acquisire consapevolezza di quel che davvero siamo, è difficile riuscire a rapportarsi con gli altri. Per questo lo studio condotto dai nostri gruppi di ricerca (Università di Bologna – sede di Forlì e Università di Napoli Parthenope) ha scelto, nel quadro del Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale I principi di reporting per le pubbliche amministrazioni. L’evoluzione italiana e la prospettiva internazionale (PRIN 2003-2005) di affrontare il tema dei principi contabili per le amministrazioni pubbliche da un duplice punto di vista. Il primo è quello nazionale, con tutti i suoi limiti e particolarità, che viene indagato in chiave di grado di applicazione dei principi contabili e degli strumenti disponibili per realizzare una corretta accountability esterna ed interna. Il secondo riguarda il contesto internazionale, che viene osservato analizzando il processo evolutivo dei principi contabili internazionali per il settore pubblico nonché due diverse realtà nazionali, il Regno Unito e la Francia.

La produzione di un sistema di bilancio che non assicuri una rappresentazione veritiera e corretta degli andamenti dell’ente locale rappresenta un fatto grave sia sul piano dell’etica democratica che della tutela dei terzi creditori. In questo scritto si vuole anzitutto verificare se il reato di “falso in bilancio”, previsto per le società commerciali, trovi applicazione anche negli enti locali e che ruolo possano giocare sul piano probatorio i postulati ed i principi contabili emanati dall’Osservatorio per la Finanza e la Contabilità degli Enti Locali. Per verificare, al di là del piano normativo, anche la consapevolezza della Giurisprudenza in argomento si è deciso di effettuare, in assenza di sentenze passate in giudicato, una verifica empirica, ricorrendo a dei questionari somministrati e tutte le Procure della Repubblica, i cui risultati vengono qui analizzati.

Il presente contributo verifica se, nel contesto in rapido e costante mutamento in tema di gestione dei servizi pubblici, il sistema informativo e contabile degli enti locali italiani sia in grado di supportare le decisioni di esternalizzazione dei servizi ed in particolare di quelli culturali. I Comuni italiani, quali principali erogatori dei servizi pubblici alla collettività, si trovano di fronte alla scelta, per ciascun servizio, della forma di gestione che consenta di massimizzare il rapporto fra risorse impiegate e risultati raggiunti. Come farlo? E, ancor prima, le informazioni necessarie per la scelta sono disponibili? E se non lo sono, da cosa dipende tale carenza? È colmabile in qualche modo? Per rispondere a tali quesiti il contributo analizza lo stato dell'arte dei sistemi informativo contabili a supporto delle decisioni e del controllo negli enti locali italiani rispetto alle scelte di esternalizzazione dei servizi pubblici, per verificare l'attendibilità di tale strumentazione e l'idoneità della stessa a consentire la migliore gestione dei servizi culturali dei comuni. Per comprendere meglio le possibili alternative nonché le implicazioni derivanti dalle scelte realizzate nel contesto specifico dei servizi culturali, si verifica lo stato di tali servizi nei comuni della Provincia di Forlì-Cesena, secondo la triplice prospettiva organizzativa, istituzionale e contabile.

In questi ultimi quindici anni il nostro paese ha cercato di affrontare il problema, cruciale per la competitività del sistema, di una pubblica ammini-strazione inefficiente ed inefficace. Inefficiente, perché utilizza troppe risorse rispetto a ciò che fa, inefficace, poiché non risponde alle esigenze delle persone e delle aziende, in particolare a quelle manifestate dal contesto produttivo. La chiave di volta di questo processo di cambiamento è ravvisabile in una serie di disposizioni, che hanno fatto propria la cultura manageriale, che è quella del risultato e della responsabilità. Così operando si è considerata l’attività di indirizzo/controllo separatamente da quella di gestione, si sono introdotti i criteri di efficienza, efficacia ed economicità, per dare contenuto al principio costituzionale del «buon andamento», si sono disciplinati i processi e gli strumenti contabili della pro-grammazione e del controllo e si è anche, nel contempo, delineata una nuova legalità. Nel complesso, però, in Italia, i comportamenti effettivi si sono solo parzialmente modificati, a dimostrazione di una cultura degli operatori che non si è ancora sufficientemente adeguata. E nell’Università? Molti lavori hanno già indagato come questo cambia-mento si sia espresso con caratteristiche specifiche. Il presente scritto si colloca in questa direzione. Ma lo fa, “imbrigliando” la materia trattata non solamente sulla base di una solida conoscenza dell’economia aziendale, ma anche facendone emergere specificità e peculiarità che riconduce al più generale processo di rinnovamento della pubblica amministrazione e dunque dando, in questa direzione, un significativo contributo di riflessione. Il lettore è così condotto per mano in un percorso difficile ma coinvolgente, con interessanti prospettive per lo studioso che non ha ancora affrontato questi temi, ma soprattutto per l’insieme degli operatori. Un aspetto che nelle Università è ricco di problematiche è quello dell’autonomia e della contemporanea necessità di regole in tema di ordinamento finanziario e contabile. Sembra che per il Legislatore l’autonomia abbia a che fare fondamentalmente con la libertà di acquisire e utilizzare le risorse, esprimendo strategie e politiche, appunto autonome. Ma essa dovrebbe implicare non regole più deboli, al contrario, più rigide, poiché in mancanza di esse l’autonomia sfocia nell’arbitrio, nel cosiddetto “controllo dei clan”. Se dunque nella pubblica amministrazione è sempre importante comprendere come materialmente debba avvenire il cambiamento, nelle Università lo è ancora di più, anche come premessa ad una qualche forma di razionalizzazione normativa. Un esempio per tutti: si può continuare con bilanci che si ispirano a logiche (di competenza giuridica, di cassa o economiche) diverse, utilizzando altresì schemi espositivi diversi? Il lavoro è dunque in grado di aiutare chi è impegnato nell’università, o chi la vuole meglio conoscere, particolarmente coloro che, negli organismi accademici, si propongono di realizzare un progetto ambizioso: essere competitivi (efficienti nell’utilizzazione delle risorse ed efficaci nei risultati) e capaci di attrarre risorse, utilizzando allo scopo, nel modo migliore, gli strumenti del controllo direzionale.

Perché un libro sul controllo direzionale negli atenei? Certamente per la forte attualità dell’argomento, che suscita un crescente e generale interesse. L’istruzione superiore, infatti, è il primo fattore di competitività di una società avanzata e costituisce la condicio sine qua non per una nazione che voglia mantenere un elevato tasso di crescita economica e sociale. Alla luce di queste considerazioni, è da tempo in atto un processo di riforma del sistema, che vede un quadro normativo ampiamente rivisitato, anche sulla base di soluzioni già sperimentate in altri paesi d’Europa. Tale nuovo contesto conferisce agli atenei ampi margini di autonomia statutaria, organizzativa, didattica e contabile e con ciò, maggiori responsabilità sul piano economico e finanziario. Il sistema di istruzione universitaria deve pertanto adottare un approccio più manageriale ed elaborare nuove e specifiche soluzioni a livello di contabilità direzionale, evitando di ricorrere a strumenti contabili, che rappresentino una mera e inadeguata trasposizione di tecniche altrove impiegate. Lo scritto si propone di offrire un contributo in questa direzione, delineando quali possano essere i percorsi da seguire dell’implementazione di un sistema di controllo adeguato al contesto delle università. In particolare, sono oggetto di analisi gli strumenti di contabilità direzionale dei quali, chi ha compiti di governo e di gestione all’interno dell’ateneo, può e deve avvalersi: la contabilità e il bilancio, il sistema di responsibility accounting e, infine, la balanced scorecard.

Il continuo processo di rinnovamento che ha investito le amministrazioni pubbliche in questi ultimi quindici anni ha profondamente modificato il loro modello di governance ed il loro sistema informativo-contabile. Si può tuttavia affermare che di questo fenomeno non vi é stata piena consapevolezza, né all’interno degli enti, né da parte del mondo della consulenza e della formazione. Il volume si propone di contribuire a colmare questo “vuoto”, evidenziando i contenuti di una “rinnovata” Ragioneria Pubblica, allo scopo di far riflettere il lettore su tre aspetti ricchi di conseguenze, sia sotto il profilo operativo che degli impulsi alla ricerca: 1. la contabilità generale non presenta rilevanti difformità rispetto al mondo delle aziende lucrative; pertanto, tutte le informazioni relative agli equilibri, sia di tipo finanziario che economico, sono da essa ritraibili; 2. il contesto operativo delle aziende pubbliche enfatizza il ruolo della programmazione e dell’analisi, in ogni momento, delle determinanti del risultato perseguito, riconducibili alla conoscenza, per aree di attività, dell’efficienza e dell’efficacia; 3. il medesimo contesto richiede l’applicazione di sistemi e strumenti aziendali che nel loro insieme esprimono, per tutte le aziende, la “frontiera” della buona amministrazione: lo studio delle amministrazioni pubbliche si collega così, anche in termini propositivi, a quello delle imprese, in una logica di ricerca dell’eccellenza.

Il continuo processo di rinnovamento che ha investito le amministrazioni pubbliche in questi ultimi quindici anni ha profondamente modificato il loro modello di governance ed il loro sistema informativo-contabile. Si può tuttavia affermare che di questo fenomeno non vi é stata piena consapevolezza, né all’interno degli enti, né da parte del mondo della consulenza e della formazione. Il volume si propone di contribuire a colmare questo “vuoto”, evidenziando i contenuti di una “rinnovata” Ragioneria Pubblica, allo scopo di far riflettere il lettore su tre aspetti ricchi di conseguenze, sia sotto il profilo operativo che degli impulsi alla ricerca: 1. la contabilità generale non presenta rilevanti difformità rispetto al mondo delle aziende lucrative; pertanto, tutte le informazioni relative agli equilibri, sia di tipo finanziario che economico, sono da essa ritraibili; 2. il contesto operativo delle aziende pubbliche enfatizza il ruolo della programmazione e dell’analisi, in ogni momento, delle determinanti del risultato perseguito, riconducibili alla conoscenza, per aree di attività, dell’efficienza e dell’efficacia; 3. il medesimo contesto richiede l’applicazione di sistemi e strumenti aziendali che nel loro insieme esprimono, per tutte le aziende, la “frontiera” della buona amministrazione: lo studio delle amministrazioni pubbliche si collega così, anche in termini propositivi, a quello delle imprese, in una logica di ricerca dell’eccellenza.

Il continuo processo di rinnovamento che ha investito le amministrazioni pubbliche in questi ultimi quindici anni ha profondamente modificato il loro modello di governance ed il loro sistema informativo-contabile. Si può tuttavia affermare che di questo fenomeno non vi é stata piena consapevolezza, né all’interno degli enti, né da parte del mondo della consulenza e della formazione. Il volume si propone di contribuire a colmare questo “vuoto”, evidenziando i contenuti di una “rinnovata” Ragioneria Pubblica, allo scopo di far riflettere il lettore su tre aspetti ricchi di conseguenze, sia sotto il profilo operativo che degli impulsi alla ricerca: 1. la contabilità generale non presenta rilevanti difformità rispetto al mondo delle aziende lucrative; pertanto, tutte le informazioni relative agli equilibri, sia di tipo finanziario che economico, sono da essa ritraibili; 2. il contesto operativo delle aziende pubbliche enfatizza il ruolo della programmazione e dell’analisi, in ogni momento, delle determinanti del risultato perseguito, riconducibili alla conoscenza, per aree di attività, dell’efficienza e dell’efficacia; 3. il medesimo contesto richiede l’applicazione di sistemi e strumenti aziendali che nel loro insieme esprimono, per tutte le aziende, la “frontiera” della buona amministrazione: lo studio delle amministrazioni pubbliche si collega così, anche in termini propositivi, a quello delle imprese, in una logica di ricerca dell’eccellenza.