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Dans l’histoire longue de son rapport aux catastrophes, la société occidentale prend un tournant majeur entre la fin du XVe siècle et la fin du XVIe siècle. L’économie morale médiévale, centrée sur la recherche des signes de la surnature, laisse la place à une économie morale plus moderne, qui sans évacuer la question des prodiges, commence à centrer son attention sur la dimension dramatique et humanitaire des catastrophes. Cette transition conduit à faire de la figure de la victime un élément primordial autour duquel se construit la question du sens de la catastrophe. Le champ de la gouvernementalité accompagne bien sûr cette évolution éthique et connaît aussi une transformation : le XVIe siècle voit s’affirmer les prémices des politiques compassionnelles telles que nous les entendons aujourd’hui. À partir des terrains italien et français, il s’agit d’abord de décrire dans cet article quels sont les nouveaux modes d’institutionnalisation de la charité qui se mettent en place en temps de catastrophe pendant la Renaissance. On verra ensuite comment cette évolution de l’art de gouverner s’accompagne d’un travail de légitimation de l’acte d’aider au niveau de la théorie politique, et enfin comment cette construction théorique a débouché sur l’intériorisation progressive d’un nouveau type de configuration sociale appelant à l’action : la « calamité publique ». Nella lunga storia del suo rapporto con le catastrofi, la società occidentale ha subito una svolta importante tra la fine del XV e la fine del XVI secolo. L'economia morale medievale, incentrata sulla ricerca di segni del soprannaturale, ha ceduto il passo a un’economia morale più moderna che, pur senza eliminare la questione dei prodigi, ha iniziato a concentrare la propria attenzione sulla dimensione drammatica e umanitaria delle catastrofi. Questo passaggio porta la figura della vittima a diventare un elemento primordiale attorno al quale si costruisce la questione del significato del disastro. Il campo della governamentalità ha naturalmente accompagnato questa evoluzione etica e ha subito anch’esso una trasformazione: il XVI secolo ha visto gli inizi delle politiche compassionevoli come le intendiamo oggi. Basandosi sui contesti italiano e francese, questo articolo descrive innanzitutto le nuove modalità di istituzionalizzazione della carità messe in atto in tempi di calamità durante il Rinascimento. Si osserva poi come questa evoluzione dell’arte di governare sia stata accompagnata dalla legittimazione dell’atto di aiuto a livello di teoria politica, e infine come questa costruzione teorica abbia portato alla progressiva interiorizzazione di un nuovo tipo di configurazione sociale che richiede un’azione: la “calamità pubblica”. In regard to its lengthy perception of natural disasters, Western society witnessed a major shift between the end of the 15th century and the end of the 16th century. The traditional supernatural sign-focused medieval moral economy gave way to a more modern one which, without dispensing with the issue of wonders of nature, began to focus its attention on the dramatic and humanitarian dimension of disasters. This transition led to the figure of the victim becoming a key element around which the question of the meaning of the catastrophe was built. The field of governmentality accompanied this ethical evolution and also underwent a transformation: the 16th century witnessed the rise of compassionate policies as we understand them today. Based on the Italian and French contexts, this article will first describe the new methods of institutionalising charity that were put in place in times of disaster during the Renaissance. We will then see how this evolution of the art of governing was accompanied, in the field of political philosophy, by an effort to legitimise the act of helping. Finally, we describe how this theoretical construction has paved the way to the progressive internalisation of a new type of social configuration calling for action: the “public calamity”.

Mexico City’s periphery is home to marginalized communities, and mainly constituted of autoconstructed houses built along the dried lakebed of Lake Texcoco. These settlements are subjected to amplified earthquake risk because of below-ground soil conditions in the lakebed beneath them, which makes them an ideal place to study the social production of risk. In Colonia del Mar, Tláhuac, people believe their community is built atop rubble dumped there after the 1985 earthquake. It is said the government illegally dumped debris from collapsed structures into the lakebed swamp that would be urbanized as Colonia del Mar. In 2017, another major earthquake caused structural collapses and damage along the lakebed edge, and especially in Colonia del Mar. This paper explores the factual possibility for these below-ground conditions and argues that approaches for relocation and rebuilding in Mexico City’s periphery are profoundly informed by historical processes that socially produce risk in marginalized areas.

In questo articolo si propone una riflessione sulla centralità del corpo nelle esperienze di disastro e attivismo in due siti contaminati dall’amianto, in Italia e Brasile. I disastri amianto-correlati si manifestano e disvelano il proprio impatto innanzitutto attraverso il corpo degli esposti nel momento in cui, rendendosi manifesti i sintomi di malattie contratte a seguito dell’inalazione delle cancerogene fibre che costituiscono i minerali d’amianto, va in crisi il “naturale”, sociale e corporeo, essere-nel-mondo. Il corpo contaminato, tuttavia, non è soltanto il luogo in cui il disastro si manifesta con tutta la sua violenza, ma è anche il luogo della memoria, nella misura in cui esso custodisce le tracce di tali disastri, che spesso permangono invisibili. Attraverso il linguaggio e le pratiche dell’attivismo, il corpo viene ad agire in quanto strumento di conoscenza e lotta. A partire dalla sofferenza incorporata vengono elaborati saperi nuovi e messe in atto pratiche che danno concretezza, nella vita quotidiana degli esposti e dei sopravvissuti, a obiettivi di giustizia sociale. This article focuses on the centrality of the body in the experiences of disaster and activism in two asbestos-contaminated sites in Italy and Brazil. Asbestos-related disasters appear and reveal their impact primarily through the body of the exposed person who experiences the symptoms of the diseases caused by the inhalation of the carcinogenic fibres of asbestos minerals. Then, the “natural”, social and corporeal, being-in-the-world of a person is upset. However, the contaminated body is not only the place where the disaster becomes violently evident, but it is also the place of a memory since it preserves the traces of such disasters, which often remain invisible. The body acts as a tool of knowledge and struggle through the language and the practices of activism. From the embodied suffering then a new knowledge and new practices emerge that give concreteness to objectives of social justice, in the daily life of the exposed and survivors.

il contributo ripercorre i temi del disastro e dell'infortunio alla luce delle ultime interpretazioni dottrinali e giurisprudenziali

Il volume è dedicato all'approfondimento sistematico delle principali peculiarità del diritto penale della sicurezza sul lavoro. Tali peculiarità si manifestano, ad esempio, sul piano delle fonti, interne ed europee; dei soggetti attori della sicurezza e delle loro reciproche interazioni; delle tecniche di tutela adottare per la protezione dei beni fondamentali - collettivi e individuali - coinvolti. Questo capitolo illustra quel "microsistema" normativo costituito dagli artt. 437 e 451 c.p., collocati nel titolo VI del codice penale, trai reati di comune pericolo mediante violenza, ripercorrendo anche le principali e più recenti applicazioni giurisprudenziali delle fattispecie

l'Autore esamina il cammino del disastro ambientale, da fattispecie di invenzione giurisprudenziale a nuova e problematica fattispecie inserita nel codice nel 2015, all'interno della riforma sugli ecodelitti. Nella parte finale si sottolinea come la fattispecie di inquinamento, pensata su fatti di contaminazione di media gravità, dovrebbe spingere ad una più prudente applicazione della fattispecie del disastro ambientale, cirocscrivendola ai fattori di reale macro contaminazioni

La realtŕ urbana contemporanea č regolarmente interessata da eventi calamitosi. Questi disastri sono ormai ben definiti dal punto di vista sociale, psicologico e nelle metodologie di intervento previste per i soccorritori. Dal punto di vista degli studi territoriali perň non esistono concetti che definiscano la situazione in cui verte la cittŕ dopo l'emergenza. Č possibile riconoscere nel tempo postemergenziale un fatto urbano preciso, ancorché specificamente delineato nei singoli casi, e studiarlo in maniera unitaria? L'espressione "cittŕ di soglia", mutuata dai lavori di Walter Benjamin sulla Parigi dell'Ottocento, vuol essere un concetto ponte, capace al contempo di definire questa situazione, e di aprire un dibattito che porti a conoscerne le specificitŕ, cosě da fornire a pianificatori e analisti gli strumenti e una casistica da utilizzare in questi casi.

Nel contributo si riflette sulle potenzialità e i limiti dell'analisi computer-assistita, riferendosi in particolare al software T-LAB, e utilizzando come occasione di ricerca i resocoanti giornalistici del disastro ferroviario di Crevalcore avvenuto nel 2005. Sul piano teorico, il contributo approfondisce il modo in cui la stampa contribuisce a strutturare il concetto di disastro, articolando una tassonomia delle vittime e inscrivendo l'evento tragico in un trauma di ritualità collettive.