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Per l’acquisizione digitale dell’impronta del cavo orale si utilizzano scanner intraorali (IOS), quali sistematiche CAD-CAM, grazie ai quali è possibile poi fabbricare le protesi dentarie. Nell’ambito implanto-protesico la registrazione della posizione spaziale degli impianti in un ambiente virtuale, (impronta digitale) richiedono,allo stato,un presidio detto “Scan Abutment”. Gli Scan Abutment sono dei dispositivi il cui scopo è quello di localizzare e definire la posizione dell’impianto univoca nello spazio e fare,successivamente, da riferimento per i software di disegno CAD, ma tale tecnica presenta delle criticità. È stato possibile riscontare dai ricercatori ed i clinici che la distanza tra gli impianti (in particolar modo nelle mandibole prive di denti), e di conseguenza tra gli Scan Abutment su di essi posizionati, influenza notevolmente la qualità e la relativa precisione dell’acquisizione della impronta digitale della bocca mediante l’utilizzo di uno scanner intraorale. Viste le dimensioni ridotte delle lenti delle principali telecamere intraorali, considerando una messa a fuoco media di 10-15 mm, il frame di acquisizione, in alcuni casi, non riesce a catturare in contemporanea due e più Scan Abutment consecutivi, rendendo così difficoltosa e imprecisa la costruzione virtuale dell’immagine. Tale costruzione dell’immagine è complicata ulteriormente dall’anatomia dei tessuti mucosi perimplantari, non stabili (a causa della mobilità dei tessuti, saliva ecc), che quindi pregiudica l’affidabilità della metodica clinico-tecnica potenzialmente foriera di connessa successiva inevitabile imprecisione e fallimento della protesi. La nostra idea consiste nella realizzazione di un prodotto (dispositivo), ossia delle specifiche appendici originali con specifica geometria ideata e realizzate in PEEK, che verranno avvitate in un foro filettato realizzato sugli Scan Abutment standard. In questo modo è possibile ridurre la distanza tra gli Scan Abutment e consentire l’acquisizione delle immagini mediante gli attuali scanner intraorali senza alcun problema di distanza tra loro .Il valore del prodotto da noi proposto è senza dubbio rilevante. Il suo semplice utilizzo può risolvere le notevoli complicanze che si presentano durante la scansione intraorale multipla ed estesa. L’utilizzo della tecnologia CAD-CAM (progettazione e fabbricazione computer assistita) in campo odontoiatrico -protesico ha certamente migliorato l’accuratezza e l’affidabilità delle protesi, ma le problematiche relative alla difficoltà di acquisizione dell’immagine in caso di Scan Abutment consecutivi distanti gli uni dagli altri, spesso comporta l’abbandono dell’utilizzo degli scanner intraorali da parte dei clinici e la sostituzione con tecniche analogiche, per assicurarsi una precisione di registrazione. La rilevazione della posizione degli impianti mediante le tecniche analogiche, risulta essere un tradizionale e valido metodo, ma prevede ,a differenza delle tecniche digitali tempi più lunghi; Il materiale da impronta una volta utilizzato necessità di uno specifico trattamento di disinfezione e smaltimento nei rifiuti speciali; disconfort per il paziente; l’impossibilità spesso a causa di una ridotta apertura del cavo orale; senso di nausea e di soffocamento per tutto il tempo di permanenza del materiale nel cavo orale, maggiore rischio di infezioni crociate. Problematiche che sono superate dall’utilizzo degli scanner intraorali, i quali consentono di ottenere l’acquisizione digitale della bocca, e non solo, è stato dimostrato da alcuni studi che l’impronta ottica intraorale su impianti, se eseguita correttamente, può essere considerata una sistematica ripetibile ed affidabile certificata. Dunque, riuscire a risolvere le problematiche che si presentano durante la scansione intraorale, in particolari situazioni critiche, rende possibile maggiore diffusione e utilizzo di tale metodica standardizzata ,beneficiando di tutti i vantaggi derivanti da essa.Dunque, l’utilizzo di una semplice appendice da avvitare agli Scan Abutment, realizzate con una originale e particolare geometria di nostra ideazione, rende possibile l’utilizzo dello scanner intraorale in tutte quelle occasioni in cui la distanza tra gli Scan Abutment risulta essere tale da impedire l’acquisizione della posizione implantare ,indispensabile per la realizzazione di una protesi che si adatti perfettamente agli impianti.

gli autori presentano una innovativa metodica di realizzazione della riabilitazione protesica rimovibile, attraverso apposito dedicato software che consente ,attraverso la simulazione su modelli e foto dei pazienti, di realizzare i montaggi dei denti verificando prioritariamente le scelte terapeutiche relative al montaggio e scelta dei denti sulle basi protesiche. Tale innovativa metodica consente di coniugare le tecniche analogiche con le digitali che assicurano precisione del montaggio e soprattutto possibilità di verifica step by step unitamente al paziente che esprimerà quindi un reale consenso informato circa le scelte effettuate dal clinico potendo vedere in virtuale quali effetti conseguiranno sulla propria situazione clinica. Gli autori presentano case report con tutte le fasi clinico-operative connesse.

Valutazione della soddisfazione percepita dai pazienti protesici comparata alle variabili clinicotecniche Roberto Sanzullo1, Ettore Epifania1, Maria Pietrantonio1 1Dipartimento di neuroscienze e scienze riproduttive ed odontostomatologiche, Scuola di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Napoli Federico II. Introduzione ed obiettivi: Ancora oggi un notevole numero di pazienti viene riabilitato con una convenzionale protesi totale rimovibile. Spesso però parte di questi pazienti restano delusi dalla terapia protesica. Ciò accade perché i fattori che un clinico considera per definire il successo di un trattamento sono diversi da quelli che determinano la soddisfazione dei pazienti come la capacità a masticare, l’abilità a parlare, l’estetica e il comfort. Pertanto lo scopo di questo studio è quello di mettere in relazione determinate variabili cliniche (ritenzione, occlusione, estensione del corpo protesico) con la soddisfazione soggettiva riferita dal paziente, verificando se esiste correlazione tra la qualità protesica in senso clinico e la percezione che i pazienti hanno della propria dentiera.

493 – AR 24 Sopravvivenza e fattori prognostici di impianti conici a doppia filettatura Ettore Epifania1, Maria Pietrantonio1 1Dipartimento di neuroscienze e scienze riproduttive ed odontostomatologiche, Scuola di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Napoli Federico II. Introduzione ed obiettivi: In questi anni sono stati svolti innumerevoli studi per ottenere un impianto che fosse il più performante possibile e che permettesse un ancoraggio osseo ottimale; per questo sono state introdotte differenti superfici, connessioni e forme implantari, sono variati i tempi di carico protesico e le tecniche chirurgiche utilizzate. A tal proposito in commercio vi sono ormai numerosi impianti, che differiscono per superficie, connessione e forma. L’obiettivo di tale studio è stato quello di andare a valutare il tasso di sopravvivenza ed eventuali fattori prognostici di una tipologia implantare che presenta una doppia filettatura, una connessione di tipo platform switching e una morfologia conica. Risultati: Il campione oggetto di studio era costituito da 50 impianti, di cui 2 a 24 mesi sono falliti. In un caso il processo di osteointegrazione non si è verificato, nell’altro la causa del fallimento era conseguente ad un eccessivo carico, dunque di tipo biomeccanico. Inoltre, è stato valutato che i fattori quali: età, sesso, igiene e tipologia di protesi; non presentavano alcuna correlazione con la sopravvivenza implantare. Conclusione: Gli impianti a doppia filettatura, con connessione tipo platform switching e morfologia conica a 24 mesi avevano un tasso di sopravvivenza pari al 97%. Per la tipologia implantare oggetto di studio non era possibile individuare dei fattori predittivi per l’esito della terapia implantare.

The current study aimed to evaluate the mechanical behavior of two different maxillary prosthetic rehabilitations according to the framework design using the Finite Element Analysis. An implant-supported full-arch fixed dental prosthesis was developed using a modeling software. Two conditions were modeled: a conventional casted framework and an experimental prosthesis with customized milled framework. The geometries of bone, prostheses, implants and abutments were modeled. The mechanical properties and friction coefficient for each isotropic and homogeneous material were simulated. A load of 100 N load was applied on the external surface of the prosthesis at 30&deg, and the results were analyzed in terms of von Mises stress, microstrains and displacements. In the experimental design, a decrease of prosthesis displacement, bone strain and stresses in the metallic structures was observed, except for the abutment screw that showed a stress increase of 19.01%. The conventional design exhibited the highest stress values located on the prosthesis framework (29.65 MPa) between the anterior implants, in comparison with the experimental design (13.27 MPa in the same region). An alternative design of a stronger framework with lower stress concentration was reported. The current study represents an important step in the design and analysis of implant-supported full-arch fixed dental prosthesis with limited occlusal vertical dimension.

Numerous patients are rehabilitated by a conventional removable prosthesis. It is undeniable that a part of patients with removable prostheses, are disappointed by the rehabilitation therapy. Therefore, the purpose of this study is to evaluate the subjective patient satisfaction, ascertaining whether and how such data affect the perception that patients have of their quality of life and the acceptance of removable complete denture

Objectives: The purpose of this study is to relate the clinical quality of the complete denture and specific anamnestic factors to the level of satisfaction perceived by patients. Also identifying possible prognostic parameters that could be predictive of future satisfaction. Materials and methods: On the basis of a substantial existing literature, the most appropriate parameters to determine the prosthetic quality have been determined to evaluate the satisfaction perceived by patients about their denture; a completely new questionnaire has been drawn up. Ninety-eight patients have been included in the research, they have undergone a clinical examination, and they have filled out the questionnaire anonymously. The ANOVA test and Pearson correlation test have been employed to relate clinical and anamnestic factors to the overall satisfaction score. Results: The average level of patients' satisfaction was between "quite satisfied" and "very satisfied." There is no significant variability of satisfaction related to the type of prosthesis. The ANOVA test did not verify relationships between the overall satisfaction score and the anamnestic data examined. Pearson linear correlation coefficient between the overall prosthetic quality and the general satisfaction perceived by patients is 0.493 (P < 0.01). Extension of the prosthetic body (r = 0.478; P < 0.01) and retention (r = 0305; P < 0.05) are in correlation with the overall patients' satisfaction. Conclusion: there is a moderately strong relationship between the overall prosthetic quality and the general satisfaction perceived by patients. Particularly, the retention and the adequate extension of the prosthetic body appear to be factors that are most associated with satisfaction. Instead, the anamnestic factors are not related to overall satisfaction score.

Statement of problem: There is little agreement regarding a palatal extension of the preparation for porcelain veneers, as it represents a more invasive technique than a preparation limited to the facial surface of a tooth. Purpose: The purpose of this study was to detect the stress in maxillary anterior teeth restored with porcelain veneers and compare the resistance to fracture of porcelain veneers prepared using different preparation designs. Material and methods: Forty-five maxillary anterior teeth were restored with porcelain veneers and divided into 9 groups as follows: Ca, canines with no preparation; Ca-Ch, canines with palatal chamfer preparation; Ca-W, canines with window preparation; LI, lateral incisors with no preparation; LI-Ch, lateral incisors with palatal chamfer preparation; LI-W, lateral incisors with window preparation; CI, central incisors with no preparation; CI-Ch, central incisors with palatal chamfer preparation; CI-W, central incisors with window preparation. Shear-flexural fracture tests were performed. The fractured specimens were subjected to scanning electron microscope (SEM) analysis. Data were statistically analyzed with univariate analysis of variance and the Tukey post hoc test for multiple comparisons (alpha=.05). Results: The following mean fracture load values (N) were recorded: Ca, 395 +/- 6; Ca-Ch, 310 +/- 8; Ca-W, 322 +/- 8; LI, 309 +/- 8; LI-Ch, 242 +/- 6; LI-W, 225 +/- 8; CI, 298 +/- 8; CI-Ch, 255 +/- 8; CI-W, 221 +/- 6. The SEM analysis showed that both adhesive and cohesive fractures were primarily concentrated at the cervical region. Statistical analysis showed that both the type of tooth and the design of the preparation significantly influenced the resistance to fracture of the restored teeth (P

This article describes a new method of preparing trays for indirect bracket bonding. Computer-aided technology is used to design the individualized trays, which are then produced with a rapid prototyping procedure. Application in clinical practice and the advantages of time savings and accurate bracket placement are discussed.

Previous studies on the relationship between morphological structure of the face and cervical posture have predominantly focused on vertical dimensions of the face. The aim of this study was to investigate whether there are significant differences in cervical posture in subjects with a different sagittal morphology of the face, i.e., a different skeletal class. One hundred twenty (120) children (60 males and 60 females, average age 9.5 yrs., SD+/-0.5) were admitted for orthodontic treatment. Selection criteria was: European ethnic origin, date of birth, considerable skeletal growth potential remaining and an absence of temporomandibular joint dysfunction (TMD). Lateral skull radiographs were taken in mirror position. Subjects were divided into three groups based on their skeletal class. The cephalometric tracings included postural variables. The most interesting findings were: 1. children in skeletal class III showed a significantly lower cervical lordosis angle (p

The literature reports evidence of various types of correlations between cervical alterations and cervical pain, and the existence of cervical pain in subjects with temporomandibular joint internal derangement (TMD). The hypothesis of this study is that cervical lordosis angle (CVT/EVT angle) alteration on cephalometrics could be correlated to the presence of TMD. The cephalometric records of 50 females with documented TMD were compared with those of a control group of 50 females. The subjects in the sample were 25-35 years of age, average 28.9 years (SD, 3.2). Radiographs were taken in mirror position, and seventeen variables, including the CVT/EVT angle, were traced. Double measurements were made to evaluate method error using Dahlberg's formula. Pearson's correlation coefficient and Mann-Whitney's t-test were used to evaluate the data. Intra-group analysis showed significant correlations between the CVT/EVT angle and mandibular length (p

Pain and joint noises associated with temporomandibular joint (TMJ) internal derangement are often treated by using an intra-oral splint. This study evaluated whether an anterior repositioning splint (AR splint) could be more effective in the treatment of these symptoms than a full-arch maxillary stabilization splint (FAMS splint), because of its capability to re-establish immediately the normal condyle/disk relationship. The authors treated 40 patients (average age 16.8; range 8.0-24.0) with confirmed internal derangement, joint pain, and joint noises in at least one TMJ for at least two months, with AR splint (20 subjects) or FAMS splint (20 subjects); 10 untreated patients comprised the control group. Joint noise, joint pain, and the intensity of pain were assessed using a visual analogic scale (VAS), and the pain was characterized (i.e., constant or chewing/biting pain) and evaluated monthly for eight months. Significantly fewer AR splint patients experienced pain after four months of treatment. A significantly lower intensity of pain was experienced by the AR splint patients after two months of treatment. Significantly fewer AR splint patients experienced chewing/biting pain after eight months of treatment. The frequency of joint noises decreased over time, with no significant differences between the groups. In conclusion, the AR splint seems to be more effective in decreasing pain, but it seems to make no difference in the treatment of joint noises.