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El trabajo analiza la sentencia del Tribunal de Justicia de las Comunidades Europeas del 3 de mayo de 2005, sobre el principio de retroactividad de la ley penal más favorable (lex mitior) y sobre la problemática compatibilidad de la reforma de los delitos societarios en Italia, especialmente por lo que se refiere a las falsedades en las cuentas, con los principios de la Unión Europea sobre la transparencia y veracidad de las cuentas., The essay analyses the sentence passed by the Court of Justice of the European Community on the 3rd. of May, 2005, on the principle of retroactivity of the more favorable penal law (lex mitior) and on the problematic compatibility of the reform of the laws on corporation crimes carried away in Italy, especially in matter of false accounting, with the European Union principles of openness and truthfulness of the accounting.

0. Introduzione. — 1. Il diritto primitivo come ordinamento giuridico completamente decentralizzato basato sulla vendetta di sangue. — 1.1. I sistemi vendicatori come prima forma di diritto. — 1.2. Il diritto come tecnica sociale di motivazione indiretta basata su sanzioni coercitive. — 2. La vendetta di sangue come fenomeno sociale nella prospettiva sociologica e antropologica. — 2.1. L’aspetto soggettivo del carattere sociale della vendetta. — 2.2. L’aspetto oggettivo del carattere sociale della vendetta. — 3. La vendetta di sangue come fenomeno normativo nella teoria pura del diritto. — 3.1. La vendetta di sangue e il principio di imputazione. — 3.2. Il vendicatore come organo della comunità e il monopolio dell’uso della forza. — 4. La vendetta di sangue nell’evoluzione del diritto come specifica tecnica sociale. — 4.1. La vendetta di sangue come ordinamento giuridico decentralizzato. — 4.2. Dagli ordinamenti vendicatori al diritto degli stati moderni. — 4.3. La graduale differenziazione e centralizzazione delle tre fasi dell’applicazione del diritto. — 4.4. La rilevanza della dimensione procedurale nella teoria della vendetta di sangue di Kelsen.

After recalling Alessandro Bernardi's contribution to the diffusion in Italy of attention to the issues of European criminal law, the contribution examines the gap between programmes and achievements in the harmonisation of European criminal law systems. According to a first approach, it has traced a sort of parabola, which is now in a downward phase. In this regard, the incrimination of criminal organisations is taken as a test case for assessing European criminal law harmonisation. A critical review is then made of the deficits in the creation of a common basis for combating criminal organisations, highlighting certain trends in the adaptation of Member States to the standards set by the European Union. It concludes by considering the principle of harmonisation, rather than a parabola, a sort of inclined plane, which pushes towards the convergence of national criminal systems.

L’articolo analizza i profili di legittimità costituzionale della circostanza aggravante, introdotta all’art. 61 n. 11 bis c.p., dalla l. 24 luglio 2008, n. 125, che dispone un aumento di pena per tutti i reati commessi dallo straniero che al momento del fatto si trovi illegittimamente sul territorio nazionale. Attraverso un’approfondita analisi della giurisprudenza della Corte costituzionale sulle discriminazioni soggettive, l’Autore perviene alla conclusione che la nuova aggravante è incompatibile con il principio di uguaglianza (art. 3 Cost.). Il generalizzato aumento di pena per i reati dello straniero irregolare risulta ingiustificato dal punto di vista della maggiore gravità del fatto commesso, dal momento che si basa su una prognosi legislativa di pericolosità sociale priva di base empirico-razionale.

Il provvedimento (d. lgs. 27 gennaio 2010, n. 27) con il quale si è recepita nel nostro ordinamento la dir. 2007/36 (Shareholders’ Rights Directive) ha introdotto nel Testo Unico della Finanza, inter alia, novità con riferimento alla convocazione dell’assemblea delle società quotate. Nello scritto si analizzano – e in parte si criticano – le scelte del legislatore nazionale. Si paragona la disciplina italiana del sito Internet con quella tedesca e quella spagnola in merito all’utilizzo che gli azionisti, e le associazioni di azionisti, possono fare del sito stesso. Ci si chiede poi se esista nel nostro ordinamento un obbligo per la società quotata di pubblicizzare il proprio indirizzo web nel registro delle imprese. De iure condendo si auspica, tra l’altro, che il legislatore affronti espressamente il problema anche per le società non quotate. Concludono il lavoro due osservazioni (in, quantomeno parziale, contraddizione fra loro). Sotto un primo profilo si ipotizza che l’utilizzazione del sito Internet per diffondere informazioni possa contrastare le ragioni dell’assenteismo riconducibili alla c.d. apatia razionale, anche in considerazione della riduzione dei costi di acquisizione delle informazioni per l’esercizio consapevole del diritto di voto. Sotto un secondo profilo si paventa che l’utilizzo della rete telematica per l’informazione preassembleare possa essere causa di una “nuova apatia razionale” dettata da un eccesso di informazione che rischia di generare, di fatto, disinformazione. __ Lo stesso contributo è stato pubblicato precedentemente anche in Contr. e impr. eur., 2011, p. 556 ss.