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La board neutrality rule è un presidio necessario a garantire lo sviluppo di un mercato efficiente per il controllo societario e a conseguire così i benefici ad esso associati; nondimeno, comprimendo i poteri gestori degli amministratori, tale regola può risolversi in un grave impedimento per la società target, a maggior ragione se si tratta di una banca quotata: la disciplina sull’acquisto di partecipazioni rilevanti e il probabile intervento dell’autorità antitrust possono infatti protrarre la durata del periodo d’offerta anche per diversi mesi. In un tale contesto, la necessità di garantire la sana e prudente gestione degli istituti di credito, i limiti connessi all’istituto dell’autorizzazione assembleare, il tramonto della contendibilità come valore in sé, e i dubbi avanzati sulla complessiva efficienza dei takeover, suggeriscono di “ripensare” la portata della board neutrality rule. Muovendo dunque dalla ratio che anima l’art. 104 t.u.f., quest’articolo propone un’interpretazione restrittiva dell’obbligo che grava sugli amministratori di astenersi dall’eseguire le decisioni assunte prima dell’inizio del periodo d’offerta (art. 104, comma 1-bis, t.u.f.)., The board neutrality rule ensures the development of an efficient market for corporate control. Nevertheless, by compressing management powers and discretion, this rule may result in a severe constraint for the target corporation and especially for listed banks. Indeed, the necessary authorization for qualified holdings acquisition and the likely intervention of the antitrust authority may extend the offer period for several months. Against such a backdrop, the need to ensure the sound and prudent management of credit institutions, the limits of shareholders’ intervention, the demise of the contestability principle, and the doubts raised on the overall efficiency of takeovers suggest a partial rethinking of the scope of the board neutrality rule. In light of the general principle expressed by art. 104 t.u.f., this article proposes a restrictive interpretation of the board neutrality rule concerning the execution of decisions made before the beginning of the offer period (art. 104, par. 1-bis, t.u.f.).

La “trasformazione digitale” è ormai diventata un imperativo strategico per banche e intermediari finanziari, coinvolgendo scelte destinate a incidere sulla gestione dell’impresa e sul suo profilo di rischio. Proprio per questa ragione, tempi e modalità di tale processo dovrebbero dunque essere rimessi all’insindacabile giudizio dell’organo amministrativo. In sempre più occasioni, tuttavia, tecnologia e intelligenza artificiale sembrano porsi anche quali necessari strumenti per assicurare il sostanziale rispetto della disciplina prudenziale. Si tratta allora di indagare se (o quando) l’adozione di simili presidi tecnologici ecceda i confini della semplice discrezionalità gestoria e sia pertanto da considerarsi doverosa. In termini generali, il problema non riguarda solo l’interpretazione della regola di adeguatezza degli assetti organizzativi, ma coinvolge la natura stessa del principio di sana e prudente gestione e, soprattutto, il suo rapporto con il diritto societario generale. In assenza però di indicazioni chiare e univoche da parte del legislatore sui criteri con cui gli amministratori dovrebbero comporre i diversi interessi in gioco, il presente contributo intende offrire una soluzione che – conformemente alle indicazioni della disciplina prudenziale – muova invece dalla procedimentalizzazione del dovere di istituire assetti organizzativi adeguati., Digital transformation has now become a strategic imperative for banks and financial intermediaries, involving management decisions and directly impacting the firm’s overall risk profile. As such, the methods and characteristics of this process should be discretionary in nature and thus covered by the business judgment rule. However, technology and artificial intelligence are also increasingly considered necessary to ensure the bank’s effective compliance with prudential and regulatory requirements. This raises the question of whether (or when) the use of these technologies exceeds the scope of managerial discretion and should instead be considered mandatory. The issue is not only about the actual adequacy of the governance structure, but also about the nature of the sound and prudent management principle and its relationship to general company law. However, without clear regulatory guidance on how directors should balance the various interests at stake, the present contribution seeks to offer a solution that focuses instead on the ‘proceduralization’ of the duty to establish adequate organizational structures.

The paper discusses how financial support offered by third parties to distressed business debtors in judicially supervised reorganization proceedings – specifically, the «concordato preventivo» – is regulated under Italian law, comparing it with personal guarantees and emphasizing similarities and differences between the two arrangements. It argues that art. 84, para 4, of the Italian Business Crisis and Insolvency Code (Codice della crisi e dell’insolvenza delle imprese) implicitly codifies a new nominate contract by imposing that the winding up plan shall entail a financial contribution by third parties that increases the total amount of assets available for creditor payments by at least 10%. Under this agreement the third party is either not entitled to claim the repayment of their contribution or has a claim that is subordinated to those of pre-existing creditors. The article further examines the standing of the insolvency practitioner to enforce the debtor’s claim against the third-party financer, particularly in the event that the reorganization plan fails before the contribution is executed, also analyzing the standing of the insolvency practitioner to enforce personal guarantees issued in the framework of reorganization proceedings.

L’articolo affronta la disciplina della struttura finanziaria della S.r.l.(-PMI) e dell’offerta delle quote di partecipazione mediante piattaforme online. Nella specie, dopo un esame dell’evoluzione degli interventi normativi sul punto, viene analizzato l’attuale quadro normativo costituito dall’art. 100-ter T.U.F., che è stato interamente riscritto nel marzo 2023 in occasione dell’adeguamento del diritto italiano al Reg. UE 2020/1503 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 7 ottobre 2020 “relativo ai fornitori europei di servizi di crowdfunding per le imprese”. Successivamente, l’elaborato, dopo avere messo a fuoco le criticità che potenzialmente discendono da una campagna di crowdfunding in termini di rapporti organizzativi interni all’ente S.r.l., individua i possibili rimedi a tali problematiche, a livello sia strettamente interpretativo sia statutario. Da ultimo, viene sinteticamente illustrato l’im- patto dell’approvazione del d.d.l. “capitali” su tale scenario., The article addresses the regulation of the financial structure of the Italian limited liability company (-SMEs) and the offering of membership interests through online platforms. Specifically, after examining the evolution of regulatory interventions on the matter, the current framework represen- ted by Article 100-ter of the Consolidated Financial Act (TUF) is analyzed, which was completely rewritten in March 2023 while adapting Italian law to Regulation (EU) 2020/1503 of the European Parliament and of the Council of 7 October 2020 “on European crowdfunding service providers for businesses”. After focusing on the critical issues that a crowdfunding campaign can raise in terms of organizational relationships within the company, the paper identifies then possible remedies to these problems, both at interpretative and statutory levels. Finally, the impact of the approval of the bill so- called “capitali” on this scenario is briefly outlined.

Questo studio intende dimostrare che il consorzio gode sempre di una propria soggettività, corrisponde normalmente a un imprendito-re, può avere consorziati a responsabilità limitata o illimitata, va quali-ficato come un contratto associativo a contenuto necessariamente economico ed è dotato di un’organizzazione disciplinata in via ana-logica e residuale dalla normativa delle società in nome collettiv, This study aims to demonstrate that the consortium always enjoys its own subjectivity, normally corresponds to an entrepreneur, may have limited or unlimited liability consortium members, is to be qualified as an associative contract with necessarily economic content and is equipped with an organization regulated analogically and residually from the law on partnerships.

Questo scritto esamina l’organizzazione consortile, individuando la sua configurazione secondo il diritto dispositivo e la sua articolazione minima secondo l’autonomia contrattuale. La trattazione riguarda il consorzio interno e quello esterno, confrontati con alcuni altri contratti associativi, come l’associazione e la società., This paper examines the consortium organisation, identifying its configuration according to dispositive law and its minimum articulation according to contractual autonomy. The discussion concerns the internal and external consortium, compared with some other associative contracts, such as the association and the company.

L’articolo esamina le conseguenze sulla disciplina della s.r.l. che discendono, da un lato, dalle modifiche apportate all’art. 100-ter t.u.f. in sede di adeguamento al Regolamento europeo ECSP (n. 2020/1503) e, dall’altro lato, dalle innovazioni contenute nella l. c.d. “capitali” (n. 21 del 5 marzo 2024). Sotto il primo aspetto, viene argomentata anzitutto la necessità di interpretare l’art. 100-ter t.u.f. in maniera correttiva, sostituendo il lemma «anche» con il lemma «solo», con la conseguenza che la facoltà per le s.r.l. di derogare all’art. 2468, primo comma, c.c. è circoscritta alla possibilità di offrire le quote tramite portali autorizzati di crowdfunding. Sempre alla luce del rapporto con la disciplina europea, poi, viene sostenuto il carattere obbligatorio del regime di circolazione intermediata per la s.r.l. che intenda offrire quote tramite crowdfunding, in forza della prevalenza dell’art. 10 del Regolamento ECSP sul sistema di facoltatività di cui ai commi 1 e 4 dell’art. 100-ter t.u.f. L’aver individuato un rapporto normativo necessario tra offerta al pubblico di quote di s.r.l. e crowdfunding costituisce, quindi, l’occasione per evidenziare le differenze di fattispecie tra la s.r.l. che offre le quote al pubblico e la società per azioni rispettivamente quotata e diffusa. Successivamente, l’elaborato analizza le conseguenze derivanti su tale contesto di fondo dall’introduzione, da parte della l. c.d. “capitali”, di un regime facoltativo di emissione scritturale delle quote di s.r.l.-PMI: sia sul crowdfunding, nel cui ambito detto regime rappresenta un’opzione alternativa rispetto al regime di intestazione e circolazione intermediata, sia sulle eventuali altre possibilità per la s.r.l. di reperire risorse, in particolare affrontando la problematica della suscettibilità delle quote scritturali a essere ammesse alla negoziazione su sistemi multilaterali di negoziazione., The article examines the consequences on the Italian limited liability company (S.r.l.) stemming, on the one hand, from the amendments made to Article 100-ter of the Consolidated Law on Finance (t.u.f.) in the context of the adaptation of the Italian legislation to the European Regulation ECSP (No. 2020/1503), and, on the other hand, from the innovations contained in the so-called "capitali" act (n. 21, march 5th, 2024). From the first point of view, the paper argues that a corrective interpretation of Article 100-ter, first paragraph, t.u.f. is necessary, which, more specifically, replaces the term also («anche») with the term exclusively («solo»). As a results, S.r.l.s would be allowed to deviate from Article 2468, first paragraph, of the Civil Code only by offering their membership interests through authorized crowdfunding platforms. Furthermore, it is then contended that the system of membership interests’ underwriting and transferal through intermediaries (envisaged by art. 100-ter, paras 2 to 4, t.u.f.) is mandatory for S.r.l.s wishing to offer them through crowdfunding, according to Article 10 of the ECSP Regulation and its primacy over conflicting national legislation (namely, the mere optionality of the system provided for in the mentioned paragraphs 2 to 4 of Article 100-ter t.u.f). The relationship between the offering of S.r.ls’ membership interests to the “public” and crowdfunding offerings, existing at a positive level, provides an opportunity to highlight the differences between the S.r.l. which turns to investment crowdfunding and the listed joint-stock corporation. Subsequently, the paper analyzes the fallouts on this context of the introduction, by the so-called “capitali” act, of an optional regime for the dematerialization of S.r.l.-SMEs’ membership interests: both on crowdfunding itself, since said regime represents a way of underwriting and transferring membership interests’ that is alternative to the one set forth by Article 100-ter, paras 2 t

Lo scritto si propone di analizzare il regime normativo dell’investment e del lending crowdfunding a seguito del Regolamento (UE) 2020/1503 (e della disciplina nazionale di completamento e adeguamento del medesimo), allo scopo di dare una visione d’insieme dei suoi obiettivi normativi e del suo approccio regolatorio, nonché di esaminarne la collocazione all’interno della disciplina dei “mercati finanziari” in senso ampio. Nella specie, dopo la ricostruzione del rapporto tra fonti eurounitarie e nazionali e l’illustrazione della struttura del Regolamento (UE) 2020/1503, vie-ne analizzato l’ambito applicativo del medesimo, e quindi le distinte fattispecie dell’investment e del lending crowdfunding, dando auto-nomo rilievo alle ipotesi la cui riconduzione all’interno della fatti-specie astratta è più problematica. Successivamente, l’articolo analizza la disciplina applicabile alla prestazione del servizio di crowdfunding, in punto sia di procedimento autorizzatorio sia di obblighi imposti ai gestori di piattaforme, suddividendoli rispettivamente in obblighi generali di condotta e di governance e in obblighi relativi alle singole campagne. In chiusura, vengono formulate alcune osservazioni di sintesi sulla coerenza interna del Regolamen-to (UE) 2020/1503., The paper aims at analyzing the regulatory framework of investment and lending crowdfunding according to Regulation (EU) 2020/1503 (and the complementary national laws), with the purpose of providing an overview of its regulatory objectives and approach, as well as examining its place within the broader legal framework of financial markets. Specifically, after depicting the relationship between EU and national sources and illustrating the structure of Regulation (EU) 2020/1503, the article deals with its scope of application, focusing on the distinct types of investment and lending crowdfunding, with particular attention to the cases in which it is most problematic to determine whether the mentioned Regulation is or not applicable. Subsequently, the article examines the rules set forth for to the provision of crowdfunding services, addressing both the authorization process and the obligations imposed on platform operators, dividing them into general conduct and governance obligations and obligations related to individual campaigns. In conclusion, the paper briefly discusses the internal consistency of Regulation (EU) 2020/1503.

Sulla scorta di due decisioni giurisprudenziali, rispettivamente del Tribunale e della Corte d’Appello di Milano, il contributo confronta la fattispecie della garanzia personale resa per l’adempimento degli obblighi concordatari (par. 2.) con quella dell’apporto di risorse esterne senza obbligo di restituzione (par. 4), alla luce dell’evoluzione della legge fallimentare fino al codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. Sulla base del quadro normativo analizzato, viene argomentata la legittimazione del curatore ad agire nell’interesse della massa dei creditori per ottenere l’adempimento dell’impegno del terzo ad apportare risorse al patrimonio del debitore (par. 5)., Taking the cue from two rulings of the Milan Tribunal and the Milan Court of Appeals, the paper compares situations in which personal guarantees are provided for the fulfillment of obligations arising from the concordato preventivo (paragraph 2) with cases in which third parties provide financing that does not entail any repayment obligation by the debtor (paragraph 4), considering the evolution of the Italian bankruptcy legislation from the now repealed Bankruptcy Act (1942) to the current Business Crisis and Insolvency Code. Building on this legal framework, the paper argues that the insolvency practitioner has standing to act in the interest of the creditors' estate to enforce the aforementioned third party’s obligation to contribute resources to the debtor’s assets (paragraph 5).

In light of the ongoing debate on algorithmic collusion, this paper intends to answer the following question: should algorithmic tacit collusion be prohibited under EU competition law? By algorithmic tacit collusion, we mean the capability of algorithmic pricing agents to unilaterally engage into tacitly collusive strategies without human intervention (we also call it ‘machine-to-machine cooperation’ or ‘algorithmic interdependent pricing’). Essentially, this practice raises the very same issues as the well-known oligopoly problem. Therefore, to make it prohibited one could envisage the traditional proposed solution of disentangling the categories of article 101 TFEU from the notions of an ‘act of reciprocal communication between firms’ or ‘meeting of minds’. The paper sets out to discuss this option and its implications. It argues that, from a competition law standpoint, although algorithmic tacit collusion remains undesirable, the notions of agreement and concerted practices should not be changed to encompass it. Rather, it embraces a regulatory perspective referred to as ‘algorithms by design’ which relies on introducing a legal obligation for firms to program algorithms in such a way as to prevent them from setting oligopolistic prices. In particular, while exploring this regulatory proposal, the paper discusses the peculiar case of algorithms that, though designed not to violate antitrust law, end up charging collusive prices. In this regard, the paper develops a second proposal: it introduces the idea of ‘outcome visibility’ to nail firms to their responsibility. This concept implies the idea that even if firms are not aware that their pricing algorithms are implementing a collusive strategy, they cannot ignore their visible market outcome.

La decisione del Bundeskartellamt (l’autorità federale garante della concorrenza in Germania) del 2019, di considerare il trattamento dei dati degli utenti secondo le condizioni d’uso del social network Facebook come un abuso di posizione dominante ai sensi della normativa antitrust tedesca ha contribuito a stimolare il fervente dibattito sul rapporto tra diritto della concorrenza e norme a tutela dei dati personali. Il presente contributo si propone di analizzare la pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione europea, chiamata a rispondere al rinvio pregiudiziale sollevato nell’ambito del giudizio contro la società Meta (già Facebook). Esso argomenta che, sebbene la sentenza non appaia dirompente, nondimeno vi è possibile rintracciare utili spunti. Infatti, pur nella diversità degli obiettivi e delle funzioni che caratterizza l’operato delle autorità nazionali garanti della concorrenza, da unlato, e delle autorità di controllo, dall’altra, il principio di leale cooperazione viene eretto a base giuridica dei rapporti tra autorità amministrative indipendenti., The decision of the Bundeskartellamt (the Federal competition authority in Germany) in 2019 to consider the processing of user data according to the terms of use of the Facebook social network as an abuse of dominant position under German antitrust law has contributed to stimulating a fervent debate on the relationship between competition law and data protection rules. This contribution aims to analyze the ruling of the European Court of Justice, called upon to address the preliminary ruling raised in the context of the case against Meta (formerly Facebook). It argues that, although the judgment may not appear groundbreaking, nonetheless, valuable insights can be identified. In fact, despite the diversity of objectives and functions that characterize the actions of national competition authorities on one hand, and supervisory authorities on the other, the principle of loyal cooperation is established as the legal basis for the relations between independent administrative authorities.

Dopo essere rimasta sostanzialmente stabile per decenni, a partire dagli anni ’80 dello scorso secolo la quota del reddito nazionale versata ai lavoratori, vale a dire la frazione di Pil pagata in salari, stipendi e indennità, è costantemente diminuita non solo nei paesi ad economia avanzata, ma anche in quelli emergenti ed in via di sviluppo. Diverse cause sono state identificate per spiegare questo declino, tra cui la globalizzazione, la delocalizzazione del lavoro, l’automazione della produzione, la riduzione del peso politico dei sindacati e l’alto tasso di disoccupazione. Il potere di acquisto dei datori di lavoro (o buyer power), esercitato dal lato della domanda attraverso la fissazione di salari bassi e condizioni di lavoro precarie, è considerato un fattore significativo nella compressione dei redditi da lavoro. Il presente contributo, dunque, intende dimostrare come l’applicazione tradizionale del diritto antitrust ai mercati del lavoro possa contribuire a limitare le condotte dei datori di lavoro che, esercitando congiuntamente o singolarmente il loro significativo potere di acquisto, comprimono i salari e impongono cattive condizioni di lavoro.

Nel contesto del dibattito internazionale sul corporate purpose, l’articolo identifica il potere economico delle grandi società per azioni come il principale fattore che sollecita a superare il paradigma dello shareholder value. In questa prospettiva, l’articolo discute le strategie normative adottate dalla recente legislazione europea in tema di capitalismo sostenibile, con specifico riguardo a regole di trasparenza e disciplina degli assetti organizzativi., Considering the international debate on corporate purpose, this paper identifies the economic power of large corporations as the main factor that requires overcoming the shareholder value paradigm. The article discusses the regulatory strategies adopted by recent European legislation on sustainable capitalism, focusing on disclosure and corporate arrangements.

European prudential regulation imposes significant compliance costs on banks, justifying extensive use of proportionality. However, the failure of Silicon Valley Bank raised numerous objections to this approach. According to many scholars and practitioners, the crisis of SBV originated from a substantial loosening of the regulatory standards and the corresponding supervisory enforcement. In this context, the article discusses the intricate relations between proportionality and financial stability, reaching an articulated conclusion. While concerning prudential capital requirements it seems reasonable to adopt a uniform discipline, as to supervision (e.g., SREP), a proportional approach seems more appropriate. At the same time, the failure of SVB advocates in favor of a partly different approach toward corporate governance.

The engagement of central banks with the consequences of climate change has become not only the subject matter of academic debates, but also a regulatory reality, albeit in very heterogeneous shapes across jurisdictions. Against this backdrop, this paper aims at providing: (i) an up to date and comprehensive review of the relevant literature and (ii) a report of the regulatory and legislative approaches followed by some of the most influential central banks. With respect to (i), the paper initially establishes a shared framework for the addressed issues, presenting the outcomes of previous scientific works in a schematic manner. It then explores both the widely accepted ideas and the predominant viewpoints on the most debated topics. Regarding (ii), the paper proposes a classification of the tools used by central banks worldwide, building on earlier studies. The article looks subsequently at several central banks (the European Central Bank, the US Federal Reserve, the Bank of England, the Bank of Norway, the Bank of Japan, and the People’s Bank of China) and reports which of such tools are respectively implemented, such as climate-related financial risks stress testing and monetary operations.

Il commento affronta il tema dell’accertamento in concreto dei confini dell’impresa agricola, sotto il profilo sia sostanziale sia procedurale, ai fini dell’accesso alle procedure concorsuali. Nello specifico, da un lato, vengono esaminate le conseguenze dello svolgimento di attività commerciale da parte di un imprenditore agricolo; dall’altro, si analizza il valore probatorio da attribuire alla presentazione di una domanda di concordato preventivo da parte di un imprenditore agricolo nella successiva istruttoria prefallimentare, nonché la ripartizione dell’onere della prova in relazione alla dimostrazione della natura agricola o commerciale dell’attività svolta.

La disciplina europea delle banche comporta elevati costi di compliance, che giustificano un ampio ricorso al principio di proporzionalità. La crisi di Silicon Valley Bank ha tuttavia sollevato numerose obiezioni a questa impostazione. Secondo la prospettiva adottata da molti commentatori, nel caso di Silicon Valley Bank la crisi avrebbe infatti la sua origine nell’allentamento dei vincoli regolamentari e nella relativa azione di vigilanza. L’articolo discute il problema in una prospettiva comparatistica e perviene a una conclusione articolata. Mentre con riguardo ai requisiti prudenziali di capitale risulta ragionevole adottare una disciplina uniforme, in ordine agli adempimenti di vigilanza (per es.: SREP) pare più adeguato un approccio di carattere proporzionale., European regulation imposes high compliance costs on banks, justifying extensive use of the proportionality principle. However, the Silicon Valley Bank crisis has raised numerous objections to this approach. According to the prevailing view, in the case of Silicon Valley Bank, the crisis would have its origin in the loosening of regulatory constraints and the corresponding supervisory enforcement. This article discusses such a problem from a comparative perspective and reaches an articulated conclusion. While concerning prudential capital requirements it seems reasonable to adopt a uniform discipline, as to supervision (e.g., SREP) a proportional approach seems more appropriate.

Il presente saggio intende ricostruire la disciplina della gestione commissariale delle cooperative, anche alla luce delle importanti novità derivanti dal codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. Nello scritto si colloca la gestione commissariale tra i diversi provvedimenti che il Ministero delle imprese e del made in Italy può disporre in presenza di irregolarità riferibili alle cooperative e si analizzano specialmente i poteri del commissario governativo nell’organizzazione della cooperativa commissariata., This essay intends to reconstruct the law of the commissioner management of cooperatives, also in light of the important innovations deriving from the code of business crisis and insolvency. In the paper the commissioner management is placed among the various measures applicable to irregular cooperatives by the Ministry of enterprises and made in Italy and the power of the government commissioner is fully analysed.

Tema del presente scritto è la disciplina (legale e negoziale) del procedimento assembleare nelle cooperative, il cui contenuto dovrebbe essere ripensato tenendo conto sia del necessario carattere democratico di queste società sia dello sviluppo tecnologico intervenuto negli ultimi decenni. Tesi di questo scritto è che un’adeguata riscrittura della predetta disciplina ci consegnerà cooperative più democratiche e imprese più mutualistiche., This article focuses on the legal and contractual regulation regarding the assembly procedure in cooperatives, the content of which should be rethought taking into account both the necessary democratic nature of these companies and the technological development that has occurred in recent decades. The thesis of this paper is that an adequate rewriting of the aforementioned regulation will deliver us cooperatives more democratic and enterprises more mutualistic.

L’introduzione di una disciplina identica per tutte le banche (one-size-fits-all approach) va spesso a detrimento degli enti più piccoli e rischia altresì di pregiudicare la concorrenza sul mercato. Di qui, il tradizionale utilizzo del principio di proporzionalità quale criterio applicativo di regole altrimenti uniformi, in modo da "calibrare" le norme in base alle particolari caratteristiche di ciascuna banca. Nondimeno, la presenza di notevoli "costi minimi" di compliance e le difficoltà riscontrate dalle autorità di vigilanza nel declinare le proprie strategie di enforcement hanno suggerito di elevare la proporzionalità a vero e proprio metodo per la redazione delle norme. Con il CRD V package, è stata così introdotta la figura degli «enti piccoli e non complessi», cui il legislatore ricollega l’applicazione di una disciplina "più leggera" in tema di SREP e obblighi di reporting. Tuttavia, poiché l’attività di vigilanza deve sempre svolgersi "al più alto livello di consolidamento", la necessaria partecipazione delle BCC a un gruppo bancario cooperativo impedisce l’applicazione delle predette regole e attira tali enti all’interno della più severa disciplina prevista per le large institution. Pur condivisibile per i gruppi bancari tradizionali, espressione della medesima impresa, una simile conclusione non pare invece ragionevole per i gruppi bancari cooperativi, le cui peculiarità impongono all’interprete di adeguare l’applicazione di tali regole alle specificità del caso concreto., The 'one-size-fits-all' approach to banking regulation may harm smaller institutions and jeopardize competition. For this reason, the proportionality principle requires supervisors to 'calibrate' the actual application of prudential regulation according to the size and complexity of each bank. Nonetheless, while economies of scale are still expected to play a fundamental role, even the high costs of enforcement experienced by supervisors may hinder the actual application of the proportionality principle. To address these obstacles, the 'CRD V package' adopted a different approach to proportionality and introduced a specific set of tailored rules for "small and non-complex institutions" (for example, providing a lighter reporting requirement or a milder approach to SREP). However, since supervisory activities must always be carried out 'at the highest level of consolidation', the mandatory participation of community banks in a 'cooperative group' excludes the application of the special regime drawing these institutions within the stricter rules provided for "large banks". Although reasonable for traditional banking groups — usually the expression of a single economic entity — such a conclusion does not hold for cooperative banking groups, whose peculiarities must be taken into proper consideration by the supervisor.

This paper examines the indivisible reserves in the Italian cooperatives, which should characterize all cooperatives in the world according to the International Cooperative Alliance. The issue is dealt with from the point of view not only of company law but also of accounting and tax law. The paper examines all the spaces left by the law to the contractual freedom in order to design an effective and efficient financial structure of the cooperative thanks to all its reserves, divisible and indivisible.

La presente nota si sofferma sui problemi legati all'interpretazione dell'art. 125-sexies t.u.b. nella versione antecedente le modifiche introdotte con il Decreto Sostegni bis. A questo riguardo, la diversa formulazione letterale dell'art. 16, par. 1, Direttiva 2008/48/CE e la necessità che ogni spostamento patrimoniale sia sorretto da una causa meritevole di tutela impediscono al giudice nazionale di interpretare la norma italiana conformemente ai principi europei. Soprattutto, però, l 'ambigua natura della sentenza Lexitor - tesa a verificare l'effettiva attuazione della Direttiva sul credito al consumo nell'ordinamento polacco, piuttosto che ad offrire un'interpretazione uniforme dell'art. 16 cit. - suggerisce di riqualificare tale pronuncia come un'(irrituale) decisione resa ai sensi degli artt. 258 e 259 TFUE: come tale, necessariamente dotata di una semplice efficacia "relativa".

Che cosa è un’organizzazione senza scopo di lucro nel diritto dell’Unione europea in materia di appalti pubblici? Un ente non lucrativo può distribuzione ristorni ai propri membri? Risulta possibile riservare solo alle organizzazioni di volontariato i servizi di trasporto sanitario di urgenza? A queste domande ri-sponde il seguente commento., What is a non-profit organization in EU law on public procurement? Can a non-profit organization dis-tribute patronage dividends to its members? Is it possible to reserve emergency medical transport services only for voluntary organizations? These questions are answered by the following comment.

This essay illustrates the peculiarities of the accounting law of cooperatives, focusing on the sources and the contents of the documents that make up and accompany the financial statements

L’articolo offre alcuni spunti di riflessione sull’istituto dei patrimoni destinati ad uno specifico affare a vent’anni dalla sua introduzione nel nostro ordinamento giuridico, che, nonostante le ottimistiche aspettative e finalità del legislatore, volte all’im­plementazione della competitività delle imprese italiane sul piano economico-finan­ziario, attraverso un’ulteriore limitazione della responsabilità, non ha incontrato il favore dell’imprenditoria italiana. L’Autore valorizza la scelta di fondo del legislatore e gli sviluppi che l’istituto ha avuto nel corso degli anni, mettendo, tuttavia, in risalto, alcune criticità che potrebbero averne determinato l’insuccesso.

The reading of 'Cofemel' and 'Brompton' in this study differs from the common view that these decisions opened the door to the application of copyright to any design work. In Cofemel, the question whether designs are generally classifiable as 'works' within the meaning of Directive 2001/29 was answered in the negative. The main discipline for design protection remains the special protection of designs under the Directive 1998/71 and the Regulation 6/2002. The cumulation with copyright exists only under certain special conditions. If only a subset of protected designs can aspire to the cumulation with copyright, this means that the requirement of originality is more selective than that of “individual character” under special protection of designs. The requirement of originality governs the selection from among all designs of those that may qualify for cumulation. The Court specifies the test of “own intellectual creation” and refers to the fact that the design creation must reflect the personality of its author, manifesting the author's “free and creative choices”, i.e. choices not determined by technical considerations, rules or other constraints that leave no room for creative freedom. The doctrine of functionality is further explored in Brompton. For originality to exist, it is not sufficient that there was a choice to obtain the desired technical result; the existence of a choice only indicates that a certain function could be realised through different formal solutions, but still does not prove the existence of a margin of creative freedom in determining such formal solutions. The Court also applies to copyright the principle of 'causality' that it had already applied to designs and trade marks. The need to prevent technical innovation from being hindered through the application to functional aspects of protections that serve to protect different values, arises in all these disciplines. In ascertaining originality, it is the appreciation of the author's 'possibi

Il contributo analizza le regole di diritto societario italiano, nel contesto della Direttiva opa, applicabili in caso di offerta pubblica di acquisto e scambio, individuando il componimento dei diversi interessi che si confrontano, e talora si contrappongono.

Il contributo, che si colloca in apertura della sezione dedicata a “società e nuove tecnologie” si occupa di esaminare, anche in prospettiva storica, l’impatto delle in- novazioni tecnologiche del XX e XXI secolo sul diritto dell’impresa e delle società, collocandole nel più generale contesto dell’evoluzione del diritto commerciale in relazione ai cambiamenti della società e dell’economia. Viene analizzato l’impatto delle tecnologie digitali sul diritto positivo (anche con riguardo alla legislazione emergenziale commessa alla pandemia da Covid-19) e si individuano le più recenti innovazioni nell’ambito dell’organizzazione societaria, proponendo di prenderle in considerazione, con un approccio combinato, quali General Purpose Technologies.

Il contributo si occupa di esaminare, anche in prospettiva storica, l’impatto delle innovazioni tecnologiche del XX e XXI secolo sul diritto dell’impresa e delle società, collocandole nel più generale contesto dell’evoluzione del diritto commerciale in relazione ai cambiamenti della società e dell’economia. Viene analizzato l’impatto delle tecnologie digitali sul diritto positivo (anche nel contesto della pandemia da Covid-19) e si individuano le più recenti innovazioni nell’ambito dell’organizzazione societaria, proponendo di pren- derle in considerazione con un approccio combinato, quali General Purpose Technologies.