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Groves with ancient olive trees (Olea europaea L.) could be considered remnants of old agroforestry systems. Anything but static, these agro-ecosystems have undergone drastic transformational processes in Mediterranean countries, where abandonment or intensification have been observed far more than continuity, expansion or renaissance, leading to environmental degradation of rural areas. Starting from this assumption and inspired by historical ecology and historical geography, we consider centuries-old olive trees as living archives of human-nature interactions and are thus proxies of past agroforestry. Our aim is to better understand what has driven dynamics of change and persistence, happening today as well as in the past. We first travel backward in time, looking at the ecology of land management systems during the Roman period (ca 200 BC-400 AD) and late Antiquity (ca AD 400-700). The special focus is the island of Sicily, the granary of the Empire, well known as a region where cereal production increased around the latifundia economy. We reconstruct the diversity of land tenure and the ecology of such complex systems, by combining records from Roman agriculturalists and palaeoenvironmental evidence of the past. We then zoom out, to look at today’s management practices in olive groves, thus drawing a parallel between Antiquity and today. Our work provides valuable insights into the correlation between certain organisation models, ecological strategies and adaptation capacity over the long term, clearly showing that human and nature dimensions are interconnected. Such entanglement may be a key element for ensuring these agroecosystems resilience. All elements that may contribute to the re-invention of sustainable forms of their management, for the present and the future.

Dalla seconda metà del secolo scorso il patrimonio forestale della Sicilia è aumentato in termini di superficie. L’aumento recente è stato favorito dai processi di rinaturalizzazione degli ex coltivi e dei pascoli e dalla disponibilità di fondi europei per i rimboschimenti e l’arboricoltura da legno, insieme all’adozione di nuove politiche rivolte alla sostenibilità ambientale. Tuttavia, tale incremento della risorsa nella maggior parte dei casi non è stato un affiancato da uno sviluppo delle politiche e delle azioni mirate a promuovere la gestione forestale, tantomeno la valorizzazione dei prodotti legnosi e non. Tale carenza di politiche efficaci nel contesto italiano, in particolare l’applicazione nel territorio siciliano, dove il tasso di produzione interna di legno è tra i più bassi in Europa, si è verificata non solo riguardo la produzione ma anche la tutela dell’assetto idrogeologico e la difesa del territorio. L’anello più debole della filiera legno in Sicilia è quello che riguarda le prime fasi della catena produttiva, dalla gestione della risorsa forestale stessa ai settori delle utilizzazioni e della prima trasformazione. Ciò è dovuto principalmente alla carenza di infrastrutture e in particolare di un’adeguata viabilità forestale, ma anche al limitato valore qualitativo degli attuali prodotti e alla domanda di materia prima legnosa nettamente superiore rispetto all’offerta interna, oltre alla presenza di una elevata e stabile offerta estera di materiale spesso qualitativamente superiore importato a prezzi competitivi. Inoltre la filiera foresta-legno in Sicilia presenta fondamentalmente un grave deficit nell’organizzazione e nel coordinamento fra i diversi segmenti che la compongono, caratterizzati da gradi di sviluppo diversi. Tuttavia, la filiera produttiva legata alla risorsa legno, presenta importanti opportunità di crescita e sviluppo dal punto di vista produttivo e occupazionale, sia a monte che a valle della filiera stessa, motivo per cui si dovrebbe intervenire sulla pianificazione e gestione delle stesse, al fine di incentivare l’utilizzo della materia prima locale ed al contempo informare i protagonisti del settore dei vantaggi economici che possono trarre da tali possibilità. Scopo del presente lavoro è quello di analizzare il consumo e le potenzialità del legno in Sicilia attraverso indagini di settore e territoriali. La raccolta dei dati è stata effettuata tramite la consultazione di dati ISTAT, Camera di Commercio e associazioni di categoria, tra cui FederLegno. Sono state analizzati i dati disponibili sui consumi regionali di legno e l’identificazione e distribuzione sul territorio siciliano di aziende di utilizzazione e trasformazione del legno. Nonostante la scarsa rappresentatività dei dati e la difficoltà nel reperimento degli stessi è stato delineato un quadro generale del settore relativo all’utilizzazione, al commercio e alla trasformazione del legno in Sicilia.

Nell’ambito delle attività sviluppate dalla regione siciliana nella redazione del Piano Forestale Regionale 2009- 2013, negli anni 2006/2007 sono stati realizzati 8 campi sperimentali in diversi contesti pedoclimatici siciliani (Bioclima: mesomediterraneo e supramediterraneo. Substrato: alluvionale, argilloso, calcareo, flyshioide, sabbioso/ siliceo) in 5 province siciliane (Agrigento, Enna, Messina, Palermo e Trapani). La scelta delle specie da piantare è stata compiuta sulla base di una suddivisione del territorio siciliano per aree ecologicamente omogenee compiuta dal gruppo di Selvicoltura di UNIPA, e utilizzata per fornire uno strumento operativo e vincolante per i progetti forestali realizzati nell’ambito del PSR. Le piantine utilizzate erano state prodotte utilizzando semi raccolti localmente in ossequio alla legislazione della regione siciliana, che obbliga, per i rimboschimenti, l’utilizzo di materiale di moltiplicazione raccolto nell’ambito del territorio dell’isola. L’obiettivo dello studio era quindi quello di valutare la performance di attecchimento e crescita di diverse specie forestali autoctone da impiegare in impianti di rimboschimento e arboricoltura da legno in Sicilia nell’ambito dei vari contesti pedo-climatici siciliani. In par - ticolare sono state impiegate le seguenti specie: Acer campestre, Acer monspessulanum, Acer obtusatum, Acer pseudoplatanus, Castanea sativa, Celtis australis, Ceratonia siliqua, Fagus sylvatica, Fraxinus angustifolia, Fraxinus excelsior, Fraxinus ornus, Ilex aquifolium, Malus sylvestris, Olea europaea var. sylvestris, Phillyrea latifolia, Pistacia lentiscus, Pyrus amygdaliformis, Pyrus pyraster, Prunus avium, Prunus dulcis, Quercus cerris, Quercus ilex, Quercus petraea, Quercus pubescens, Quercus suber, Sorbus domestica e Sorbus torminalis. Complessivamente sono state utilizzate circa 6300 piantine, comprensive del ripristino delle fallanze, provenienti dai vivai del Dipartimento Regionale dello Sviluppo Rurale e Territoriale di Castellammare del Golfo, Filici, Piano Noce, Piazza Armerina e Ziriò. I primi rilievi, eseguiti negli anni successivi all’impianto, hanno dato indicazioni utili sulla sopravvivenza e l’accrescimento delle diverse specie forestali. Purtroppo, negli anni seguenti i campi hanno subito una fase di abbandono che si è tradotto nell’assenza di cure colturali e soprattutto nel pascolo. Tuttavia, questi fattori di disturbo possono essere considerati “normali” nelle nostre condizioni e pertanto, anziché essere un fattore eccezionale, possono essere considerati un “fattore” ambientale. Durante il 2021 sono stati ripetuti i rilievi, nei siti in cui sono sopravvissute piante affermate, che hanno confermato la diversa capacità di crescita e resistenza di alcune specie rispetto ad altre. Queste informazioni saranno preziose per gli interventi di rimboschimento da compiere nei prossimi anni in un contesto ambientale sempre più difficile ed incerto a causa dei cambiamenti climatici e delle crescenti minacce verso gli ecosistemi forestali mediterranei.

I processi in atto nelle aree protette dovrebbero concorrere alla conservazione e/o al ripristino della biodiversità di questi territori. Tra tutti i vincoli che insistono su un’area protetta, determinati da diversi strumenti legislativi (es. piani paesistici, regolamenti della riserva/parco, vincoli idrogeologici) la preminenza, ove presenti, spetta a quelli derivanti dalle applicazioni delle norme di tutela dei siti natura 2000. Come diversi studi dimostrano, molte specie rare e/o minacciate della flora vascolare di Lampedusa sono legate agli ambienti agricoli, mentre i consorzi pre-forestali ospitano diverse specie (corbezzolo, fillirea, mirto) non rare a livello regionale ma delle quali va salvaguardato il patrimonio genetico. Gran parte delle specie endemiche e legate agli habitat prioritari locali, appaiono in buona salute, sebbene le praterie corrispondenti all’habitat prioritario 6220, in assenza di disturbo (es. pascolo) tendono ad evolvere gradualmente verso comunità di gariga. I locali rimboschimenti presentano uno scarso valore ecologico ma potrebbero contribuire alla struttura del mosaico ambientale locale se adeguatamente convertiti. In questa sede vengono individuate tre principali destinazioni d’uso, corrispondenti ad altrettante direttrici di intervento, per l’isola: 1) aree agricole dove andrebbero incrementate e supportate attività di agricoltura sostenibile, 2) formazioni di prateria e gariga che andrebbero lasciate alla libera evoluzione senza precludere la possibilità di pascolo moderato e regolamentato, 3) superfici forestali dove bisognerebbe effettuare un graduale diradamento degli impianti artificiali e favorire la diffusione di specie legnose autoctone. L’adozione di questa strategia d’intervento fornirebbe un efficace strumento di pianificazione a lungo termine e consentirebbe di ridurre i tempi di realizzazione degli interventi da sottoporre alla valutazione d’incidenza.

Intercropping landscapes characterised by the presence of certain plant features (i.e. old-century olive trees) are usually considered traditional landscapes, extremely important for their biocultural heritage. Olive agroforestry systems were widespread in the past throughout Sicily. Recent evolution processes involving intensification have switched to olive grove monocultures. Here we present ongoing work on the application of geo-narratives to interpret transformation dynamics of land use practices in a rural landscape of inner Sicily. Based on the assumption that spatial patterns are the expression of transformation processes, where the spatial variation of human activities is a significant element in driving different temporal trajectories of change in a landscape, we applied geo-narratives to interpret results from change detection analysis of aerial images spanning over 65 years. As georeferenced oral histories, geo-narratives open a window on the spatial relationality of people and places over time, allowing us to interpret contemporary observations of spatial patterns in light of past practices. The result is a deeper understanding of landscape change processes, in which the apparent progression from agroforestry spatial arrangements to nearly monoculture, followed by a reduction or even loss of high nature value features, hides ecological drivers and social motivations that only from the ground could be understood. We conclude advancing new conceptualisation of what traditional cultural landscapes could be, and proposing new integrated methodological approaches for their investigation

Around 40% of the ice-free terrestrial surface is under desertification risk, and the Mediterranean is one of the most sensible regions. Concomitantly, most areas occupied by agriculture suffer from lack of organic matter in the soil, as well as very low tree cover, making them more vulnerable to climate change. The LIFE (Desert Adapt) project aims to develop a desert adaptation model to enhance resistence and resilience of farms, both public and private, to desertification by appliyng an integrative sustainable land management in Italy, Spain and Portugal. In Italy three sites in Sicily are involved, two private areas in Caltanissetta and Catagirone and the municiaplity of Lampedusa.The model comprehends the assignement of functions and the application of adaptation measures, in order to diversify the production, increase soil organic matter, enhance biodiversity and guarantee a solid economical output, appliyng concepts of agroecology and agroforestry. All farms in the project are increasing the woody cover, buth as woody crops, hedgerows and forest/machis patches, appliyng no-tillage or conservative tillage, increasing soil cover throug perennial crops and mulching, as well as using prunning residuals and organic compost to increase organic matter in the soil. Desertification is mentioned in economical mehcanisms such as the Rural development Plan and might be a central point in the European Green Deal, but still few effective actions are being implemented in the field, and the LIFE project is creating models that can be replicated by every kind of farmer.

Mentre la vegetazione naturale sta cedendo il posto alle aree agricole in molte aree del mondo, in altre, soprattutto in Europa, la rigenerazione naturale della vegetazione dopo l’abbandono dell'agricoltura sta cambiando il paesaggio. Nonostante l’importanza di questo fenomeno, le dinamiche spazio-temporali e il ruolo della copertura vegetale preesistente sono ancora poco studiati a piccola e media scala. Tali informazioni sono molto rilevanti sia per una migliore comprensione delle dinamiche naturali della vegetazione, sia per pianificare eventuali azioni di gestione per guidare dove necessario questi processi. In questo studio abbiamo quantificato il tasso di espansione, caratterizzato i pattern spazio-temporali e l’influenza della quantità della copertura arbustiva e arborea preesistente e la distanza dal bosco sulla rigenerazione naturale in una zona di pascolo, un tempo gestito, in un’area della Sicilia rappresentativa delle colline e montagne mediterranee. La copertura legnosa è stata rilevata dal 1992 al 2016 in tre plot di 10 ha ciascuno, combinando rilievi sul campo, GIS, e analisi spaziali. Dopo 24 anni, la copertura legnosa è aumentata del 68%, nonostante la struttura spaziale aggregata presente nel 1992 sia rimasta quasi invariata. La copertura vegetale preesistente ha influenzato l'espansione della vegetazione legnosa in due plot, mentre la distanza dalla foresta così come il tipo di copertura, sono risultati non significativi. Il nostro studio evidenzia l'importanza di studi su piccola e medie scala per accertare sia l’aspetto deterministico e stocastico della dinamica della vegetazione, col rilevamento di punti “freddi” (bassa espansione) e “caldi” (alta espansione) della vegetazione non visibili a larga scala. Inoltre discutiamo sulle prospettive future, ovvero non intervenire sull’avanzamento della vegetazione legnosa o realizzare una gestione accurata in modo a mantenere questo paesaggio misto in un contesto di area ad alto valore naturale?

Many traditional agricultural systems show different limits both in ecological and economic terms. These limits are exacerbated by the increasingly extreme climatic conditions which in the southern regions are manifested essentially in a concentration of rainfall and in increasingly intense dry periods. As part of the LIFE (Desert Adapt) project, some companies involved in the project are modifying their cultivation systems without changing the land use destination. This appears possible by introducing elements of diversification which make the system more resilient as a whole but which guarantees safer economic resources. In particular, in the case of a "classic" agricultural company Caltagirone (Sicily, Ct) (prickly pear and fruit orchard), the farmer accepted spread of woody forest species for the production of firewood. Furthermore, the spread of brambles and asparagus allows you to have supplementary productions of great commercial value because the fruits are collected and sold. Generally these plants are eliminated during the normal operations of managing the prickly pear. The company is also spreading Bamboo, which is increasingly appreciated today as a “wood”. More complex are the interventions to be implemented in the cereal-zootechnical farms where the practice of burning stubble has led to the total elimination of arboreal and shrub vegetation (Fig. 1). In this case there is also a cultural problem related to the fact that shepherds do not adequately consider the advantages deriving from the presence of wood species. The projects, which will be implemented within the Rural Development Plan of the Sicilian Region but with the support of the LIFE Desert Adapt in the dissemination phase, foresee a total paradigm shift. In fact, the creation of arboreal bands presupposes that these are defended from the action of the animals in the early stages of growth and subsequently actively from fires. The latter, as already mentioned, are hanged to eliminate residual straw and this guarantees an immediate but ephemeral advantage in terms of soil fertility. The adequate management of the residues allows, in the long run, to increase the content of organic substance in the soil and therefore to achieve lasting advantages in terms of fertility. Also for these companies one of the main objectives remains to diversify production. This goal is not easy to achieve because often these companies have soils with pedological limits (excess clay) which reduces the possibility of choice. However, choices are being made that are already determining advantages including, for example, the breeding of bees and the creation of multifunctional riparian vegetation. The presence of riparian vegetation or lines of vegetation or small woods also reduces the effects of erosion and loss of surface soil. In the future, the possibility of using the trees (Popolus, Salix) for the production of wood will be evaluated. The spread of vegetation along the margins has no impact on animal species (especially birds and plants) linked to open systems. These plants and animals are those at greatest risk at European level due to the intensification of crops. In both cases, however, organic farming techniques that reduce the impacts of agrochemicals will be used.

Realazioni tra luipi, pastorizia e cani da pastore in Sicilia