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This essay describes the innovative aspects of the didactic activities promoted by the Master Course in Architecture of the University of Trieste in the teaching of restoration and enhancement of the regional historical-architectural and territorial heritage, focusing attention on a case study of absolute importance: the former Amideria Chiozza factory in Ruda, in the lower Friuli plain, Italy. A case study of reuse and restoration of an important industrial archeology complex, founded in 1865 and active for over a century, the only starch factory in Europe still in possession of the original production system and machinery. Here it is demonstrated that an integrated design approach (from a disciplinary point of view) and an inclusive attitude (in the intervention choices) can promote virtuous and successful processes. This type of processes can be differentiated from many cases of restoration that we can find today in our cities and territories, unable both to protect the complex system of values that are present in a patrimonial object, and to avoid forms of banal relocation on the real estate market.

The urban regeneration of Porto Vecchio (Old Port) of Trieste - the historical commercial harbour of the Hapsburg Empire which became Italian after the WWI, which from the mid-19th century has occupied a significant part of the waterfront of the Adriatic city with its department stores and docks - today seems to be a well started process. Extended just under 700,000 mq. and with over 1,000,000 mc. of hangars, often of extraordinary architectural value, the Old Port of Trieste is one of the most important precincts of industrial maritime archeology in the Mediterranean, as well as a strategic area for the urban and economic revitalization of the city and its territory. The story that, after its almost total abandonment, involved this port takes place over several decades, during which it was in danger, in a first moment, its own conservation. This long period was characterized by the succession of numerous projects, often proposed by important architects and developers: from Kenzo Tange to Gino Valle, from Manuel de Solà Morales to Stefano Boeri, from Norman Foster to Guillermo Vázquez Consuegra. This paper, after a brief introduction explaining the genesis of Porto Vecchio, reads the history of these plans and projects in a diachronic way, and try some possible interpretations of their thirty-year vicissitudes. In this way, it presents the most recent urban and architectural innovations developed for the regeneration of the historical harbour waterfront of Trieste, linked to the strong will of the Municipality of Trieste and the Italian Ministry of Cultural Heritage to respond to this difficult situation. The text also comments on the difficulties encountered operating in this context, and the more or less marked cleverness of the projects (older and more recent) to highlight the unexpressed potential of the place and to protect and enhance its historical memory.

Governance approaches combined with sustainable planning and territory and landscape management tools have progressively increased the link to the environment concept from an ecological-naturalistic point of view, leading to a wider and well-structured vision of the future. This idea moves close to sustainable development principles in a potential integration scenario that takes into consideration economic growth, environmental safeguarding and sharing choices. It becomes extremely important to act for landscape management and enhancement, especially referred to traditional and marginal areas ones, using social ecology practices able to recover/preserve the fundamental ecosystem services, such as biodiversity, supported by active population involvement methods. In particular, the Gorizia Karst presents itself as a sensitive area where, during the 20th century, deep wounds have been inflicted. The WWI devastation, the post-1945 border (well-known as "Iron Curtain"), the Cold War and the consequent wide military servitude activated on it, have significantly modified the landscape under the morph-functional profile. The dry karstic grassland, known as “landa carsica” (Natura2000: Habitat Code 62A0), are phytocenoses made up of an extraordinary multitude of species, whose origins are connected with millennial farming practices linked to transhumance. These features make this landscape an extraordinary area whose ecological values are at least equal to the historical-testimonial ones. Most of the past enhancement efforts failed because they were not based on a clear identification of the relationship between different territory elements. In this sense, the case study analyzes the effects of “sustainable grazing” reintroduction, started in the last three years on about 700 hectares of dry karstic grassland, as an example of social ecology practice. Territory and landscape planning, local heritage sustainable promotion paths come out to be essential tools to achieve a participate planning of traditional landscapes, able to highlight even the eco-system services value of these special environments in an integrated and long term sustainability dimension.

Il saggio descrive cinque vicende di riqualificazione del paesaggio che hanno visto l'arte come protagonista dell'attivazione della capacità delle comunità insediate a riconoscere i valori del paesaggio come strumenti di uno sviluppo locale e sostenibile. Dalle Madonie alle Dolomiti, storie di successo ( ma anche di grande conflittualità) che propongono buone pratiche e stimolano all'azione.

Il saggio illustra e commenta le sette ipotesi progettuali di riassetto complessivo del territorio latisanese prodotte dagli studenti del Laboratorio di Progettazione integrata della città, del territorio e del paesaggio, le quali propongono differenti possibili modalità di integrazione degli assetti insediativi, urbanistici e infrastrutturali con quelli ambientali e paesaggistici. Il risultato, al quale erano finalizzati degli obiettivi didattici e scientifici del Laboratorio, è stato ottenuto attraverso l’elaborazione di diverse strategie e altrettante soluzioni tecniche, che ora nel loro complesso costituiscono un utilissimo catalogo di approcci analitico progettuali al territorio latisanese. Tutti e sette i piani partono dalla scelta della continuità ambientale e della biodiversità o biopermeabilità come soluzione tecnico-scientifica che risponde al problema della condizione di frammentazione di questo territorio, intesa rispetto a vari ambiti disciplinari ed operativi: ecologica, paesaggistica, insediativa, funzionale, ecc. Alla base di tutte le analisi è stata fissata l’Unità di Paesaggio, ambito spaziale d’indagine comune a tutti i gruppi, mentre la fase di interpretazione ed elaborazione del modello ha permesso di individuare differenti matrici territoriali.

Le città saranno ‘giuste’ per competere nell’economia globale, megalopoli alla ‘Blade Runner’, oppure saranno città ‘giuste’, luoghi in cui donne e uomini potranno iscrivere le loro vite con ‘giustizia’? Il presente saggio, partendo da tale quesito si pone l’obiettivo di analizzare da un lato le dinamiche dell’economia globale e gli scenari geopolitici da esse aperti, dall’altro pratiche urbane, per ipotizzare i modelli di cittadinanza del futuro prossimo. Will cities be ‘suitable’ to compete in the global economy, megalopolises such as ‘Blade Runner’, or will they be ‘just’ cities, places where women and men can live with ‘justice’? The present essay, starting from this question, aims to analyze on the one hand the dynamics of the global economy and the geopolitical scenarios produced by the megalopolises, on the other urban practices, to hypothesize the models of citizenship of the near future.

Il saggio indica come la cura dello spazio dedicato a parchi e giardini nella città contemporanea sia una buona pratica da estendere all'ecosistema, al giardino planetario. Lo spunto è quello della storia e della contemporaneità del Parco di San Giovanni a Trieste, messo a confronto con altre esperienze nazionali e internazionali di rigenerazione di ex manicomi.

Il saggio illustra il percorso di ascolto attivo posto in atto da parte del gruppo di progettazione del Piano Comunale del Verde di Latisana, che ha messo in campo in primo luogo, attraverso l'utilizzo di tecniche di outreach e visioning, la creatività e la capacità di trasformare indizi e frammenti in storie e progetti, attraverso il coinvolgimento diretto di chi è protagonista di queste pratiche di cura nel territorio.

Il testo ricostruisce la situazione della parte più interessata dal confine del Friuli Venezia Giulia dal punto di vista del rapporto tra politiche abitative, politiche di accoglienza degli stranieri, progetti e pratiche di integrazione. Osserva quindi se e come le idee di integrazione e multiculturalismo cha hanno nei secoli caratterizzato questi territori abbiano oggi, sui temi dell'inclusione e dell'accoglienza, anche abitativa, sviluppato esperienze di rilievo e potenzialmente interessanti anche per altri contesti nazionali.

I processi condivisi di valorizzazione di patrimoni pubblici dismessi hanno, nel corso degli ultimi due decenni, sperimentato una molteplicità di approcci partecipativi, legati per lo più a scelte/situazioni non replicabili e che rispecchiano le logiche di confronto all’interno del panel di attori localmente attivo; approcci che in rari casi hanno prodotto buone pratiche di cui fosse possibile l’utilizzazione su scala più ampia. Il saggio si propone di indagare e proporre una prima valutazione sul ruolo che l’Agenzia del Demanio sta svolgendo negli ultimi anni in questo campo, attraverso l’attivazione di percorsi di valorizzazione che coinvolgono sistemi di beni pubblici distribuiti a livello nazionale e di forme di dialogo con le pubbliche amministrazioni locali e altri soggetti territoriali, percorsi che stanno contribuendo alla definizione di possibili modelli di riferimento per le pratiche di ascolto e coinvolgimento della società locale nel processi decisionali riferiti ai beni pubblici (e, in alcuni casi, ai beni comuni). Il caso studio principale è quello della Regione Friuli Venezia Giulia, dove dall’aprile 2016 è attivo un protocollo d’intesa tra Agenzia del Demanio regionale, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo-Soprintendenza BAP-FVG e tre università, per lo sviluppo della collaborazione tra le pubbliche amministrazioni preposte alla tutela, studio, valorizzazione e razionalizzazione del patrimonio immobiliare pubblico. In questo quadro, l’Università di Trieste è stata incaricata di proporre percorsi innovativi di coinvolgimento degli attori locali nella fase che precede la scelta di alienare o di avviare (con modalità da definire) procedure di affidamento dei beni pubblici, per il loro recupero e una valorizzazione il più possibile inclusiva.

Il saggio - all'interno di un volume che racconta, dalla Sicilia al Trentino, 80 storie di successo delle iniziative di mobilitazione "dal basso" per la difesa dei beni comuni ambientali, culturali e non solo - sintetizza vicende ed esiti di un percorso partecipativo attivato tra 2011 e 2013 per scongiurare la sostanziale privatizzazione e lo stravolgimento di uno dei più interessanti ambiti di architettura militare otto-novecentesca in Europa, Forte Marghera a Venezia. Il percorso svolto propone un metodo di lavoro di successo per intervenire in modo inclusivo ed efficace sul patrimonio storico-architettonico e ambientale, assicurando la sua tutela e al contempo una piena e rispettosa fruibilità ai cittadini.

The complex of the former Pantanella pasta factory, in Via dei Cerchi in Rome, is an urban "large object", located between Circus Maximus, Piazza Bocca della Verità and the Velabro, near the Tevere River and the archaeological site of Colosseum and Palatine Hill. Among the most important industrial buildings located at the center of the Italian capital, the former pasta factory is built starting from 1879 and abandoned in 1929, when a new larger and more modern headquarters is built on Via Casilina, near Porta Maggiore. After, the complex is purchased by the municipality and renovated to become in part Museum of Rome, in part warehouse of the Royal Opera House (today the Rome Opera Theater). During the restructuring beneath its foundations is discovered an important sanctuary of the god Mithras, still little studied; and in this period many important architects produce ideas and projects on the building and its surroundings, as Gustavo Giovannoni, Clemente Busiri Vici, Antonio Munoz. Today the former pasta factory Pantanella is the focus of new hypotheses of transformation, leading to examine the role of an architectural complex that represents many of the changes that have occurred in the 20th century in the most central areas of Rome. The paper aims to describe the results of a research project of the University of Trieste, finalized to carry out a feasibility study for the restoration and regeneration of the complex, as well as a first hypothesis of conservation plan, that well be discussed with the Administration and the Archaeological Superintendence, in order to launch a joint project. The research wants achieve the complex best use and value it as built heritage of 20th century within an archaeological classic site of great importance.

Aprire una strada e moltiplicare le possibilità di conoscere un intenso e articolato impegno di ricerca, didattica, attività pubblicistica e progettuale. Questo è il contributo che fin da una prima lettura è evidente nel volume curato da Giulia Fini, arricchito dalla prefazione di Paola Viganò e dalla postfazione di Patrizia Gabellini; un’opera di grande interesse per lo studio del ruolo di Bernardo Secchi nel dibattito disciplinare e nella prassi urbanistica in Italia e in Europa, e che, come riconosce la stessa Gabellini, ha i caratteri dell’opera seminale. L’opera si inserisce all’interno di un percorso di ricerca, quello della curatrice, che ha già dimostrato un’attenta e non banale capacità di elaborare e restituire le esperienze e gli “sguardi multipli” posti da Secchi e dallo Studio Secchi-Viganò (cfr. i suoi articoli pubblicati in Urbanistica, n. 148/2011 e n. 153/2014) sulla città e il territorio contemporanei, e che acquisisce maggior valore dalla condivisione con lo stesso Secchi della scelta dei brani inseriti nell’ampia antologia che, con oltre 200 pagine dedicate, costituisce la parte più rilevante del volume.

Progettista di esemplari piani redatti in Italia nel dopoguerra, fondatore del primo Corso di laurea in Urbanistica italiano, ideatore e realizzatore di importanti iniziative per la tutela e lo sviluppo dei centri storici, redattore e direttore per oltre vent’anni della rivista «Urbanistica». Astengo ha dedicato grandi energie allo studio e alla proposta di fondamentali testi legislativi in materia urbanistica e ha svolto un’intensa azione politica e amministrativa, prima al Comune di Torino, poi come consigliere e assessore alla Regione Piemonte. Nei primi decenni della sua attività si è inoltre misurato con la progettazione architettonica, cimentandosi sperimentalmente in più contesti e su differenti temi e realizzando interessanti edifici legati all’edilizia sociale. Il volume ha il compito di consegnare – non solo alla memoria ma anche al vivo interesse degli studiosi e di quanti vogliano comprendere l’urbanistica della seconda metà del Novecento in Italia e in Europa – il profilo di Giovanni Astengo documentando, descrivendo, interpretando le diverse componenti del suo magistero, e offrendo, al tempo stesso, ampi materiali per discutere dei temi che la scena italiana presenta, ancora oggi, del tutto irrisolti. Due le componenti che caratterizzano il volume: l’ampia documentazione archivistica concernente i diversi contributi progettuali del Maestro (conservata presso l’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia e altri archivi istituzionali o privati); il profilo critico che, a partire da tale documentazione, integrata da ogni altra fonte disponibile, ne delinea il lascito etico, civile e progettuale. Schede illustrative delle opere di Astengo forniscono quindi un quadro articolato e il più possibile esaustivo di oltre cinquant’anni di attività; i saggi posano invece uno sguardo analitico e critico sulla sua produzione intellettuale, culturale, professionale.

La scheda presenta il piano urbanistico "Obus" elaborato per la città di Algeri da Le Corbusier tra il 1930 e il 1933.

Verso la fine del 2012 la Regione Friuli Venezia Giulia ha conferito l’incarico all’Università degli Studi di Trieste di effettuare uno studio su un’ipotesi di “Città metropolitana di Trieste”. Il primo passo è stata la ricognizione degli ambiti disciplinari e delle competenze utili per analizzare il tema. Sono stati individuati quattro ambiti che indicheremo come: • Ambito urbanistico-territoriale • Ambito economico-trasportistico • Ambito socio-politico • Ambito giuridico-legislativo Pur non essendo esaustivo, ciascuno di questi ambiti ha un sicuro rilievo nel definire e valutare l’impatto che la costituzione della città metropolitana potrebbe avere rispetto all’assetto territoriale, economico, sociale e amministrativo esistente. Si è quindi formato un ampio gruppo di ricerca proveniente da studiosi appartenenti a quattro diversi Dipartimenti: il Dipartimento di Ingegneria e Architettura, il Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali, Matematiche e Statistiche, il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali e il Dipartimento di Scienze Giuridiche, del Linguaggio, dell`Interpretazione e della Traduzione. Per il Dipartimento di Ingegneria e Architettura hanno partecipato Paola Di Biagi, Alessandra Marin, Claudia Marcon e Igor Ciuffarin; per il Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali, Matematiche e Statistiche Romeo Danielis, Lucia Rotaris; per il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali Giorgio Osti, Giovanni Carrosio e Marco Cesa; e per il Dipartimento di Scienze Giuridiche, del Linguaggio, dell`Interpretazione e della Traduzione Paolo Giangaspero, Alessia Ottavia Cozzi, Pietro Faraguna e Federico Gambini. La provenienza multidisciplinare del gruppo di ricerca ha permesso di evidenziare le specificità di ciascuna disciplina nell’affrontare il tema oggetto di studio e di metterle a confronto, facendole interagire, nel caso specifico dell’ipotesi della Città Metropolitana di Trieste.

La scheda illustra il progetto di "città ideale" Le Corbusier presentato a Parigi nel 1922

Il saggio ricostruisce, a partire dalla più che ventennale esperienza di piano e progetto sviluppata nel Comune di Auronzo, il metodo di lavoro di Edoardo Gellner nel pianificare e progettare alla scala territoriale in ambito montano. Il piano urbanistico in questa vicenda diviene strumento rilevante di controllo delle scelte nell'operare multiscalare del progettista, in un contesto nel quale l'attenzione alle risorse ambientali non rinnovabili si propone come elemento fondativo e strutturante del piano.

Il testo introduce un volume dedicato al tema della strada come spazio pubblico, luogo di confronto ed espressione individuale, di interazione sociale e dell'esperienza collettiva. Per fare ciò definisce lo sfondo costituito dalle esperienze di ricerca che si collegano a questi temi, ricostruendo inoltre le relazioni che possono intercorrere tra il modus operandi del progetto informale e quello più tradizionale del progetto di suolo, a partire da alcune parole-chiave: creatività, riuso-riciclo, comune

Il saggio descrive e propone soluzioni per risolvere alcune criticità insite nei percorsi partecipativi allargati all'intera cittadinanza, alla luce di alcune esperienze svolte sul campo e delle raccomandazioni riportate nella Carta della partecipazione promossa a livello nazionale dall'Istituto Nazionale di Urbanistica.

Se si osserva come vengono promossi nei circuiti turistici internazionali, spesso si può immaginare che i territori del “confine orientale” italiano non abbiano avuto una storia, prima dell’inizio della Grande guerra. Nei più importanti progetti dedicati alla valorizzazione turistica del “paesaggio commemorativo” di questi luoghi e alla loro identità di confine – sul Carso come lungo l’Isonzo, come nella città di Gorizia – il tema della guerra appare dominante, e questa tendenza è in aumento, all’approssimarsi delle celebrazioni per l’inizio della guerra, nel 2014. Il turismo in questi siti ha iniziato il suo decollo dopo la caduta della “cortina di ferro” e ha assunto maggior interesse nel 2004, a seguito dell’entrata nella UE di molti paesi dell’Europa dell’Est, tra i quali la Slovenia. Il saggio ricostruisce passato e presente delle dinamiche di riconoscimento come patrimonio comune delle risorse locali presenti in quest’area, proponendo per il turismo la costruzione di percorsi che permettano di superare la “celebrazione della guerra” come attrattiva dominante, andando verso la costruzione di un’offerta turistica sostenibile e di una maggiore coesione territoriale.

Among the documents deposited in the Giovanni Astengo's Fund which is part of the Archivio Progetti of Univ. Iuav of Venice there is now also a series of interviews collected between 2004 and 2006. This reconstruction of a larger apparatus of documents – due to a project of Bruno Dolcetta, then director of the Department of Urban Planning and promoter of the acquisition, reorganization and inventory of the archive- has dedicated a long time in finding memories and video-testimonies of students, colleagues or political fellow of Astengo, able to tell us the story in which they had been key players or actors alongside "il maestro". The reconstruction of these "multiple memories" as part of a collective memory that clearly identifies a choral portrait of Astengo, is made of more or less critical judgments, anecdotes, readings and evaluations of the outcomes of his work, education activities, political engagement and research fields. The start in Venice of the new school of town planning is part of the memories and judgments collected. Among the interviews which have been collected, we decided to make available through Planum, those of Bruno Dolcetta, Giuseppe Campos Venuti, Paolo Ceccarelli, Bruno Gabrielli and Marcello Vittorini.

L’articolo illustra, a partire dalla recente esperienza compiuta all'interno della elaborazione del PSC del Comune di Comacchio (FE), criticità e potenzialità riscontrabili nei percorsi partecipativi finalizzati a coinvolgere le associazioni imprenditoriali in attività di promozione della rivitalizzazione dei centri storici di piccole dimensioni, spesso assai colpiti dalla chiusura delle attività minute che ne arricchiscono il tessuto connettivo, economico e sociale. Pratiche attivate ed esiti raggiunti, comparati con altri casi studio, mettono in luce come i soggetti coinvolti abbiano immaginato il rilancio del tessuto produttivo attraverso il recupero del senso di appartenenza ai luoghi e la responsabilizzazione dei cittadini, sostenendo l’uso pubblico di spazi aperti ed edifici pubblici abbandonati e la loro cura collettiva.

Italiano La costruzione fisica e simbolica degli spazi urbani di Trieste è il risultato di un processo storico complesso e tormentato. Lascito di tale processo è un panorama ricco di contraddizioni e caratterizzato da spazi che offrono letture ambigue e inviano messaggi sfaccettati. Un panorama che, inoltre, è stato sovente descritto attraverso narrazioni teleologiche, utilizzate come strumenti negli scontri confronti dell'agone politico. L'evidenziazione dei fattori e dei meccanismi fondamentali di tale costruzione e della loro stratificazione nel tempo, visti da più punti di vista e con sguardi incrociati, si rivela una via per sciogliere le ambiguità e le pluralità dei modi di lettura e dei significati. Inoltre vuole essere un contributo per ipotizzare una lettura di 'contesto' che sappia affrontare le contraddizioni e le sfide poste dai complessi e molteplici miti, età dell'oro e linee confinarie (temporali e spaziali) utilizzati per immaginare la città. English The physical and symbolic construction of Trieste's urban spaces is the result of a historical process that is as complex as it is tormented. The outcome of such process is landscape rich in contradictions and characterized by spaces that offer ambiguous interpretations and send out multifaceted messages. A landscape, moreover, often described using teleological narrations, used as tools in the final confrontations in the political competition. The highlighting of the fundamental factors and mechanisms of such construction and of their stratification through time, as seen from different points of views and with crossed glances, reveals itself to be a way to dissolve the ambiguities and the pluralities of the ways of interpreting and their meanings. Furthermore it strives to be some form of contribution in order to hypothesize an interpretation of "context" able to deal with the contradictions and challenges coming from the complex and multiple myths, the golden age and the border lines (of both time and space) utilized in order to imagine the city.

L'articolo descrive lo svolgimento della Prima giornata triveneta del Patrimonio industriale, svoltasi nel territorio monfalconese, con visite ai principali siti di archeologia industriale e un seminario di studi che ha visto la partecipazione di esperti di scala internazionale.

Il saggio introduce la parte del volume dedicata a ricostruire il quadro della ricerca in campo urbanistico sulla riqualificazione e rigenerazione degli spazi dei quartieri residenziali. Definisce quindi lo stato dell'arte, una periodizzazione degli atteggiamenti di progetto e della ricerca in merito e descrive le strategie da perseguire nella continuazione della ricerca, con particolare interesse per i suoi aspetti applicativi e sperimentali.

L'articolo illustra come l’uso di strategie di inclusione e la costruzione “dal basso” di un processo partecipato di definizione di scelte condivise per il futuro di Forte Marghera a Venezia, possano essere considerati paradigmi di una efficace alternativa all’intervento in contesti di questo tipo da parte di attori privati, coinvolti dalle amministrazioni attraverso strumenti come il project financing, che propongono modelli di trasformazione della città unicamente finalizzati al profitto, e ormai inattuali e inefficaci dal punto di vista del successo nel tempo dell’operazione, specie alla prova della gestione delle aree e delle attività insediate. Il Forte, area militare dismessa acquisita dal Comune di Venezia nel 2009,con la sua posizione al centro del programma di riqualificazione del waterfront lagunare un bene storico-architettonico ed ambientale unico e una grande opportunità di sviluppo per la città. Il riuso di questo spazio ha destato numerosi appetiti da parte di operatori immobiliari e speculatori, alcuni sostenuti da parte degli amministratori locali; operatori che chiedendo una lunga concessione esclusiva degli spazi e una sostanziale monofunzionalità che giungevano a negare di fatto la destinazione pubblica dell’area. Negli ultimi anni però associazioni e cittadini si sono opposti a queste ipotesi, con raccolte di firme e appelli alle autorità competenti. Ciò ha portato anche alla creazione di uno specifico “Gruppo di lavoro per Forte Marghera” composto da cittadini autoconvocati, che si è proposto di attivare “dal basso” un processo di progettazione partecipata, finalizzato alla definizione di Linee guida condivise per un riuso del Forte e di progetti di fattibilità, indicando una strada alternativa rispetto a quella prospettata dall’amministrazione comunale. L'articolo, focalizzato sull’individuazione di punti di forza e di debolezza del processo, esplicita la fertilità di approcci avanzati alla partecipazione, non “guidati” (spesso con volontà di controllo degli esiti) da shareholders e amministrazioni, ma costruiti a partire da un percorso di crescita e di autodeterminazione dei cittadini.

In 1996 the system of fortifications of the venetian mainland was given up from the Army, and gradually acquired by the local administration. This situation has entailed the public accessibility to a wide compound of remarkable historical and landscape value, distributed around the entire municipal territory, along two concentric semicircles. The heart of such system is Forte Marghera: placed nearby the venetian lagoon, it has been built since the beginning of the eighteenth century by the French, followed by the Austrians and the Italians. On that area, which is nearly fifty hectares broad, a common decision procedure has been spontaneously started by the civil society, trying to address the choices of public administration, which have been frequently contradictory as far as the present moment. It is a matter of a participatory process which has involved hundreds of citizens, during a period of six months. Through the application of tested methodologies, such as the Open Space Technology and the Tables of Creative Comparison, this group of citizens has come to a definition of shared and participated Guide Lines for the future of Forte Marghera. This document establishes some essential principles to operate on this area, and defines the actions which aim to an utmost safeguard and a general valorization on both the historical-architectural and the environmental-landscaping point of view. Moreover this workgroup faces the questions connected to the management of the area and the buildings of Forte Marghera, which are recognized as a common heritage. The workgroup also claims an active role in the future choices of the public administration about it. This action refers also to the European Convention of Faro on the Value of Cultural Heritage for Society, of 2005, which identifies the local communities as the main actors in the processes of valorization of the cultural heritage (cf. Section III – Shared responsibility for cultural heritage and public participation).

Il testo introduce alla lettura dei saggi raccolti nel volume, che costituisce l'esito della prima parte della ricerca FIRB Living Urban Scape (LUS), condotta da un gruppo di ricerca che coinvolge Università IUAV di Venezia, UNiversità Roma Tre, Università di Trieste.

Il volume recensito, curato da Laura Montedoro (docente del Politecnico di Milano), raccoglie riflessioni e esperienze didattiche e di progetto relative a un Comune dell'hinteland milanese, caratterizzato da marginalità, conflittualità, frammentarietà, carenza di risorse, caratteri che contraddistinguono molti dei territori contemporanei di recente insediamento. La recensione mette in rilievo quali siano le strategie e gli strumenti di rigenerazione urbana che meglio si adattano a queste "specie di spazi", osservando in particolare che ruolo abbia in questi contesti una particolare attenzione alla qualità del progetto urbano.

Il paper presenta alcuni temi della ricerca Living Urban Scape e in particolare uno dei suoi casi studio, il quartiere Peep di Raibosola presso Comacchio. Living Urban Scape è una ricerca Firb 2008 in corso, che si propone di individuare, attraverso l’indagine su casi applicativi mirati, valide strategie di rigenerazione urbana rivolte in particolar modo ai quartieri pubblici realizzati in Italia dagli anni ’60 in poi. L’idea sottesa a queste strategie è quella di realizzare una trasformazione che definisca per questi quartieri nuovi ruoli e relazioni all’interno della città, in linea con le recenti definizioni di “smart city”, che valorizzino le risorse già presenti in tali contesti. A Raibosola si è affrontato il tema di studio dal duplice punto di vista del progetto e del processo. Sono numerosi i temi riscontrabili a livello di progetto: rigenerazione fisica e socioeconomica; connessione con la città; valorizzazione ambientale; recupero degli ampi spazi inutilizzati; creazione di luoghi aggregativi e nuovi servizi; densificazione residenziale; pratiche sociali e coinvolgimento. Questi vengono affrontati attivando un processo basato su un percorso partecipato che, tra l’altro, propone un ruolo innovativo per le università. In processi di questo genere è necessario stabilire fertili sinergie tra decisioni e politiche urbanistiche, ambientali e sociali, allineandosi in un percorso creativo e sperimentale dove all’uso di consolidate tecniche di progettazione partecipata si affiancano: il coinvolgimento di soggetti economici locali, l’ideazione di strategie per la promozione e l’auto-gestione, l’utilizzo dello strumento del concorso di idee partecipato per la definizione delle soluzioni progettuali specifiche.