Nella metropoli contemporanea la trasparenza infrastrutturale della finestra prospettica ipotizzata da Leon Battista Alberti ha lasciato il posto a diversi stadi di opacità: dal vetro riflettente e trasparente delle vetrine al video concepito come specchio e finestra architettonica, finanche alle facciate architettoniche trasformate in immagini-simulacro e interfacce grafiche computerizzate. D’altronde, Walter Benjamin aveva già segnalato, con assoluta preveggenza, il successo del vetro in architettura. Cent’anni dopo e oltre, noi oggi viviamo in un panorama urbano completamente dominato da un «flusso intermediale» di immagini e dispositivi di visione . I caleidoscopici assemblaggi di cornici infrastrutturali, specchi, proiezioni e schermi riscrivono, difatti, le logiche percettive, cognitive ed estetiche dell’esperienza metropolitana ordinaria e sembrano riflettere congiuntamente sullo statuto della città, delle arti e dei media contemporanei presagendo i loro possibili percorsi futuri.