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This paper presents the results of one of the first surveys carried out in Italy on the living and working conditions of public administration employees who were engaged in compulsory telework during the first stages of the COVID-19 pandemic (March–May 2020). Although this study examines a small sample of public workers in Campania region, interesting results emerge in a modelling implementation. In fact, by means of a heteroskedastic Ordered Probit model, some findings are presented with job satisfaction being the response variable. Considering the workers’ need to adjust to a completely novel situation, our results reveal a significant role played by a potential lack of concentration and by the satisfaction of using their own home as a workplace as well as by the differences experienced in work efforts. The presence of children in the household turns out to be slightly significant, whereas childcare duties do seem to exert some impacts on job satisfaction, implying relevant effects on work-life balance. Workers’ concern regarding a possible lack of recognition of their job by supervisors or managers is also highlighted.

Fuori Luogo. Rivista di Sociologia del Territorio, Turismo, Tecnologia, V. 1 N. 1 (2017): Rivista di Sociologia del Territorio, Turismo, Tecnologia

Gli scopi principali di questo saggio sono: 1) riflettere sul rapporto fra sociologia e letteratura, ritornando sulla questione cruciale - e sempre aperta - della legittimità dell’uso sociologico delle fonti letterarie; 2) indagare su una delle articolazioni di tale relazione: il racconto letterario del mondo del lavoro; 3) esaminare più specificamente il caso italiano: come altri Paesi occidentali - ma forse anche più di essi - l’Italia ha sperimentato da vicino le trasformazioni recenti del mondo del lavoro (flessibilità, precarizzazione, frammentazione) e ha prodotto, negli ultimi vent’anni, una gran quantità di testi letterari che mettono in scena tali cambiamenti e cercano di interpretarli.

Il saggio è un compendio di sociologia del lavoro che partendo dalla nascita del mercato del lavoro e definendo la sua formazione storica attraverso i contributi di Marx e Polanyi e passando per il concetto di Mercificazione e divisione sociale del lavoro arriva fino alle più recenti riforme del mercato del lavoro in Italia, con una analisi delle politiche attive del lavoro. Il saggio pensato per studenti introduce alle principali categorie del mercato del lavoro illustrando i principali passaggi delle statistiche del lavoro e delle fonti per lo studio del mercato del lavoro, dalle rilevazioni trimestrali delle forze di lavoro ai più recenti strumenti integrati per la lettura del lavoro e dell’occupazione. La seconda parte del saggio è dedicata all’analisi storica dello sviluppo economico e sociale dell’Italia dal dopoguerra ai primi anni duemila del nuovo secolo attraverso le trasformazioni, le permanenze e le costanti di un mercato del lavoro da sempre molto squilibrato in termini geografici di genere e di generazioni. Il saggio si conclude con una analisi dei concetti di politiche del lavoro e la presentazione delle più recenti leggi di riforma del lavoro italiane.

The study subject presented here is the school inclusion process of immigrant immediate descendants enrolled in some secondary schools of first degree of the city of Naples. The research’s general objective, was to study the immigrant immediate descendants integration and, in particular, through a qualitative approach, to identify the determinants about the choice, after the compulsory school, to continue studies or enter the labor market. In fact, it seemed interesting to study the transition phase crucial for adolescents because they are in constant evolution in terms of aspirations, constraints and opportunities. First results have shown the importance to consider the simultaneous interconnections between several factors such as: the territorial context; the individual and family characteristics; the family migratory history; schools institution and educational policies on theme about intercultural education and pedagogy. We have seen how often the interweaving between the weaknesses of each of the characteristics above, could define different paths from those imagined - by themself or by their families. These weaknesses are also cause of biographical shocks in the delicate transition from school to the future due to aspirations not understood, not supported, disincentive or - at least - obstructed.

Se il sistema sanitario italiano, a guardare le statistiche mondiali, si pone come modello da seguire, esso, tuttavia, appare in crisi giacché il principio fondante di universalità è messo a dura prova da un orientamento che parrebbe privilegiare un principio di selezione. Obiettivo del saggio è riflettere su alcuni aspetti dell’attuale sistema sanitario – in particolare sull’efficacia dei piani di rientro e sulle liste d’attesa – a partire dalla situazione campana, poiché il prisma della sanità locale sembra mostrare contraddizioni e caratteristiche dell’intera sanità in Italia.

Il presente contributo, privilegiando un approccio metodologico di tipo qualitativo, si prefigge di indagare alcuni cambiamenti che nell’ultimo decennio hanno interessato la geografia e la composizione del movimento migratorio interno e i nuovi modelli migratori da essi scaturiti. Il fenomeno della pendolarità su lunga distanza riguarda soggetti con percorsi molto differenziati al loro interno. Risultano, infatti, coinvolti sia soggetti con un livello medio-alto di istruzione che soggetti con titoli di studio e livelli di qualificazione bassi. Oggetto di questo contributo è l’analisi di una precisa componente di quel segmento del nuovo movimento migratorio interno costituito dagli insegnanti della scuola pubblica residenti nelle province di Napoli, Avellino e Caserta che quotidianamente si spostano per lavoro verso la città metropolitana di Roma a bordo di treni e pullman. Lo studio di questa piccola porzione del movimento migratorio interno e del suo comportamento, realizzato attraverso interviste in profondità condotte (spesso proprio) sui treni seguendo il percorso quotidiano delle insegnanti, ci può consentire non solo di fotografare un fenomeno strutturale della nostra società, ma anche di indagare le recenti trasformazioni del mercato del lavoro italiano e l’impatto di queste trasformazioni sulle vite delle persone in modo da restituire un’immagine più complessa e completa della società in cui questi nuovi flussi migratori si realizzano.

I cambiamenti nel settore della sanità italiana sono determinati da spinte apparentemente contraddittorie. Da un lato le indicazioni europee auspicano una promozione di un nuovo concetto di benessere dei cittadini, dall’altro cambiamenti demografici e tecnologici ridefiniscono nuovi bisogni di cura e nuovi soggetti da seguire per più tempo, ma sopra a tutto incombono le esigenze finanziarie che dettano le agende, fissano le priorità e restringono le risorse destinate alla sanità. In tutto questo il modello di sanità italiano, ancora considerato a livello mondiale per alcuni versi fra i migliori, è in crisi. Dove individuare i nodi del malfunzionamento del sistema? E in che misura si può quantificare, misurare, capire ed individuare del malfunzionamento la sua dimensione peggiore, ossia la corruzione? Obiettivo del lavoro è quello di presentare un quadro dello stato della sanità in Campania e di ricostruire le ragioni che hanno portato alla difficile situazione attuale. L’analisi della situazione sanitaria campana è stata condotta anche con l’obiettivo di valutare e capire più in generale il sistema sanitario nazionale e quanto la regione Campania sia specchio deformato di dinamiche nazionali. Nel condurre quest’analisi locale abbiamo provato a mettere alla prova dell’impatto con contesti particolarmente difficili come quello campano, il disegno di una politica altrove definito. In altre parole abbiamo provato a misurare lo scarto fra narrazione della politica e attuazione delle politiche. Individuando la distanza tra le politiche disegnate e la loro implementazione, rintracciandone i fattori più o meno latenti ed indagandone la natura.

Gli ultimi anni hanno visto rarefarsi i contributi sociologici sul tema della qualità del lavoro e le sue dimensioni: condizioni di lavoro e contenuto del lavoro. È così utile recuperare il lavoro di autori classici su questo argomento per tornare a fare ricerca sul campo. Vengono così presi in considerazione i lavori di Marie Jahoda per gli studi sul mercato del lavoro e le condizioni di lavoro e di Kurt Lewin per quelli sulla organizzazione del lavoro e il contenuto del lavoro. Over the last years, sociological contributions on the issue of quality of work and its dimensions (working conditions and work content) have been overcome. So It’s useful to recall the work of “classical” authors on this topic for go back to field research. The works of Marie Jahoda on labor market and working conditions and Kurt Lewin on work organization and work content.

This paper critically analyses the latest trends and current developments in methods to profile jobseekers in Public Employment Services. It uses the Sociology of Public Policy Instrumentation and studies on the informational basis of judgment as sensitive frameworks. The paper focuses on the most well-established approaches to jobseeker profiling across OECD countries, providing an overview of types and methodologies. Then the article discusses the methodological choices underpinning the profiling system adopted by the Italian Youth Guarantee Program, analysing its indicators. The article presents some conclusions on the risks of statistical profiling to miss the program's statutory objective: the equal treatment of its target population. Such failure exacerbates preexisting territorial differences.

Il capitolo è dedicato all’analisi, su base dati statistici e analisi dirette, della presenza immigrata in Campania, alla sua evoluzione e alle sue caratteristiche, anche in relazione alle questioni del mercato del lavoro e dell’integrazione. All’interno di un paese come l’Italia che ha rappresentato e rappresenta ancora un caso anomalo di presenza contemporanea di emigrazione e di immigrazione, la regione Campania ha svolto – sia per le prime che per le seconde – un ruolo spesso centrale. Dalla nostra regione infatti sono partiti e continuano a partire soggetti giovani e meno giovani, donne e uomini, con famiglia o senza legami. Soggetti più o meno scolarizzati che non riescono a trovare adeguata collocazione nel mercato del lavoro locale e che si spostano spesso all’estero, ma anche all’interno dei confini nazionali, senza per altro spostare nemmeno la loro residenza e che hanno dato vita ad un consistente fenomeno noto come pendolarità a lungo raggio. Ma la regione ha sempre più assunto le caratteristiche di area di stabilizzazione di soggetti immigrati e nuclei familiari che arrivano da molte parti del mondo in Campania e che spesso vivono le stesse difficoltà di inserimento e di vita dei soggetti che se ne vanno.

Scienze sociali e passione politica sono legate da un rapporto che non è solo nella pratica, ma è anche nella storia dell’evoluzione teorica delle discipline. Dagli anni ’60 in poi, nel momento di maggiore vivacità politica e sociale italiana, la sociologia – e in generale gli studi sociali – hanno vissuto una fase di forte effervescenza sia in termini di innovazione dei temi affrontati sia di approcci teorici e di ricerca. Ciò ha determinato una grande attenzione nei confronti dei movimenti e in particolare del movimento più significativo del tempo, quello del ’68- ’69 operaio. È in quegli anni e in quel contesto di conflitto sociale e di grande cambiamento della società italiana che la sociologia italiana si sviluppa e trova un immediato largo seguito, consolidando un suo percorso di istituzionalizzazione e di affermazione nelle università. Sono i temi della fabbrica, degli operai, dell’organizzazione del lavoro che si impongono e sui quali la sociologia mostra di avere delle chiavi di analisi originali. Si afferma così una sociologia militante che è tale non per fedeltà politica o partitica, quanto piuttosto per la convinzione che il lavoro sociologico non ha un mero carattere speculativo, ma può e deve contribuire alla trasformazione della società esercitando tutta la propria potenza analitica e critica. La capacità di stare dentro la realtà sociale, ma standoci con un’autentica passione politica e attento agli atteggiamenti pregiudiziali, è quanto ha consentito a Enrico Pugliese di smontare alcuni stereotipi dominanti e di affermare con forza che, se non ci si può illudere di avere uno sguardo neutrale inevitabilmente schierato — si può e si deve osservare ciò che si studia senza risposte precostituite, mantenendo sempre viva e aperta la propria curiosità scientifica. È stata questa sua attitudine di ricercatore a fargli spesso intuire, con la dote di una sorta di serendipity, la rilevanza sociale di fenomeni ancora poco diffusi e poco o per nulla studiati (è stato così nel caso della immigrazione straniera) o a portarlo a elaborare analisi controcorrente (ad esempio quando ha mostrato la mancanza di fondamento empirico della tesi dei “falsi disoccupati” meridionali o dell’effervescenza dell’economia informale nel Mezzogiorno o ancora il carattere artificioso della polemica sul conflitto generazionale) divenute in anni più recenti ampiamente condivise dalla comunità scientifica.

Le politiche per il lavoro italiane, nel seguire le linee definite dalla Strategia Europea, non sono state in grado finora di affrontare i problemi strutturali del mercato del lavoro che persistono e in alcuni casi peggiorano. Obiettivo del nostro lavoro è quello di analizzare il programma della Garanzia Giovani in relazione al più generale andamento delle politiche del lavoro italiane in cui esso si inscrive. La Garanzia Giovani, ad un anno e mezzo dal suo avvio, non sembra avere conseguito in Italia risultati di un qualche rilievo e non sembra configurarsi come la strada migliore per affrontare il problema per il quale è stata progettata a livello europeo, ossia ridurre la disoccupazione delle fasce più giovani della popolazione, pesantemente escluse dal mercato del lavoro. L’inadeguatezza della Garanzia Giovani è causata principalmente da ritardi e inefficienze, ma proviene anche da questioni di carattere più generale e che sono in stretta relazione con le politiche del mercato del lavoro.

Nel 2015 il decreto legislativo n. 81 – uno degli otto decreti attuativi della legge delega 183/2014 nota come Jobs Act – riscrive, ancora una volta e in maniera significativa, per l’ultima volta in ordine di tempo, le regole dell’apprendistato istituito in Italia nel 1955. Ma per quanti aggiustamenti e provvedimenti siano stati emanati fino ad oggi in Italia, l’apprendistato rimane uno strumento di inserimento scarsamente efficace e che non ha raggiunto obiettivi soddisfacenti in termini di occupazione. Eppure anche in Italia è diffusa convinzione che esso sia una strategia efficiente per mettere in contatto il mondo della scuola, quello della formazione e quello del lavoro. Nell’articolo si illustra attraverso quali e quanti cambiamenti normativi si è proceduto nel corso degli anni e si tenta di individuare quali elementi hanno impedito finora che esso diventasse lo strumento incisivo per migliorare l’incontro fra la domanda e l’offerta di lavoro giovanile in Italia: da un complicato assetto normativo, su cui si è continuamente intervenuto e che ha creato più incertezze che prassi consolidate, all’assenza di raccordo fra standard professionali e standard formativi, dalla debolezza di un sistema di validazione degli apprendimenti non formali, ad un debole coinvolgimento delle parti sociali e delle imprese stesse, fino alla mancanza di una certificazione delle competenze. Eppure un buon sistema di apprendistato potrebbe garantire ai giovani le competenze necessarie per entrare nel mercato del lavoro e agli imprenditori la manodopera qualificata adeguata ai fabbisogni aziendali di cui risultano continuamente alla ricerca. L’ultimo intervento in materia di apprendistato dichiara nelle intenzioni di volere affrontare alcuni di questi nodi problematici.

L’apprendistato presenta tutte le caratteristiche per essere uno dei principali strumenti per la realizzazione di una prospettiva di ‘social investiment’. L’apprendistato viene analizzato come uno degli istituti che potrebbe contribuire a rinsaldare e rendere operativo il nesso fra politiche del lavoro, in particolare quelle attive, e valorizzazione del capitale umano e quindi configurarsi come una delle punte dei più moderni sistemi di welfare, che ad un intervento a posteriori ‘riparatorio’ contrappongono un intervento a monte del processo di produzione del rischio di esclusione dal mercato del lavoro suggerendosi, appunto, come misura di agevolazione per l’ingresso nel nuovo mercato del lavoro. Consentire che l’apprendistato perda uno dei suoi elementi costituitivi essenziali - la formazione - sarebbe non solo molto grave ma assolutamente perdente in termini di strategie sociali. Questo ovviamente solo a patto che si valorizzino tutte le sue potenzialità, se ne utilizzino le diverse forme e le altrettante finalità: da strumento per il recupero della dispersione scolastica, a mezzo per sviluppare e rendere concreta la messa a sistema di un regime di formazione continua e per svolgere la sua funzione di primo inserimento occupazione per i giovani con una qualifica professionale fino alla utilizzazione per l’alta formazione.

L’area della pubblica amministrazione napoletana e stata investita a partire dagli anni Novanta da processi di riorganizzazione e esternalizzazioni, con cessione di attivita sia a bassa qualificazione che a piu elevato contenuto. Uno dei principali settori in cui si concentrava in modo quasi esclusivo l’occupazione stabile e sicura in citta e diventato cosi un motore di attivazione indiretta di lavoro precario di giovani con alti profili professionali. Ambiti di competenze altamente strategici come la gestione dei fondi comunitari sono stati demandati a figure professionali esterne a medio-alta specializzazione capaci di colmare il vuoto di competenze interne degli enti. L’articolo analizza percorsi di giovani adulti con elevati livelli di scolarizzazione e professionalita che tuttavia per remunerazione, lunghezza di orari lavorativi, differimento dei pagamenti, vuoti contrattuali e incertezze generali non sembrano essere piu preservati degli altri dagli effetti della crisi. Alla luce di quello che emerge dall’analisi delle loro esperienze nelle e per la pubblica amministrazione a Napoli, i loro percorsi forniscono un interessante spaccato sulla precarieta di un segmento elevato e qualificato della forza lavoro.

L’apprendistato viene considerato uno strumento prezioso e assai rilevante nell’ambito delle politiche di inserimento lavorativo giovanile essendo un contratto a causa mista, che contempla al suo interno l’obbligo della formazione (di base e on the job), e agevolando fortemente il datore di lavoro a causa dei notevoli sgravi fiscali. Tuttavia la sua applicazione e la sua efficacia in Italia non sono state sempre evidenti. Le continue trasformazioni normative, le incertezze dei tempi, le variabilità dei mercati del lavoro e le diversità dei contesti regionali ne hanno fatto – a differenza degli altri paesi europei - uno strumento debole e a geometria variabile nel nostro paese. Il saggio dopo una presentazione generale della politica si occupa di presentare l’applicazione e gli effetti della sua implementazione in due regioni altamente significative dal punto di vista della disoccupazione giovanile: la Campania e la Puglia. Questo consente di valutare in tutte le sue contraddizioni il mercato del lavoro italiano.

L’occupazione nella pubblica amministrazione è stata per decenni considerata paradigma del lavoro stabile e garantito, oltre che altamente sindacalizzato. Con le politi-che di contenimento della spesa pubblica e l’affermarsi di nuovi modelli organizzativi anche in questo settore si sono diffuse le nuove forme di occupazione non standard e il ricorso alle esternalizzazioni. L’articolo riferisce i risultati di una ricerca su quest’a-rea, con riferimento agli enti locali di Napoli. In essa si illustrano i principali caratteri e il significato dell’occupazione collegata alla pubblica amministrazione napoletana e il ruolo della diffusione del lavoro non standard nel contesto più generale di un «mercato del lavoro atipico». Sono stati poi analizzati approcci e strategie di azione tanto dei principali attori sindacali locali quanto dei lavoratori sul tema dell’organizzazione, della rappresentanza e della mobilitazione dei lavoratori non standard nella pubblica amministrazione e nelle attività esternalizzate. In conclusione, sono proposte alcune osservazioni sui risultati dell’indagine di campo e sulle implicazioni che ne derivano per il rapporto tra lavoro precario, pubblica amministrazione e rappresentanza sindacale.

A Napoli i lavoratori hanno sempre vissuto insicurezze dovute a occupazione per lo più irregolari, ed elevati tassi di disoccupazione, di disoccupazione intermittente e di lunga durata e per i giovani un lunga ricerca di prima occupazione. Il saggio descrive la composizione e le condizioni dell’offerta di lavoro a Napoli. L’insicurezza è parte integrante della vita dei soggetti. Tutto questo nel corso degli anni si è radicalizzato e anzi con la crisi recente ha assunto dimensioni esponenziali. La precarietà dei pochi rapporti di lavoro flessibili di ultima generazione sembra non avere prodotto che scarsi o nulli effetti quando non addirittura contribuito a un peggioramento dello stato di disagio economico della forza lavoro napoletana. I percorsi fra scuola e lavoro dei soggetti giovani non sembrano molto distanti da quelli dei loro padri. Ma la perdita di prospettive appare attualmente anche più drammatica. In questo territorio, anche le opportunità di lavori precari o di occupazione nell’economia informale si sono ridotte. Per questo motivo qui più che altrove, le nuove politiche di flessibilizzazione del mercato del lavoro possono portare un numero crescenti di lavoratori verso la povertà.

L’integrazione delle politiche può essere tematizzata sia come un problema di strumentazione per le politiche, che come una questione delle politiche del potere. La teoria e la ricerca tendono a risolversi in interrogativi, ipotesi, analisi, interpretazioni e, almeno nel primo caso, in proposte di soluzioni. Le ricerche presentate in questo volume hanno avuto come oggetto le politiche dell’educazione, le politiche del lavoro e le politiche sociali e le loro possibilità di integrazione nella Regione Campania nel biennio 2010-11. Lo scenario che ne vien fuori è quello di politiche che si presentano ancora molto frammentate, non solo negli spazi intersettoriali, ma addirittura in quelli intrasettoriali, seppur in presenza di sforzi ed esperimenti non trascurabili di innovazione nel sistema di welfare regionale. In tal senso, fare ricerca sull’integrazione ci è sembrato rappresentare, soprattutto nei contesti meridionali, una paradossale attività di documentazione, rilevazione ed interpretazione di quanto sia effettivamente complicato e difficile ricercare l’integrazione delle politiche. Questo volume rappresenta un tentativo in tale direzione.

Il capitolo prova a descrivere lo stato delle politiche del lavoro in Italia e le difficoltà di integrazione dei livelli di politiche pubbliche attuale. Capire il governo delle politiche attraverso le pratiche e gli strumenti messi in campo è esercizio molto istruttivo da questo punto di vista.

L'articolo descrive la condizione dei lavoratori pendolari che dal mezzogiorno si spostano verso le regioni del centro nord. Si tratta principalmente di maschi adulti capofamiglie che vivono condizioni di vita e di lavoro particolarmente dure

A Napoli le trasformazioni del mercato del lavoro assumono una connotazione particolare, poiché si intrecciano e convivono con problemi profondamente radicati che da sempre affliggono la città e che comportano una precarietà derivante da una disoccupazione strutturale. Quello che dunque fa la differenza non è la presenza o l’assenza di flessibilità, ma l’intervento di altri fattori di contesto, di relazione, di condizioni individuali che rendono più o meno gravi le conseguenze della flessibilità. Il tentativo che nel saggio ci si propone è quello di mostrare come le nuove precarietà del lavoro conducano, a certe condizioni, a vere e proprie situazioni di indigenza e di esclusione sociale non dissimili da quelle determinate dalle conseguenze di una disoccupazione di lunga e lunghissima durata, che come si è detto, si registrano da sempre nel Mezzogiorno ed in particolare a Napoli. Quello che appare inquietante, poi, è che nel caso del territorio napoletano si osserva sempre più spesso che, in presenza di occupazioni precarie e discontinue, i percorsi lavorativi possono essere caratterizzati da difficilissime condizioni di vita e di sopravvivenza anche per i profili ad elevata qualificazione, i quali più spesso che altrove non riescono a costruire dei percorsi di professionalizzazione. La flessibilità delle modalità lavorative, in situazioni di assenza di domanda di lavoro affiancata ad una storica carenza di un sistema di welfare, porta anche soggetti giovani e in possesso di titoli di studio elevati a sopravvivere fra scarse opportunità di lavori flessibili e altrettanto scarse opportunità di lavoro al nero. Le storie che si è scelto di raccontare nel saggio rappresentano in modo esemplare le novità e la varietà delle condizioni di povertà estrema che oggi nella città di Napoli possono essere rintracciate e sono, ad un tempo, delle significative testimonianze di percorsi di povertà determinati non tanto da esperienze di esclusione precoce dal sistema formativo o derivanti da cosiddette derive personali, quanto da elementi legati ai processi di proletarizzazione e di individualizzazione tipici della transizione post-fordista.

La Grande Depressione degli anni trenta, per la sua portata e per le implicazioni sociali, rimane un fatto unico nella storia contemporanea. Tuttavia è possibile rintracciare in essa elementi di inquietante somiglianza con l’attuale situazione economica mondiale, caratterizzata dalla crisi dei mercati finanziari statunitensi ed europei: primo fra tutti, l’aumento della disoccupazione. Il volume descrive le conseguenze sociali più gravi della depressione del secolo scorso attraverso l’analisi e la ricostruzione della produzione scientifica – e in parte letteraria – coeva dei paesi più colpiti dal fenomeno, finora poco valorizzata. Un'indagine che permette di rappresentare le specificità e la drammaticità delle situazioni vissute e di delineare percorsi più o meno tipici, profili e tipologie di disoccupazione, oltreché modalità diverse di adattamento alla disoccupazione stessa. Per cercare di capire quale lezione sia possibile trarre nel presente da quel drammatico periodo.

Il capitolo presenta i risultati della ricerca di cui è fatto oggetto il volume, in esso oltre alla presentazione delle fasi del lavoro vengono presentati e discussi i principali risultati della ricerca con considerazioni più ampie sulla tematica della disoccupazione in aree a forte rischio di marginalità.

Il capitolo fornisce un'analisi delle principali caratteristiche del mercato del lavoro locale, con riferimenti e confronti con la situazione della regione e del Mezzogiorno.

Il capitolo presenta un'analisi dettagliata della condizione occupazionale dei soggetti intervistati nell'ambito della ricerca oggetto di studio del volume. Attraverso l'incrocio con le principali variabili di tipo socio-demografico si entra nel merito del tipo, della durata e della condizione della disoccupazione, ma anche della durata e delle modalità di ricerca di lavoro.

In questo primo capitolo del volume viene proposta un'attenta analisi delle fonti disponibili per valutare la dimensione della presenza straniera in Campania e nelle sue province. L'utilizzazione congiunta di fonti differenti consente di pervenire a valutazioni della presenza globale (comprensiva della componente irregolare) per diversi anni relativi al periodo 1991-2004. I risultati delle stime più recenti sono confrontati con quelli emersi attraverso un'indagine su testimoni privilegiati.

Il capitolo descrive gli obiettivi della ricerca e presenta i principali risultati del lavoro di ricerca realizzato analizzando le dimensione della presenza immigrata attraverso l'individuazione delle diverse comunità presenti nel territorio regionale, il loro ruolo e le caratteristiche della loro presenza nel mercato del lavoro locale, infine le condizioni di progressiva stabilizzazione e di costituzione di famiglie immigrate.

Il capitolo affronta nel dettaglio l'evoluzione delle caratteristiche dell'occupazione immigrata nella regione Campania, analizzando sia il fenomeno delle specializzazioni etnico-lavorative che le diversa connotazioni e collocazioni lavorative degli uomini e delle donne, ripercorrendone l'evoluzione e descrivendone problematiche e nuovi bisogni.

Il contributo analizza il rapporto tra vita di coppia e flessibilità lavorativa in un campione di giovani napoletani, e mostra le dimensioni della precarietà rispetto alle condizioni abitative, le relazioni di genere nella gestione della quotidianità e nella progettualità della coppia.