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Arrangement of products on display and perception of numerosity. Some results from an exploratory study. What relationship is there between the arrangement of products on shelves and the perception of their numerosity? 137 students were recruited for a lab experiment that involved the presentation of three pictures randomly drawn from a database. Each picture portrayed an incomplete display with the same amount of items. All the drawn sets were built so that they could represent three different types of product distribution on display: random distribution, two cluster distribution and three cluster distribution. The participants were asked to rank, in free-viewing conditions, the pictures of the set, on the basis of the believed increasing amount of items present on the compared displays. The statistical tests emphasise a tendency of the participants to judge as less numerous the products when arranged in clusters rather than randomly. Moreover, the perceived numerosity seemed to reduce as the number of clusters increases. The obtained results are consistent with some theories, e.g. Gestalt theory. Such illusion of numerosity, due to the arrangement of products on shelves, presents some managerial implications in terms of merchandising and category management.

In this work we evaluate the phenomenon of asymmetric perception of coloured stimuli located in an aisle of a virtual store. In an experimental context of rapid perception and stimulation of peripheral vision, it was found that coloured items were perceived more accurately and rapidly when placed on the left rather than on the right shelf. This result seems to reveal the existence of an inter-shelves effect. Our work is a first contribution to fill the gap between the seminal study by Rettie and Brewer (2000) and the subsequent literature which extended to other spheres of merchandising some findings originally concerning some problems of package design.

Il lavoro si pone come nota a margine di una lucida, inedita, e molto attuale analisi delle caratteristiche e delle prospettive del comparto dell'allevamento ovino in Sardegna scritta intorno al 1936 dall'economista sassarese Gavino Alivia (1886-1959). In appendice al lavoro è contenuta anche una nota bibliografica dedicata all'economista

con prefazione di Andrea Saba e postfazione di Alessandro Roncaglia L'ebook è fruibile tramite un'interfaccia Flash, necessitando quindi del relativo player disponibile gratuitamente presso il sito dell'Adobe (http://www.adobe.com). Una volta scaricato e decompresso il pacchetto zip contenente l'ebook, è possibile iniziare la lettura selezionando il file "default.html".

Paolo Sylos Labini (1920-2005) trascorse un biennio come professore incaricato di Economia politica presso l’Università di Sassari (1956-1958). A tale periodo risale, tra l’altro, la pubblicazione dell’edizione provvisoria di Oligopolio e progresso tecnico (luglio 1956). Generalmente, l’incarico sassarese di Sylos Labini è inserito in un contesto di diffuso pendolarismo dei docenti che ha storicamente caratterizzato l’Università isolana. Sarebbe, tuttavia, ingiusto dimenticare i profondi legami di Sylos Labini con la Sardegna e, in particolare, con alcune persone (colleghi, allievi e non solamente) incontrate a Sassari. Questa nota, anche alla luce dell’analisi di una documentazione storiografica inedita, si propone di fornire un contributo alla ricostruzione di alcune delle prime fasi della carriera accademica del noto economista.

L’articolo esamina un contributo inedito del più importante economista sardo della prima metà del XX secolo, Gavino Alivia (1886-1959), relativo alle dinamiche dell’allevamento ovino in Sardegna. Dopo aver inquadrato il lavoro inedito nell’ambito della produzione scientifica di Alivia è stata posta in evidenza l’attualità del suo pensiero rispetto alle dinamiche e ai problemi che affliggono la filiera lattiero-casearia ovina della Sardegna ancora ai giorni nostri

In questo lavoro ci proponiamo di individuare la natura (e di misurare l’intensità) del legame tra alcune caratteristiche socio-demografiche ed economiche dei membri delle cooperative agricole e la loro sensibilità all’entità della remunerazione della materia prima conferita. L’idea è che quanto più intensa si rivela tale sensibilità al prezzo per l’input conferito, tanto più soggetto a “miopi” calcoli economici e, quindi, meno stabile risulta il rapporto che lega il socio alla cooperativa. Dopo aver esplicitato una serie di ipotesi di lavoro desunte dalla letteratura economica sul tema, è stata condotta un’analisi empirica che ha portato ad alcuni risultati difformi rispetto a quanto previsto teoricamente. Chiude il lavoro una sezione di follow up teorico elaborata alla luce dei risultati ottenuti

Si offre un panorama di quattro modelli istituzionali d’impresa : 1) impresa neoclassica tradizionale, 2) impresa capitalistica, 3) l’impresa cooperativa, 4) l’impresa non profit, prendendo in considerazione ogniqualvolta il ruolo del titolare dell’impresa. The article examines the problems of cooperatives in the context of the traditional questions, updated by economic science, egarding the nature of the various types of business and their varying degrees of success. It offers an overview of the 4 institutional business models: 1) the traditional neoclassic business, 2) the capitalist business, 3) the cooperative and 4) the non-profit business, each time taking the owner's role into consideration

Il lavoro pone in evidenza come le regioni italiane abbiano colto con intensità differente le spinte liberistiche contenute nel d.lgs. 114/98 (cosiddetta Legge Bersani di Riforma del Commercio) relativamente, nello specifico, al commercio al dettaglio nei centri storici delle città. L’articolo pone anche in evidenza un forte correlazione tra grado di liberismo della normativa regionale in materia di commercio nei centri storici, prodotta a seguito della Riforma Bersani, e grado di modernizzazione della struttura distributiva commerciale regionale. Il risultato ottenuto, infine, è interpretato secondo la teoria della regolamentazione settoriale.

E' possibile storicamente avvertire in Sardegna, per quanto concerne il settore caseario, un'interpretazione della forma di impresa cooperativa come istituzione espressamente "progettata" in origine per assolvere a dei fini (tipicamente il miglioramento delle condizioni di vita dei pastori sardi al fine di contrastare i ricorrenti e diffusi episodi di criminalità rurale). In effetti il contesto settoriale regionale di cui trattasi è caratterizzato, storicamente, da una forte presenza di imprese cooperative. Tale densita' cooperativa settoriale, abbastanza "anomala", se analizzata nel contesto dell'economia della Sardegna in generale, rappresenta il retaggio di una sedimentazione di eventi storici e sociali che sono presi in esame

L’articolo si pone la finalità di valutare in modo obiettivo l’eventuale fondatezza di una serie di negatività strutturali e operative che abitualmente vengono ascritte alle cooperative operanti nel settore della trasformazione del latte ovino in Sardegna. Tale obiettivo conoscitivo è stato perseguito attraverso un confronto, fondato prevalentemente su dati contabili riclassificati, tra le due forme istituzionali d’impresa operanti nel settore in esame (imprese cooperative, da una parte, e imprese capitalistiche di trasformazione, dall’altra). L’analisi statistica di tipo non parametrico che abbiamo condotto non sembra supportare il diffuso giudizio negativo espresso sulle imprese cooperative operanti nel settore. Alcuni caveat interpretativi sono posti da ultimo in evidenza

Innovation, nowadays, is increasingly motivated by bottom-line considerations. Customers’ desires, needs, and preferences drive company innovativeness, even in a slow growth industry such as the food sector. In the analysis of the introduction of new (or improved) private label products in this sector, desirability and scarcity have been identified as the main elements of leverage in customer behaviour. However, product is considered desirable and scarce only if other individuals are buying it. Customer behaviour is not just affected by a direct observation of other customers, it is also influenced by traces that other customers “leave behind” such as empty shelf space (van Herpen et al. in Journal of Consumer Psychology, 19(3), 302–312, 2009, 303). This phenomenon, known as shelf-based scarcity, has attracted previous research that, in the main, refers to customer behaviour but not to the performance and innovativeness of firms. In fact, shelf-based scarcity can stimulate four categories of innovation: new uses (positioning), new ingredient (formulation), new packaging (packaging), and new production processes (technology). Therefore, through the lens of a customer-focused innovation approach (CFI), this research seeks to bridge this gap and offers a qualitative analysis of one of the largest food retail chains in Italy. The scope is to present the positive aspects of shelf-based scarcity in the innovation process and encourage food retailers to leverage outcomes which stem from this phenomenon in order to enhance their innovativeness.

Micro-enterprises are of exceptional importance for local, regional and economic development of the entire country. Due to their growing contribution to the Croatian economy, the fact that a large number of them operates at a loss, and that so far no studies have been conducted on factors of success of family micro- enterprises, this paper explores the factors of success of family micro-enterprises. Given that in the Republic of Croatia there are no quantified researches on the number and proportion of family micro-enterprises in the overall number of enterprises, one of the goals of this paper is to determine the share of family micro-enterprises in the selected sample of micro-enterprises. In order to prove the hypotheses, empirical research was conducted on a sample of 112 micro-enterprises from Slavonia and Baranja region. Research results show that 99.1% of micro-enterprises in the surveyed sample are family enterprises. The key factors of success have been identified, which are: quality of products and services, human resources and employee satisfaction and innovations. Furthermore, with the use of Somers’ D correlation coefficient it has been determined that there is a statistically significant correlation between the factors of success (continuous investment in research and development, innovations, application of modern technologies in business processes) and business performance of family micro- enterprises. In addition, as a statistically significant negative correlation has been established between the factors of success (clustering and other forms of associations, and family influence) and business performance of micro-enterprises. The results presented in this paper contribute to the literature in the field of family micro-enterprises.

This study focuses on certain aspects of perception of the relative numerosity of item sets placed in contiguous displays. Previous studies have demonstrated that, ceteris paribus, perception of the relative numerosity of item sets in a display decreases as the amount of additional information (in polygonal form) placed in the panel behind the display increases. This result is attributed to a non-spatial type of clustering phenomenon exerted by the additional information. Unfortunately, however, the available literature does not address the perceptual mechanisms underlying the aforementioned effect. Our research is based on a laboratory study involving 200 participants. Using eye-tracking technology, we evidenced that upon augmenting the amount of additional information available in the decision-making context: a) there was an underestimation effect with regard to perceived item set numerosity; b) there was a significant decrease in number of total fixations per area of interest. In light of the available literature, we interpret these findings as evidence that strategically placed additional information generates “complex objects” (termed super-items), which tend to perceptually substitute entire item sets. Super-items appear to serve as “mediators” which facilitate cognitive processes elicited by approximate numeration tasks concerning item sets being compared. The results of our study presents some managerial implications in terms of merchandising and category management.