11 results on '"QUARTA CROCIATA"'
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2. Foundation Myths and Trade Conflicts: Ramusio, the Fourth Crusade and the Venetian Merchants’ Crisis in the Sixteenth Century
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Irene Reginato and Eugenio Burgio
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Settore L-FIL-LET/09 - Filologia e Linguistica Romanza ,Villehardouin ,Ramusio ,Marino Sanudo ,Ramusio, Villehardouin, Marino Sanudo, Quarta Crociata ,Quarta Crociata - Published
- 2015
3. Santità militare e rivendicazione della «basileia» nel Despotato di Tessalonica (prima metà del secolo XIII): nuove letture
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POMERO, MARGHERITA ELENA, Giorgio Vespignani, and Margherita Elena Pomero
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IMPERATORE BIZANTINO ,TESSALONICA ,QUARTA CROCIATA ,DUMBARTON OAKS - Abstract
La eccezionale molteplicità iconografica nell'apparato numismatico tessalonicese tra XIII e XV secolo induce a rivolgere l'attenzione alla comprensione dei fattori e delle mediazioni che l'hanno prodotta, come pure ai mutamenti nell'ambito rappresentativo della propaganda imperiale. Qui si cerca di affrontare le problematiche che investono l'origine e la comparsa di alcuni temi iconografici inediti nella numismatica bizantina alla luce dei mutamenti storico-politici successivi al 1204.
- Published
- 2013
4. La piccola cattività della Grande Chiesa: problemi di ecclesiologia indotti in Oriente dalla Francocrazia
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MORINI, ENRICO, P. PIATTI, and E. Morini
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CHIESA LATINA ,QUARTA CROCIATA ,CHIESA GRECA ,PATRIARCATO DI COSTANTINOPOLI ,ECCLESIOLOGIA - Abstract
LA PICCOLA CATTIVITÀ DELLA GRANDE CHIESA PROBLEMI DI ECCLESIOLOGIA INDOTTI IN ORIENTE DALLA FRANCOCRAZIA Le due prese di Costantinopoli, quella del 13 aprile 1204 e quella del 29 maggio 1453, hanno segnato l’inizio di due periodi di schiavitù dell’Ortodossia greca, di assai diseguale lunghezza: il secondo è durato quattro secoli, mentre il primo poco più di mezzo secolo. Per questo, riprendendo la felice definizione data da Steven Runciman alla seconda schiavitù, ho voluto, a mia volta chiamare la prima: «piccola cattività della Grande Chiesa». La metafora biblica è manifestamente presente nell’autocoscienza che gli ambienti ortodossi della capitale avevano del dramma che stavano vivendo. L’ideologia dell’esilio, elaborata da Niceta Coniata, applica infatti a Costantinopoli, Nuova Gerusalemme, proprio l’ermeneutica teologica di matrice biblica: per essa la perdita della città santa, la prima Gerusalemme, veniva interpretata come sanzione per l’accumulo di peccati nel popolo, l’esilio come opportunità offerta al pentimento e l’agognato recupero della città come segno della ritrovata compiacenza divina. Una volta fallita la ricerca di un modus vivendi con la nuova classe dirigente latina, precisamente su queste basi si viene così costituendo, per l’èlite costantinopolitana in esilio, una nuova identità nel segno di una rinnovata adesione all’Ortodossia. Definiamo nuova questa identità in quanto proprio in questo momento nell’idea di Costantinopoli Nuova Gerusalemme l’originaria prospettiva antigiudaica assume un’ulteriore valenza antilatina, nell’implicita assimilazione degli Occidentali ai Caldei. È questo uno molteplici cambiamenti indotti dall’evento del 1204, che ha anche detrminato una svolta clamorosa nell’ambito delle relazioni tra le due Chiese, romana e costantinopolitana, prodotta da sincronici e profondi mutamenti del quadro storico, di quello ecclesiastico-giurisdizionale e di quello ecclesiologico. Sul piano storico – pur essendo i Latini, già nel XII secolo, tutt’altro che stranieri nell’Oriente greco – assistiamo al cambiamento dell’assetto geopolitico delle Chiese nel Mediterraneo: viene meno la discriminante geografica e l’Occidente ecclesiastico latino dilaga in Oriente, come corollario ecclesiale alla Romania latina. Con la fuga, all’arrivo dei franco-veneziani, del patriarca e dei principali metropoliti, la sedi vacanti sono riempite da titolari latini. I vescovi greci rimasti possono conservare la propria sede solo dopo un giuramento di fedeltà al papa di Roma ed al patriarca latino, rimanendo ovviamente suffraganei del rispettivo metropolita latino. Si produce così un’inusitata compenetrazione di riti, che pone fine, anche esteriormente all’uniformità liturgica, sino ad allora caratteristica dell’oriente greco. In un breve lasso di tempo nelle “isole” greche (Bitinia, Epiro, Trebisonda) si ricostituirà una gerarchia in esilio, rivendicante a sua volta la legittima successione delle sedi occupate dai prelati latini. Con l’instaurarsi, per la prima volta nella storia, di una doppia gerachia, con vescovi latini residenti in sede e titolari greci che dirigono le diocesi da lontano, la realtà dello scisma ecclesiastico viene così formalizzata, acquistando piena e incontrovertibile visibilità. Sul piano ecclesiastico-giurisdizionale, poi, la translatio imperii dai Greci ai Latini ha comportato, quasi automaticamente, l’unione formale delle Chiese. Ne consegue che, dal punto di vista romano, l’unione ecclesiastica non è più un obiettivo da raggiungere, ma semmai una realtà già potenzialmente presente da porre in atto. Una volta riassorbito lo scisma con una conquista, la politica unionistica di Roma non è più una questione di discussione teologica, ma piuttosto un problema di applicazione – e quindi di imposizione – di un accordo dottrinale. Questo veniva dato per presupposto in virtù del mutato assetto civile ed ecclesiastico. Ne discendono due significative conseguenze. La prima consiste nell’eclissi t...
- Published
- 2008
5. La proprietà ecclesiastica veneziana nei territori dell’Impero Latino
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Orlando, Ermanno
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Proprietà ecclesiastica ,Quarta crociata ,Impero latino d'Oriente ,Venezia e il Mediterraneo orientale nel basso medioevo - Published
- 2006
6. Bisanzio fino alla quarta crociata
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Ronchey, Silvia, A. BARBERO S. CAROCCI (a cura di), A. BARBERO S. CAROCCI, and Ronchey, Silvia
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Byzantine concept of power ,Macedonian Dynasty ,Michael I Cerularius / Keroularios ,Dinastia isaurica ,Gravitation towards the East ,Deurbanizzazione ,Caesaropapism ,Società bizantina ,Comnenian dynasty ,Concezione bizantina del potere ,Fozio ,Gravitazione orientale ,Metacharakterismo ,Photius / Photios ,Byzantine history ,Michele Cerulario ,Arab conquest ,Golden Bull of Alexius I Comnenus / Alexios I Komneno ,Basilio I ,Multi-ethnicity ,Isaurian dynasty ,Michael I Cerularius / Keroulario ,Nicetas Choniate ,Golden Bull of Alexius I Comnenus / Alexios I Komnenos ,Michele Psello ,Dinamismo verticale delle élite ,Byzantium and Venice ,Civiltà bizantina ,Conquista araba ,Basil I ,Alexius I Comnenus / Alexios I Komnenos ,Dinamismo verticale delle élites ,De-urbanisation ,Byzantine civilisation ,Dinastia macedone ,Byzantine humanism ,Byzantine élites ,Nicetas Choniates ,Gravitazione occidentale ,Quarta Crociata ,Metacharakterismos ,Protocapitalismo dei traffici ,Fourth Crusade ,Heracliu ,Iconoclasm ,Anna Comnena ,Anna Comnena / Anna Komnene ,Scisma d’Oriente ,Trade proto-capitalism ,Gravitation towards the West ,Umanesimo bizantino ,Michael Psellus / Psellos ,Bisanzio e Venezia ,Ascendant vertical dynamism of the élite ,System of theme ,Byzantine society ,Michael Psellus / Psello ,Economia bizantina ,Giustiniano ,Byzantine economy ,Storia bizantina ,Elites bizantine ,Multietnicità ,Eraclio ,Sistema dei temi ,Iconoclasmo ,Cesaropapismo ,Dinastia comnena ,Alessio I Comneno ,Crisobollo di Alessio I Comneno ,Niceta Coniata ,Ascendant vertical dynamism of the élites ,Justinian ,Heraclius ,System of themes ,East-West Schism ,Photius / Photio ,Byzantine élite ,Alexius I Comnenus / Alexios I Komneno - Abstract
Il saggio traccia una sintesi della civiltà bizantina, dalla fondazione di Costantinopoli alla Quarta Crociata. A tutti gli effetti continuazione dell'impero romano, Bisanzio riuscì ad assimilare positivamente le Völkerwanderungen che determinano il crollo della prima Roma, facendo della multietnicità e del dinamismo verticale delle élites un punto di forza e una costante. Se nell'effimero progetto giustinianeo di riunificazione dell'impero universale prevalevano ancora una gravitazione occidentale e un’ottica vetero-romana, il superamento, a partire da Eraclio, della prospettiva italocentrica segnò il vero inizio dell'età bizantina. A Eraclio vanno ascritti due traguardi fondamentali: la creazione del sistema dei temi e il definitivo soggiogamento dell’impero persiano, nella gran parte dei cui ex-territori subentrerà ben presto, tuttavia, il nuovo interlocutore arabo. Tra il VII e l’VIII secolo, con l'accentuazione dei tratti aneuropei in campo economico, sociale, artistico, culturale, si assiste alla vera e propria nascita della concezione bizantina del potere. L’età dell'iconomachia, a lungo giudicata “buia”, coincide in realtà con una fase di prosperità economica: il compiersi del processo di deurbanizzazione e la trasformazione territoriale favoriscono l’accentuarsi della vocazione statalista e predispongono il grande “risorgimento culturale” del IX-X secolo. La sconfitta dell'iconoclasmo vede anche la sconfitta del platonismo e l'affermarsi dell'aristotelismo come filosofia ufficiale del cristianesimo medievale. Il regno di Basilio I e della dinastia macedone segna la cosiddetta "età d'oro" dell'impero bizantino. Il X e XI secolo conoscono più tormentati rapporti tra stato e chiesa, che culminano nello scisma del 1054 tra chiesa d’oriente e chiesa d’occidente (in definitiva sfida del patriarca Cerulario al basileus) e un incremento politico ed economico della nobiltà militare provinciale, che si affermerà definitivamente con la dinastia dei Comneni. Proprio con il regno comneno, in particolare con la concessione dei privilegi commerciali a Venezia da parte di Alessio I, deve farsi coincidere l’inizio della fase calante dell'economia bizantina, ininterrotta fino al XV secolo, simmetrica e inversa all'ascesa del protocapitalismo occidentale dei traffici, cui l’antica egemonia di Bisanzio sarà progressivamente sottomessa e la sopravvivenza stessa della basileia infine sacrificata. Al riaccendersi della prospettiva di restaurazione dell'impero universale corrisponderà – nelle forme del ripiegamento sociale e dell'indebolimento statale – maggiore vulnerabilità nella politica pratica. Con queste premesse Bisanzio subirà, nel 1204, la forza distruttiva della “deviazione” della Quarta Crociata: una catastrofe inaspettata e forse per questo ancora più traumatica della definitiva caduta del 1453 sotto i turchi osmani. This essay outlines the history of Byzantine civilisation from the founding of Constantinople to the Fourth Crusade. In every way a continuation of the Roman empire, Byzantium succeeded in assimilating to positive effect the Völkerwanderungen that determined the fall of the first Rome, creating a point of strength and allegiance out of the multi-ethnic, ascendant vertical dynamism of the élites. If gravitation toward the West and an antiquated Roman perspective still prevailed in Justinian’s ephemeral project to reunify the universal empire, the shift beyond the Italo-centric perspective from Heraclius on marked the true beginning of the Byzantine era. Two fundamental achievements are ascribed to Heraclius: the creation of the system of themes and the definitive subjugation of the Persian empire, to whose ex-territories, however, the new Arab interlocutor would soon succeed. Between the 7th and 8th centuries, with the accentuation of non-European traits in economic, social, artistic, and cultural fields, we begin to see the emergence of the authentic Byzantine concept of power. Long considered “dark,” the age of iconomachy coincided, in reality, with a phase of economic prosperity. The culmination of the process of de-urbanisation and transformation of the territory favoured the accentuation of a state-centred vocation and set the stage for the great “cultural revival” of the 9th and 10th centuries. The defeat of iconoclasm also saw the defeat of Platonism and the affirmation of Aristotelianism as the official philosophy of Medieval Christianity. The reign of Basil I and the Macedonian dynasty marked the so-called “golden age” of the Byzantine empire. The 10th and 11th centuries saw more tormented relations between church and state, culminating in the Schism of 1054 between the Eastern and Western churches (ultimately the patriarch Cerularius’ challenge to the basileus) and a political and economic increase in the provincial military nobility that would assert itself definitively with the Comnenian dynasty. The beginning of the decline of the Byzantine economy - uninterrupted until the 15th century, symmetrical in nature and the inverse of the ascent of Western trade proto-capitalism to which the ancient hegemony of Byzantium would be gradually subjugated and the very survival of the basileia ultimately sacrificed - began precisely with the Comnenian dynasty, in particular, with the concession of commercial privileges to Venice by Alexius I. To the reawakening of the prospect of a restoration of the universal empire would correspond – in the form of social withdrawal and weakening of the state – greater vulnerability in political practice. Under these conditions Byzantium would, in 1204, be subjected to the destructive force of the “detour” of the Fourth Crusade: an unforeseen catastrophe and perhaps for this reason even more traumatic than the definitive fall in 1453 at the hands of the Osmanli Turks.
- Published
- 2006
7. «Ad profectum patrie». La proprietà ecclesiastica veneziana in Romània dopo la IV crociata
- Author
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Orlando, Ermanno
- Subjects
Proprietà ecclesiastica ,Quarta crociata ,Impero latino d'Oriente ,Venezia ,Mediterraneo orientale ,Basso medioevo - Published
- 2005
8. Roma anno 1200: pittura e mosaico al tempo della IV Crociata
- Author
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Iacobini, Antonio
- Subjects
ROMA ,QUARTA CROCIATA ,MOSAICO - Published
- 2005
9. Tondo con Cristo benedicente
- Author
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Ameri, Gianluca
- Subjects
Genova e Pisa ,Arte bizantina ,Mediterraneo medievale ,Scultura XIII secolo ,Genova e Bisanzio ,Quarta crociata - Published
- 2004
10. Bisanzio veramente 'volle cadere'? Realismo politico e avventura storica da Alessio I Comneno al Mediterraneo di Braudel
- Author
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RONCHEY, SILVIA and Ronchey, Silvia
- Subjects
Sylvester Syropoulo ,Fourth Crusade ,Gregorio Palama ,Epigraphai ,Palaeologian Renaissance ,Battaglia di Varna ,Sylvester Syropoulos ,Civiltà bizantina ,Storia tardobizantina ,Fine di Bisanzio ,Caduta di Costantinopoli ,Età comnena ,Crisobollo di Alessio I Comneno ,Quarta Crociata ,Fernand Braudel ,Hélène Ahrweiler ,Età paleologa ,Giorgio Gemisto Pletone ,Concilio di Ferrara-Firenze ,Bessarione ,Discorso di Unione ,Oratio dogmatica sive de unione ,Giovanni Bekkos ,Titoli ,Silvestro Syropoulos / Siropulo ,Gregorio Palamas ,Byzantine civilisation ,Late Byzantine history ,End of Byzantium ,Fall of Constantinople ,Comnene age ,Golden Bull of Alexius I Comnenus / Alexios I Komnenos ,Battle of Varna ,Palaeologian age ,Georgius Gemistus Pletho ,Council of Ferrara and Florence ,Bessarion ,Discourse on the Union ,Titles ,Gregory Palamas ,Golden Bull of Alexius I Comnenus / Alexios I Komneno ,Giovanni Bekko ,Title - Abstract
Traendo spunto da un dibattito tra Fernand Braudel e Hélène Ahrweiler circa l’irriconciliabilità tra Occidente e Bisanzio, il contributo evidenzia l’inefficacia della lunga e altrove fruttuosa tradizione “realpolitica” bizantina, quando applicata allo scacchiere occidentale. E conferma che, se si guarda all’onda lunga della storia di Bisanzio, i latini e non i pur bellicosi “barbari” orientali furono i veri nemici dell’impero e la causa della sua caduta. La concessione dei privilegi commerciali a Venezia nel celebre crisobollo di Alessio I Comneno portò Bisanzio, da sempre e per così dire connaturatamente estranea al baudelairiano “infame spirito del commercio”, a subire la brutalità del protocapitalismo: dopo l’occupazione latina nel 1204, fu irreparabilmente indebolita dalla guerra mercantile tra Genova e Venezia, che si svolse lungo le sue coste e nei suoi territori. Il topos storiografico occidentale di una Bisanzio in perenne decadenza e vinta dai turchi “per stanchezza” viene demistificato non solo, in generale, dalla constatatazione dell’estrema vitalità culturale e ideologica dell’ultima rinascenza paleologa — e della radice direttamente bizantina del pensiero anche politico del Rinascimento europeo, influenzato anzitutto dal revival platonico della scuola di Giorgio Gemisto Pletone —, ma anche, in particolare, dall’analisi del processo di passaggio del suo allievo Bessarione all’ala unionista durante il concilio di Firenze. La cosiddetta Kehre di Bessarione fu la scelta di un Realpolitiker. L’alleanza con la curia romana, funzionale al finanziamento e all’organizzazione di una crociata antiturca in difesa di Costantinopoli, non poteva essere ottenuta se non a prezzo di una nominale resa dogmatica al papato romano. Ma la “malafede teologica” di Bessarione, già in quanto allievo di Pletone naturaliter palamista, appare evidente dal testo, dai contenuti e dalla struttura stessa del suo cosiddetto Discorso d’Unione: la Oratio dogmatica sive de unione si rivela ricalcata sulle Epigraphai di Giovanni Bekkos, opuscolo risalente al Concilio di Lione e già ampiamente screditato oltreché confutato per iscritto dallo stesso Palamas. Il “plagio” bessarioneo dei Titoli di Bekkos, tanto smaccato da apparire quasi un messaggio in codice lanciato al clero costantinopolitano, sancì la virtuale ed effimera Unione di Firenze e consentì l’ultima crociata antiturca, che, partita dall’Ungheria, vide tuttavia il suo tragico epilogo a Varna nel 1444, compromessa dagli implacabili interessi della guerra commerciale tra Genova e Venezia: gli stessi che consegneranno definitivamente Costantinopoli ai turchi nel 1453. A quel punto, un ultimo esempio di Realpolitik bizantina può in effetti ravvisarsi nell’attitudine turcofila degli ultimi burocrati costantinopolitani: prova non già del fatto che Bisanzio “si diede” o “volle cadere”, ma atto di vendetta verso gli occidentali. Fu anche grazie alla spregiudicatezza “realpolitica” di parte almeno dell’ultima élite di Bisanzio che gli ottomani poterono almeno in parte assumerne l’eredità, assorbendo alcune delle strutture, anzitutto amministrative, del millenario impero cui subentrarono. Inspired by a public debate between Fernand Braudel and Hélène Ahrweiler on the impossibility of reconciliation between the West and Byzantium, this contribution highlights the inadequacy when applied to the western context of the long and fruitful – albeit elsewhere - tradition of Byzantine Realpolitik. And, if we look at the arc of Byzantine history, it confirms that the Latins, and not the admittedly warlike, oriental “barbarians,” were the real enemies of the empire and the cause of its fall. As a result of the concession of commercial privileges to Venice in the famous crysobull of Alexius I Comnenus, Byzantium, historically and essentially extraneous to the Baudelairean idea of the “foul spirit of commerce,” suffered brutally at the hands of proto-capitalism. After the Latin occupation of 1204, it was irreparably weakened by the mercantile war waged on its territory and along its coasts between Genoa and Venice. The Western historical topos of a Byzantium in perennial decline, beaten by the Turks out of “fatigue,” is disproved, in general, by the reality of the extreme cultural and ideological vitality of the last Palaeologian renaissance and by the Byzantine roots of European Renaissance philosophy and political thought, influenced primarily by Georgius Gemistus Pletho’s Platonic revival, and, in particular, by an analysis of the process of his pupil Bessarion’s move to the unionist faction during the Council of Florence. Bessarion’s so-called Kehre was an act of Realpolitik. The alliance with the Roman Curia, aimed at the financing and organisation of a crusade in the defence of Constantinople against the Turks, could not be achieved without a nominal surrender to the Roman papacy on points of dogma. But Bessarion’s “theological bad faith,” as a pupil of Pletho naturaliter follower of Palamas, seems clear from the text, content, and structure of his so-called Discourse on the Union. The Oratio dogmatica sive de unione copies John Bekkos’ Epigraphai, a pamphlet dating from the Council of Lyon and thoroughly discredited and refuted in writing by Palamas. Bessarion’s “plagiarism” of Bekkos’ Titles, so over-blown as to appear almost a coded message to the clergy of Constantinople, sanctioned the virtual and fleeting Union of Florence and permitted the last crusade against the Turks, which, having set off from Hungary, saw its tragic epilogue at Varna in 1444, compromised by the implacable interests of the commercial war between Genoa and Venice: the very same to consign Constantinople definitively to the Turks in 1453. At this point, a last example of Byzantine Realpolitik can, in fact, be seen in the pro-Turk attitude of the last Constantinopolitan bureaucrats: proof not so much of the fact that Byzantium “allowed itself” or “wanted” to fall, but of an act of retaliation against the West. It was thanks also to the audacious Realpolitik on the part of the last Byzantine élite that the Ottomans were able to carry on the legacy of Byzantium, absorbing some of the structures, particularly administrative, of the thousand-year-old empire they succeeded.
- Published
- 2000
11. La Realpolitik bizantina rispetto all'Occidente dall'XI al XV secolo
- Author
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Ronchey, Silvia, Diocesi di Arezzo, and Ronchey, Silvia
- Subjects
Sylvester Syropoulo ,Fourth Crusade ,Gregorio Palama ,Silvestro Siropulo / Syropoulos ,Epigraphai ,Sylvester Syropoulos ,Bessarion ,Bisanzio e Venezia ,Gregory Palamas ,Fine di Bisanzio ,Byzantine history ,Golden Bull of Alexius I Comnenus /Alexios I Komnenos ,John Bekko ,Storia del pensiero politico ,Fernand Braudel ,Giovanni Bekko ,Storia bizantina ,Silvestro Siropulo / Syropoulo ,Bessarione ,Gregory Palama ,Gregorio Palamas ,Byzantium and Venice ,Hélène Ahrweiler ,Council of Ferrara and Florence ,Civiltà bizantina ,Concilio di Ferrara-Firenze ,Oratio dogmatica sive de unione ,John Bekkos ,Late Byzantine history ,Storia tardobizantina ,Giovanni Bekkos ,Quarta Crociata ,Conquista crociata di Costantinopoli (1204) ,Byzantine civilisation ,End of Byzantium ,History of political thought ,Crusader conquest of Constantinople (1204) ,Golden Bull of Alexius I Comnenus /Alexios I Komneno - Abstract
Il contributo, che prende spunto da un dibattito tra Fernand Braudel e Hélène Ahrweiler, analizza alcuni elementi della tradizione “realpolitica” bizantina per rilevare il suo influsso sull’unione “in effigie” tra le Chiese siglata nel Concilio di Firenze del 1439. Quale primo esempio di Realpolitik filoccidentale inaugurata dagli imperatori Comneni è addotta la concessione dei privilegi commerciali a Venezia nel celebre crisobollo emanato da Alessio I. Questo atto, tanto più spregiudicato se si considera il rigetto culturale della mercatura da sempre proprio della mentalità bizantina, non riuscì tuttavia a prevedere la brutalità del protocapitalismo mercantile e fu sostanzialmente la premessa della conquista crociata di Costantinopoli nel 1204. Analogamente, può considerarsi premessa della conquista ottomana di Costantinopoli nel 1453 quel secondo esempio di Realpolitik bizantina che fu il passaggio di Bessarione all’ala unionista: la sua strategica “svolta” (Kehre) e la sua Oratio dogmatica sive de unione (oggetto di breve indagine sui rapporti dottrinali e concettuali con le Epigraphai di Giovanni Bekkos) portarono alla vittoria di quest’ultima; ma lo spregiudicato e in sé lungimirante sacrificio della ragione teologica al realismo politico nulla poté, negli anni a seguire, contro la distruttiva guerra commerciale tra Genova e Venezia, che consegnò ai turchi Bisanzio. Inspired by a debate between Fernand Braudel and Hélène Ahrweiler, this contribution analyses various elements of the Byzantine “Realpolitik” tradition to highlight its influence on the symbolic union between the Churches sealed at the Council of Florence in 1439. The concession of commercial privileges to Venice in the famous golden bull issued by Alexius I was the first example of pro-Western Realpolitik inaugurated by the Comneni emperors. All the more audacious if one considers the Byzantine cultural resistance to trade, this act could not foresee, however, the brutality of mercantile proto-capitalism and ended up creating the premise for the Crusader conquest of Constantinople in 1204. Likewise, it could be considered the basis for the Ottoman conquest in 1453, the second example of Byzantine Realpolitik, which saw Bessarion’s move to the unionist faction. His strategic “about-face” (Kehre) and his Oratio dogmatica sive de unione (subject of a brief analysis of its doctrinal and theoretical connections to John Bekkos’ Epigraphai) led to the triumph of unionism. But, in the years that followed, the audacious and shrewd sacrifice of theological cause to political realism could do nothing to stop the destructive commercial war between Genoa and Venice that delivered Byzantium to the Ottomans.
- Published
- 2000
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