113 results on '"Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR]"'
Search Results
2. Cardiovascular autonomic failure in Parkinson’s disease and Multiple System Atrophy: prognostic, diagnostic, epidemiological and therapeutic aspects
- Author
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Fanciulli, Alessandra, Pontieri, Francesco Ernesto, and Wenning, Gregor Karl
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Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] - Published
- 2015
3. Implant-abutment interface:bacterial leakage and microgap formation in two different type of Implant connections
- Author
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MENCIO, FRANCESCA, Pompa, Giorgio, and Di Carlo, Stefano
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,screwed-connection ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,dental implant connection ,cemented-connection ,Implant-abutment interface ,Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche::MALATTIE ODONTOSTOMATOLOGICHE ,Scienze mediche::MALATTIE ODONTOSTOMATOLOGICHE [Settori Disciplinari MIUR] - Abstract
Aim The aim of this study is to evaluate, both in vitro and in vivo, two different types of implant-abutment connections: screwed connection and cemented connection, analyzing the permeability of the IAI to bacterial colonization and the stability to chewing forces. Materials and Methods In this study were compared two different types of implant-abutment connections: internal hexagon screwed connection (Winsix®, BioSAF IN, Ancona, Italy ) Group 1; and internal hexagon cemented-conical connection (Bone System®, Milano, Italy) Group 2. Group 1 and Group 2 were compared on three levels: impermeability to bacterial penetration an in vitro study, resistance to loading for 5 years a simulated computer model, type of peri-implant bacterial colonization and health of peri-implant soft tissues around the implant for 2 year in an in vivo study. Results The results had showed the lower stability to the screwed implant-abutment connection than the cemented implant-abutment connection both for the permeability to the bacterial colonization than for the stability to the chewing forces. Conclusion Also if the implants long-term failures are consequences of multi-factorial elements the choice of an adequate implant system is fundamental for the long-term success. Also the choice of connection system is very important and would be preferable to choose implants with cemented connection instead of implants with screwed connection.
- Published
- 2014
4. PROBLEMI MEDICO LEGALI DEL CONSENSO INFORMATO NELLA SPERIMENTAZIONE CLINICA
- Author
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Pindinello, Ivano and MARINELLI, ENRICO
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Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Consenso informato ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,Settore MED/43 - Medicina Legale ,sperimentazione clinica - Published
- 2014
5. IL TRATTAMENTO PER GLI ANEURISMI DELL’AORTA ADDOMINALE SOTTORENALE MEDIANTE ENDOPROTESI ENDURANT: RISULTATI IN PAZIENTI CON ANATOMIA DIFFICILE
- Author
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Puglisi, Cristina and SPEZIALE, FRANCESCO
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,ENDOPROTESI ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,ANEURISMA - Published
- 2014
6. La Comunità Motion Bank: La Body Knowledge nella Danza e nella Coreografia
- Author
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MONDA, LETIZIA GIOIA and Mariti, Luciano
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Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche [Settori Disciplinari MIUR] ,La Body Knowledge nella Danza e nella Coreografia ,Memoria Fotografica ,Associazione di Concetti e Contenuti ,I Digital Scores ,William Forsythe: L'Oggetto Coreografico ,Contrappunto Coreografico ,Intuitività ,William Forsythe ,Deborah Hay, Jonathan Burrows e Matteo Fargion ,[I Principi-che Ritornano tra] ,La Coreografia come Oggetto di Confine ,I Principi-che Ritornano tra: William Forsythe ,Settori Disciplinari MIUR::Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche ,Il Movimento Sincronico tra Performer e Performer ,Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,Settori Disciplinari MIUR::Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche ,Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche [Settori Disciplinari MIUR] ,La Comunità Motion Bank ,Performer con formazione da danzatrice classica e contemporanea ,Creatività ,L'Oggetto Coreografico [William Forsythe] - Abstract
Adottando il punto di vista “panoramico” dell’evoluzionismo, assumendo che il performer è la metafora per eccellenza dell’essere umano, il progetto di ricerca - dal titolo “La Comunità Motion Bank. La Body Knowledge nella Danza e nella Coreografia” - si è posto l’obiettivo di esaminare e spiegare la Body Knowledge che il performer contemporaneo esperisce attraverso le forme d’arte della danza e della coreografia. Un’indagine pragmatica, portata avanti sul campo, grazie al supporto e all’attività della Comunità Motion Bank, in un dialogo creativo con i performers, i coreografi, gli artisti e gli scienziati coinvolti in questo progetto. Attraverso un approccio metodologico interdisciplinare, e un lavoro di due anni svolto sul campo, lo scopo di tale ricerca è stato quello di analizzare la comunicazione che si realizza a teatro per mezzo della relazione performer-performer durante la performance dal vivo. La scelta di conseguire un’indagine pragmatica riflette il nodo cruciale che interessa la questione metodologica inerente agli studi teatrali, ossia quello costituito da teoria e pratica. Proprio in relazione a tale questione, ho voluto contestualizzare tale ricerca all’interno di una realtà performativa unica nel suo genere: Motion Bank, l’ultimo progetto interdisciplinare del coreografo William Forsythe, che dal 2010 al 2013 ha provveduto a creare uno spazio d’indagine nella pratica coreutica. Grazie all’utilizzo di nuove tecnologie, e soprattutto grazie all’interdisciplinarità della sua realizzazione, Motion Bank sta fornendo preziosissimi dati che arricchiranno in maniera determinate i termini del sapere teorico-pratico inerenti all’azione performativa dell’essere umano. Il progetto di ricerca, dunque, si è basato sull’utilizzo di studi e metodologie d’analisi, materiale documentaristico e interviste. Per quello che riguarda il lavoro sul campo, mi sono trasferita a Frankfurt am Main nel febbraio 2012 per seguire lo sviluppo dei digital scores e degli eventi teorico-pratici del progetto Motion Bank presso il Frankfurt Lab. Questi eventi sono stati: i Motion Bank Workshops; le Guest Performances; e i Dance Engaging Science Interdisciplinary Research Workshops. Il filo rosso che lega la spiegazione del complesso oggetto di studio è il concetto di Score. L’argomento centrale dell’indagine Motion Bank è lo Score. Come i crittografi cercano di decifrare un codice ignoto, così gli artisti e gli scienziati coinvolti in Motion Bank si sforzano di penetrare il codice usato dall’essere umano per rappresentare metaforicamente attraverso l’arte il mondo esterno. Che cos’è lo Score? Un concetto, una tecnica, uno strumento digitale? Forse è ognuna di queste cose. Lo Score è un algoritmo necessario per leggere la danza dell’essere umano, acquisire informazioni e trasferire queste informazioni per procedere e far evolvere la conoscenza contenuta nella pratica coreutica. Lo Score è: una tecnica coreografica; un linguaggio di movimento; un sistema di scrittura che genera a sua volta una nuova modalità di lettura; la transcodificazione del linguaggio che sorge dal movimento umano nella digitalizzazione di strumenti creati ad hoc per visualizzare la body knowledge del performer; l’incarnazione dell’evoluzione dell’uomo in una bellissima astrazione meta-rappresentativa. Lo score è un cristallo: metafora del dinamismo formante insito nel movimento espressivo. Lo score è il medium nel quale si edifica la tensione strutturante dell’uomo: un sito alternativo per comprendere l’istigazione potenziale del corpo umano e l’organizzazione delle sue azioni residuali. Il primo score che viene analizzato è quello del corpo del performer. Si mette in luce il cambiamento neurofisiologico che subisce il corpo umano durante la formazione in una tecnica coreutica e successivamente nel training fisico. Questa prima parte della tesi ha il fine di spiegare come lo “score estetico” permetta la negoziazione tra mente e corpo, e come questa negoziazione alla fine si risolva in una geometria dell’esperienza. Viene riproposto il concetto Labaniano del pensare-in-movimento, e riletto come azione-nella-percezione, attraverso l’implicazione dell’approccio enattivo alla percezione inaugurato dal filosofo Alva Noë. Si chiarisce, così, che la percezione e la coscienza percettiva dipendono dalle capacità di azione e di pensiero, che: la percezione non è unicamente un processo del cervello, ma una specie di attività abile del corpo nel suo complesso. In questa parte della ricerca si affrontano i temi inerenti: alla percezione e alla propriocezione del performer; il concetto di focusing, di embodiment, di dis-focus, di balance e off-balance. Tale contestualizzazione ha il fine di introdurre e presentare lo studio sul contrappunto coreografico. Con il capitolo dedicato al contrappunto coreografico, si conclude la prima parte della ricerca che propone un’ipotesi circa come sia possibile l’effettiva realizzazione del movimento sincronico tra performer e performer durante la performance dal vivo, e come tale comunicazione sia l’origine e il fondamento dell’evento teatrale. La seconda parte della ricerca si riferisce allo score come strumento di creazione coreo-grafica. È volta ad esporre il modo in cui i coreografi, coinvolti nel progetto Motion Bank - William Forsythe, Deborah Hay; Jonathan Burrows e Matteo Fargion – considerano lo score, quali sono i principi-che-ritornano nei differenti metodi di realizzazione della coreografia contemporanea, e qual è la relazione tra i differenti oggetti sincronici. La terza parte invece è inerente ai Digital Scores. Quest’ultima parte della tesi riflette su diverse domande, come: perché i coreografi contemporanei sono interessati a creare danze virtuali se fino a questo momento il loro obiettivo è stato sempre quello di valorizzare una pratica a flusso? Qual è la conoscenza che oggi vogliamo trasmettere attraverso questi nuovi strumenti digitali? È possibile che elementi immateriali - che prima potevano essere unicamente intuiti sinesteticamente in quel flusso sintetico e compatto che è la performance spettacolare - ora possano essere chiaramente visualizzati tramite l’iper-multi-medialità dei nuovi strumenti digitali (Improvisation Technologies; PieceMaker; SYNC/O, Choreographic Digital Scores)? E infine, perché oggi abbiamo bisogno di trasmettere questa conoscenza? La ricerca si conclude con un excursus documentaristico sulle attività della Comunità Motion Bank esponendo il concetto di coreografia come oggetto di confine secondo l’accezione rintracciata da alcuni studi antropologici e dal leader del progetto Scott deLahunta. Gran parte delle riflessioni e delle terminologie presenti in questa ricerca derivano dal dialogo diretto con coloro che formano la Comunità Motion Bank. In particolare questo dialogo si è svolto con: William Forsythe; Scott deLahunta (leader del progetto); i danzatori della The Forsythe Company, Dana Caspersen, Nicole Peisl, Fabrice Mazliah, Riley Watts, Elizabeth Waterhouse; il Prof. Wolf Singer (Direttore del Max Plank Institute for Brain Research a Frankfurt am Main) per ciò che riguarda gli studi e gli approcci neuro-cognitivi che vengono esposti per spiegare il cambiamento neurofisiologico del performer durante l’educazione e il training in una tecnica coreutica; il filosofo Alva Noë; i coreografi ospiti del progetto Deborah Hay, Jonathan Burrows e Matteo Fargion; il performer della The Forsythe Company e programmatore informativo David Kern; il programmatore informatico Martin Streit; e gli artisti digitali del progetto Florian Jenett e Amin Weber, per quel che riguarda l’analisi e la decodifica dei processi di produzione e archiviazione dei Motion Bank Digital Scores.Di conseguenza, per facilitare la comprensione dei concetti, ho ritenuto opportuno presentare alla fine della tesi le interviste conseguite integralmente in lingua originale, un’iconografia e un glossario.
- Published
- 2014
7. Valutazione della stiffness epato-splenica mediante Acoustic Radiation Force Impulse (ARFI) nella stadiazione delle epatopatie croniche
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Bassanelli, Chiara and De Santis, Adriano
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Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Liver Cirrhosis ,Chronic Hepatitis ,Settore MED/12 - Gastroenterologia ,Spleen Elastometry ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,Noninvasive evaluation of liver fibrosis ,ARFI ,Liver Stiffness ,liver fibrosis ,Liver Elastometry - Abstract
La valutazione non invasiva della fibrosi epatica costituisce un tema di ampio dibattito e di grande interesse nel campo dell'epatologia clinica. L'Acoustic radiation Force Impulse (ARFI) è una metodica elastometrica che può essere effettuata utilizzato alcuni ecografi di ultima generazione. Lo scopo del lavoro è quello di valutarne la capacità di stadiazione e il valore prognostico in una popolazione di pazienti affetti da malattia epatica cronica a diversa eziologia e gravità. Sono inoltre presentati dati inerenti allo studio e al monitoraggio dell'ipertensione portale attraverso l'utilizzo dell'elastometria splenica.
- Published
- 2014
8. Riattivazione del Polyomavirus umano JC in pazienti affetti da malattie immuno-mediate e trattati con farmaci biologici: analisi di sequenza della Non Coding Control Region virale ed indagine immunofenotipica
- Author
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Bellizzi, Anna, Ciardi, Maria, and Pietropaolo, Valeria
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,Polyomavirus umano JC e PML ,Valutazione citofluorimetrica dell’espressione del CD49d sui linfociti ,Settori Disciplinari MIUR::Scienze biologiche ,Rischio di PML in malattie immunomediate trattate con farmaci biologici ,Carica virale di JCV nel plasma e nelle urine e analisi di sequenza della NCCR e della VP1 virali ,natalizumab e anti-TNF-alfa [Anticorpi monoclonali] ,Scienze biologiche [Settori Disciplinari MIUR] - Abstract
Negli ultimi anni, il trattamento di molte malattie immunomediate ha previsto l'impiego di anticorpi monoclonali (mAbs), i rappresentanti più promettenti nella categoria dei farmaci biologici (FB). Tuttavia il loro uso è stato presto associato alla riattivazione di agenti patogeni latenti, come il Polyomavirus umano JC (JCV), un virus neurotropo ed ubiquitario nella popolazione umana, con un genoma a DNA circolare a doppio filamento. L'allarme di “infezioni opportunistiche associate all’utilizzo di FB” è scattato nel 2005 quando 3 pazienti, trattati con l’mAb natalizumab, hanno sviluppato la leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML), rara malattia demielinizzante del sistema nervoso centrale (SNC) causata all’infezione litica degli oligodendrociti da parte di JCV. L’α4-integrina (o CD49d) rappresenta il bersaglio specifico dell’mAb natalizumab, che agisce bloccando la diapedesi dei linfociti T CD4+ e CD8+ attivati verso i loci d’infiammazione. A livello del SNC, tale diapedesi linfocitaria è mediata dall’interazione tra l’α4-integrina, presente sui linfociti, e le molecole di adesione cellulare VCAM-1, presenti sull’endotelio vascolare cerebrale. Tuttavia, il preciso meccanismo mediante il quale il natalizumab predisponga al rischio d’insorgenza di PML non è stato ancora ben definito, anche se tale meccanismo sembra dipendere fortemente sia da una ridotta sorveglianza immunitaria del SNC, sia dall’infezione latente da parte di JCV delle cellule B e dei precursori ematopoietici CD34+ che, migrando attraverso la circolazione sanguigna, possono trasferire le varianti più neurovirulente di JCV dal midollo osseo al cervello. I determinanti del neurotropismo e della neurovirulenza di JCV risiedono principalmente nella regione non codificante di controllo della replicazione e della trascrizione genica virale (NCCR), una regione altamente variabile che va incontro a riarrangiamenti nel corso della replicazione virale. La NCCR della variante non patogena di JCV (archetipo CY) è divisa in 6 box indicati come: box A di 36 paia di basi (pb), box B (23pb), box C (55pb), box D (66pb), box E (18pb) e box F (69pb). Ciascun box contiene i siti di legame per specifici fattori trascrizionali cellulari coinvolti nella trascrizione dei geni virali. Questi siti di legame possono andare incontro a processi di riarrangiamento, come delezioni o duplicazioni, generando nuove varianti virali dotate di diverso tropismo e grado di patogenicità rispetto al ceppo archetipo. Le varianti patogene così generatesi ed isolate prevalentemente da tessuti di pazienti con PML possiedono invece una NCCR con un’organizzazione strutturale che rimanda al prototipo originale Mad1. La NCCR di Mad1 è costituita da una sequenza A-C-E di 98 pb ripetuta in tandem (A-C-E-A-C-E-F), con conseguente duplicazione dei siti di legame specifici per particolari fattori di trascrizione cellulare, tra cui NF-1 ed Spi-B, essenziali per l’espressione dei geni virali. Pertanto, per stabilire l’esistenza di una correlazione tra la riattivazione di JCV ed il trattamento di malattie immunomediate con FB, sono state arruolate quattro coorti di individui: due coorti di pazienti pediatrici affetti da morbo di Crohn (MC) trattati rispettivamente con l'anti-TNF-α infliximab (Coorte 1.1), e con terapia convenzionale a base di antinfiammatori e antibiotici (Coorte 1.2); una coorte di pazienti affetti da sclerosi multipla recidivante-remittente (SMRR) trattati con natalizumab (Coorte 2); ed una coorte di pazienti affetti da malattie reumatiche infiammatorie croniche (MRIC) trattati con mAbs anti-TNF-α differenti (Coorte 3). I principali obiettivi di questo studio sono stati: (1) il monitoraggio della carica virale di JCV mediante PCR Real Time quantitativa (q-PCR) in prelievi biologici raccolti dalle tre coorti a tempi di campionamento specifici; (2) l’analisi dei possibili riarrangiamenti della NCCR virale, al fine di individuare possibili mutazioni nei siti di legame per specifici fattori di trascrizione cellulari; (3) l’analisi della sequenza genica della VP1 di JCV, al fine di definire una possibile correlazione tra uno specifico genotipo/sottotipo di JCV e le malattie immunomediate in trattamento con FB; (4) l’analisi immunofenotipica e la valutazione dell’immunoattivazione e dell’espressione del CD49d sulla membrana cellulare delle varie sottopopolazioni linfocitarie mediante citoflurimetria, al fine di individuare le alterazioni immunologiche indotte dal natalizumab, esclusivamente nei pazienti affetti da SMRR. Dall’analisi dei risultati ottenuti è emerso che, nelle coorti di pazienti pediatrici affetti da MC, la carica virale di JC nel plasma (o viremia) è risultata significativamente più elevata nella Coorte 1.1 rispetto alla Coorte 1.2 dopo 4 mesi di trattamento, momento in cui l’infliximab sembra raggiungere la sua massima efficacia, determinando la mobilizzazione dei precursori emopoietici CD34+ infettati con JCV. Nelle urine e nelle biopsie ileali, invece, la carica virale è aumentata in modo significativo nella Coorte 1.1 rispetto alla Coorte 1.2 dopo 1 anno di trattamento con infliximab. Pertanto, è probabile che l’utilizzo prolungato del farmaco, riducendo l’immunosorveglianza dell’ospite, favorirebbe l’infezione produttiva da parte di JCV sia delle cellule epiteliali tubulari del rene sia delle cellule gliali enteriche, quest’ultime ritenute siti di latenza secondaria per il virus. In questo contesto, i virioni prodotti dalle cellule gliali enteriche potrebbero aver infettato le cellule epiteliali intestinali facilitando la diffusione del virus nel tratto gastrointestinale. Infine sia a 12 e a 18 mesi di trattamento con infliximab, la carica virale di JC nelle urine (o viruria) si è mostrata significativamente più elevata rispetto alla viremia (p < 0,05) solo nella Coorte 1.1. Nella Coorte e invece, durante i primi 8 mesi di trattamento con anti-TNF-α, è stata osservata una viruria persistente da JC significativamente più elevata rispetto alla viremia (p=0,015), portando ad ipotizzare che sia la patologia primaria che l’utilizzo di anti-TNF-α favoriscano la riattivazione del virus a livello dell’epitelio dell’apparato urinario con conseguente rilascio dei virioni di JC nell’urina. Infine, nella coorte di pazienti con SMRR trattati con natalizumab, è stata riscontrata un’associazione statisticamente significativa (p=0,0006) tra il numero di campioni di urina positivi al DNA di JCV e la presenza di anticorpi JCV-specifici (STRATIFY JCV® positivo) dopo un anno di trattamento con natalizumab (t3), rispetto al numero di campioni di urina positivi al DNA di JCV e l’assenza di anticorpi JCV-specifici (STRATIFY JCV® negativo). Pertanto l’andamento della viruria potrebbe essere considerato un indice predittivo di riattivazione del virus JC nei primi 12 mesi di trattamento con natalizumab in pazienti affetti da SMRR soprattutto nei casi in cui lo STRATIFY JCV® fornisca un risultato negativo. Inoltre in pazienti con un numero di infusioni superiori a 12 è stato stimato un rischio relativo pari a 1,71 di sviluppare viremia da JCV rispetto ai pazienti con un numero di infusioni di JCV inferiore a 12 (p=0,04). Infine, esclusivamente nella Coorte 2 è stata condotta la valutazione dell’espressione del CD49d sulla membrana cellulare di varie sottopopolazioni linfocitarie presenti nel sangue periferico e, dall’analisi dei risultati ottenuti, è stato possibile osservare una riduzione significativa dell’espressione dell’α4-integrina nei linfociti T CD4 central memory (p = 0,036), CD4 effector memory (p = 0,012) e CD8 effettori (p = 0,043) dei pazienti affetti da SMRR con viremia e/o viruria da JCV rispetto a quella dei pazienti senza viruria e senza viremia durante il primo anno di trattamento con natalizumab. Infine dal confronto tra le varie coorti arruolate in questo studio, è emerso che la viruria nei pazienti affetti da MRIC è sempre maggiore rispetto a quella riscontrata nelle altre coorti (p=0,025) e che esiste una correlazione statisticamente significativa tra la viruria da JC al baseline (prima dell’inizio del trattamento con FB) e l’essere affetto da MRIC (p=0,024). Inoltre, i valori di viremia (p=0,046) e di viruria (p=0,008) sono sempre più elevati nella coorte dei pazienti affetti da MRIC rispetto a quelli dei pazienti con MSRR e che il rischio di viruria persistente da JC è più elevato durante il trattamento con anti-TNF-α rispetto a che al trattamento con natalizuamb (p=0,01). Per quanto riguarda invece l’analisi di sequenza della NCCR di JCV, nella Coorte 1.1 è stata riscontrata la presenza di un’organizzazione strutturale tipica della variante non patogena di JCV (archetipo CY) nel 72% delle sequenze analizzate, mentre nel 26% è stata riscontrata un’organizzazione CY-simile ma con una delezione del box D e/o la presenza di due mutazioni nucleotidiche ricorrenti: la trasversione da T a G all’interno del sito di legame per il fattore di trascrizione cellulare Spi-B e la transizione da G a A nel box F all’interno del sito di legame per il fattore di trascrizione cellulare NF-1. In particolare, l’identificazione della mutazione nucleotidica a livello del sito di legame per il fattore di trascrizione cellulare Spi-B, la cui espressione è elevata nelle linee cellulari ematopoietiche, come le CD34+ e le cellule B, permette di correlare la presenza di questa mutazione puntiforme con una maggior capacità di diffusione del virus nell’ospite. Inoltre la transversione nucleotidica da T a G, converte il tipico sito di legame per il fattore cellulare Spi-B (5'-AAAAGGGAAGGTA-3') della variante non patogena archetipo CY in quello caratteristico delle varianti PML-associate come Mad1 (5'-AAAAGGGAAGGGA-3'), favorendo la riattivazione del virus ed il processo di riarrangiamento della NCCR. È stato infatti osservato da altri Autori che questa mutazione porti ad un aumento della trascrizione dei geni precoci di JCV, in quanto il sito di legame per Spi-B delle varianti PML-associate possiedono un’affinità di legame maggiore per la proteina cellulare rispetto al sito di legame presente nella variante non patogena [Marshall et al., 2012]. Infine nel restante 2% delle sequenze analizzate, ritrovate in 2 biopsie colon-rettali, è stata identificata una particolare sequenza riarrangiata della NCCR, con un’organizzazione strutturale che richiama la sequenza della NCCR del ceppo virale patogeno Mad1. Dal momento che le cellule epiteliali intestinali non sono permissive alla replicazione del virus, la presenza di tali sequenze evidenzia l’importanza dei meccanismi di riarrangiamento della NCCR al fine di generare varianti dotate di una migliore fitness replicativa. Negli ultimi anni il ritrovamento del DNA di JCV in cellule non permissive alla replicazione virale ha indotto a riconsiderare nell’uomo le potenzialità oncogene del virus JC, attualmente dimostrate solo in vitro. Nella Coorte 2, invece, è stata riscontrata un’organizzazione strutturale di tipo archetipo CY nel 68% dei campioni analizzati, mentre nel restante 32% sono state individuate sequenze riarrangiate e/o con caratteristiche mutazioni nucleotidiche. In particolare, in 2 campioni di cellule mononucleate del sangue periferico (PBMC), appartenenti a 2 diversi pazienti con SMRR e STRATIFY JCV® positivi a t3, è stata ritrovata una NCCR riarrangiata, caratterizzata dalla delezione del box B con trasversione da T a G all’interno del sito di legame per il fattore di trascrizione cellulare Spi-B, dalla duplicazione del box C e dalla presenza dei box D, E ed F. Infine, nella coorte dei paziente affetti MRIC ed in trattamento per 8 mesi con anti-TNF-α, è stata sempre riscontrata l’organizzazione strutturale della NCCR archetipo, ad eccezione di un’unica sequenza riarrangiata simil-Mad1. Per quanto riguarda infine l’analisi della sequenza della VP1 virale, in tutte le coorti arruolate è stata osservata una prevalenza dei genotipi 1A e 1B, che sono quelli più comunemente riscontrati nelle popolazioni europee. Pertanto, sebbene non sia stato possibile individuare una reale correlazione tra la presenza di varianti neurovirulente ed il trattamento con specifici farmaci biologici, da questo studio è emerso che durante la diffusione del virus nell'ospite si vadano a selezionare particolari sequenze della NCCR di JCV, e che il trattamento con anticorpi monoclonali sembri avere un ruolo nella selezione di tali varianti. Tuttavia rimane ancora da chiarire quali siano i fattori virali e dell’ospite alla base di questo processo di selezione. Inoltre, dai risultati di questo studio è stato possibile evincere l’importanza di comprendere se e come lo scenario infiammatorio specifico delle diverse patologie immunomediate possa determinare la riattivazione del virus JC dai suoi siti di latenza, anche se sembrerebbe che gli anti-TNF-α favoriscano la riattivazione di JCV a livello dell’epitelio renale rispetto a quanto non faccia il natalizumab. Anche l’analisi della sequenza della NCCR potrebbe in futuro rivelarsi utile per identificare precocemente quei pazienti con un rischio più elevato di sviluppo di PML, in particolare attraverso il ritrovamento di varianti neurovirulente circolanti nel sangue periferico. Infine, la marcata riduzione dell’espressione dell’α4-integrina sulle cellule linfocitarie deputate al controllo dell’infezione e della riattivazione di JCV in pazienti affetti da SMRR che hanno sviluppato viruria e/o viremia da JCV nel primo anno di trattamento con natalizumab, potrebbe rappresentare in futuro un valido marcatore precoce della riattivazione di JCV in pazienti trattati con natalizumab. Pertanto, dal momento che il numero di pazienti affetti da malattie immunomediate e trattati con FB è in continuo aumento, il monitoraggio della riattivazione di JCV potrà rivelarsi estremamente utile nel corso della valutazione del rischio d’insorgenza di PML. Tuttavia, rimane di fondamentale importanza l’integrazione di queste osservazioni con lo studio dell’interazione molecolare, nelle cellule infettate, tra i cofattori proteici cellulari, come Spi-B, ed i corrispettivi siti di legame specifici presenti sulla NCCR virale, nonché la focalizzazione dell’attenzione sui pathways cellulari, finemente regolati dal sistema immunitario dell'ospite, che portano alla riattivazione del virus in condizioni di immunodepressione, dal momento che, fino ad oggi, il trattamento della PML con farmaci anti-virali si è rivelato inefficace. Tesi di dottorato
- Published
- 2014
9. The effect of sulforaphane in human melanoma cells
- Author
-
ARCIDIACONO, PAOLA and calvieri, stefano
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,melanoma ,sulforaphane - Abstract
Melanoma is a malignant tumor that arises from melanocytes present in the basal layer of the epidermis, in hair follicles, more rarely in mucosa eye, inner ear and meninges. Skin is affected in 85% of cases. Human malignant melanoma is an highly aggressive and incurable cancer due to intrinsic resistance to apoptosis, reprogramming proliferation and survival pathways during tumor progression. Several studies have shown that many natural dietary compounds can potently modulate various molecular targets, conducting prevention of cancer initiation, promotion and progression. In particular, dietary fruits and vegetables have been regarded as rich sources of chemopreventive compounds and are widely investigated due to their low toxicity but significant chemopreventive efficacy. Sulforaphane (SFN), an isothiocyanate (ITC) found in cruciferous vegetables, is a common dietary component that has been proven to have a huge cancer chemopreventive potential. It modulates cell death, cell cycle, angiogenesis, susceptibility to carcinogens, invasion and metastasis and possesses antioxidant activities. Pluralities of clinical effects are reported in various experimental diseases as well as human clinical studies. In B16F-10 murine melanoma cell line SFN reduces invasion, inhibits activation of matrix metalloproteinases and, consequently, the developing of lung metastases, and prevents melanin synthesis and tyrosinase expression by affecting the phosphorylation of MAP kinase family. Epidemiological studies have reported association between the consumption of SFN-rich vegetables and reduction in cancer risk at several sites including the bladder, prostate and breast. Moreover, SFN is in phase II trial for prostate cancer. The aim of this project was to evaluate the effects of sulforaphane on human melanoma cell lines, in order to prove its ability to modulate specific cellular and molecular events involved in this type of tumor. A human primary (A375) and metastatic (501Mel) melanoma cell lines has been used in these studies. I demonstrated that SFN inhibits significantly A375 and 501Mel cell proliferation, induces cell cycle arrest and apoptosis. Interestingly, SFN-treated melanoma cells accumulated in the G2/M and sub-G1 phases of the cell cycle. Moreover SFN showed to induce apoptosis through caspase-9/caspase-3 pathway. As control, human epidermal melanocytes cell lines (HEMa) treated with the same concentration of sulforaphane didn’t shown an alteration. Besides its ability to promote tumor cell death, SFN hampers cell migration and invasion. One important process in chemoprotection by SFN involves modulation of the activity of the so-called phase II enzymes, which convert carcinogens to inactive metabolites that are readily excreted from the body, thus preventing their reaction with DNA. Interesting, the results showed that in melanoma cell lines SFN increased significantly the mRNA levels of phase II enzymes such as hemoxygenase-1 (HMOX-1) and NADPH quinone oxidoreductase (NQO1). To better characterize the molecular events induced by SFN on melanoma, I investigated the expression of nerve growth factor (NGF) receptors, known to be involved in melanoma progression. Using RT-PCR and fluorescence-activated cell sorting analysis, it was found that SFN causes up-regulation of neurotrophin receptors expression (p75NTR and TrkA) in A375 cell lines. Moreover, SFN is able to decrease the A375 migration induced by exogenous β-NGF. These observations led to the hypothesis that SFN induces apoptosis through p75NTR and that p75NTR-dependent apoptosis could represent a homeostatic mechanism to eliminate damaged cells –similar to Fas-dependent apoptosis associated with inflammation – and possibly a ‘class effect’ of death receptors. Finally, in this study, it was also established SFN-resistant melanoma cell lines in order to elucidate mechanisms leading to drug resistance. All together, these results indicate that, in vitro, sulforaphane has a strong antitumor effect on human melanoma cell lines and this raises the possibility that SFN might be a promising candidate for molecular-targeting chemotherapy against melanoma.
- Published
- 2014
10. DISTRIBUZIONE DELLE CELLEULE CD4+CD25+FOXP3+ (Treg) NEL SANGUE PERIFERICO ED INTERAZIONI DINAMICHE DELLA RISPOSTA IMMUNITARIA NEI PAZIENTI CON ADENOCARCINOMA DEL PANCREAS
- Author
-
LA TORRE, VALENTINA and BOLOGNESE, ANTONIO
- Subjects
REGULATORY T CELLS ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,hemic and immune systems ,chemical and pharmacologic phenomena ,IMMUNITY REACTION ,General surgery ,PANCREATIC CANCER ,Coloproctology - Abstract
OBJECTIVES: CD4+CD25+FOXP3+ T cells are an heterogeneous population of cells playing a key role in maintenance of the immune system’s tolerance of both foreign and self-antigens. They can inibit immune responses mediated by T effector cells. Patients with a variety of cancers have an enlarged pool of Treg in their peripheral blood, in tumor-draining lymph nodes and in the tumor microenvironment. Pancreatic cancer remains a major unsolved health problem, with conventional cancer treatement having little impact on disease course. Poorly prognosis in pancreatic cancer (PC) patients has been correlated with increase of Treg in peripheral blood, lymph nodes et tumor tissue. Despite the advanced understanding of the mechanism of cancer evasion, the exact mechanism and clinical significance of Treg elevation in PC patients remains unclear. Further work is required to investigate of wich of Treg specific subpopulation is involved in pancreatic cancer developement to provide greater insights into potential mechanisms of cancer evasion and to develope an array of treatements that will inhibit spacific pathways that mediate evolution and progression of ACP. To evaluate the distibution of Tregs in peripheral blood of PC patients, in the present prospectic study the percentage of circulating rTregs and aTreg has been compared to that of healthy volunteers, colon cancer patients and inflammatory diseases patients. Furthemore, we analyse the balance of the different subsets of Tregs in peripheral blood in PC patients and the correlation between the prevalence of circulating Tregs in PC patients and their clinico-pathological findings and outcomes. METHODS: Among a total of 29 patients with ductal adenocarcinoma of the pancreas, 24 underwent pancreatectomy and 5 biliopancreatic diversion. Their peripheral blood mononuclear cells (PBMCs) were analysed to determine the proportion of CD4+CD25+Foxp3+ T cells (Tregs), as a percentage of the total CD4+ cells, by FACScan analysis after labeling with anti-CD4, anti-CD25, anti-CD45 and anti-Foxp3 antibodies. Clinical stages were classified according to the TNM classification. RESULTS: The percentage of CD4+CD25+++CD45RA- Foxp3hi (aTreg) cells among the PBMCs was significatively increased in PC patients compared with healty donors (HD) (P
- Published
- 2014
11. EZR-PLC and RhoGTPases interactions in osteosarcoma pathogenesis and metastatic process
- Author
-
LEOPIZZI, MARTINA, DELLA ROCCA, CARLO, and LO VASCO, RITA
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,CELL CULTURE ,siRNA ,OSTEOSARCOMA ,PI-PLC ,EZRIN - Published
- 2014
12. La responsabilità penale del medico e le problematiche connesse al rischio clinico. Una proposta di riforma
- Author
-
Pugliese, Domenica and Ricci, Serafino
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,Responsabilità medica - Published
- 2014
13. Investigation of Electrophysiological Patterns and Multiple Treatments in Tinnitus
- Author
-
Cartocci, Giulia, Filipo, Roberto, and Attanasio, Giuseppe
- Subjects
auditory cortical evoked potentials ,mindfulness based stress reduction therapy ,BAEP ,IDAP ,evoked potentials, ERP ,autism ,sound therapy ,ABR ,serotonin ,Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,neuroscience ,Mozart effect ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,polysomnography ,Settori Disciplinari MIUR::Scienze biologiche ,otorhinolaryngologic diseases ,sleep architecture ,tinnitus ,Scienze biologiche [Settori Disciplinari MIUR] ,auditory processing - Abstract
Tinnitus is the most common auditory desorder, it is defined as a sound sensation in the absence of any external sound source. Sleep disturbances and depression are symptoms very often present in tinnitus patients. Starting from this observation, in the present thesis two electrophysiological approaches to tinnitus study are described: the former concerns sleep architecture pattern investigation in tinnitus patients, and the second concerns an index of serotonin activity in the auditory cortex the intensity dependence of auditory evoked potential (IDAP). Beyond electrophysiological studies we also investigated two tinnitus therapies,we focused on the study of the Mozart effect and of the mindfulness based stress reduction therapy, because sound therapy and treatments aiming at increasing patient's strategies to face tinnitus are among the most common tinnitus therapies.
- Published
- 2014
14. ASSETTO COGNITIVO E LIVELLI DI NEOPTERINA NEL LIQUOR IN PAZIENTI HIV POSITIVI ASINTOMATICI: UNO STUDIO PILOTA
- Author
-
FRATINO, MARIANGELA, Fattapposta, Francesco, D'Ettorre, Gabriella, and Mina, Concetta
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,neopterina ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche [Settori Disciplinari MIUR] ,cognitivo ,Settori Disciplinari MIUR::Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche - Published
- 2014
15. Brain structural and functional alterations in Progressive Supranuclear Palsy: a volumetric, diffusion and resting state investigational study
- Author
-
Piattella, MARIA CRISTINA and Pantano, Patrizia
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,PSP ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,fMRI - Published
- 2014
16. CORTICAL PLASTICITY INVESTIGATED WITH TRANSCRANIAL MAGNETIC STIMULATION TECHNIQUES IN PATIENTS WITH MOVEMENT DISORDERS'
- Author
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KHANDKER PARVEZ, Ahmad and Berardelli, Alfredo
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,transcranial magnetic stimulation ,movement disorders ,Cortical plasticity - Abstract
This thesis have been designed, performed or completed during the period between 2010 to 2013 in the Department of Neurology and Psychiatry, Sapienza University of Rome, Italy, (supervised by Prof. Alfredo Berardelli). The main focus of this thesis is the investigation of mechanisms of Long-Term potentiation and Long-Term depression (LTP)/(LTD)-like plasticity in primary motor cortex (M1) with repetitive transcranial magnetic stimulation (rTMS) techniques such as Theta Bursts Stimulation (TBS) in patients with different types of movement disorders including Focal Hand Dystonia (FHD) and Multiple System Atrophy (MSA). Section 1 will introduce the general knowledge and biophysical principles of Transcranial Magnetic Stimulation (TMS). Section 2 will report two studies investigating abnormalities of LTP/LTD-like plasticity in M1 in patients with FHD and MSA. The first study (Suppa A, Marsili L, Di Stasio F, Latorre A, Parvez AK, Colosimo C, Berardelli A.) is mainly focused on cortical plasticity and motor learning in patients with FHD. This study showed that patients with FHD are characterized by altered cortical plasticity in M1. In addition, in FHD patients, motor execution of simple finger movements is abnormal and characterized by reducing movement speed and altered early motor learning. The second study (Belvisi D, Suppa A, Marsili L, Di Stasio F, Parvez AK, Agostino R, Fabbrini G, Berardelli A.) focused on cortical plasticity in patients with MSA. This study showed reduced LTP/LTD-like plasticity in MSA patients reflecting abnormalities in the cortico-basal ganglia-thalamo-cortical motor circuit.
- Published
- 2014
17. Disturbi Specifici dell’Apprendimento: nuclei di fragilità in relazione all’età ed all’iter clinico
- Author
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D'AGOSTINI COSTA, Carla, LEUZZI, VINCENZO, and PENGE, ROBERTA
- Subjects
disortografia ,disturbi specifici di linguaggio ,Scienze mediche::NEUROPSICHIATRIA INFANTILE [Settori Disciplinari MIUR] ,Scienze mediche::PEDIATRIA GENERALE E SPECIALISTICA [Settori Disciplinari MIUR] ,Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche::NEUROPSICHIATRIA INFANTILE ,disturbi specifici dell'apprendimento ,Scienze mediche::NEUROLOGIA [Settori Disciplinari MIUR] ,DSA ,Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,dislessia ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,DISTURBI SPECIFICI DELL'APPRENDIMENTO ,Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche::PEDIATRIA GENERALE E SPECIALISTICA ,Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche::NEUROLOGIA - Abstract
A partire dal 2006 in Italia i rappresentanti delle maggiori società scientifiche ed associazioni che si occupano di disturbi di apprendimento, attraverso varie Consensus Conference, sono pervenuti all’elaborazione di raccomandazioni cliniche e linee guida per la diagnosi dei Disturbi Specifici di Apprendimento. Nel dicembre 2010 è stata promossa un’ulteriore Consensus Conference dall’Istituto Superiore di Sanità per il Sistema Nazionale Linee Guida (SNLG-ISS, 2011) dove vengono fornite anche indicazioni per la ricerca futura. Inoltre, nel 2010 viene approvata la Legge 170 che riconosce il Disturbo Specifico dell’Apprendimento a pieno titolo. Sono stati effettuati 4 studi (longitudinali e trasversali) nei quali abbiamo scelto come parametro di riferimento l’età intesa sia come momento della valutazione che come momento della diagnosi/fase evolutiva attraversata, per indagare il peso di tale variabile sull’assetto sintomatologico con cui si manifestano dislessia e disortografia. Il campione preso in esame è tratto da una popolazione clinica afferita al “Dipartimento di Pediatria e Neuropsichiatria Infantile” e segnalato al Servizio di terzo livello di Neuropsicologia. I soggetti sono stati scelti in base ai criteri di inclusione ed esclusione definiti dall’ICD-10 (WHO, 2000) e dalle varie Consensus Conferences italiane (AID, 2009; PARCC e SNLG-ISS, 2011) e per la diagnosi sono state effettuate le prove raccomandate dal SNLG-ISS (2011). La scelta di range di età molto ristretti è un criterio importante per cercare di verificare il cambiamento del disturbo nel tempo. La presenza di una difficoltà linguistica si conferma essere un fattore di rischio per la comparsa di un DSA. L’intervento riabilitativo precoce riduce parzialmente l’entità del disturbo di lettura e scrittura. L’epoca della segnalazione del DSA appare sensibile a variabili esterne (bambini con difficoltà di sviluppo associate, SES più elevato e familiarità vengono segnalati più precocemente) oltre che all’entità del disturbo di per sé. La segnalazione tardiva si accompagna ad una maggior compromissione della comprensione. Rapidità e correttezza sono elementi distintivi del disturbo in tutte le fasce d’età considerate, con differenti equilibri nel tempo anche in relazione al tipo di prove utilizzate.
- Published
- 2014
18. The role of PET18 F-FDOPA in the evaluation of low grade gliomas
- Author
-
VILLANI, VERONICA and Antonini, Giovanni
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,PET ,Magnetic resonance ,overall survival ,Low grade glioma ,Progression free survival ,epilepsy ,PET18 F-FDOPA ,treatment ,headache ,brain tumor - Abstract
1) Low grade gliomas are in general relatively slow-growing brain tumor, but they have a very heterogeneous clinical and biomolecular behavior. 2) The optimal treatment of low grade glioma remains controversial, i.e “wait-and-see” versus treatment. 3) The MRI is considered the gold standard in the evaluation of low grade glioma, but has several limitations. Since the glioma growth does not obey an exponential evolution due to the diffusion of many newly produced tumor cells into the surrounding parenchyma. Therefore, the tumor density does not reach the minimal threshold required to appear on MRI. 4) The PET 18 F-FDOPA has good sensitivity and specificity in the evaluation of brain tumor recurrence, mainly in the evaluation of the recurrence of low grade or high grade malignant gliomas. 5) In our study, PET 18 F-FDOPA demonstrated not a potential diagnostic role, but also a prognostic value in predicting progression of disease.
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- 2014
19. Analisi dello svuotamento ventricolare sinistro mediante ecocardiografia tridimensionale in tempo reale prima e dopo terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT)
- Author
-
Mirabelli, Francesca and Gaudio, Carlo
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,cardiac resynchronization therapy ,three dimensional echocardiography - Abstract
Scopo del nostro studio è stato quello di analizzare mediante ecocardiografia tridimensionale (RT3DE) i seguenti parametri: • la presenza e la distribuzione della dissincronia intraventricolare sinistra in pazienti sottoposti a terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT), prima e dopo CRT mediante il calcolo dell’indice di dissincronia (SDI) • la sequenza di svuotamento sistolico del ventricolo sinistro (VS) prima e dopo CRT • Il potere predittivo dei due parametri sopra elencati (SDI e sequenza di svuotamento) nel predire la risposta alla CRT, singolarmente e in associazione. La popolazione oggetto di studio comprendeva 166 pazienti sottoposti all’impianto di PM biventricolare secondo le attuali linee guida. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a esame ecocardiografico 2D e 3D prima della CRT e dopo un intervallo di 6 mesi. Dopo 6 mesi di follow-up dall’impianto, il 62% dei pazienti (n=103) è stato classificato come responder alla CRT e il 38% (n=63) come non-responder. E’ stato effettuato un confronto tra le caratteristiche basali dei pazienti responder e non responder. La maggior parte dei pazienti responder presentava in condizioni basali entrambi i criteri 3D di dissincronia da noi proposti, cioè SDI elevato (> 5%) e assenza della sequenza di svuotamento apice-medio-base (n=82, 86.3%). Viceversa, la maggior parte dei pazienti non-responder non presentava in condizioni basali i due criteri ecocardiografici di dissincronia intraventricolare sinistra (n=32, 97%). L’analisi univariata e multivariata, effettuata per identificare i predittori di risposta alla CRT, ha mostrato che i valori basali di SDI elevati, l’assenza della sequenza di svuotamento apice-medio-base in condizioni basali e l’etiologia non ischemica erano gli unici parametri predittori indipendenti di risposta alla CRT. L’utilizzo di entrambi i criteri di dissincronia intraventricolare sinistra (SDI + sequenza di svuotamento) ha un valore incrementale sulla sola valutazione clinica nel predire la risposta alla CRT (aumento del chi-square da 11.63 a 59.32, p
- Published
- 2013
20. SICUREZZA DELL’EMOPERFUSIONE CON POLIMIXINE-B IN PAZIENTI TRAPIANTATI DI RENE E FEGATO
- Author
-
BUSSOTTI, ALESSANDRO and NOVELLI, GILNARDO
- Subjects
TRAPIANTI ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,POLIMIXINE B - Abstract
Questo studio retrospettivo ha avuto come obbiettivo quello di fornire una prospettiva differente per la gestione precoce dell’endotossinemia nei pazienti trapiantati. Avere la possibilità di poter identificare quei pazienti trapiantati che sono più a rischio di infezioni, mediante la misurazione dell’attività endotossinica (AE), può rivelarsi una valida arma per prevenire quadri settici poi difficili da gestire nel post-operatorio. Il test eseguito per la misurazione dell’AE si è dimostrato affidabile nell’ identificare pazienti eleggibili per una target therapy, così come il trattamento con Polimixine-B in questi pazienti ha dimostrato di essere sicuro ed efficace.
- Published
- 2013
21. RUOLO DELLA RISONANZA MAGNETICA MULTIPARAMETRICA NELLA GESTIONE OTTIMALE DEI RISULTATI ONCOLOGICI E FUNZIONALI IN PAZIENTI CON CARCINOMA PROSTATICO CANDIDABILI A PROSTATECTOMIA RADICALE NERVE SPARING
- Author
-
Gentilucci, Alessandro and SCIARRA, ALESSANDRO
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,CARCINOMA PROSTATICO ,RISONANZA MAGNETICA MULTIPARAMETRICA DELLA PROSTATA - Published
- 2013
22. The role of environmental context in the vulnerability to relapse into heroin and cocaine addiction: a pre-clinical investigation
- Author
-
MONTANARI, CHRISTIAN and BADIANI, ALDO
- Subjects
relapse ,Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,drug addiction ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,mental disorders - Abstract
Background: We have recently observed an unforeseen dissociation in the effect of environmental context on cocaine versus heroin self-administration (SA) in rats. Rats that were transferred to the SA chambers only for the test sessions (Non Residents) took more cocaine than rats housed in the SA chambers (Residents). The contrary was found for heroin. The aim of the present study was to investigate the influence of context on the ability of different doses of cocaine and heroin priming to reinstate cocaine- vs. heroin-seeking in rats that had been trained to self-administer both drugs and had then extinguished lever pressing behavior. Methods: Resident (N=65) and Non-Resident (N=64) rats with double-lumen intra-jugular catheters were trained to self-administer cocaine (400 μg/kg/infusion) and heroin (25 μg/kg/infusion) on alternate days for 10 consecutive days (3 hours/session/day). After extinction of lever pressing behavior, independent groups of rats were given a non-contingent intra-venous (i.v.) infusion of heroin (25, 50, or 100 μg/kg) or cocaine (400, 800, or 1600 μg/kg) and drug seeking was quantified by counting non-reinforced lever presses. Results: All Resident and Non-Resident rats acquired heroin and cocaine SA and extinguished lever pressing behavior for both drugs. When given cocaine primings only Non Resident rats exhibited reinstatement of cocaine-seeking and, in contrast, when given heroin primings only Resident rats exhibited reinstatement of heroin-seeking. Conclusions: We report that the susceptibility to relapse into drug seeking behavior is drug- and setting-specific, confirming the crucial role played by drug, set, and setting interactions in drug addiction
- Published
- 2013
23. BRAIN STRUCTURAL AND FUNCTIONAL ALTERATIONS IN MULTIPLE SCLEROSIS CORRELATE WITH CLINICAL IMPAIRMENT: DIFFUSION, VOLUMETRIC AND RESTING STATE INVESTIGATIONAL STUDY
- Author
-
SBARDELLA, EMILIA and AGLIOTI, SALVATORE MARIA
- Subjects
Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,BRAIN CHANGES ,MULTIPLE SCLEROSIS - Abstract
The aim of our works was to demonstrate with conventional and non conventional MRI sequences the diffuse brain and functional damage occurring in MS patients and to correlate it with the clinical disability in different systems. The combined usage of various MRI techniques might better explain the different aspects underlying the clinical impairment often developing over the MS course.
- Published
- 2013
24. Il trattamento endovascolare associato al trattamento antibiotico versus il solo trattamento antibiotico negli aneurismi intracranici infettivi: studio retrospettivo
- Author
-
Puccinelli, Francesco and Di Piero, Vittorio
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] - Published
- 2013
25. Il sistema dell’uPAS nei tumori della tiroide
- Author
-
COLETTA, IOLANDA and D'ARMIENTO, MASSIMINO
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] - Published
- 2013
26. Quantitative analysis of motor behavior and neural activity associated to joint-action during social cooperation in frontal and parietal cortex of macaque monkeys
- Author
-
VISCO COMANDINI, Federica and Battaglia-Mayer, Alexandra
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,joint action ,Premotor Cortex ,Parietal cortex - Abstract
The neural mechanisms related to the ability of humans and non-human primates to interact through joint-action are still poorly investigated. In the domain of motor functions, the study of goal-directed movement showed that no obligatory relationship exists between neural activity and movement, but rather movement-related activity is context-dependent and linked to different cognitive states. So far, neural activity in different cortical areas has been studied in a single brain in action, thus missing all information typical of interacting brains through a joint action task. To study both behavioral parameters and potential neural codes for joint action, two macaque monkeys were trained to perform a cooperative joint action task. Monkeys were required to perform individual or cooperative actions, exerting a force on an isometric joystick. Extracellular single-unit activity (SUA) was recorded from dorsal premotor cortex (PMd) and inferior parietal lobule (IPL), simultaneously from homologous areas of both monkeys by using two multiple-electrode arrays. We showed that in monkeys does not exist a single motor strategy to execute cooperative action. High variability of all the considered parameters has been observed across directions of movement, monkeys and conditions, indicating that different strategies are used by the partners to accomplish a common goal, depending on types of movement to be executed. However, specific temporal and spatial parameters (RTs, peak velocity and inter-cursor distance) indicate that monkeys during the cooperative condition adapt their own behavior to the other’s action in order to successfully achieve their common goal. Furthermore, through the study of Granger method we observed causality relations between cursors’ trajectories during cooperative actions. Regarding the analysis of neural activity, we endorsed the hypothesis that frontal and parietal regions contribute to the coding of motor behavior specifically during the execution of a joint action task. These findings provide a quantitative descriptions of motor behavior of two cooperating monkeys and represent a first step toward the description of the neural operations underlying motor functions in a cooperative context and suggest that within this action cooperation network different areas encode joint-action.
- Published
- 2013
27. Ruolo dell'HPV nell'infertilità maschile
- Author
-
PIZZOL, DAMIANO, Gandini, Loredana, and Foresta, Carlo
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche::ENDOCRINOLOGIA ,Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche::ENDOCRINOLOGIA [Settori Disciplinari MIUR] ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,Scienze mediche::MALATTIE INFETTIVE [Settori Disciplinari MIUR] ,HPV infection ,Infertilità Maschile ,Male Infertility ,Papillomavirus ,Andrology ,Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche::MALATTIE INFETTIVE ,Infezioi seminali - Abstract
Introduzione: Le malattie sessualmente trasmesse (MST) rappresentano una nota causa di infertilità maschile. È stata dimostrata l’associazione tra l’infezione da papillomavirus (HPV) ed una significativa alterazione dei parametri seminali, in particolare una riduzione della motilità. Nonostante l’HPV sia stato e sia tutt’ora oggetto di molti studi, è stato considerato prevalentemente il genere femminile e ad oggi restano da chiarire molti aspetti in ambito andrologico, su tutti il ruolo clinico e laboratoristico di questo virus nel liquido seminale, la possibilità di una diffusione nel circolo ematico e le strategie possibili per contrastare ed accelerare la clearance dell’infezione. Scopo: Gli scopi della ricerca sono stati quelli di valutare l'efficacia di una tecnica di swim-up modificata per la rimozione dell’HPV da campioni di liquido seminale infettati, di indagare la possibile associazione tra la presenza dell’HPV e di anticorpi anti-spermatozoo e determinarne la clearance dell’infezione dal liquido seminale, caratterizzare le cellule rotonde infette nel liquido seminale e valutare la presenza del virus in cellule circolanti e valutare il ruolo del counseling nel decorso clinico dell’infezione nelle coppie eterosessuali positive. Materiali e metodi: Per raggiungere gli scopi prefissati, le metodiche utilizzate nelle varie categorie di pazienti arruolati nelle diverse fasi della ricerca sono: analisi del liquido seminale, TUNEL test, FISH per HPV e FISH per la valutazione di aneuploidie, citofluorimetria, swim-up e swim-up con eparinasi III, spermMar test, immunofluorescenza, PCR per HPV e INNO-LiPA. Risultati: Il trattamento enzimatico dei campioni infetti si è dimostrato efficace nella rimozione completa del virus e non ha comportato danni significativi alla qualità degli spermatozoi trattati. Nei soggetti infetti, la presenza dell’HPV non solo si associa ad una riduzione della motilità ma anche ad un incremento degli anticorpi antispermatozoo (ASA) che si riducono e scompaiono al progredire della clearance virale. Nel liquido seminale il virus è presente oltre che negli spermatozoi e nelle cellule di sfaldamento anche nei linfociti B e nelle natural killer (NK), cellule queste osservate positive anche in circolo in un piccolo gruppo di pazienti. Nel follow-up di coppie positive all’HPV si è osservato inoltre che un counseling mirato è efficace nel velocizzare il tempo di risoluzione dell’infezione che appare doppio nell’uomo rispetto alla donna. Conclusioni: È sempre più evidente il ruolo dell’HPV nell’infertilità maschile e la necessità di avere linee guida efficaci per prendersi cura dei soggetti e delle coppie HPV positive. I risultati di questa ricerca, nonostante necessitino di ulteriori conferme ci forniscono utili risultati e spunti di riflessione interessanti per sviluppi futuri. Innanzitutto il trattamento enzimatico dei campioni infetti si è rivelato efficace e sicuro nel rimuovere l’infezione e dovrebbe essere tenuto in considerazione soprattutto per i soggetti che si sottopongono a tecniche di fecondazione assistita. La forte associazione tra HPV e ASA suggerisce inoltre di valutare la presenza dell’infezione in soggetti affetti da infertilità idiopatica che risultino positivi allo spermMar test. Inoltre nei soggetti e nelle coppie positive è consigliato un counseling mirato e un follow-up preciso che valuti non solo i siti genitali ma anche il cavo orale per permettere e velocizzare l’eradicazione dell’infezione. Futuri sviluppi di ricerca sono inoltre stimolati dal riscontro di cellule circolanti positive all’HPV che rendono d’obbligo il chiarire quale sia il significato clinico e laboratoristico di questo dato, e se e quali implicazioni possa avere per il paziente.
- Published
- 2013
28. 'Immunophenotipic and molecular characterization of EBV-driven age-related lymphoproliferative disorders'
- Author
-
DI NAPOLI, Arianna and Ruco, Luigi
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,elderly Italians ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,lymphoproliferative disorders ,EBV-driven ,hemic and lymphatic diseases ,Hodgkin lymphoma, Iraqi children, elderly Italians ,age-related ,Iraqi children ,Hodgkin lymphoma - Abstract
Based on epidemiological studies, EBV-positive lymphoproliferative disorders (LPD) are associated with patient’s age, immune system status of the host, geography, and socioeconomic conditions. In particular, in immunocompetent patients EBV+ cHL occur more frequently in children from poorly developed countries and in older adults from developed countries, whereas EBV-negative cases are more frequent among young adults of developed countries (Armstrong et al 1998, Jarrett et al 2003). These differences have questioned the effective role of EBV in the pathogenesis of the disease, and have raised the possibility that EBV-positive and EBV-negative cHL may represent two distinct diseases (Harris et al 1998). It has been suggested that different factors may contribute to the development of EBV+ cHL in children and older patients. In the former, early age of EBV infection has been reported to greatly affect the association of EBV with cHL (Glaser et al 1997) while, in the latter immunosenescence related to patient’s age has been proposed as a key factor for the development of EBV+ cHL (Jarrett et al 2005, Dojcinov et al 2011). In both cases, it has been suggested that an impaired immune status of the host may contribute to the development of EBV+ cHL. However, whether or not EBV+ cHL occurring in children and in old patients represent the same disease remains to be clarified. To address this issue, we characterized and compared the immunophenotipic and molecular features of 57 cases of HL occurring in pediatric patients from Baghdad with those of 30 cases of HL diagnosed in old Italian patients.
- Published
- 2013
29. Molecular mechanisms involved in the acquisition of drug resistance in pancreatic cancer cells
- Author
-
CALABRETTA, SARA
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,Settori Disciplinari MIUR::Scienze biologiche ,Scienze biologiche [Settori Disciplinari MIUR] - Published
- 2013
30. Atrophic gastritis-related hypergastrinemia: risk for colorectal cancer and type I gastric carcinoid
- Author
-
Sbrozzi-Vanni, Andrea and Annibale, Bruno
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,atrophic gastritis ,Gastroenterology ,colorectal cancer ,type I gastric carcinoid - Published
- 2013
31. RUOLO DELL’INSULIN-LIKE GROWTH FACTOR BINDING PROTEIN-3 SUL CONTROLLO DELL’ATTIVITA’ MITOGENA E MIGRATORIA MEDIATA DALLA β-CATENINA NELLE CELLULE DI MELANOMA
- Author
-
CURZIO, MICHELA, CALVIERI, STEFANO, and CLERICO, RITA
- Subjects
Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,BETA CATENINA ,DERMOSCOPIA ,MELANOMA ,IGFBP-3 ,DERMATOLOGIA ,DERMATOLOGIA ONCOLOGICA - Abstract
INTRODUZIONE:Il melanoma è un tumore maligno di origine melanocitaria ad alta aggressività e rapida crescita cellulare. Sulla base del sistema di stadiazione dell’American Joint Committee on Cancer (AJCC) il parametro prognostico maggiormente considerato e validato statisticamente è lo spessore di Breslow. Il sistema dei fattori di crescita insulino-simile (IGFs, Insulin-like Growth Factors) riveste un ruolo particolarmente significativo nella crescita e nella funzionalità di molti tipi cellulari; questo sistema comprende gli insulin-like growth factors (IGFs), i recettori per IGF e le IGF binding proteins (IGFBPs). Queste proteine sono fondamentali nella patogenesi e nella progressione neoplastica; è noto, infatti, che elevati livelli sierici di IGF-1 sono associati ad un maggior rischio di sviluppare una neoplasia. Alterazioni a carico del sistema degli IGFs sono molto comuni nei processi tumorali; di conseguenza, sia gli IGFs che le IGFBPs potrebbero rappresentare dei nuovi marker tumorali utili sia per la diagnosi che per il follow up dei pazienti. Diversi studi epidemiologici hanno esaminato la relazione tra le concentrazioni sieriche di IGF e IGFBP-3 e l’incidenza dei tumori, sottolineando che sia gli IGFs che le IGFBPs potessero rappresentare degli specifici marker tumorali. MATERIALI E METODI:Da giugno 2007 a Novembre 2010, sono stati arruolati 48 pazienti affetti da melanoma cutaneo. Abbiamo effettuato anche delle colture cellulari, utilizzando 3 linee cellulari di melanoma umano: le Me-501, le LG e le Wm-793. Infine, abbiamo effettuato xenotrapianti di cellule di melanoma Me501 in topi SCID. RISULTATI:le concentrazioni di IGFBP-3 misurate mediante ELISA sono significativamente inferiori nei pazienti affetti da melanoma al IV stadio;la ridotta biodisponibilità di IGF-1 sierico è risultata correlata alla sopravvivenza dei pazienti;la progressione di malattia nei pazienti si accompagna a una riduzione dei livelli sierici di IGFBP-3; l’espressione di IGFBP-3 è maggiore nei melanomi primitivi rispetto alle metastasi dermiche;nel siero dei pazienti al IV stadio di malattia, la riduzione dei valori di IGFBP-3 è mediata da specifici processi proteolitici, assenti, invece, nel siero dei pazienti allo stadio 0-III; inoltre, nel siero dei pazienti al IV stadio sono presenti metalloproteasi 1, 2, 7 e 9;l’aggiunta di IGFBP-3 ricombinante al terreno riduce sia la motilità che la capacità migratoria delle cellule, mentre ne aumenta la capacità di melanogenesi;IGFBP-3 non ha, invece, effetti né sull’espressione né sulla stabilità della proteina Akt; questo suggerisce che l’iperattivazione di Akt rappresenti un importante evento nella transizione tra melanoma primitivo e metastatico, modulando la motilità e la capacità invasiva della cellula. Inoltre, il trattamento con IGFBP3 è in grado di provocare una riduzione della fosforilazione di Akt, quindi una sua ridotta attivazione; nel contempo, si osserva una riduzione della forma fosforilata, ossia inattiva, di GSK3-β, a cui si associa una riduzione dell’espressione della β-catenina. Infine, gli xenotrapianti di cellule di melanoma Me501 in topi SCID ci hanno consentito di dimostrare che il volume tumorale nei topi trattati è inferiore a quello del gruppo di controllo.
- Published
- 2013
32. STRATEGIE RICOSTRUTTIVE DELLA ZONA D'APOGGIO DEL PIEDE NEI TRAUMI DELL'ARTO INFERIORE
- Author
-
TRIGNANO, EMILIO and NICOLO', SCUDERI
- Subjects
Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,PIEDE ,TRAUMI - Abstract
La copertura delle perdite di sostanza del piede, in particolare della zona d’appoggio, tallone e avampiede, ha sempre rappresentato un grosso problema per il chirurgo ricostruttore. Le particolarità anatomiche e funzionali di queste regioni spiegano l’enorme numero di tecniche utilizzate e le divergenze d’opinione relative alla ricostruzione delle regioni anatomiche portanti. Lo sviluppo della microchirurgia, l’avvento dei lembi liberi negli anni ’70, nonché la descrizione di numerosi lembi loco-regionali muscolo-cutanei o a flusso retrogrado, hanno considerevolmente migliorato la prognosi delle perdite di sostanza del piede. Infine la piu’ recente descrizione di lembi, sia liberi che locali, basati sui vasi perforanti hanno ulteriormente contribuito al trattamento di queste lesioni, riducendo al minimo le sequele legate al sito donatore. Attualmente il chirurgo plastico dispone dunque di molteplici soluzioni per la copertura delle perdite di sostanza di questa regione. L’obiettivo di questo studio è quello di analizzare i mezzi di copertura della zona d’appoggio del piede utilizzati in un periodo di 20 anni, di precisare l’evoluzione nel tempo dei mezzi utilizzati, al fine di meglio definire le indicazioni chirurgiche
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- 2013
33. Herpesvirus linfotropici e infezione da HIV: modificazioni del sistema immunitario in corso di terapia antiretrovirale
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IANNETTA, MARCO, Vullo, Vincenzo, and Ciardi, Maria Rosa
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Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,HAART ,Immune activation ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,Immunosenescence ,Molecular biology ,HIV ,Herpesvirus ,Cellular biology ,Flow Cytometry ,Clinical skills - Abstract
Gli Herpesvirus umani linfotropici (CMV, EBV, HHV6, HHV7, HHV8) sono virus ubiquitari che dopo l’infezione primaria persistono nell’ospite in forma latente, causando generalmente manifestazioni cliniche benigne; nei soggetti immunocompromessi, invece, questi virus possono causare gravi forme morbose. Alcuni herpesvirus hanno la capacità di integrarsi nel genoma dell’ospite (es. EBV, HHV6), altri hanno proprietà trasformanti (es. EBV, HHV8) e pressocchè in tutti sono state individuate proteine con effetti immunomodulanti. È ormai noto, grazie ad alcuni studi riportati in letteratura, che l’infezione acuta e cronica da parte di alcuni virus erpetici, come CMV ed EBV, causa una condizione di immunoattivazione che nel caso di CMV ben si correla con la senescenza del sistema immunitario (entrambi fenomeni osservati anche in corso di infezione da HIV). Sappiamo inoltre che, nonostante la maggior parte dei pazienti HIV-positivi risponda alla terapia antiretrovirale con negativizzazione duratura della carica virale, esiste una particolare categoria di pazienti che presenta elevati livelli di immunoattivazione e uno scarso recupero immunologico (cosiddetti pazienti “discordanti”). Le cause di questo fenomeno sono ancora in via di definizione. L’immunoattivazione persistente sembra giocare un ruolo fondamentale nella patogenesi sia della sindrome AIDS sia dei disordini non AIDS-correlati, quali, ad esempio, l’osteoporosi, l’aumento del rischio cardiovascolare, il decadimento cognitivo, che sempre più vengono osservati in corso di infezione cronica da HIV, in una popolazione che grazie alla HAART ha visto enormemente prolungata la propria aspettativa di vita. I fattori causali dell’immunoattivazione sono molteplici e solo alcuni di essi sono stati ben caratterizzati, come ad esempio la traslocazione batterica dal compartimento gastrointestinale dovuta alla deplezione mucosale delle cellule T CD4+ (evento che avviene precocemente durante l’infezione da HIV), la persistente risposta immunitaria specifica anti-HIV che non riesce a debellare l’infezione, la produzione da parte di HIV di specifiche proteine con funzione immuno-attivatrice. Gli Herpesvirus umani linfotropici hanno un tropismo cellulare simile a quello di HIV e le riattivazioni di questi virus sono una delle possibili cause di immunoattivazione persistente nei pazienti discordanti. Pochi studi sono stati condotti sul grado di immunoattivazione causata da virus erpetici diversi da CMV ed EBV (come ad esempio HHV6, HHV7 ed HHV8) soprattutto nei pazienti HIV-positivi asintomatici per patologie herpes-correlate. Diversi studi suggeriscono inoltre che a livello del cavo orale HIV può interagire direttamente o indirettamente con i suddetti virus erpetici e che tali interazioni possono avere un’azione sinergica per la replicazione di entrambi e probabilmente per la trasmissione, considerato che lo shedding salivare è un’importante fonte di infezione per la maggior parte degli herpesvirus linfotropici. Gli scopi del nostro studio sono di: valutare la prevalenza di positività per la ricerca del DNA degli Herpesvirus umani linfotropici nel plasma e nella saliva di pazienti HIV-positivi in terapia antiretrovirale con soppressione della replicazione virale di HIV ed in un gruppo di controllo formato da donatori sani. Valutare il grado di immunoattivazione, la senescenza e la distribuzione nelle varie forme maturative (naïve, central memory, effector memory, effettori) delle cellule del compartimento dei linfociti T, confrontando i risultati ottenuti nel gruppo dei soggetti con infezione da HIV con quelli del gruppo di controlli sani. Correlare le alterazioni immunologiche con la presenza di virus erpetici linfotropici nei campioni di plasma e di saliva.
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- 2013
34. Infezione da HIV come malattia infiammatoria: patogenesi del danno cardiovascolare
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D'Abramo, Alessandra
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Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,immunoattivazione ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,osteoprotegerina ,infezione da hiv - Published
- 2013
35. Analisi fenotipica e funzionale dei linfociti B e delle cellule T regolatorie in pazienti con artrite reumatoide non responsivi agli agenti anti TNF-α in trattamento con Abatacept
- Author
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PICCHIANTI DIAMANTI, ANDREA and Laganà, Bruno
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rheumatoid arthritis ,Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,abatacept ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,T regulatory cells ,b cells - Abstract
Bristol Myers Squibb
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- 2013
36. Resistenza alla rifampicina in pazienti affetti dalla co-infezione HIV/TB che ricevono la Highly Active Anti-Retroviral Therapy in Africa Sub-Sahariana
- Author
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GERMANO, PAOLA
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TB ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,HIV ,HAART Treatment in Africa - Abstract
La Tubercolosi rappresenta ancora oggi una delle più importanti cause di morbidità e mortalità a livello mondiale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima in circa 8 milioni i nuovi casi di Tubercolosi ogni anno; di questi il 95% occorre nei paesi in via di sviluppo. Circa 1-1.2 milioni di pazienti con tubercolosi sono co-infetti con HIV, di questi l’82% vive in Africa; la confezione HIV-tubercolosi è un problema largamente africano. (WHO Global Tuberculosis Report 2012). Nel 2011 circa 430.000 persone sono morte nel mondo a causa della tubercolosi associata a HIV, di queste in Africa la maggioranza erano donne. L’OMS stima che nel 2011 meno del 10% dei pazienti HIV positivi sono stati valutati per la tubercolosi (WHO – TB/HIV Facts 2012-2013). Uno dei maggiori problemi che comincia a presentarsi ai paesi ad alto carico di Tb è l’insorgenza delle resistenze. La terapia a un solo farmaco fin dall’inizio si è mostrata soggetta a un elevato livello di resistenze, che si sviluppavano anche dopo pochi mesi di terapia e una terapia a più farmaci è subito sembrata la scelta preferenziale. La prevalenza della Tubercolosi MDR-TB in pazienti HIV positivi già trattati per TB in passato sembra confermarsi sul 15% circa, un dato elevato anche per il contesto africano.La mortalità per tubercolosi rimane alta specialmente nei pazienti con HIV e MDR-TB.L’aggressività terapeutica necessità di un quadro che renda la diagnosi di MDR-TB almeno più probabile di quanto non sia ora per evitare di passare in seconda linea un numero elevato di persone che non ne hanno bisogno. Tale quadro diagnostico (un algoritmo affidabile) non è al momento implementato su larga scala in nessun paese africano fatta eccezione per la Repubblica Sudafricana.
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- 2013
37. FENOTIPO DEI LINFOCITI T NELL'INFEZIONE CRONICA DA CYTOMEGALOVIRUS
- Author
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Vita, Serena and KERN, FLORIAN
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,linfociti T ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,CMV ,CMV, linfociti T - Published
- 2013
38. Sviluppo di terapie cellulari per la Displasia Fibrosa dello scheletro
- Author
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GRECO, ALESSANDRO and Riminucci, Mara
- Subjects
Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,displasia Fibrosa - Published
- 2013
39. con la sindrome dell'ovaio policistici (PCOS): Stato dell'arte ed attualità nella pratica clinica.'
- Author
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ALSADI, BASSIM ZAKI HAMZA and Caserta, Donatella
- Subjects
Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,IVM, Infertility, Procrezione medicalmente assistita ,polycystic ovarian Syndrome - Abstract
Il concetto di base della maturazione in vitro (IVM) degli ovociti nella pratica clinica consiste nella raccolta degli ovociti immaturi da piccoli follicoli antrali prima dell’ ovulazione spontanea e quindi lasciati maturare in vitro. La follicologenesi in vitro non rappresenta solo la possibilità di ampliare la disponibilità di gamete femminili in termini di numero degli ovociti fecondabili ma anche un modello entro cui comprendere i complessi meccanismi che regolano il sinergico sviluppo fra follicolo e gamete femminile. Più approfondita comprensione della complessa orchestrazione della maturazione nucleare e citoplasmatica dell’ovocita basata su ricerca di basi sugli ovociti animali ha permesso di dare l’inizio all’ applicazione clinica della tecnica IVM nella procreazione medicalmente assistita. I vantaggi nella pratica clinica della IVM sono stati ampiamente riconosciuti, in primo luogo la mancanza dell’utilizzo delle gonadotropine per la stimolazione ovarica controllata e di conseguenza l’assenza del rischio dell’ iperstimolazione ovarica soprattutto nelle donne con la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS). Tuttavia, la maturazione in vitro non è ancora del tutto ottimizzata universalmente nei vari centri di riproduzione medicalmente assistita ma numerosi studi hanno dimostrato che il numero degli ovociti ottenuti da donne con PCOS sono numericamente più consistente rispetto alle donne non PCOS che rappresenta un vantaggio in termine di percentuale di tasso di gravidanza. L'ovocita umano maturo è l'ingrediente chiave per la fertilità, altamente specializzato nel processo dell’ovogenesi che comprende la crescita, la differenziazione e la maturazione del gamete femminile. Nel sistema riproduttivo dei mammiferi, lo sviluppo degli ovociti avviene all'interno del microambiente altamente specializzato di un follicolo ovarico. Il follicolo ha il compito di facilitare il complesso e delicato processo dell’ ovogenesi. la differenziazione degli ovociti dipende in ultima analisi dalla cooperazione e coordinamento della funzione del follicolo antrale nel suo complesso. Così, per capire la differenziazione dell’ovocita , dobbiamo chiarire le funzioni dei compartimenti dei follicoli antrali nonché il loro rapporto reciproco. Ulteriori sforzi devono continuare a svelare come i componenti del microambiente follicolare guida la differenziazione degli ovociti. Metodo di ricerca per l’ identificazione dello studio : Una revisione della letteratura scientifica sulla maturazione in vitro dell’ovocita come tecnica di riproduzione assistita , ed in particolar interesse nelle donne con la sindrome dell’ovaio policistico non sottoposte ad una stimolazione ovarica controllata. . La database elettronica della Biblioteca della seconda facoltà di Medicina e Chirurgia dell’ Università di Roma ‘ La Sapienza ’ che comprende PubMed, the Reproductive Health Library e the Cochrane Library è stata consultata per tutta la review . Keywords incluse nella ricerca : Sindrome dell’ovaio policistico , maturazione in vitro dell’ovocita , infertilità femminile e procreazione medicalmente assistita.
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- 2013
40. Cranio-Facial Asymmetry In Non-Syndromic Orthodontic Subjects: Isolated Or Systemic Sign?
- Author
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CASTELLANO, MONICA and Galluccio, Gabriella
- Subjects
Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,cranio-facial asymmetry ,non-syndromic patients ,Malocclusion - Abstract
CRANIO-FACIAL ASYMMETRY IN NON-SYNDROMIC ORTHODONTIC SUBJECTS: ISOLATED OR SYSTEMIC SIGN? Castellano M. Sapienza University of Rome, Department of Dentistry and Maxillo-Facial Surgery, Dir.: A. Polimeni. Orthognatodontic Department, Dir.: E. Barbato. Post-graduate school of Orthognatodontic Dir.: G. Galluccio. Aim: to compare orthodontic patients presenting symmetric malocclusion and malocclusion + craniofacial asymmetry not referable to syndromes and an asymmetrical feature in other body’s areas. To test the possible influence of the pattern malocclusion + asymmetry on the posture of the patient through study with rasterstereography (Formetric 4D, Diers). Materials and methods: At the Orthodontics Department of Dentistry of Sapienza University of Rome, were evaluated patients affected by symmetrical malocclusion and malocclusion + mild to moderate non sindromic craniofacial asymmetry. Patients undergone to a clinical and X-Ray evaluation. In order to assess the presence of asymmetries in other areas of the body, a multidisciplinary assessment was made which included the development of a method for the measurement of XR-hand wrist, comparing right and left hand on an anterior-posterior single radiogram. Evaluation of differences in postural pattern among patients was performed using rasterestereographic evaluation, an optical contact-free photogrammetric method. The analysis included sagittal and frontal back shape measurements. Results: We analyzed 40 hand-wrist radiographs on which tracks of soft and hard tissue were drawn manually. A statistically significant difference between the right and left hand was found in some variable (i.e. M2-M4R-M2-M4L p=0.0095; right-sided laterality vs. hand-wrist parameters: difference fpdx – fpsx (p=0.0260); Wider right hemi-face vs. hand-wrist parameters: difference fpdx – fpsx (p=0.0175) and difference URdx – Ursx (p=0.0494); Right-handed vs. hand-wrist parameters: difference fpdx – fpsx (p=0.0302) and difference Wdx – Wsx (p=0.0458). Moreover, we analyzed data by 61 patients using statistical analysis to detect differences on variables measured by rasterstereography, related to the symmetric malocclusion or malocclusion + mild to moderate craniofacial asymmetry. The result shows a statistically significant difference of Pelvic torsion parameter (NV= 0-1,9° by Harzmann) in subjects with Class II skeletal malocclusion + asymmetry. Conclusions: The findings should help the orthodontist to point out patients with malocclusion + mild to moderate non syndromic craniofacial asymmetry, in order to make an appropriate diagnosis and to draft an appropriate treatment plan that may involves a multidisciplinary approach, including postural evaluation. The author have no sponsor to report
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- 2013
41. INTERAZIONE TRA cTBS CEREBELLARE E MOVIMENTI VOLONTARI SEMPLICI E COMPLESSI DELL’ARTO SUPERIORE: NUOVE ACQUISIZIONI SUI PROCESSI DI PLASTICITÀ OMEOSTATICA E DI FORMAZIONE DELLA MEMORIA MOTORIA
- Author
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LI VOTI, PIETRO
- Subjects
Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,cervelletto, apprendimento motorio, stimolazione magnetica ripetitiva theta burst, plasticità corticale - Abstract
The aim of the present study was to investigate in healthy subjects whether continuous theta-burst stimulation (cTBS) applied over the lateral cerebellum alters motor learning (acquisition and retention phases) during ipsilateral simple and complex movements. Eighteen healthy subjects participated in the study. We delivered cTBS over the lateral cerebellum immediately before a motor learning task involving repeated simple (i.e. index finger-abductions) and complex (i.e. reaching) movements. As motor learning measures we evaluated kinematic variables for simple and complex movements during the task. To see whether cerebellar cTBS-induced changes in motor learning take place through changes in primary motor cortex (M1) activity we used single-pulse transcranial magnetic stimulation (TMS) and evaluated changes in motor evoked potential (MEP) amplitude throughout the experiment. Cerebellar cTBS left the practice-related increase in peak acceleration unchanged but decreased peak acceleration for index finger and reaching movements during motor retention. The smoothness and straightness for trajectories related to reaching movements remained unchanged. When subjects repeated simple and complex movements performed alone, M1 excitability, as measured by the TMS-induced MEP facilitation, increased and MEP amplitudes increased more during simple movements than during complex movements. Cerebellar cTBS given before simple and complex movement tasks decreased the MEP facilitation induced by simple movements, whereas it increased the MEP facilitation induced by complex movements. During simple and complex movement tasks testing motor learning, no matter how complicated the motor task, cerebellar cTBS interferes with motor memory formation. cTBS induces changes in cerebellar activity thus altering motor-learning-related synaptic activity in M1.
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- 2013
42. Valutazione dei fenomeni neurodegenerativi cerebrali nella Malattia di Alzheimer attraverso metodiche combinate di Risonanza Magnetica Non Convenzionale
- Author
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Bomboi, Giuseppe and Giubilei, Franco
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Alzheimer, RM encefalo ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,Alzheimer ,PhD ,RM encefalo ,Medical Doctor ,Neurologist - Abstract
Improved methods for early diagnosis and non-invasive surrogates of disease severity in Alzheimer's disease (AD) are becoming a modern challenge. Magnetic resonance (MR) techniques are being evaluated as possible surrogate measures of disease progression. The purpose of this work was to correlate the results of combined advanced MRtechniques with neuropsychological performance in order to identify a sensible and sensitive imaging approach to neurodegenerative quantification disease progression. We enrolled 19 patientswith Alzheimer's disease (9 males and 10 females, with a mean age of 74±8). Mean MMSE score of AD patients was 20 ±6. All the AD patients underwent a brain magnetic resonance imaging examinations and a battery of neuropsychological test which included Milan Overoll Dementia Assessment (MODA), Raven's Progressive Matrices, Visual Search, Digit Span, Rey list, prose memory, constructional apraxia, phonological and semantic fluency, and trail making. We measured regional cortical thickness, surfaces and volumes using a set of automated tools (Freesurfer) to reconstruct the brain's cortical surface from T1-weighted three-dimensional volumetric brain magnetic resonance imaging. Magnetic resonance spectroscopy was carried out in the temporal lobes, parietal lobes and frontal lobes; the evaluated metabolites were N-acetylaspartate (NAA),choline (Cho), creatine (Cr). We used Spearman coefficient to analyze the correlation among the different factors. We analyzed the relationship of the regional measure of cortical thickness and volume of vulnerable AD area to severity of symptoms of cognitive impairment. MMSE was directly correlated with the thickness of right brain entorinal cortex, fusiform area, inferior superior and temporal pole (P >0.01). Other significative correlation were observed between left brain vulnerable area and ReyTest and Raven's Progressive Matrices. Sperman’s Rho analisys of MRS ratios NAA/Cr demonstrated an higher significant correlation between the battery of neuropsychological test and right frontal withe matter and left frontal grey matter. Sperman’s Rho analisys of MRS ratios Cho/Cr demonstrated an higher significant correlation between the battery of neuropsychological test and mesial occipital grey matter(Tab.1).We observed a selective correlation between FA measured in corpus callosum (CC) and MMSE, MODA and Rey Test and a preferred correlation between FA evaluated in right fronto-parietal and temporal structures with the major test for cognitive evaluation. Finally with multimodal imaging analysis we observed a combined relationship between FA value of CC, it’s volume and MMSE Combining non conventional magnetic resonance imaging, including morphometry, spectroscopy, MD and FA evaluation, provide a novel framework for both anatomical, metabolic and ultratructural evaluation of neurodegeneration in AD. None None
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- 2013
43. STUDIO PILOTA DI MARKERS DI INVASIVITA' NEL CARCINOMA SQUAMOCELLULARE DELLA LARINGE: RUOLO PROGNOSTICO E PREDITTIVO
- Author
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RUGGIERI, MARZIA, DI GIOIA, CIRA, ROSATI, DAVIDE, and DE VINCENTIIS, MARCO
- Subjects
ALPHA,BETA GAMMA-CATENIN, E-CADERIN, Ki-67, CAVEOLIN, VIMENTIN ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,LARYNX, MARKERS, MET, IMMUNOHISTOCHEMISTRY - Abstract
Studio di 8 markers di invasività del carcinoma squamocellulare della laringe valutandone il loro possibile ruolo prognostico e predittivo nell'evoluzione della neoplasia. Studio pilota su 26 casi di carcinoma squamocellulare della laringe. La visualizzazione dei vari markers è avvenuta attraverso lo studio immunoistochimico. I vari markers sono stati correlati a T, N, G e sottosede del tumore.
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- 2013
44. Trattamento EVAR della patologia aneurismatica addominale: complicanze precoci e tardive
- Author
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Sposato, Angela and SALVATI, BRUNO
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,complicanze ,Chirurgia Generale ,EVAR ,Chirurgia Vascolare - Published
- 2013
45. MALATTIA VENOSA CRONICA E TRATTAMENTO LASER ENDOVASCOLARE
- Author
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Fiengo, Leslie and Redler, Adriano
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,echocolordoppler ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,endolaser ,varicose vein surgery ,phlebology ,CVD ,EVLA ,carotid surgery - Published
- 2013
46. SALVAGE THERAPY WITH HIGH INTENSITY FOCUSED ULTRASOUND IN LOCAL RADIO RECURRENT PROSTATE CANCER
- Author
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AUTRAN GOMEZ, ANA MARIA and Giorgio, Franco
- Subjects
Robotic Surgery ,RADIORECURRENT ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,Uro Oncology ,Laparoscopic Surgery ,Cryotherapy ,PROSTATE ,HIFU ,CANCER - Abstract
Introduction & Objectives.- To evaluate the predictive factors for local failure with follow-up- biopsy after whole-gland salvage HIFU in local radio-recurrent PCa pts and to analyses the effects adverse following the therapy in terms of morbidity and quality of life on short-term. Materials and Methods.-From April 2006 to Sept 2010. Fifty-five pts with biopsy-proven localized radio-recurrent PCa and no distant metastasis, were subjected to whole- gland salvage HIFU using Sonablate®500. PSA levels, IPSS, IIEF-5, QoL and Adverse events (CTCAE) questionnaires were assessed at 45, 90, 180 days and 12 months respectivelly. Follow-up biopsy was done systematically at 180 days after treatment. The data was prospectively collected and retrospectively analyzed. Potential predictive factors for local recurrence were explored using forward stepwise conditional regression. For comparison between groups, the Mann-Whitney U test, χ2, and Fisher’s exact test were used where appropriate. Two-sided p values
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- 2013
47. LA TIROIDECTOMIA TOTALE MININVASIVA: GOLD STANDARD NEL TRATTAMENTO DELLE PICCOLE LESIONI DIFFERENZIATE
- Author
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Maiuolo, Amelia and RUGGIERI, MASSIMO
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,TIROIDECTOMIA TOTALE CON MINI ACCESSO ,MIVAT ,TIROIDECTOMIA TOTALE MININVASIVA ,TIROIDECTOMIA TOTALE MIVAT ,tecnica mini-invasiva della tiroide MIVAT - Published
- 2013
48. INDICAZIONI E LIMITI DELLA TUMORECTOMIA TESTICOLARE, FOLLOW-UP A LUNGO TERMINE
- Author
-
Cavaliere, Arturo and Franco, Giorgio
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,Testicular sparing surgery ,Tumorectomia testicolare - Abstract
La organ-sparing surgery è stata di recente proposta nella terapia delle neoformazioni del testicolo, tuttavia ancora non esiste un consenso sulle sue indicazioni. Scopo del lavoro è di definire le indicazioni e i limiti della tumorectomia testicolare attraverso una revisione della casistica e un follow-up a lungo termine nelle neoformazioni testicolari. Dal 2002 al 2012 sono stati osservati 92 casi di neoformazione testicolare (di cui 22 casi negli ultimi 6 mesi). 48 di questi sono stati sottoposti a orchifunicolectomia, mentre i rimanenti 44 (età: 9-60 anni) a tumorectomia testicolare. Di questi ultimi, oggetto del nostro stuidio, 28 pz. sono giunti alla nostra osservazione per infertilità e 16 per reperto palpatorio/sintomatologia dolorosa. 8 pz erano monorchidi. All’ecografia presenza di nodulo/i ipoecogeno/i (34 casi) ed iperecogeno/i (10 casi), palpabile/i in 24 casi, delle dimensioni di 5-15 mm. In tutti i pazienti i markers tumorali erano negativi. 36 interventi sono stati eseguiti con tecnica microchirurgica (microscopio operatore o loops frontali) derivata dall’intervento di microtese per infertilità e 8 con tecnica tradizionale, asportando in blocco il nodulo testicolare. In 38 casi è stato eseguito l’esame istologico estemporaneo della lesione asportata. La diagnosi istologica definitiva è stata: in 15 casi leidygioma, in 4 casi iperplasia focale delle cellule del leydig, in 8 casi cisti dermoidi, in 4 casi sclerosi/fibrosi ialina, in 2 casi sertolioma, in 2 casi carcinoma embrionario, in 7 casi seminoma e in 2 casi tumore a cellule germinali misto. 8 pz con esame istologico estemporaneo deponente per neoplasia germinale sono stati sottoposti a contestuale orchifunicolectomia, tutti gli altri hanno conservato il testicolo. I 2 pz con carcinoma embrionario (monorchide) sono stati sottoposti ad orchifunicolectomia e terapia sostitutiva a breve distanza di tempo dalla tumorectomia per rialzo dei markers tumorali. Un pz con sclerosi ialina, dopo 6 anni ha sviluppato un seminoma puro per il quale è stata effettuata orchifunicolectomia. Tutti gli altri pazienti con malattie benigne sono ad oggi (follow-up 2-120 mesi) liberi da recidiva. I noduli non palpabili di piccole dimensioni (inferiori a 1 cm) e diagnosticati nel work-up per infertilità/azoospermia sono per lo più risultati essere benigni. In caso di lesioni testicolari inferiori ai 15 mm non palpabili, o palpabili in pazienti monorchidi o con lesioni bilaterali, è consigliabile un approccio graduale conservativo con iniziale tumorectomia testicolare, esame istologico estemporaneo ed eventuale immediata orchifunicolectomia in caso di lesione maligna (se altro testicolo sano). La nostra esperienza fino ad ora sembra dimostrare che nei pazienti infertili con lesioni non palpabili di piccole dimensioni, riscontrati incidentalmente con ecografia, queste sono più frequentemente di natura benigna.
- Published
- 2013
49. 'La malattia emorroidaria recidiva post-prolassectomia: ipotesi su fattori predittivi e strategia chirurgica'
- Author
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Panarese, Alessandra
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,DSPPH ,colorectal surgery ,PPH ,RECURRENCE - Abstract
INTRODUCTION The surgical procedure of stapled haemorrhoidopexy is now considered safe and its safety is improving with experience and technical upgrading. Compared to conventional procedures, stapled haemorrhoidopexy has the advantage - in the short term results - of less postoperative pain but the main disadvantage - in the long term follow-up- of possible recurrent prolapse. This occurs between three months and one year after the operation and should be differentiated -for a more correct evaluation of the results- by the persistent prolapse, that is immediately evident after surgery or in the first two months. Both –persistent and recurrent prolapse- required treatment if symptomatic. The percentage of symptomatic prolapse -persistent and recurrent- after stapled procedures varies widely in the several clinical trials described in the literature, ranging from a minimum of 2% to the worst results of 53.3% (1-9). The unsatisfactory results mainly depend on incorrect indications (IV grade haemorrhoids with predominant external, fibrous component), technical mistakes during surgical procedure and insufficient prolapse correction. Avoiding or minimizing the possibility of a recurrent prolapse should be demanded to a well realized primary operation, calibrated on the effective amount of the prolapse (using single or double stapled technique, instruments with larger case, parachute technique, or with an immediate, intraoperative correction of the persistent prolapse or excision of a residual pile). The aim of this work is to analyze the different features of recurrences after stapled haemorrhoidal operations and the procedures realized to treat them in order to lay down solid and firm starting points to focalize some guidelines of treatment of recurrences after stapled prolapsectomy MATERIAL AND METHODS We performed a retrospective study on 69 patients, affected by recurrent or residual prolapse after a primary operation of stapled haemorrhoidopexy (58 patients treated with a single PPH -PPH- and 11 with a double stapling procedure -DSPPH-) and undergoing reoperative surgery for the treatment of recurrence (Table I). This cohort of patients was recruited between January 2005 and January 2011 in three Italian national reference centers for proctological surgery (Pisa, Rome and Pordenone) and was retrospectively analyzed. RESULTS The symptoms of primary onset had been: haemorrhoidal crisis in 17 patients, bleeding in 5 patients, prolapse in 45 patients and finally both prolapse and bleeding in 2 patients. (Table 2) 58 out of 69 patients had undergone a PPH at the primary operation and 11 out of 69 a DSPPH. In 23 patients (34%) primary surgery had been performed in other Hospitals. Prolapse degree according to Goligher’s classification was: II degree in 15 cases, III degree in 36 cases, IV degree in 18 cases (Table 3). The mean time of recurrence was 18 months (range 2-42 months) in the 58 patients, who had undergone a PPH and 12 months (range 2-42 months) in those who had undergone a D-PPH (Table 4). All operations were performed at least six months after the onset of the recurrence’s symptoms. Only two patients underwent a reoperation after about two months for a haemorrhoidal thrombosis. The clinical onset of recurrence appeared in the form of: haemorrhoidal crisis in 12 patients, bleeding in 8 patients, recurrent prolapse in 29 patients and residual prolapse in 20 patients (Table 5). Intraoperative findings in the 58 patients, who had undergone a previous single PPH, were: 30 recurrent or residual prolapsed haemorrhoids with single or multiple piles- ≤3- (17 residual and 13 recurrent), 4 congested haemorrhoids, 18 mobile prolapse, 6 mobile prolapse associated with thrombosed haemorrhoids. In these cases the operations chosen were: 34 excisional surgery, 12 PPH, 6 DSPPH, 6 PPH plus excisional surgery. Intraoperative findings in the 11 patients, who had undergone a previous DSPPH, were: 6 recurrent or residual prolapsed haemorrhoids with single or multiple piles- ≤3- (3 residual and 3 recurrent), 2 congested haemorrhoids, 2 mobile prolapse, 1 mobile prolapse associated with thrombosed haemorrhoids. In these cases the operations chosen were: 8 excisional surgery, 1 PPH, 1 DSPPH, 1 PPH plus excisional surgery. Table 6 and 7 describe the intraoperative reports after a previous PPH and after a previous DSPPH and the operations applied. The preoperative and postoperative management (use of painkillers drugs, antibiotics and laxatives), the kind of anaesthesia -general or local- of the patients undergoing reoperative surgery for recurring haemorrhoids was similar to that applied in the first operation. The mean operative time was comparable to that of the primary surgery in patients treated with PPH or DSPPH or excisional surgery. The hospital stay and return to full activity were similar to the primary operations. Postoperative complications after a “stapled” operation (PPH, DSPPH) and after a “non stapled”operation are summarised in Table 8. They were comparable to those relative to primary surgery. In the “stapled” group bleeding occurred in 3 patients. In one case the bleeding was controlled by introducing a Foley catheter into the anorectum and by inflating its balloon at 30-40 cm3, one case was coped with a local application of a hemostatic device, one case required a surgical revision under anaesthesia. In the “non stapled” group, instead, bleeding occurred in 1 patient and required a surgical revision. 2 patients in the “stapled” group and 2 patients in the “non stapler” group complained of urgency but this symptoms solved spontaneously one month after operation. Postoperative pain was under control in both group thanks to the use of the routine FANS usually employed. However, there were 2 patients in the “stapled” group and 2 patients in the “non stapler” group, who reported persisting anal pain in the 2 weeks following operation and required further use of painkillers. After this time, the pain symptoms disappeared in these three patients and continued in the other one. The mean follow-up after reoperative surgery resulted in 40 months (range, 23-96) No cases of second recurrence occurred in the treated patients. The outcome assessed on the basis of the clinical examination, as well as at the opinion expressed by the patients was excellent in 34 patients, good in 23 patients, sufficient in 8 patients, poor in 4 patients because two considered their symptoms (bleeding and congested haemorrhoids) unchanged, one reported a worsening of constipation and another complained of persistent pain. DISCUSSION The presence of a residual or recurrent prolapse can be derived or from an incorrect indication to surgery or from an insufficient resective approach. Alternatively it may be due to an operation, which had been previously carried out incorrectly with an insufficient pull of the prolapsed tissue in the operative case. In case of recurrence, symptoms guide to the decision of a reoperation and the surgical technique is determined according to the intraoperative report, that in almost equal percentage is divided between the mobility of the prolapse and the presence of recurrent and/or residual haemorrhoidal prolapsed piles. In the case of a mobile prolapse the choice was a transrectal resection with stapler (PPH or DSPPH, depending on the amount of the prolapse that should be resected). On the contrary, in the case of a fixed prolapse or single or multiple piles -≤3_, the choice should be a traditional surgery (Milligan Morgan, whatever performed). In case of multiple piles ≥3 the choice is a transrectal resection with stapler (PPH or DSPPH, depending on the amount of the prolapse that should be resected). A PPH combined with Milligan Morgan Haemorrhoidectomy is applied in case of a mobile prolapse with some residual pile. CONCLUSIONS Avoiding or minimizing the possibility of a recurrent prolapse should be demanded to a well realized primary operation, calibrated on the effective amount of the prolapse. A complete clinical study with a correct evaluation of the symptoms and a careful intraoperative assessment of the recurrence’s features are of primary importance for the choice of the technique to be applied. Re-excisional surgery but also a re-stapled procedure can be safely and successfully realized with the same operating methods of a primary operation, with no more complications or difficulties.
- Published
- 2013
50. Oncogenic role of miR-223 in Notch3 induced T cell acute lymphoblastic leukemia
- Author
-
KUMAR, VIVEK and Screpanti, Isabella
- Subjects
Settori Disciplinari MIUR::Scienze mediche ,Notch ,Scienze mediche [Settori Disciplinari MIUR] ,Mice handling ,Performing miRNAs Arrays ,Molecular Biology Techiniques ,T-ALL ,miRNAs Analysis ,miRNA - Abstract
This work was supported by the European Union (NotchIT ITN Project; FP7-MC-ITN 215761)
- Published
- 2013
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