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The question concerning the methods and limits within which the legal system defines the transfer of qualified shareholdings in the capital of banks, in particular when the acquisition takes place through the takeover bid, involves both the interests of a general nature connected with the exercise of the banking activity, and the issues concerning the negotiating autonomy and the freedom of enterprise that characterizes those belonging to the credit sector. The disciplinary framework is made even more complex by the golden powers that allow the executive to determine the fate of the acquisition project for industrial policy purposes. The aim of this paper is to offer some guidelines for carrying out a systematic review of the current regulation so as to favor the homogeneity and unity of the various disciplinary bodies that interact in banking takeover bids.

The GameStop story highlighted the power of technology to democratize access to financial markets. Alongside this issue, which is mainly of a political-sociological nature, the issue of on-line trading on the financial markets is of central importance, influenced by the growing use of retail investors to trading platforms and information available on social networks. The changes introduced by sharing platforms, in the process of forming user opinions, have radically changed the characteristics of operations on the financial markets. The imbalance between the rules envisaged for traditional operators and the regulatory vacuum on the web and social networks is becoming increasingly striking. In the absence of adequate regulatory safeguards, the result ultimately appears to be irreversible: to crack the rationality of the financial markets and their transparency. Given the current trends, therefore, the urgent need to prepare regulatory measures aimed at regulating these new investment methods more effectively, providing adequate protection to the needs of small investors and at the same time guaranteeing the integrity of the markets.

The launch of a European bad bank to clean up banks’ balance sheets from NPLs, in particular those generated by the Covid-19 pandemic, is extremely topical. However, the establishment of a European AMC risks violating both competition law and the provisions of the BRRD. Hence the EU Commission’s proposal to set up a network of national bad banks at a European level. By enhancing the lessons learned from the experience of some successful models, this work intends to formulate some proposals to overcome the main critical issues that, on a continental level, are holding back the establishment of a common scheme in the field of bad banking

La rinnovata centralità dell’intervento pubblico nell’economia a seguito dell’emergenza pandemica da Covid-19, richiede una ridefinizione delle politiche in materia di aiuti di Stato e, più in generale, la definizione di un quadro finalistico della concorrenza ispirato ad obiettivi comuni di innovazione e crescita sostenibile. L’indagine è suddivisa in due parti tese, la prima, a ricostruire il quadro storico e normativo in relazione alla dinamica evolutiva recente della disciplina degli aiuti di Stato e della gestione delle crisi a livello europeo e, la seconda, ad individuare gli effetti diretti del nuovo paradigma normativo, evidenziando in special modo la necessità di privilegiare una lettura comunque costituzionalmente orientata verso il perseguimento di fini sociali delle norme in materia di concorrenza.

Uno dei temi dominanti al centro del dibattito sul trasferimento di alcune competenze nazionali a livello ultrastatale riguarda il trattamento dei depositi in caso di fallimenti bancari su larga scala. L’introduzione di un meccanismo europeo creerebbe per la prima volta nell’area dell’Unione europea un sistema di assicurazione centralizzato e sovranazionale e contribuirebbe ad eliminare l’attuale asimmetria sostanziale a livello locale nella protezione dei depositanti. Affiancandosi al SSM e al SRM, il Meccanismo europeo di assicurazione dei depositi avrebbe come fine quello di fornire una rete di protezione più efficace per scongiurare che gli effetti delle crisi assumano dimensioni sistemiche. Nel solco della transizione verso un mercato bancario più integrato e di un’ulteriore armonizzazione delle politiche nazionali, i policymakers e le banche europee sono, dunque, chiamati a riprogettare le strutture esistenti inserendo alcune correzioni e prevedendo ulteriori elementi costitutivi. L’obiettivo del presente lavoro è di analizzare punti di forza e di debolezza delle diverse opzioni praticabili e di trarre alcune conclusioni provvisorie su misure quid-pro-quo potenzialmente adeguate per le diverse forme di assicurazione dei depositi a livello europeo

The public interest assessment (PIA) is a necessary prerequisite for taking resolution action in the event of a bank’s failure. On the other hand, in the field of state aid, the public interest summarizes the non-competitive objectives generally referred to in order to extend or contract the application of antitrust rules. The purpose of this paper is to formulate some assessments regarding the underlying meaning of the requirement of public interest on which the various competent authorities are called upon to pronounce themselves, in the new regulatory context of reference. In particular, the SRB and the EU Commission make use of different notions of public interest, which coexist at different levels. It follows that, with respect to the concrete case, each interpretation of the public interest will be structured according to a very peculiar scheme that makes it extremely difficult to identify unique and absolute paradigms. In this regard, the research attempts to arrive at the enunciation of canons, although general, in any case functional to be declined with respect to the specific regulatory and application cases to be taken as a reference.

La crisi finanziaria globale ha rafforzato lo stigma della “inevitabilità” del sostegno pubblico in caso di eventi patologici di rilevanza sistemica, in adesione ad un modello in cui la formalizzazione dell’intervento statale, secondo gradazioni e modalità diversificate, assurge a momento imprescindibile per il superamento della crisi stessa. Il carattere “sistemico” della crisi, in uno con il rafforzamento della dimensione sociale europea degli aiuti di Stato, ha comportato una rivalutazione degli interessi pubblici “generali” da tutelare, talora anche a costo di mettere in discussione consolidati presidi di tutela della concorrenza. Il processo di riforma della disciplina di cui agli artt. 107-109 Tfue si colloca nella cornice di strumenti e obiettivi contemplati dal nuovo plesso normativo delle crisi, varato a livello europeo all’interno del più ampio progetto dell’Unione bancaria. Il cambio di paradigma che ne è scaturito, favorito dall’idiosincrasia alla collettivizzazione delle perdite e dal tramonto di un sistema fondato sul bail-out , costituisce il cardine intorno a cui ruotano le coordinate del nuovo ordine. Scopo del presente volume è di porre in evidenza la dinamica evolutiva recente e la rilevanza assunta all’interno della stessa regolamentazione bancaria dalle disposizioni in materia di aiuti di Stato come parametro istituzionale di riferimento per la gestione ordinata del dissesto degli enti creditizi. Nel ricollegare le due anime di questo complesso ordito disciplinare, trova conferma una sorta di “eterogenesi dei fini” che induce a ragionare sulle conseguenze di un assetto dove disarmonie e squilibri sembrano mettere in discussione la coerenza di fondo del substrato normativo di tale composito edificio. L’intento ultimo è quello di fornire in tale ambito una visione di insieme dell’archetipo teorico degli aiuti di Stato da contrapporre al modello decisorio-interventistico che si è andato affermando nella realtà applicativa allorché l’elemento giuridico spesso tende a confondersi e a sovrapporsi con complesse considerazioni di carattere economico-finanziario e con inevitabili contaminazioni di natura politica. Anticipando parte delle conclusioni cui si giungerà, si ritiene che tali elementi di indubbia conflittualità si prestino ad essere risolti, non solo ricorrendo alle categorie tradizionali dell’interpretazione giuridica, ma anche attingendo a quei principi e valori che, in ottica evolutiva, permeano l’acquis costituzionale europeo. Ne scaturisce un’esigenza di maggiore versatilità del telaio regolatorio che impone di individuare nuovi equilibri volti a superare la rigidità dell’attuale rapporto tra regola (bail-in) ed eccezione (bail-out).

L’espressione golden powers indica il sistema dei poteri speciali di intervento dello Stato, introdotto con l’obiettivo di salvaguardare settori strategici e di interesse nazionale. A seguito di un processo di affinamento incessante e caotico, gli ambiti di applicazione originari dei golden powers sono stati progressivamente ampliati con successivi accorgimenti. Questo lavoro intende rivolgere particolare attenzione ad alcuni profili di possibile attrito con il quadro europeo in materia che derivano dalla struttura dei suddetti poteri, da ultimo ridefinita con il “decreto liquidità” dell’aprile 2020 per contrastare gli effetti negativi del Covid-19 sull’economia nazionale. L’indagine è condotta, in particolare, con riferimento alle problematiche che si pongono in relazione al settore finanziario-bancario e che si intersecano con quelle generate, nella stessa disposizione, dall’estensione del controllo statale sulle acquisizioni di assets e partecipazioni di controllo da parte di investitori intra-UE.

With sentence of 19 March 2019, the European Court annulled the European Commission decision (EU) 2016/1208, issued with reference to the intervention of the FITD in favor of Banca Tercas. On the basis of the arguments proposed by the European judges with reference to the case in question, an attempt will be made to demonstrate how the thesis carried out by the Commission, aimed at decreeing the nature of State aid for the preventive interventions of the FITD, is vitiated both by some errors of interpretation of the normative fabric in which the story under examination is situated, both from the undue mixture of two distinct levels of functions and interests that, in the shared perspective of protecting savings, inevitably intersect. Starting from these considerations, the work also intends to offer some insights on the role and use that the 2014/59 / EU and 2014/49 / EU directives assign to Deposit Guarantee Schemes for purposes other than their own safeguarding the interests of depositors.

The aim of this article is to investigate issues related to the liability regime for previous debts applicable to the assignee of a bank subject to resolution or to an ordinary insolvency procedure. The articles 2558, 2559 and 2560 c.c. and the art. 58 t.u.b. define exhaustively if and to what extent the transferee takes over the active and passive positions relating to the “in bonis” company sold. In the face of such a consolidated regulatory framework, the legislator has dedicated a very peculiar discipline to the succession of bridge entities in relations with third parties of the liquidation banks. Well aware of the difficulty of enunciating generally valid criteria, the intent of this work is to enumerate some rules or general guidelines in the light of the resounding cases of bank bail out, of which the echo is still felt, which involved several institutions Italian. If the general intent conveyed by such a discipline (that is to say "protective" or "exonerative" of the purchaser) is certain, the actual extent of the subtraction established by the legislation in question appears to be less obvious.

The Nord Lb rescue plan provides for the recapitalization of the institution by the main public shareholders (the two Land Niedersachsen and Sachsen Anhalt) and the intervention of the savings banks through the voluntary guarantee fund DSGV. According to the EU Commission, the solution adopted would not distort competition since the envisaged measures are implemented at market conditions. Starting from the specificity of the case in question, this work intends, firstly, to clarify whether it would not have been more correct to apply the state aid discipline to the public rescue plan and in particular to the intervention of the DSGV; secondly, check the limits of the private investor test in the case of bank bail-outs; and, lastly, to ascertain whether there is a willingness on the part of the Commission to codify a double regime according to which private banks would be subject to stringent constraints and to the application of burden sharing while public ones would instead have full freedom of maneuver to draw on support state. The investigation ends with a comparison with the Italian events and, in particular, with the examination of the public rescue of the Popolare di Bari which has certain similarities with the restructuring of the German bank.

Impropiamente conocidos como bancos malos («bad banks»), ya que actúan meramente como gestores de la recuperación de créditos o como sociedades especializadas en la desinversión de NPLs (Non Performing Loans), las Sociedades de Gestión de Activos se han propuesto, especialmente en los últimos años, como instrumento de resolución de las crisis del mercado crediticio. El banco malo es, en suma, una solución de gran alcance, por no decir de sistema, porque elimina el legado negativo de un pasado que puede comprometer el futuro . Este modelo, aunque en diferentes variantes, ha conocido en los últimos años una amplia difusión, por efecto de su versatilidad y adaptabilidad a las peculiaridades de cada situación de inestabilidad. La razón principal para la constitución de tales estructuras fue precisamente contribuir a reducir la diferencia entre los valores contables a los que los bancos, a menudo vendedores obligados, tenían en balance los elementos y el precio reconocido por el mercado y, en consecuencia, para aliviar, al menos parcialmente, las pérdidas en las cesiones de créditos de dudoso cobro. En esencia, la institución de un banco malo permite sacar a la luz los activos «deteriorados», «limpiando» el balance del banco y aumentando su capacidad para refinanciar y recapitalizarse . Incluso más, contablemente, la creación de tal vehículo puede considerarse, con razón, una solución alternativa a la hipótesis de una recapitalización, dado que ambas operaciones impactan en la relación activo/patrimonio: la eliminación de créditos problemáticos actúa sobre el numerador, aligerando el activo de activos fuertemente devaluados; la recapitalización refuerza el denominador, aumentando el patrimonio con nuevos recursos, en ocasiones, difíciles de encontrar en el mercado. La diferencia entre los dos tipos de intervención, para los bancos, es la libertad de acción en la gestión del vehículo: cuando el Estado interviene, aunque solo financiando parcialmente un banco malo, suele exigir que los emolumentos de los gerentes se limiten y que a los recursos públicos empleados se les garanticen rendimientos (en forma de dividendos, cupones, ...) con una connotación de prioridad con respecto a las exigencias de remuneración de los accionistas privados. Estos vínculos, claramente, no existen (o son menos fuertes) en el caso de un aumento de capital con pago procedente por el mercado.

The European Commission’s proposal to integrate the ESM into the EU institutional order, transforming it into a European Monetary Fund, has not found the necessary consensus. To date, the reform of the ESM has however become the subject of a different solution, which provides for a revision of the founding Treaty, leaving the nature of the intergovernmental organization of the Fund unchanged. The reform of the ESM suggests automatic debt restructuring whose consequences deserve to be carefully weighed. Among the innovations introduced, the precautionary line coined to deal with the low-conditional health emergency stands out. However, there are numerous rules that lead us to believe that conditionality is an essential element of the ESM and as such it cannot be easily conquered by a simplified line of financial assistance such as, in fact, the “healthcare” ESM. In light of the considerations that will be developed in the context of this work, it emerges that a precautionary line of the ESM, which arises with a “soft conditionality”, could become subject to a “hard conditionality” due to the combined provisions of the Treaty and the “Two Pack”.

The nature of the transformations induced by the so-called “Digital disruption” affects all segments of financial intermediation and is such as to affect the ability of current “law” and related enforcement mechanisms to deal with new risks (not necessarily related only to the economic sphere) and new cases or, on the other hand, not to hinder innovation. In front of breakdown of the production process of this magnitude, therefore, a fundamental rethinking of the perimeter and the qualifying characteristics of the markets and their rules is required, starting from a refocusing of the interests worthy of being protected, which takes due consideration the disurptive and at the same time global dimension of Fintech platforms.

The legislative decree n. 1/2019 in support of Carige contains public support instruments for banks whose use has already been authorized by the European Commission and by the ECB in the case of the state guarantee on newly issued bonds (MPS and "Venetian banks") and the precautionary recapitalization (still MPS). On the basis of the first application experiences, it will therefore be attempted to demonstrate how the multiform public intervention methods envisaged by the BRRD (and the related socialization of any losses) do not ensure that the effect of the crises can be sterilized without imposing a series of additional charges charged to the community. While designing an articulated and flexible framework of protection networks for troubled banks, the new regulatory framework appears to be not entirely complete and in part lacking in cautionary rules that can avoid the risk of instability for individual intermediaries, especially at the systemic level.

La tecnologia Blockchain è applicata in un numero sempre crescente di scenari. L’impiego più rappresentativo, per l’articolazione e la complessità delle problematiche connesse, è quello relativo alle criptovalute. L’estrema versatilità e la natura ibrida che contraddistingue i modelli digitali in cui le criptovalute trovano la loro naturale esplicitazione, unitamente alla sostanziale assenza di riferimenti normativi sicuri, rendono l’opera di ricostruzione ermeneutica oltremodo difficoltosa ed incerta. Questioni aperte e tuttora ampiamente dibattute che nonostante gli sforzi profusi dalla dottrina e dai market regulators non sono ancora approdate a soluzioni univoche tenuto conto che la funzione concretamente svolta da tali strumenti non è riferibile ad uno mezzo di pagamento o di scambio quanto, piuttosto, ad una particolare tecnica di investimento di risorse economiche. Dopo aver definito l’oggetto, identificato in prodotti e servizi, da regolare attorno al fenomeno delle criptovalute, l’indagine tenta di individuare la strategia di regolazione che possa risultare più efficace per il perseguimento di obiettivi specifici quali la tutela degli utenti, l’integrità del mercato e la stabilità sistemica.

The european regulator has recently updated the credit enhancement parameters for banks, making them more homogeneous. The definitive version of the Addendum to the Guidelines of the European Central Bank for the management of NPLs was followed by the publication of the measures to reduce the risks associated with impaired loans by the European Commission. The Addendum, which introduces new prudential requirements, makes the indications of the European Supervision more stringent by estimating the minimum prudential provisioning levels for impaired exposures. To this end, it provides for its own automatic system for the write-down of bad loans, with clear deadlines that differ from those indicated by the Commission. The most critical observers agree that the proposals made by the European Supervisor go beyond the mandate of the ECB and, therefore, end up interfering with the prerogatives of the European Parliament as the only holder, together with the EU Council, of the legislative function. In the present paper, a series of arguments will be attempted to show that neither the CRD IV nor the MVU regulation confer on the ECB the regulatory powers necessary to enact binding measures with erga omnes validity.