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Questo volume è stato ideato per rispondere alla necessità di avere una guida pratica per la valutazione della crescita del bambino che affianchi la nuova edizione del classico di Mary D. Sheridan, Dalla nascita ai cinque anni. Le tappe fondamentali dello sviluppo. Il testo, rivolto ai professionisti della salute, dell’istruzione e del sociale, presenta il metodo per seguire lo sviluppo dei bambini attraverso passaggi chiari e puntuali, permette di tracciare modelli tipici e atipici e riconoscere gli eventuali campanelli d’allarme che possono segnalare uno sviluppo anomalo. Sono infine presentati consigli su come inquadrare i risultati e come comunicare al meglio queste informazioni ai genitori.

Le rôle de la caractéristique sociomatérielle de l’anthropomorphisation est encore peu exploré dans la tranche d’âge dix-huit/trente-six mois. Cette contribution présente une recherche menée entre janvier et juin 2021 dans deux jardins d’enfants de la province de Milan. En ce qui concerne les caractéristiques sociomatérielles, les robots peuvent varier considérablement, des plus mécaniques aux plus anthropomorphes. L’objectif de notre étude était de déterminer comment deux types différents de robots, variant dans leur degré de ressemblance avec l’être humain physique, modifient les activités de jeu individuelles et collectives des enfants âgés de dix-huit à trente-six mois. Un groupe de sept enfants âgés de dix-huit à trente-six mois a été impliqué avec leur responsable de garde dans un environnement d’apprentissage formel tel qu’un jardin d’enfants. Les enfants ont été observés lors de deux séances de jeu en groupe libre, au cours desquelles ils ont eu accès, lors de jours différents, à deux types de robots (un par session) qui présentaient des niveaux distincts de ressemblance avec les humains : le robot Idol, plus humanoïde, et le robot Pixy, plus mécanique. Les deux robots ont été placés parmi les équipements utilisés pour les expériences de jeu libre des enfants. Les résultats ont montré que les enfants avaient tendance à inclure les deux robots dans leurs activités ludiques, avec une préférence pour le jeu de rôle avec le robot Idol et une utilisation plus fonctionnelle avec le robot Pixy. D’un point de vue évolutif, l’étude montre que l’anthropomorphisation de l’artefact robotique est importante dans les interactions enfant-robot, même dans la tranche d’âge zéro/trente-six mois, ce qui encourage la réalisation d’autres études utilisant des robots dans un paradigme plus naturaliste pour mieux comprendre les processus psychologiques et relationnels qui sont activés chez les enfants dès la petite enfance

Durant ces dernières années, la perspective sociomatérielle a alimenté un important débat interdisciplinaire concernant le rôle du monde physique (c.-à-d. les objets) dans le développement psychologique humain. Plusieurs études dans le domaine de la psychologie du développement ont montré des résultats positifs dans l’explication de la relation entre le sujet et le contexte social par une approche sociomatérielle, en particulier au début du développement. L’importance des objets a également été reconnue chez les enfants atteints de troubles du spectre autistique (TSA), via des travaux montrant que ces enfants sont caractérisés par des altérations de l’utilisation des objets dès le début du développement. Certaines études ont souligné que les objets pouvaient faciliter les interactions entre les enfants atteints de TSA et leurs pairs. Cependant, le rôle des objets n’a pas été suffisamment étudié dans les interactions entre les enfants atteints de TSA et les adultes. L’objectif principal de la présente étude est d’examiner chez les enfants atteints de TSA la fonction communicative que les activités avec des objets jouent dans les interactions avec les adultes, en mettant en évidence le rôle médiateur des objets dans ces interactions. Plus généralement, cette étude vise également à souligner la pertinence de l’adoption d’une perspective sociomatérielle pour mettre en évidence certains aspects négligés de l’activité psychologique des enfants atteints de TSA. Pour vérifier cette hypothèse, nous avons mené une étude exploratoire approfondie, en recueillant des données auprès d’un échantillon d’enfants de trois ans (N = 18; F = 3) et de quatre ans (N = 26; F = 3) atteints de TSA. Les enfants ont été observés en situation de jeu libre avec un adulte. Ils étaient libres de choisir un objet parmi un ensemble prédéfini. Par le biais de données quantitatives, nous avons décrit les caractéristiques générales de la

Trust plays a pivotal role in the acceptance of AI (Artificial Intelligence), particularly when it involves people’s health and safety. AI systems have proven to hold great potential when applied to the medical field. However, users still find it challenging to trust AI over a human doctor for decisions regarding their health. This paper establishes a new theoretical framework, drawing upon the integration of the Uncertainty Reduction Theory (URT) and the theorization on agency locus. This framework aims to examine the influence of transparency, agency locus, and human oversight, mediated by uncertainty reduction, on trust development. Transparency has already been revealed as a key element in fostering trust, as AI systems showing some kind of transparency, providing insights into their inner workings, are generally perceived as more trustworthy. One explanation for this can pertain to the system becoming more understandable and predictable to the user, which reduces the uncertainty of the interaction. The framework also focuses on the differences entailed by the application in different fields, namely healthcare and first response intervention. Moreover, the paper foresees multiple experiments that will validate this model, shedding light on the complex dynamics of trust in AI.

Se oggi è ampiamente condivisa l’opinione che il compito dell’orientatore non è quello di sostituirsi alla persona nel compiere una scelta di carriera, va però sottolineato come pochi dedichino l’adeguata attenzione al suo processo. Questo richiede competenze specifiche, comprese quelle metacognitive relative alla consapevolezza di come la persona tende ad effettuare le proprie scelte e agli errori e ai bias nei quali è più facile cada e che possono inficiare pesantemente il risultato. È importante, quindi, che in una consulenza di carriera il processo di scelta sia un tema trattato in modo esplicito, e sia monitorato con la collaborazione diretta di chi quella scelta la deve fare. Possiamo definire la scelta come un processo dinamico che implica la definizione del problema, la raccolta e l’elaborazione delle informazioni e, in ultimo, la selezione di una tra due o più alternative sulla base di convinzioni, valori e preferenze individuali (Gati e Kulcsár, 2021). Per le implicazioni che hanno, sia nel breve che nel lungo periodo, e poiché coinvolgono e influenzano aspetti economici, relazionali ed emotivi della persona, le scelte che riguardano la carriera sono considerate le più importanti e complesse che una persona si troverà a dover compiere nel corso della propria vita. Possono, quindi, essere considerate un caso specifico di processo decisionale e, pertanto, sono anch’esse soggette alle insidie che lo caratterizzano e che, negli ultimi anni, sono state studiate dalla psicologia cognitiva e dall’economia comportamentale. Tuttavia, le teorie sulle scelte di carriera hanno focalizzato la loro attenzione solo sull’interazione tra persona e fattori contestuali, trascurando il processo di presa di decisione in sé. Mancano, quindi, i riferimenti al processo decisionale che è invece necessario integrare negli approcci teorici utilizzati nel campo dell’orientamento professionale. Questa integrazione che diventa sempre più urgente considerando il mercato de

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Nella vita quotidiana sarà sicuramente successo di imbattersi in qualche persona che, dopo aver fatto una scelta formativa o lavorativa, alla prova dei fatti non solo non ha raggiunto ciò a cui aspirava, ma ha anche ridimensionato consistentemente il proprio interesse verso alcuni argomenti o attività lavorative. I motivi che possono aver determinato tale evento sono molti e, per comprenderli, ci viene in aiuto un modello che si basa sulla teoria socio-cognitiva di Albert Bandura (1986), un'influente teoria dei processi cognitivi e motivazionali che è stata estesa allo studio di molte aree del funzionamento psicosociale. L’applicazione di questa teoria alla carriera mira a spiegare quattro aspetti relativi alla formazione e al lavoro: 1) come si sviluppano gli interessi; 2) come vengono fatte le scelte; 3) come si ottengono delle performance; 4) come si raggiunge la soddisfazione. Secondo la teoria socio-cognitiva, “diversi e importanti aspetti dello sviluppo professionale sono frutto di apprendimenti e questi, come tutti i comportamenti, vengono dalle interazioni che intercorrono tra l’individuo e l’ambiente: da un lato le persone influenzano i contesti in cui vivono e dall'altro questi, a loro volta, ne condizionano i pensieri, gli effetti e, pertanto, i comportamenti. Le persone, inoltre, vengono considerate in grado di compiere operazioni di analisi e di riflessione sugli eventi che le riguardano, di autoregolare il proprio comportamento e di esercitare una qualche forma di controllo su ciò che si trovano e si troveranno a sperimentare” (Nota e Soresi, 2020, pag. 27). In questo capitolo faremo riferimento alla Social Cognitive Career Theory (SCCT), proposta da Lent, Brown e Hackett (1994, 1996) mentre nel prossimo verrà presentata una sua successiva evoluzione che, integrando prospettive personali e situazionali, intende spiegare la soddisfazione formativa e lavorativa (Lent e Brown, 2006).

La perdita del lavoro, soprattutto quando indesiderata, incontrollabile e imprevedibile, viene spesso definita come una delle più traumatiche esperienze di vita, che può provocare emozioni forti come rabbia e paura spesso difficili da comprendere. Questo dovrebbe generare un desiderio naturale di parlarne con altre persone, per trovare quell’empatia e supporto che aiutino a elaborare il trauma attraverso la costruzione di una prospettiva differente riguardo la propria esperienza. Tuttavia, sia la perdita del lavoro che il conseguente stato di disoccupazione vengono spesso vissuti come umilianti o imbarazzanti, e il fatto che tale stato di malessere sussista anche nei casi in cui continuino ad esserci ingressi economici nel nucleo familiare (Buendía, 1990) suggerisce che ciò dipende prevalentemente dal fatto che queste esperienze mettono in discussione la propria identità, da un punto di vista sia personale che sociale, determinando una fatica nel chiedere aiuto e inibendo attivamente qualsiasi discussione sull’esperienza e il suo vissuto emotivo (Spera, Buhrfeind, & Pennebaker, 1994). Chi si occupa di consulenza di carriera con persone disoccupate, soprattutto se in questa condizione da poco tempo, deve essere in grado di riconoscere la portata emotiva di questa condizione e, successivamente, di aiutare i propri clienti o utenti a costruire una nuova identità che generi speranza e convinzione di poter raggiungere una nuova condizione, auspicabilmente più soddisfacente di quella persa in precedenza.

Se pensiamo al nomadismo, o più semplicemente alle trasferte di lavoro, l’essere umano si è sempre mosso per questioni “lavorative”, inizialmente legate soprattutto alla sopravvivenza e successivamente al miglioramento del proprio benessere. Fin dalla nascita della Comunità Europea, la mobilità dei suoi cittadini è stata considerata fondamentale per costruire una cultura comune, ma anche per migliorare il sistema produttivo. Il suo intervento più strutturato è la rete EURES, nata nel 1994 e concepita per facilitare la libera circolazione dei lavoratori, cercando di garantire che i propri cittadini possano godere delle stesse opportunità, nonostante le barriere linguistiche, le differenze culturali, le sfide burocratiche, le diverse leggi sul lavoro nonché il mancato riconoscimento dei certificati scolastici tra le varie nazioni. A questa rete si affiancano storicamente progetti europei che sostengono interventi di scambio per studio, ricerca e lavoro. L’Europa offre enormi opportunità a chiunque voglia muoversi per andare a lavorare all’estero; tuttavia, le statistiche ci raccontano di una sostanziale staticità degli europei. L’impressione è che i servizi di supporto offerti, perché limitati all’informazione e alla gestione di questioni amministrative e logistiche, non siano sufficienti a motivare una persona a recarsi all’estero, per fare esperienza di un contesto operativo e culturale diverso da quello di origine. Quali sono, quindi, i motivi per cui alcune persone scelgono di lanciarsi in questa avventura, mentre la maggior parte la scarta a priori o, al massimo, la prende in considerazione per poi non attivarla? La letteratura scientifica relativa alla mobilità internazionale per lavoro ci può venire in soccorso ma solo in parte, sia perché non molto sviluppata, sia perché dispersa nei rivoli di più discipline. È quindi importante andare alla ricerca di contributi che potrebbero riguardare questa tematica anche solo marginalmente o in modo mol

Chi cerca una consulenza di carriera lo fa perché vive una situazione di malessere e cerca qualcuno che lo aiuti a comprenderne i motivi e a decidere la strategia migliore per cambiare la situazione. Per comprendere come aiutare le persone a recuperare una condizione di “benessere”, è fondamentale condividere alcune riflessioni su questo concetto. Storicamente, il riferimento teorico di partenza è stata la differenziazione tra “benessere edonico” e “benessere eudemonico”. Il primo fa riferimento al piacere o alla gioia, e si focalizza su esperienze che producono emozioni positive o sul bilanciamento tra sentimenti positivi e negativi. Il secondo è caratterizzato dal tentativo di rendere concreto il potenziale umano, di realizzare il proprio "daimon" o vera natura (Ryan e Deci, 2001), e concentra maggiormente l'attenzione su ciò che la persona sta facendo o pensando, piuttosto che su come si sente. Le ricerche della tradizione edonica hanno dato origine al concetto di benessere emotivo soggettivo, o semplicemente “benessere soggettivo” (SWB – Subjective Well-being), che risulterebbe composto dalla soddisfazione di vita, da sentimenti positivi e dall’assenza di sentimenti negativi (Diener et al., 2002). Un’alternativa a questa definizione di benessere, maggiormente allineata alla visione eudemonica, è quella di “benessere psicologico”, definito come “la ricerca della perfezione che rappresenta la realizzazione del proprio vero potenziale” (Ryff, 1995, pag. 100). Secondo questa prospettiva, la felicità non è il risultato principale ma, piuttosto, "il sottoprodotto di una vita ben vissuta" (Ryff e Singer, 1998, pag. 5), che è una vita che riflette i seguenti sei ideali: autonomia, crescita personale, accettazione di sé, scopo nella vita, padronanza dell'ambiente e relazioni positive con gli altri. Lent sostiene che “sebbene questa discussione abbia enfatizzato le distinzioni tra posizioni edonistiche ed eudemoniche, esse sembrano rappresentare forme di benesse

In Italia le persone immigrate si collocano prevalentemente in un mercato del lavoro “secondario”, fatto di lavori manuali, che richiedono bassa qualifica e restituiscono condizioni occupazionali di scarso valore, sia in termini di retribuzione che di stabilità (IDOS, 2022): una situazione che difficilmente muta con l’aumentare del numero degli anni di permanenza in Italia o con l’anzianità lavorativa e che si modifica solo parzialmente con l’acquisizione di un titolo di studio. Quasi il 18% dei laureati stranieri svolge una professione a bassa specializzazione (0,8% degli italiani) e il 14% una professione operaia (l,4% degli italiani), che determina uno spreco del potenziale di innovazione che tali persone potrebbero portare alla nazione ospitante definito brain waste. I migranti hanno un maggior rischio di rimanere intrappolati negli strati più bassi del mercato del lavoro, che li vede ancora più vittime della già bassa mobilità sociale. Le sfide sistemiche e multilivello all’interno del sistema paese, che ostacolano la sostanziale parità nell’accesso alle opportunità occupazionali, all’inclusione lavorativa e agli avanzamenti di carriera da parte delle persone residenti a livello locale ma nate all’estero, se non adeguatamente affrontate generano il fenomeno denominato “soffitto di tela” o “canvas ceiling” (Lee et al., 2020), che fa riferimento al più noto “soffitto di cristallo” riguardante tutte le donne, ulteriormente penalizzate, se con background migratorio.

Nel tentativo di fornire nuovi modelli di consulenza di carriera che rispondano a un mercato del lavoro sempre più dinamico, alcuni teorici dell’orientamento hanno indagato quanto il modello costruttivista potesse essere utilizzato anche nei contesti lavorativi. Alcune sue caratteristiche hanno destato particolare attenzione, quali la concezione olistica della persona, il senso di agency attribuitole e l’attenzione dedicata alle esperienze passate, presenti e future in un’ottica di integrazione e continuità.

Questo testo – arrivato alla quinta edizione – si è affermato negli anni come il libro di riferimento per chiunque sia interessato allo sviluppo del bambino. Il volume, completamente illustrato, permette al lettore di seguire facilmente tutte le fasi della crescita del bambino e fornisce le conoscenze necessarie per comprenderne il progresso nelle diverse fasce di età prescolare. Dalla nascita ai cinque anni. Le tappe fondamentali dello sviluppo è uno strumento utile e accessibile per i genitori interessati a conoscere al meglio le fasi della crescita dei propri figli, ma anche per i professionisti dell’infanzia e gli assistenti sociali a cui sempre più è richiesto di adottare misure per promuovere lo sviluppo dei bambini come parte del loro lavoro.

Gli italiani sono in difficoltà nello sviluppare e gestire la propria professionalità. Alti livelli di insoddisfazione formativa e lavorativa, great resignation e quiet quitting, skill mismach, difficoltà a mantenere il giusto equilibrio tra lavoro e vita privata, disoccupazione di lunga durata e abbandoni scolastici e universitari denunciano un rapporto critico con la propria carriera. Se è vero che alcuni interventi pubblici e privati possono ridimensionare l’impatto di questi fenomeni, la causa principale risiede nella mancanza di un sistema dell’orientamento con servizi riconosciuti e professionisti competenti. In Italia, l’orientamento non lo fanno degli specialisti, ma professionisti di altri settori (insegnanti, educatori, psicologi, pedagogisti, economisti, giuristi, ...) ai quali viene attribuita, senza una formazione adeguata, la “funzione aggiuntiva” di orientare. Il risultato sono interventi spot, concentrati a ridosso dei momenti di scelta educativa o di supporto all’inserimento lavorativo, che, oltre a non rendere i cittadini più competenti nel fare scelte formative e professionali, si focalizzano esclusivamente sugli effetti (abbandoni e disoccupazione) e non sulle cause, non riuscendo nemmeno ad ottenere risultati apprezzabili sugli effetti. Questo libro è rivolto a orientatori e consulenti di carriera che lavorano nelle scuole, nei Centri per l’impiego, nelle Agenzie per il lavoro, nei Centri di accoglienza o per consulenze individuali. La speranza è che possano diventare sempre più competenti ed efficaci nel supportare i cittadini, dagli studenti della scuola primaria agli adulti, nella gestione difficile, ma anche potenzialmente ricca di soddisfazioni, della loro carriera lungo tutto l’arco di vita.

Preterm birth is a significant global health issue affecting millions of infants each year, with potential implications for their developmental outcomes. This study investigated the impact of preterm birth on maternal mood states during the early postpartum period and its subsequent effects on mother–infant bonding. Mothers of 90 preterm infants were involved in the assessment of maternal mood states, examined with the Profile of Mood States (POMS) questionnaire and the evaluation of mother–infant bonding, carried out through the Postpartum Bonding Questionnaire (PBQ). Contrary to expectations, there was no significant correlation between preterm birth characteristics and maternal mood states. On the other hand, significant correlations emerged between specific maternal mood states and the quality of mother–child bonding. More specifically, regression analyses showed that feelings of tension, anger, and confusion experienced by the mother tend to negatively affect the quality of her bond with her child. These findings emphasize the crucial role of maternal mental well-being in shaping the mother–infant relationship in the early postpartum period. The study highlights the importance of identifying and addressing maternal mood disorders to promote positive mother–infant bonding and child development, further underlining the need for comprehensive support and interventions for mothers of preterm infants.

Background: Maternal input plays an important role in influencing linguistic development during the first years of life, and it is evident that mothers adapt their language according to their child's characteristics. Recently, it was demonstrated that maternal input addressed to children with sex chromosome trisomies (SCTs) at 8 months of age is prosodically and functionally different from that addressed to typically developing (TD) peers.Aims: The study aimed at analysing maternal input at 24 months when the presence of a language delay could be more evident than during the preverbal stage. We were interested in examining if maternal input was influenced by a diagnosis of SCT (by comparing children with SCT and TD children) or by children's linguistic level (by comparing children with weak lexical ability versus children with typical lexical ability regardless of the presence of genetic diagnosis).Methods and Procedures: Forty-four mother-child dyads in which the children had an SCT and 20 mother-child dyads in which the children were TD participated in the study. Of these 64 dyads, 23 children (21 with SCTs and two TD children) formed the group of children with weak lexical ability (children with a vocabulary size lower than 50 words at 24 months). Maternal utterances were collected during one video-recorded play session and were then coded considering both the linguistic and functional features of the input.Outcomes and Results: The results showed that the input addressed to 24-month-old children with SCTs is as rich and complex as that addressed to TD peers. Moreover, no significant differences in the functions expressed by maternal input were found (all ps > 0.05). Comparing the children with weak lexical ability and the children with typical lexical ability in our sample, having a poor vocabulary at 24 months of age showed a significant influence on the maternal input features: the input addressed to children with weak lexical ability was characterised by a

Le Career Management Skills (CMS), o Competenze orientative, sono fondamentali per una navigazione di successo nella carriera, contribuendo alla realizzazione personale e al successo professionale. Questo studio propone lo sviluppo di una nuova scala di autovalutazione delle CMS, efficiente e in linea con il modello proviene dal progetto europeo LE.A.DE.R. che, raggruppate in 5 aree, propone 30 CMS, che sono state qui trasformate in altrettanti item nel questionario di pretest. La nuova scala contiene 15 item, 3 per ognuna delle seguenti sottoscale: Autoconsapevolezza, Relazioni, Opportunità, Conciliazione, Contesto. I risultati rispettano il modello originario per numero di fattori, che sono però stati ridenominati e in parte ridefiniti per adattarsi meglio agli item selezionati. La scala è stata sviluppata tramite una serie di analisi fattoriali confermative, eliminando di volta in volta gli item meno congruenti. Il modello finale ha dimostrato un buon livello sia della validità strutturale che dell’affidabilità interna. I 5 fattori sono positivamente correlati con la percezione di occupabilità, mentre non emergono differenze significative di genere. La scala fornisce uno strumento valido ed efficiente per ricerche future sull'impatto delle CMS sulle scelte formative e lavorative e la soddisfazione lavorativa. Può anche aiutare i professionisti dell'orientamento a supportare i propri clienti nel migliorare le competenze orientative e comprendere i motivi per cui alcune scelte di carriera passate non hanno prodotto i risultati sperati., Career Management Skills (CMS), or Guidance Skills, are critical to successful career navigation, contributing to personal fulfillment and professional success. This study proposes the development of a new CMS self-assessment scale that is efficient and in line with the model from the European LE.A.DE.R. Project which presents, grouped into five areas, thirty CMSs that have been transformed here into as many items in the pretest questionnaire. The new scale contains fifteen items, three for each of the following subscales: Self-Awareness, Relationships, Opportunities, Conciliation, and Context. The results respect the original model by the number of factors, but these have been renamed and partly redefined to fit the selected items better. The scale was developed through a series of confirmatory factor analyses, eliminating less congruent items one at a time. The final model demonstrated a good level of both structural validity and internal reliability. The five factors positively correlated with self-perceived employability, while no significant gender differences emerged. The scale provides a valid and efficient tool for future research on the impact of CMS on educational and occupational choices and job satisfaction. It can also help guidance professionals support their clients in improving guidance skills and understand why some past career choices have not produced the desired results.

The war in Ukraine significantly impacts the mental health and well-being of its youth. Like other communities affected by war, Ukraine’s youth are at risk of developing psychopathological symptoms, and there is a shortage of mental health and psychosocial support services to address this. Resilience-building initiatives present an alternative approach to supporting the well-being of young people by promoting protective processes to enhance the likelihood of positive development in the context of adversity. Emerging research findings suggest that young people themselves can serve as powerful facilitators of such initiatives with one another. Yet, evidence about culturally and contextually relevant protective processes is needed to guide such interventions, especially among young people experiencing the war and working to boost resilience within their communities. In this study, we identified key protective processes Ukrainian youth depend on as they adapt to the conflict while also preparing to implement a resilience-building intervention as a facilitator. Through thematic analysis of transcripts of three training sessions with Ukrainian youth (n = 15, 100% female; aged 18–22), we identified the following themes: positive thinking, sense of control, emotion awareness and regulation, close personal relationships, and community support. Findings also highlighted the cultural and contextual nuance of these protective processes, as well as individual differences in the ways they co-occurred and manifested within each youth. Results have implications for developing tailored yet flexible resilience-building interventions that can be delivered by lay people, including youth with their peers, in Ukraine and other cultures and contexts.

Clinical assessment procedures encounter challenges in terms of objectivity because they rely on subjective data. Computational psychiatry proposes overcoming this limitation by introducing biosignal-based assessments able to detect clinical biomarkers, while virtual reality (VR) can offer ecological settings for measurement. Autism spectrum disorder (ASD) is a neurodevelopmental disorder where many biosignals have been tested to improve assessment procedures. However, in ASD research there is a lack of studies systematically comparing biosignals for the automatic classification of ASD when recorded simultaneously in ecological settings, and comparisons among previous studies are challenging due to methodological inconsistencies. In this study, we examined a VR screening tool consisting of four virtual scenes, and we compared machine learning models based on implicit (motor skills and eye movements) and explicit (behavioral responses) biosignals. Machine learning models were developed for each biosignal within the virtual scenes and then combined into a final model per biosignal. A linear support vector classifier with recursive feature elimination was used and tested using nested cross-validation. The final model based on motor skills exhibited the highest robustness in identifying ASD, achieving an AUC of 0.89 (SD = 0.08). The best behavioral model showed an AUC of 0.80, while further research is needed for the eye-movement models due to limitations with the eye-tracking glasses. These findings highlight the potential of motor skills in enhancing objectivity and reliability in the early assessment of ASD compared to other biosignals.

This article investigates the attribution of mental state (AMS) to an anthropomorphic robot by humans in a strategic interaction. We conducted an experiment in which human subjects are paired with either a human or an anthropomorphic robot to play an iterated Prisoner's Dilemma game, and we tested whether AMS is dependent on the robot "consistency," that is, the correspondence between the robot's verbal reaction and its behavior after a nonoptimal social outcome of the game is obtained. We find that human partners are attributed a higher mental state level than robotic partners, regardless of the partner's consistency between words and actions. Conversely, the level of AMS assigned to the robot is significantly higher when the robot is consistent in its words and actions. This finding is robust to the inclusion of psychological factors such as risk attitude and trust, and it holds regardless of subjects' initial beliefs about the adaptability of the robot. Finally, we find that when the robot apologizes for its behavior and defects in the following stage, the epistemic component of the AMS significantly increases.

IntroductionInternet Gaming Disorder (IGD) according to DSM-5 is a behavioral addiction needing additional study. IGD in youth is correlated with anxiety, depression, attention problems, interpersonal problems, social phobia, behavior problems and low academic achievement. The aim of the present research is to contribute to the understanding of the disorder, by providing preliminary data on the factorial structure of the IGD Questionnaire in the Italian version.Participants612 Italian students (323 females), mean of age = 13.94 (SD = 2.44). Instruments: a survey comprising IGD Questionnaire, Internet Addiction Test (IAT), Children's Coping Strategies Checklist (CCSC-R1), Assessment of Interpersonal Relations (AIR), and Child Behavior Checklist (CBCL).Results15.2% of participants showed a sub-clinical IGD and 2.1% met the full diagnostic criteria. Participants with IGD showed lower scores in interpersonal relationships, worse coping strategies and higher scores in externalization. The factorial structure of the IGD Questionnaire highlights 4 factors ("addiction", "gaming as coping", "impaired control" and "negative outcomes") that explain 52.14% of the variance. A single-factor solution was also tested and results seem to be coherent with the four-factor solution, explaining less variance.ConclusionsIGD is a complex clinical condition that can be thought both as a single-factored and as a multi-faceted condition.

Since birth, infants discriminate the biological motion (BM) revealed by point-light displays (PLDs). To date, no studies have explored whether newborns differentiate BM that approaches rather than withdraws from them. Yet, approach and withdrawal are two fundamental motivations in the socio-emotional world, key to developing empathy and prosocial behavior. Through a looking-behavior paradigm, we demonstrated that a few hours after birth, a human figure approaching attracted more visual attention than a human figure receding, showing that newborns are attuned to PLDs of others moving toward rather than walking away from them. Further, a withdrawing body appears to be less attractive than withdrawing scrambled points. Altogether, these observations support the existence of an early predisposition toward social closeness that might have its roots in an evolutionary perspective.

Natural disasters cause immense damage and disruption to the environment, human lives, and property, posing a threat to safety and well-being. These disasters annually affect individuals and communities, severely impacting mental health. Research indicates a significant link between catastrophic events and an increased risk of mental disorders, including anxiety, depression, substance use, and post-traumatic stress disorder (PTSD). Individuals with chronic conditions, like cancer patients, are particularly vulnerable post-disaster due to disrupted healthcare services. The recent earthquake in Morocco highlighted the urgent need for continued care, especially for vulnerable populations living in poverty. Soleterre Foundation's interventions focus on supporting young cancer patients and their families, emphasizing psychological support following the earthquake. Effective disaster response needs coordinated efforts, clear roles, communication, and standardized healthcare procedures, especially for vulnerable groups like cancer patients. Education programs for patients and clinicians are vital for disaster preparedness. Communication challenges and lack of medical history further emphasize the need for well-defined disaster preparedness plans and continued care guidelines for cancer patients.

Over the past three decades, migration has become the main driver of population growth (or of preventing its decrease) in many EU countries. The presence of so many families with a migrant background is, however, to some extent an unexpected phenomenon, arising from the permanent settlement of migrant guest workers expected to be temporary residents, and from other unplanned processes such as decolonization and the influx of asylum seekers. Moreover, family reunification is today one of the main permitted channels by which migrants come to Europe, so it is no coincidence that the main issues animating European public debate on inter-ethnic coexistence involve the family, religion, and the relationships between genders and generations. Finally, the migrant family has to some extent become a lens through which to analyze many topics connected with the present and future of European societies. This work, Migrant Families and Religious Belonging, is a collection of nine essays exploring the meaning of the relationship between family, religion, and immigration. These essays mainly focus on the integration process, with special attention for the experience of migrants' offspring. The book consists of an introductory chapter and four thematic sections, and topics covered include gender equality, forced marriages, child fostering care, and religious radicalization. The relationship between family, religion and immigration provides a fascinating perspective from which to explore and shed light on European society today. The book will be of interest to a wide range of academics, researchers, and practictionners.

To perceive and interpret human behavior in terms of intentional mental states, such as feeling, beliefs, purposes, needs, desires, and reason, is what we call “mentalizing.” Boggi Cavallo’s assumption could lead to the hypothesis that beliefs, created and maintained by the individual along the life span, can affect the core of self-perception and also play a part in determining behaviors and social interactions. From this crucial point of view, the effort to deepen understanding of the construction of representations, knowledge and beliefs, and the environment in which they develop could proceed hand-in-hand with the ongoing commitment to promote mentalizing abilities in communities.

I robot si stanno progressivamente spostando dagli ambienti industriali – dove occupano aree riservate e svolgono compiti ripetitivi – agli spazi pubblici e alle abitazioni private. Diventeranno sempre più compagni quotidiani dell’uomo, affiancando i singoli e le famiglie nella vita di tutti i giorni in attività anche non routinarie. Da un paio di decenni si parla in proposito di robotica sociale. Il libro contiene riflessioni ed esperienze dei più autorevoli esperti italiani ed europei, provenienti da differenti discipline e capaci di fornire lo stato di avanzamento delle ricerche condotte nei più importanti laboratori di robotica. Il lettore viene posto in un osservatorio privilegiato – sensibile ai divari digitali e soprattutto alla forte interconnessione tra noi umani, tra gli stessi robot, e tra noi e loro – e viene dunque accompagnato a conoscere e insegnare come vivere e sopravvivere nella società dei robot.

La conoscenza di sé rappresenta uno degli elementi imprescindibili per la definizione del proprio progetto di vita. La riflessività è un processo attivo grazie al quale l’individuo migliora la propria autoconsapevolezza, bilanciando i diversi aspetti del proprio presente, passato e futuro. Questo processo esplorativo e conoscitivo è particolarmente diffuso nella popolazione universitaria, che tipicamente deve adempiere ad alcuni compiti di sviluppo come l’esplorazione e la definizione della propria identità personale e professionale. Diversi studi hanno rilevato che gli studenti che intraprendono un percorso accademico conforme ai propri interessi sono più soddisfatti della propria esperienza accademica, raggiungono migliori performance nello studio e mostrano una migliore autoefficacia nelle decisioni di carriera. Questo studio intende indagare il ruolo della riflessività sulla soddisfazione accademica, relazione che a oggi non è stata ancora investigata. La ricerca è stata condotta 155 studenti universitari che hanno risposto a un questionario volto a indagare i livelli di riflessività e soddisfazione accademica. Dai risultati emerge una relazione significativa tra i due costrutti, mostrando come le dimensioni della riflessività, soprattutto l’autenticità e la progettualità, impattino positivamente sulla soddisfazione accademica., Self-knowledge is one of the essential elements in defining one’s life design. Reflexivity is an active process by which an individual improves their self-awareness and self-knowledge, balancing the different aspects of their present, past and future. This exploratory and cognitive process is particularly widespread in the university population, which typically must fulfil certain developmental tasks, such as exploring and defining one’s personal and professional identity. Several studies have found that students who pursue an academic path in accordance with their interests are more satisfied with their academic experience, achieve better performance in their studies, and show better self-efficacy in future career decisions. The link between reflexivity and academic satisfaction has not yet been investigated in the literature and it is, therefore, the innovative element in this research piece. This study investigates the role of reflexivity on academic satisfaction among 155 university students in order to fill this gap in the scientific literature on the topic. Data were collected through a questionnaire designed to investigate levels of reflexivity and academic satisfaction in the target group of interest. The results show a significant relationship between the two constructs, showing how the dimensions of reflexivity positively impact academic satisfaction, especially authenticity and projectuality.

This study proposes a psychometric validation of the Italian version of theChild–Parent Relationship Scale (CPRS) developed by Pianta in 1992. Based onattachment theory, the scale assesses parents’ relationship perceptions with theirown child and comprises three scales: Closeness, Conflict, and Dependency. Asample of 501 parents (188 fathers and 313 mothers) completed 30 items of theItalian version of the Child–Parent Relationship Scale (CPRS-I) online, but only 437 answered 85% of the entire protocol; hence, the analyses only focused on 437 participants. The first analysis of the original theoretical model revealed poorfit, item loadings, and internal consistency. Therefore, a follow-up analysis wasconducted. Exploratory and confirmatory analyses with a split sample (EFA = 218; CFA = 219) confirmed the original three-factor structure of the Italian sample, although some items were eliminated. The validity and reliability of the Italianversion of the CPRS-I were also verified by correlating the above three factors withmeasures of adult attachment styles and children’s internalizing and externalizingbehaviors. The CPRS-I showed significant correlations with all tested constructs,in line with those found by Driscoll and Pianta for the short form of the scale.Our results confirm that the CPRS-I has the same structure as the original scale; therefore, it can be  a useful tool for assessing parents’ perceptions of their relationship with their children. The implications for educational and clinical settings are also discussed.

Preverbal infants appear to be more attracted by prosocial characters and events, as typically assessed using preferential looking times and manual choice. However, infants' neural correlates of observed prosocial and antisocial interactions are still scarce. Here, we familiarized 5-month-old (N = 24) infants with a prosocial and antisocial scene (i.e., a character either helping or hindering) and infants' Event-Related Potentials (ERP) were recorded in response to the presentation of short video clips of the prosocial and antisocial interaction. On a neural level, results revealed that infants could discriminate between helping and hindering events at an early stage of processing, as shown by a larger N290 response to the former compared to the latter. Further, while the Nc - typically indexing attentional processes - was larger for antisocial over prosocial events, the LPP, indexing cognitive evaluation of the stimuli, was larger for prosocial over antisocial actions. Finally, infants' higher scores on the effortful control temperamental subscale were related to infants' increased N290 neural sensitivity to antisocial scenes. Together, these findings provide new evidence of the time course of infants' ERP responses during the observation of helping and hindering interactions, which involves both attentional and socially relevant processes.

One of the crucial issues of radicalism lately has been the involvement of family members in acts of terrorism. But families and their role in the radicalization process have not yet received proper attention from researchers, despite the growing interest shown by policy makers in several countries. This chapter provides an overview of the role of families in radicalization. Both research literature and policy and practice consider families as a potential risk of radicalization, as well as a source of protection and rehabilitation. Finally, the chapter highlights the importance of prevention, even a family level. Families may not notice change in family members who are undergoing a process of radicalization and specifically youngster may be at risk of radicalization, because of the long time they spend online.

During the COVID-19 outbreak, the risk of depression has increased for pregnant women and especially for first-time mothers-to-be. Pre-COVID-19 literature showed that depression is negatively linked to mental representations during pregnancy. This pilot study explored the difference in depressive symptoms and maternal representations style in primiparous and multiparous pregnant women during the outbreak of COVID-19 (2020-2021). 25 women (14 primiparous, 11 multiparous) were recruited in their last trimester of pregnancy. Participants responded to the Edinburgh Postnatal Depression Scale (EPDS) and Interview for Maternal Representations during Pregnancy (IntervistasulleRappresentazioniMaterne in Gravidanza- IRMAG). Results showed that primiparous women presented higher depressive symptoms than multiparous ones. Moreover, primiparous women reported lower richness of perception (p = 0.008), openness to change (p = 0.035) and dominance of fantasies (p = 0.000) in maternal representation and, globally, more restricted representations (71.4%) than multiparous ones (18.2%) (p = 0.020). Mental representations were related to the level of depression, with integrated representations being associated with lower depression than restricted and ambivalent ones (p = 0.001). A preventive intervention to support primiparous pregnant women during future pandemics would be necessary in particular to avoid negative repercussions also in the post-partum experience.

Il presente contributo prende spunto dall’articolo bersaglio di Santo Di Nuovo sulla for-mazione degli operatori psicologi impegnati nel campo della tutela ai minori, soprattutto alla luce della riforma “abilitante” delle Lauree Triennali e Magistrali in Psicologia. I ri-flessi della riforma suscitano diverse considerazioni riguardanti sia la struttura dell’offerta formativa sia le modalità di gestione delle attività pratico-valutative previste dalla revisione dei piani di studio. Ci si soffermerà dunque soprattutto sulla formazione di secondo livello, quella maggiormente interessata dal dispositivo della riforma, articolando le considera-zioni sia sugli insegnamenti e i temi che possono essere ritenuti nodali per un/a professio-nista psicologo/a che si occuperà di protezione dell’infanzia e dell’adolescenza, sia su al-cune proposte perché le linee guida dell’organizzazione del Tirocinio Pratico Valutativo possano essere declinate – entro i gradi di libertà determinati dalla normativa – in modo da rappresentare una reale opportunità di primo ingaggio operativo “sul campo” da parte dei laureandi magistrali.

IntroductionWhile often positive, the lifecourse transition to motherhood is susceptible to the risk for developing mood disorders. Postpartum anxiety has often been overshadowed by other perinatal-specific mental health disorders, such as postpartum depression, and therefore has not been at the forefront or center of as much empirical study. This has meant there is a lack of effective and reliable tools with which to measure it, despite growing evidence suggesting its detrimental impact on mothers, their babies, wider family and social contacts, and on healthcare systems. This current study aimed to translate and validate the Postpartum Specific Anxiety Scale [PSAS] into the Italian language, and to validate the tool for its use in detecting anxiety specific to motherhood. MethodsThe study (N = 457) comprised 4 stages: English-Italian translation and back-translation to obtain the Italian version [PSAS-IT]; a preliminary pilot study to adapt the PSAS to the characteristics of the Italian population; measurement invariance; and internal reliability of subscales. ResultsThe PSAS-IT demonstrates similar psychometric properties as the original English-language PSAS, with acceptable acceptability, construct and convergent validity, and internal consistency. Confirmatory factor analysis for multiple groups (Italy and United Kingdom) showed that the factor structure of the PSAS was valid for both groups [& chi;(2) (2436) = 4679.481, p < 0.001, TLI = 0.969, CFI =0.972, RMSEA = 0.045, SRMR =0.064]. DiscussionThe resulting findings offer a reliable measure of postpartum anxiety in Italian language up to six months after birth.

Environmental issues are at the center of the political and cultural debate, representing one of the greatest challenges of our century. Sustainability and pro-environmental conducts are recognized as increasingly urgent to address the decay of ecosystems. To support the acquisition of attitudes that give greater consideration to environmental issues, experiencing a sense of connection with nature has been acknowledged in psychology as a particularly relevant individual component. Among the most commonly used scales in Anglo-Saxon context to analyses this feeling is the Connectedness to Nature Scale (CNS) assessing the emotional and experiential bond between humans and nature. To examine the reliability and validity of this scale in the Italian context, a study including 271 Italian adults (44,3% female; 55% males; Mean age = 34.70; SD = 13.584; age-range = 18-65 years) was conducted to establish evidence supporting the internal consistency of the CNS, as well as its ability to measure convergent, discriminant, and predictive validity. A Confirmatory Factor Analysis showed that CNS in Italian has a single-factor structure as reported in the original version by Mayer and Frantz. Furthermore, as expected, positive correlations were observed between the CNS and pro-environmental attitudes and negative correlations with civic moral disengagement. Finally, as assumed, the CNS positively correlated with mental well-being. A broad vision of this study concerns the idea that individuals who have a stronger connection with nature are likely to exhibit reduced tendencies to cause harm to it.

Rule Learning (RL) allows us to extract and generalize high-order rules from a sequence of elements. Despite the critical role of RL in the acquisition of linguistic and social abilities, no study has investigated RL processes in Autism Spectrum Disorder (ASD). Here, we investigated RL in high-functioning autistic adolescents with ASD, examining whether their ability to extract and generalize rules from a sequence of visual elements is affected by the social vs. non-social nature of the stimulus and by visual working memory (WM). Using a forced-choice paradigm, ASD adolescents and typically developing (TD) peers were tested for their ability to detect and generalize high-order, repetition-based rules from visual sequences of simple non-social stimuli (shapes), complex non-social stimuli (inverted faces), and social stimuli (upright face). Both ASD and TD adolescents were able to generalize the rule they had learned to new stimuli, and their ability was modulated by the social nature of the stimuli and the complexity of the rule. Moreover, an association between RL and WM was found in the ASD, but not TD group, suggesting that ASD might have used additional or alternative strategies that relied on visual WM resources.

The aging population in Western countries has led to a rise in predementia conditions like Mild Cognitive Impairment (MCI). Social Assistive Robotics (SAR) interventions, among novel technological tools, offer a promising interdisciplinary approach to mitigate cognitive and social symptoms' progression in this clinical group. This systematic review aims to identify existing clinical protocols employing social robots for treating cognitive and social cognition skills in individuals with MCI. The review protocol adheres to the Preferred Reporting Items for Systematic Reviews and Meta-Analysis (PRISMA) guidelines. From six databases, we retrieved and analyzed 193 articles, of which 19 met the inclusion criteria, featuring samples diagnosed with MCI and subjected to cognitive and/or social interventions through SAR. The review encompasses both qualitative and quantitative studies, with a focus on assessing bias risk. Articles were categorized into four primary areas: study participants' samples, types of robots and programming used, assessment of cognitive abilities, and the nature of interventions (i.e., cognitive and and social cognition skills). While the findings highlight the potential benefits of using SAR for MCI interventions in both cognitive and social cognition domains, the studies primarily emphasized robot acceptability rather than intervention outcomes. Methodological limitations such as clinical heterogeneity, absence of control groups, and non-standardized assessments restrict the generalizability of these findings. This review underscores the promising role of Social Assistive Robotics in MCI interventions, emphasizing the importance of social cognition skills interventions and advocating for increased collaboration between clinicians and robotic researchers to overcome current limitations and enhance future outcomes.

Individuals and communities worldwide have been affected by COVID-19, resulting in stress and emotional instability. Families faced a massive disruption of daily routines, with increased psychological problems for both parents and children. In this cross-sectional study, we explored the emotional impact that health crises have had on Italian families, and in particular on mothers. Nine hundred and seventy-five Italian mothers of children aged 3–18 years participated in this study by completing a survey about maternal and child mental health. The mother’s psychological state was assessed using the GHQ and the PSS, while the children’s psychological state with the SDQ. We also collected family socio-demographic information. We conducted a path analysis through structural equation modeling on this data, with the hypothesis that sociodemographic variables and mothers’ psychological state were related, as well as mothers’ psychological condition and children’s well-being. Our results demonstrated how, during the lockdown, mothers reported a worsening in their psychological state. Furthermore, we found that both educational level and housing type were positively associated with maternal psychological well-being, while remote working was associated with decreased well-being. Maternal mental health had a strong relationship with reported children’s psychological problems. Mothers’ perceived stress was related to decreased prosociality and increased hyperactivity, emotional difficulties, and behavioral problems, while mothers’ general discomfort and depression were related to increased peer problems and emotional problems. This result supports helping mothers find a new balance between work, family, and children as a way to improve family functioning and well-being, as well as children’s mental health and resilience.

Una guida completa e aggiornata agli strumenti di conoscenza degli effetti che il trauma può avere in età evolutiva, insieme a indicazioni per il loro trattamento. Al giorno d’oggi sono ancora troppi i bambini e le bambine vittime di violenze non riconosciute e per questo non protetti e aiutati. La ricerca scientifica ha dimostrato come le persone reagiscano alla violenza, ai disastri naturali, alla perdita di figure di attaccamento, alle malattie, al terrorismo e alla guerra manifestando sintomi di natura cognitiva, emotiva e fisica. I bambini e le bambine che sperimentano ripetute esperienze traumatiche presentano un rischio elevato di sviluppare, in età adolescenziale e nella giovane età adulta, disturbi psicopatologici come il disturbo da stress post-traumatico, disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo e, nei casi più gravi, psicosi o disturbi dell’umore. Non tutti i minori esposti a un trauma sviluppano però disturbi psicopatologici, come mai? Questo libro cerca di rispondere a questa e a molte altre domande grazie al contributo di psicologi, neuropsichiatri infantili e ricercatori impegnati nella cura di bambine e bambini vittime di abusi e maltrattamenti subiti in età pediatrica.

Robot sociali: perché è importante studiarli in ottica evolutiva?

La rilevanza dello studio delle condizioni di vita delle famiglie migranti in cui è presente un figlio con disabilità si può ricondurre anzitutto a una duplice considerazione: il costante incremento di famiglie immigrate stabilmente presenti nel nostro paese (ad esempio, anche nel 2021, il principale motivo di ingresso in Italia è stato il ricongiungimento familiare: il 50,9% dei permessi rilasciati nel corso dell’anno) e la carenza di ricerche e di studi che si sono occupate della condizione di disabilità nella popolazione immigrata nel nostro paese. Questa situazione richiede la capacità, da parte dei servizi, di comprendere una condizione sui generis e di sapersi relazionare con famiglie che possono portare con sé una molteplicità di problematiche che vanno ben oltre la sola condizione di disabilità del minore e che richiedono competenze in parte già consolidate, in parte da acquisire. Agli operatori, infatti, è richiesto di accompagnare le famiglie immigrate che si prendono cura di un figlio con disabilità in un contesto anzitutto di profonda diversità culturale: è evidente come il significato attribuito all’evento critico (in questo caso, la disabilità del figlio) sia un elemento rilevante nella gestione dello stesso e nella eventuale crisi familiare. Il contributo si concentra su alcune delle problematicità specifiche di cui sono portatrici le famiglie con background migratorio, in cui è presente un figlio con disabilità.

I robot sociali stanno trasformando il modo di produrre e trasmettere la conoscenza in vari contesti educativi, offrendo un modo coinvolgente di insegnare e di imparare e avendo dimostrato di aumentare l'interesse per l'apprendimento. La fiducia, le emozioni, le abilità cognitive estese, il metaverso e l'arte sono alcuni degli argomenti che vengono approfonditi nella cornice dell'interazione uomo-robot. Progettati per rapportarsi agli esseri umani in modo naturale e intuitivo, i robot sociali rendono più facile l'interazione e la progettazione di percorsi di co-costruzione della conoscenza. Attraverso le interazioni con un robot sociale, le persone possono esercitare le loro abilità, come l'ascolto attivo, l'empatia e le capacità di risoluzione dei problemi.

Un giorno in ufficio: due robot umanoidi come aiuto in segreteria

I robot sociali stanno trasformando il modo di produrre e trasmettere la conoscenza in vari contesti educativi, offrendo un modo coinvolgente di insegnare e di imparare e avendo dimostrato di aumentare l'interesse per l'apprendimento. Progettati per rapportarsi agli esseri umani in modo naturale e intuitivo, i robot sociali rendono più facile l'interazione e la progettazione di percorsi di co-costruzione della conoscenza. Attraverso le interazioni con un robot sociale, le persone possono esercitare le loro abilità, come l'ascolto attivo, l'empatia e le capacità di risoluzione dei problemi. Dettagli Autore: Antonella Marchetti, Davide Massaro Editore: Raffaello Cortina Editore Collana: Psicologia dell'educazione Anno edizione: 2023 In commercio dal: 14 luglio 2023 Tipo: Libro universitario Pagine: 240 p., Brossura EAN: 9788832855579 Se ti piace "Robot sociali e educazione. Interazioni, applicazioni e nuove frontiere" potrebbe interessarti I più venduti in Psicologia dell'educazione Questo prodotto lo trovi anche Libri Psicologia Infantile e dell'età evolutiva Libri Educazione e formazione Psicologia dell'educazione Note legali ​ Libri Libri Novità Classifica Libri Libri Outlet Libri in Inglese eBook Libri Vintage Prime edizioni Libri rari e introvabili Copie autografate Collezioni CD Novità CD Classifica CD Vinili Novità Vinili Classifica Vinili Film Novità Film Classifica DVD Classifica Blu-ray Serie TV Bambini e Ragazzi Giochi Costruzioni e mattoncini Giochi educativi Giochi di società Bambole e Bambolotti Action Figures Altre Categorie Videogames Cartoleria Informatica Foto e Videocamere Telefonia e GPS Idee Regalo vai suvai su CartaEffeCartaEffe Servizio clientiServizio clienti Aiuto e FAQAiuto e FAQ SpedizioniSpedizioni ibs FacebookInstagramTwitterYouTube Servizi per te Assistenza clienti Aiuto e FAQ Punti di ritiro Buoni regalo Confezioni regalo Consegne CartaEffe I tuoi acquisti Ordina su IBS Gestisci il tuo account Informazioni su pagamento Carta de

According to the Theory of Natural Pedagogy, object-directed emotion may provide different information depending on the context: in a communicative context, the information conveys culturally shared knowledge regarding the emotional valence of an object and is generalizable to other individuals, whereas, in a non-communicative context, information is interpreted as a subjective disposition of the person expressing the emotion, i.e., personal preference. We hypothesized that this genericity bias, already present in infants, may be a feature of human communication and, thus, present at all ages. We further questioned the effects of robotic ostensive cues. To explore these possibilities, we presented object-directed emotions in communicative and non-communicative contexts under two conditions: adult participants (N = 193) were split into those who underwent the human-demonstrator condition and those who underwent the robot-demonstrator condition, i.e., a human actor or a robot displayed object-directed emotions, respectively. Questionnaires further assessed the participants' attachment style and mentalization ability. The results showed that (1) Natural Pedagogy Theory applies to humans across the lifespan; (2) Shared knowledge depends on the contexts (communicative vs. non-communicative) and who is sharing the information (human or robot); and (3) robotic ostensive cues trigger participants' attention, conversely, in their absence, participants do not turn the robot into a communicative partner by not assigning it a communicative intention due to a difficulty in reading the robot's mind. Taken together, our findings indicate that robotic ostensive cues may ease the human-robot interaction (HRI), which is also biased by the human attachment style. The study has been preregistered in Open Science Framework, OSF on September 9, 2021 (Registration DOI ).