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Nell’ambito del progetto MUSA (Multilayer Urban Sustainability Action), il paper presenta alcuni primi spunti derivanti dall’iniziativa di produzione di un podcast dedicato alla diffusione di ricerche e di progetti relativi alla sostenibilità urbana, evidenziandone il portato pedagogico. Dopo aver delineato la cornice progettuale e teorica di riferimento, l’articolo inquadra il podcast Sustainability and the city come strumento di raccolta e di disseminazione culturale di studi che ritraggono la sostenibilità nella sua complessità. Si offre poi un affondo specifico sulla sostenibilità sociale e sui possibili significati che di essa emergono da alcune ricerche raccontate nelle puntate della prima stagione. Un primo punto di interesse pedagogico di questo lavoro riguarda le potenzialità del podcast come mezzo con cui esplorare la sostenibilità, restituirla come materia complessa e veicolarla per creare cultura diffusa attorno ad essa. In secondo luogo, si rivelano significativi per il loro portato educativo i contenuti relativi alle dimensioni sociali della sostenibilità che le puntate selezionate consentono di approfondire.

Il contributo intende presentare una riflessione attorno al tema della povertà educativa, evidenziando le potenzialità dell’integrazione tra le attività scolastiche ed extra-scolastiche per il contrasto di essa. A tal fine, verrà presentato un quadro di riferimento per capire il fenomeno da un punto di vista quantitativo e qualitativo; si dirà dell’attualità del testo Lettera a una professoressa per comprendere come rafforzare il rapporto tra educazione formale e informale; si darà conto dei risultati di uno studio di caso attorno al progetto Sulla Buona Strada che permettono di definire delle prospettive pedagogiche significative attorno alle questioni indicate.

In un contesto storico che è stato descritto come liquido (Bauman, 2000) e in crisi (Tramma, 2015), appare significativa un’attenzione alla specificità delle professioni educative (Palmieri e Gambacorti-Passerini, 2021; Sottocorno, 2022). All’interno di questa riflessione più ampia, si è inteso dare rilevanza alla possibilità di costruire occasioni di apprendimento per i futuri educatori socio-pedagogici, in cui fosse centrale il confronto con coloro che usufruiscono o hanno usufruito dei servizi educativi, chiamati esperti per esperienza (McLaughlin, 2009). La letteratura ha infatti evidenziato il valore aggiunto che queste figure possono dare per abbattere lo stigma che riguarda coloro che hanno un vissuto di fragilità (Cabiati e Raineri, 2016) e per la costruzione di una professionalità consapevole (Allegri et al., 2017). Utilizzando un paradigma ecologico (Mortari, 2007) ed avvalendosi di tecniche qualitative di raccolta e analisi dei dati, si sta conducendo una ricerca con la quale dare conto di questi effetti formativi anche per gli studenti e le studentesse del Corso di Laurea in Scienze dell’Educazione dell’Università di Milano - Bicocca, al fine di comprendere in che modo sia possibile instaurare una reale connessione tra il mondo della formazione e il mondo professionale, ponendo le basi per una reale giustizia sociale.

The task Creation of a Digital Documentation Centre on Sustainability Practices, planned in the Multilayered Urban Sustainability Action project (MUSA), aims to develop a digital platform to make visible a culture of sustainability in the geographical area around the University of Milano-Bicocca, in the city of Milan. The paper presents the theoretical premises for this study and its practical features, showing the pedagogical implications of this action.

In a socio-cultural context in which horizons of meaning oriented towards consumption and individualism risk prevailing, it is important to design opportunities where people can exercise their best ability to be (Palmieri, 2020). Pedagogical research should question the multiple strategies to allow human beings to develop their entirety, considering the interrelation between subject and environment, in terms of affordances that educational experience can promote (Guerra, 2022). In this framework, the challenge of peace connected with the topic of multifaceted sustainability (cultural, economic, environmental and social) is urgent, both for those who work in formal and non-formal educational fields: “There can be no sustainable development without peace and no peace without sustainable development” states the UN 2030 Agenda (UN, 2015). Starting from this framework, and taking into consideration educational opportunities outside school, the contribution focuses on the role of digital media, understood as enabling contexts (Alessandrini, 2021) and educational mediators (Canevaro, 2008): they can be supports to draw an experience, which allows people to move from one learning phase to a subsequent one. Considering the construct of community technologies (Rivoltella, 2020), they can also outline horizons of meaning useful for personal growth and counteract the possible isolation that derives from their use, as well as the consequent weakening of the relational bonds to which they could lead. Alongside these reflections, the paper presents a research and action plan in the context of the MUSA (Multilayered Urban Sustainability Action) project and in particular in the line of intervention called “MUSA Societies” (Spoke 6), by the interdisciplinary research group Open-Air Lab of the Department of Human Sciences for Education of the University of Milano-Bicocca for the design of a website conceived as an immersive map of the Bicocca area, in which the user can find different

In un contesto storico che è stato descritto come liquido (Bauman, 2000) e in crisi (Tramma, 2015), appare significativa un’attenzione alla specificità delle professioni educative (Palmieri e Gambacorti-Passerini, 2021; Sottocorno, 2022). All’interno di questa riflessione più ampia, si è inteso dare rilevanza alla possibilità di costruire occasioni di apprendimento per i futuri educatori socio-pedagogici, in cui fosse centrale il confronto con coloro che usufruiscono o hanno usufruito dei servizi educativi, chiamati esperti per esperienza (McLaughlin, 2009). La letteratura ha infatti evidenziato il valore aggiunto che queste figure possono dare per abbattere lo stigma che riguarda coloro che hanno un vissuto di fragilità (Cabiati e Raineri, 2016) e per la costruzione di una professionalità consapevole (Allegri et al., 2017). Utilizzando un paradigma ecologico (Mortari, 2007) ed avvalendosi di tecniche qualitative di raccolta e analisi dei dati, si sta conducendo una ricerca con la quale dare conto di questi effetti formativi anche per gli studenti e le studentesse del Corso di Laurea in Scienze dell’Educazione dell’Università di Milano - Bicocca, al fine di comprendere in che modo sia possibile instaurare una reale connessione tra il mondo della formazione e il mondo professionale, ponendo le basi per una reale giustizia sociale.

L’ultimo rapporto Caritas sulla povertà mostra come questa condizione rappresenti un fenomeno strutturale nel nostro Paese (Caritas, 2023). Essa è andata aggravandosi negli ultimi anni in conseguenza di alcuni eventi, quali la crisi economica del 2008; la pandemia da Covid del 2020; i conflitti diffusi. Nello stesso documento, si evidenzia come il clima di incertezza economica e politica globale determini un rallentamento della crescita e un impoverimento che riguarda in particolare le fasce già povere di popolazione. Si rileva, inoltre, come sia diversa la condizione di chi affronta una povertà prevalentemente materiale da quella di chi è gravato da bisogni multipli, in cui a mancare è soprattutto una rete di tipo famigliare e comunitario. Queste tematiche si collegano ad una visione plurale delle povertà educative (Sottocorno, 2022; Mannese, 2023), intese come un insieme molteplice di occasioni, esperienze e possibilità di cui gli individui sarebbero privati, vedendo limitato il proprio orizzonte esistenziale in termini generativi. In un panorama economico e sociale in continuo mutamento, in cui le condizioni di marginalità spesso sfuggono e il confine tra chi è incluso e chi è escluso è dinamico e in trasformazione (Ferrante, Gambacorti-Passerini, Palmieri, 2020), è utile ricomprendere il tema della povertà e delle povertà educative all’interno di un paradigma dell’emergenza (Isidori e Vaccarelli, 2013), che consente di ridefinire la prassi pedagogica pensando ad azioni programmatiche, ma anche a modi sensati di reagire all’imprevisto. Per dare ragione di questi presupposti, il contributo intende restituire alcuni passaggi di ricerca che hanno riguardato l’analisi del progetto Sulla Buona Strada, volto a contrastare la povertà educativa nella città di Genova, attivo dal 2018 al 2021. I componenti dello stesso (professionisti del terzo settore, insegnanti, attori istituzionali), infatti, hanno dovuto affrontare due grandi imprevisti: la caduta del

Nell’ambito del progetto MUSA - Multilayered Urban Sustainability Action, l’articolo presenta una ricerca multidisciplinare orientata a comprendere come poter rendere lo spazio pubblico del Distretto Bicocca di Milano un luogo di partecipazione e un contesto di apprendimento continuo sui temi della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Il paper restituisce una mappa del processo di ricerca per esplicitare i passaggi metodologici che lo hanno contraddistinto in modo da poterli rendere trasferibili e replicabili in percorsi di ricerca simili per contenuto, obiettivo, condizioni e risorse di partenza. Oltre alle attenzioni metodologiche, l’articolo condivide i primi risultati emergenti dalla literature review sul rapporto tra territorio, partecipazione, documentazione e sostenibilità.

In the Italian context, socio-pedagogical educators are professionals who work in services to support people with different kinds of fragilities and to build significant experiences for children and adults inside and outside traditional institutions. Their higher education foresees a Bachelor Degree, structured on a pedagogical basis and an interdisciplinary preparation. The paper presents which are the main competencies provided by the academic path these professionals follow, highlighting the most important skills they need to develop. Starting from that, the actual state of the art of the research project “Structural embedding of knowledge by experience in higher education through processes of co-creation” will be introduced, enhancing the results presented in a previous article. This project, in fact, aims to understand the possible contribution of experienced experts in reinforcing socio-pedagogical educators' higher education. They are people who have overcome disease and now work in services, collaborating with professionals and helping people with similar backgrounds (homelessness; care leavers; people with mental health fragilities). The article explains why their contribution is important to see the intersection between experiential and theoretical learning in building effective professionalism and a significant road for people who have difficulties in facing the complexity of contemporaneity. Moreover, the paper wants to stress the importance for expert users of participating in a specific path of awareness to formalize the knowledge obtained from experience. These are the reference points to support the following research action: the preparation of the Pedagogy of Social Inclusion course, held during this spring semester, in the third year of the bachelor’s degree in education, at the University of Milano-Bicocca. It implies sets of lectures structured with the presence of experienced experts next to professors, in the perspective of co-teaching. The fir

A partire dalla fine del 2017, si è assistito ad una progressiva affermazione del profilo dell’educatore professionale socio-pedagogico, sia in termini di riconoscimento legislativo (Legge 205 del 2017, commi 594-601), che relativamente ad un consolidamento delle competenze attribuite ad esso (Oggionni, 2019; Calaprice, 2020). Ad oggi, è possibile dire che non sia ancora del tutto compiuto il processo che conduce ad un reale riconoscimento del laureato in Scienze dell’Educazione come vettore imprescindibile di un welfare generativo (Iori, 2018). Esso, infatti, rischia di essere messo in discussione da figure professionali affini o da soggetti non laureati a cui vengono attribuiti compiti educativi e di cura, in deroga alle più recenti normative. Nell’alveo di questa situazione, diviene ancora più significativo costruire una competenza di base, che formi dei futuri professionisti sempre più consapevoli del loro specifico lavorativo e sempre più in grado di darne conto, sia nell’interazione con le persone di cui si occupano, che nello scambio con le altre professionalità con cui interagiscono. Il progetto “Apprendimento dall’esperienza e disagio. Quale processo per rendere le proprie fragilità possibilità di formazione?” intende dare conto del contributo degli esperti per esperienza alla formazione dei futuri educatori socio pedagogici (Gambacorti-Passerini, Oggionni, Romeri & Sottocorno, 2022). All’interno di esso, si è scelto di strutturare un’azione di ricerca volta a dare spazio ad un momento di esercizio riflessivo da parte di alcuni studenti di Scienze dell’Educazione, per comprendere le ricadute, in termini professionali e personali, dell’esperienza della pandemia sulla propria esperienza universitaria. Utilizzando dei materiali simbolico – proiettivi ed in particolare facendo uso del collage (Biffi & Zuccoli, 2015) si è scelto di dare voce a un vissuto condiviso di disagio, per rafforzare la capacità di lettura di sé e del proprio vissuto

Il progetto “Apprendimento dall’esperienza e disagio: Quale processo per rendere le proprie fragilità possibilità di formazione?” mira a comprendere come un’esperienza vissuta di disagio o vulnerabilità possa essere trasformata in apprendimento e resa risorsa formativa, per sé, ma anche per altri. In continuità con l’insegnamento di Mario Lodi, volto alla costruzione di una conoscenza che sia anche il canale per lo sviluppo di una cittadinanza consapevole, lo studio intende coinvolgere le persone che hanno alle spalle un vissuto di disagio (chiamati “esperti per esperienza”) e coloro che si preparano alla professione di educatore socio-pedagogico in un percorso di progettazione di un insegnamento universitario in cui sia valorizzata l’esperienza di ciascuno come occasione di apprendimento. Lo studio si riferisce alla nozione di esperienza educativa facendo particolare riferimento all’opera di John Dewey (2014) ed implica un concetto di disagio come situazione appresa (Ferrante, Gambacorti-Passerini e Palmieri, 2020; Palmieri e Gambacorti-Passerini, 2021). La metodologia adottata per comprendere le questioni esposte ha un carattere qualitativo. Essa ha previsto una fase esplorativa, volta a mappare quali siano i contesti in cui gli esperti per esperienza hanno un ruolo formativo nei confronti dei pari e nei confronti di futuri professionisti. Sono stati inoltre intervistati coloro che, nei servizi e a livello accademico, collaborano con gli esperti per esperienza. Successivamente, si intende proseguire con delle interviste ad esperti per esperienza e con la realizzazione di un workshop rivolto a studenti del Corso di Laurea in Scienze dell’Educazione, in cui sia centrale una riflessione attorno ad un’esperienza condivisa di disagio (l’essere stati studenti universitari durante la pandemia) e le ricadute di essa in termini di apprendimento per sé e per altri. La ricerca intende mettere al centro una modalità di didattica attiva, in cui sia possibile incentivare

L’articolo espone le prospettive teoriche, organizzative e pedagogiche sottese alla realizzazione di un Centro di Documentazione Digitale sulle pratiche di sostenibilità del Distretto Bicocca, nella città di Milano. Dato conto dell’impianto progettuale che supporta questa azione, si fa ricorso alla letteratura riguardante l’archiviazione digitale per comprendere come costruire dei database che integrino il fine conservativo con il coinvolgimento di una comunità territoriale. Successivamente, si identificano delle possibili proposte grafiche che coniughino queste istanze. Infine, si inscrive la ricerca in una cornice pedagogica che concettualizza l’educazione come pratica di democratizzazione, in cui il sapere è il frutto di uno scambio all’interno di una comunità di pratica e trae la sua origine dal moltiplicarsi delle risorse analogiche e digitali che lo veicolano., The article presents the theoretical, organizational and pedagogical perspectives underlying the creation of a digital documentation center on sustainability practices in the Bicocca District, in the city of Milan. Taking into account the design of this action, the literature on digital archiving systems is shown, to understand how to build databases that integrate the conservation purpose with the engagement of a territorial community. Subsequently, possible graphic suggestions are identified to embed these instances. Finally, the research is inscribed in a pedagogical framework that conceptualizes education as a process of democratization, where the knowledge grows into a community of practice and has origin from the spread of analogical and digital methodologies that support it.

Il testo inquadra il fenomeno della povertà educativa come una privazione di opportunità che si realizza non solo nel contesto scolastico, ma anche al di fuori di esso. In primo luogo, si dà conto di come ripensare a questo costrutto a partire dai criteri con i quali definire un’esperienza educativa di qualità. Successivamente, si mettono in luce alcuni riferimenti per comprendere in che modo scuola ed extra-scuola possono collaborare per l’allargamento dell’orizzonte esistenziale degli individui. A partire da queste premesse, si delineano le riflessioni maturate dal confronto con un gruppo di professionisti coinvolti in uno studio di caso singolo, in cui si è approfondito un progetto di contrasto della povertà educativa, attraverso il quale si è inteso cogliere quelle che sono le dimensioni che contribuiscono a realizzare una comunità educante che si pensa come tale e che agisce per allestire occasioni di qualità per i minori e le famiglie.

Il progetto MUSA (Multilayered Urban Sustainability Action), è un Ecosistema dell’Innovazione, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il contributo intende presentare alcune azioni di progetto che si collocano nello Spoke 6, che prevede il consolidamento di approcci che attraverso l’inclusione sociale, l’educazione e il coinvolgimento della cittadinanza mettano l’innovazione al servizio della comunità per garantire la sostenibilità anche sul piano sociale, considerandola nel suo carattere multidimensionale, come suggerito nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Nell’ambito di questa prospettiva, un’équipe di ricerca multidisciplinare sta lavorando per comprendere se e come sia possibile narrare, rendere visibile e promuovere la sostenibilità come pratica culturale (Remotti, 2007). Questa riflessione è supportata da una revisione teorica dei modi in cui si può conservare e rendere accessibile il patrimonio materiale e immateriale di una comunità (Pietrobruno, 2013; Varela, 2016). Nello specifico, il contributo intende restituire il processo di ricerca volto a strutturare un Centro di Documentazione Digitale con il quale valorizzare e rendere visibili le pratiche degli attori del territorio (enti del terzo settore, associazioni, realtà di quartiere), promuovendo un luogo di scambio e costruzione di rete, intesa come network professionale e informale.

The task Creation of a Digital Documentation Centre on Sustainability Practices, planned in the Multilayered Urban Sustainability Action project (MUSA) aims to develop a digital platform to make visible and to share a culture of sustainability in the Bicocca District, in the city of Milan. The research wants to take into consideration activities implemented throughout the project itself and actions realized by associations, cultural and social entities who are settled in this metropolitan area. The conceptual framework to define sustainability is the United Nations 2030 Agenda (UN General Assembly, 2015), which describes this from an integrated perspective, where environmental, social and economic aspects are linked. Consequently, the study implies the creation of a digital observatory to represent different aspects of sustainability as a cultural practice in the mentioned context. This proposal can be ascribed to an overall notion of polis as a context, where it is possible to enhance a collaborative, lifelong and lifewide learning process (Balázs, 2019) supported by different stakeholders (political actors; universities; citizens). The first turns of the literature review have explored the digital humanities area, to understand how enlarging the possibilities of traditional archiving practice using the web 2.0 opportunities. The theoretical reference of the community-based archiving (Ridolfo, Hart-Davidson & McLeod, 2011; Cantillon, Baker, & Buttigieg, 2017; O’Quinn, 2022) has been seen as a flourished perspective to connect the task’s objective with the overall viewpoint of the project, directed to realize a participative research, useful for the whole citizenry. This sustainable approach to metadata can generate opportunities of dialogue between academic community and people outside universities and promote a real open science. It implies, indeed, a «purposeful communication and activities among participants» (O’Quinn, 2022, p. 5) and foresees a durable

The paper aims to describe the first findings of my actual research directed to deepen the different characteristics of the term “educational poverty”, drawing a pedagogical perspective on it. Presentation gives importance to the dimensions of inquiry that explicit the characteristics of a collaborative ‘educational community’, where each member can have a strong role in activating educational opportunities for young generations. At first the dissertation gives evidence to the main concepts to describe the phenomenon, especially reconstructing strategies and activities that make possible, in Italy and Europe, to contrast ‘educational poverty’ building a common educative responsibility between adult educators (parents, teachers and social workers) and offering qualitative educational experiences. This theoretical framework includes an exploration of different dimensions of the topic, a broader definition of poverty in terms of possibilities and functioning and the pedagogical proposals, that, traditionally, have found solutions ‘from the bottom’ for poverty and social fragmentations. These concepts are reference points to generate an operative definition of ‘educational poverty’ and its multi-dimensional shape. The paper considers this operationalization and the first findings of an ‘holistic case study’ based on the educative project “Sulla buona strada” and its activities in a disadvantaged area of Genoa city (Italy). This is my actual field of study. The participants are parents, social workers, policy makers, teachers and school managers. Using in depth interviews and focus-group, the research wants to developed a situated and context-sensitive description of the term ‘educational poverty’ and the possible role of participants in contrasting it. Reinforcing the importance to really understand a topic, starting from the concrete experience of people involved into the research, the paper tries to open some questions as: what are the policies that a territorial comm

At the end of 2016, Italian government approved an experimental provision to contrast ‘educational poverty’ (n°280/2015 law). Save the Children (2016) defines this phenomenon as the lack of educational opportunities in four areas: to know, to be, to live together and to do. Social entrepreneurs and this NGO promote “common responsibility” between educators and the reinforcement of “educational community” as ideal solutions to contrast it (Save the Children, 2016; Con I Bambini, 2016; 2018). What do these terms mean? Can “common responsibility” and “educational community” be concrete solutions to contrast “educational poverty”? What do they mean on the field, in projects funded by Con I Bambini? These are the main questions for an explorative research (Becchi e Vertecchi, 2003; Dewey, 1951). The theoretical exploration of the topics (educational poverty, common responsibility and educational community) supports the conduction of a holistic case-study (Yin, 2018) about the project “Sulla Buona Strada”, settled in Genoa (Italy). The project involves different actors: families and children; institutional stakeholders; teachers from seven infant schools; social workers; workers of culture. All the project activities aim to improve the connections between citizens and experts. Data collection and interpretation use ethnographical sources (Hammersley and Atkinson, 1995), to investigate this case understanding the different meanings on the research’s topics that come from citizens, institutional stakeholders and social workers. The main sources of data are depth interviews and focus group. The contribution aims to present the first findings of this ongoing research, with a specific attention to stress the necessity to conceptualize the topic of “educational poverty” from a pedagogical perspective and to support that with a critical analysis (Saarinen, 2008) about the assumed positive effects of the mentioned provisions. References Becchi E. e Vertecchi B. (2003), Manuale cr

In seguito agli stanziamenti del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, avviati con la Legge di Bilancio dello stato per l’anno 2016 (n. 208/2015), si è posta molta attenzione a questo fenomeno, che si lega con il carattere multidimensionale della povertà dei minori, quella condizione in cui essi sperimentano mancanza di risorse materiali, spirituali ed emozionali necessarie a sopravvivere, svilupparsi e prosperare, in una visione olistica della deprivazione (Carraro e Ferrone, 2020). I bandi pubblicati dal soggetto attuatore del fondo, l’impresa sociale Con i Bambini, hanno permesso l’implementazione di numerose progettazioni su tutto il territorio nazionale, che hanno visto l’avvio di molteplici collaborazioni tra realtà educative formali e non formali. In questo quadro, si è inteso portare avanti una ricerca qualitativa di tipo esplorativo con cui approfondire uno dei progetti finanziati, per comprendere quali fossero le rappresentazioni di povertà educativa dei professionisti coinvolti e le pratiche da loro implementate per contrastarla. La ricerca si è posta come obiettivo quello di ampliare le definizioni di povertà educativa in senso pedagogico, indicando un posizionamento peculiare rispetto a che cosa si intenda per educazione. Nella definizione del quadro teorico, essa è stata intesa come un’esperienza complessa, contingente e problematica (Palmieri, 2018) e come un’occasione di emancipazione (Freire, 1977). L’analisi dei dati raccolti ha fatto emergere alcune dimensioni peculiari di povertà educativa che ampliano questo termine in senso pedagogico. Le definizioni emerse riguardano: la deprivazione delle forme di esperienza, per cui la povertà educativa può essere ascritta a una crisi generalizzata del contesto educativo diffuso; la disgregazione delle agenzie educative, che genera discontinuità tra i modelli di formazione proposti alle giovani generazioni; la povertà genitoriale, che riguarda le difficoltà che gli adulti sp

Paper presents a qualitative exploratory research about the topic of educational poverty, reframing this issue according to formal and informal settings of learning. In view of this, it intends to broaden the definition of this phenomenon, investigating professionals’ representations of it.

The constant increase in chronicity, which has become a distinctive feature of countries with advanced economic development, presents a crucial educational challenge: educating patients in the self-management of a disease that will impact on their entire existence. It has, in fact, been observed that therapeutic adherence significantly decreases along the duration of the disease over time. This bears relevant consequences on the health conditions of the subject and on the context, in both economic and social terms. Such phenomenon is amplified by a vision of healthcare solely centered on the medical response to a specific biological need. This prevents from understanding the complexity of the selfmanagement practice and from considering the psycho and socio-material implications connected to it. Therapeutic education is thus reduced to a mere list of prescriptions unrelated to the patient’s own history and to the context in which he lives, therefore becoming difficult to comply with. A representative case study is type 1 diabetes, a chronic disease with increasing incidence all over the world and in which the process of learning how to self-manage it, becomes essential for the survival of the individual. This paper intends to highlight how a socio-material approach on the self-management practices of the disease allows to identify new perspectives of educational action in the treatment of chronicity, starting from the results of a qualitative empirical research that intends to study the formative effects produced by the self-management practices on the adult diabetic patient. The research is based on the experiences of adult type 1 diabetic patients, collected through in-depth interviews and analyzed by following the Actor-Network Theory, the theoretical and methodological reference framework for the investigation. It highlights the socio-material character of the self-management practice and the active role of artifacts within the intricate network of elements nece

La tesi costituisce l’esito di un lavoro esplorativo di ricerca di tipo qualitativo attorno al tema della povertà educativa. Scopo dello studio è quello di inquadrare un’area semantica di matrice pedagogica attorno a questo oggetto, che arricchisca le teorie già esistenti intorno ad esso. Il lavoro prende le mosse dall’inquadramento del tema, esplorando i diversi saperi che lo hanno interrogato; successivamente viene dato conto del quadro normativo di riferimento per la questione, in termini internazionali, europei e nazionali; si esplorano poi alcuni contributi che analizzano la questione in rapporto a una forma peculiare di povertà che caratterizza il contesto italiano e che esplicitano in particolare la necessità di ripensare al rapporto tra scuola e territorio. Al fine di costruire un’area semantica di matrice pedagogica attorno al tema della povertà educativa, si è scelto di condurre uno studio di caso olistico attorno al progetto “Sulla Buona Strada” che opera in alcune zone della città di Genova con lo scopo di contrastare questo fenomeno. A partire da uno specifico posizionamento rispetto a che cosa si intenda per qualità dell’esperienza educativa, si è inteso elaborare una densa teoria locale sull’oggetto di studio, valorizzando il contributo dei professionisti dell’educazione coinvolti nella ricerca. L’incrocio tra quanto emerso dal quadro teorico di riferimento e dall’indagine empirica, nonché la necessità di ampliare la conoscenza già in possesso della ricercatrice attorno alla questione, hanno permesso di pervenire a una configurazione pedagogica e plurale della povertà educativa, che implica alcuni piani in particolare: il riconoscimento di una privazione che riguarda i contesti di esperienza e le difficoltà che gli adulti incontrano nell’abitare il presente; l’individuazione di un impoverimento del territorio, che implica un progressivo indebolimento dello Stato sociale, del concetto di comunità e del rapporto tra scuola ed extra-scuol, This thesis is the result of an exploratory qualitative research on the topic of educational poverty. The purpose of the study is to frame a pedagogical semantic area around this theme, through which enrich the already existing theories about it. The study starts from exploring the different theoretical perspectives that have investigated the educational poverty problem; afterwards a normative framework for the issue is presented, in international, European and national terms; then contributions that analyse the question in relation to a peculiar form of poverty in the Italian context are explored. This last part makes evident the need to rethink the connection between school and territory. In order to define a pedagogical semantic area around the theme of educational poverty, an holistic case study has been conducted around "Sulla Buona Strada" project which operates in some areas of the city of Genoa with the aim of counteracting this phenomenon. Choosing a specific position about the quality of the educational experience, a dense local theory on the object of study has been developed, enhancing the contribution of education professionals involved into the research. The intersection between the emerging theoretical framework and the empirical investigation, as well as the need to broaden the researcher’s knowledge on the topic, has resulted in a pedagogical and plural configuration of educational poverty, which implies different aspects: the recognition of a deprivation that deals with the contexts of experience and the difficulties that adults face in living the present; the identification of an impoverishment of the territory, which implies a progressive weakening of the welfare state, of the concept of community and of the relationship between school and extra-school. Conceptualizing "educational poverty" in this sense implies, in the discussion with educational professionals, a definition of human being that is competent to emancipate himself/herself from the

Quali effetti produce "lo spazio"? Il contributo, a partire dalle riflessioni di Michel Foucault, esplora il confine, la clausura e - in generale - la gestione delle differenze. In questo senso si analizzano tre figure dell'organizzazione: esilio, esclusione e sicurezza, e, come suggerito da Jacques Derrida, la logica paradossale dell'ospitalità. Infine, affrontato brevemente il tema delle regole (normazione o normalizzazione?) si conclude definendo un falso dilemma l'opposizione tra il gesto che esclude e quello che include in pedagogia.

Il contributo intende presentare una ricerca qualitativa di tipo esplorativo attorno al tema della povertà educativa minorile. Nell’attuale dibattito attorno alla questione, si intende inquadrare un campo semantico specificatamente pedagogico, al fine di valorizzare l’identità professionale di coloro che operano nell’ambito educativo, in particolare nel Privato Sociale e nel Terzo Settore. Verrà dato conto della documentazione più recente attorno al tema, che ha portato ad identificare nella povertà educativa quell’insieme di condizioni che limita il campo di esperienza dei minori e impatta sulla loro capacità di realizzare talenti e aspirazioni (Save the Children, 2014). Muovendo da queste premesse, verranno presentati i primi esiti di una ricerca sul campo, volta a focalizzare un modello specifico e idiografico di contrasto del fenomeno. Si è inteso infatti costruire un osservatorio pedagogico sulla questione, che consenta di rimettere al centro del dibattito attorno ad essa il valore qualitativo delle esperienze educative (Dewey, 1938). Non si vuole soltanto evidenziare l’importanza di dotare i territori di risorse quantitativamente adeguate alla crescita dei minori, tali da garantire loro una catena di esperienze significative e un allargamento del proprio orizzonte esistenziale, ma si intende porre attenzione alle “microfisiche dell’educazione” (Massa, 2003) ovvero al meccanismo all’opera nel processo educativo, inteso come insieme di elementi molteplici che lo costituiscono e che lo rendono ogni volta un evento peculiare. Questo sottende un concetto di educazione come accadere complesso, contingente e problematico (Palmieri, 2018) che come tale assume caratteristiche specifiche a seconda delle occasioni in cui si dispiega. La ricerca vuole indagare la povertà educativa mettendo al centro il potenziale educativo delle offerte formative territoriali (Dodi, 2019), rilanciando un discorso pedagogico che coinvolga l’identità professionale di studiosi, prat

La società attuale viene descritta come «basata sulla conoscenza» (Botezat 2016): all’interno di essa lo sviluppo di competenze formali e informali durante tutto il corso della vita consente di potersi orientare in un mondo diffuso e in un mondo del lavoro sempre più sfaccettati e in continuo cambiamento. Per questo, la «povertà educativa», intesa come incapacità di muoversi consapevolmente in questo contesto, rischia di diventare un motivo di esclusione sociale. In particolare, in questo capitolo, si darà conto degli effetti di essa sullo sviluppo delle nuove generazioni, facendo riferimento alla «povertà educativa minorile».

L’autrice espone l’esperienza di tutoring formativo svolta attraverso il progetto “Politiche Attive” all’interno del Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, con particolare riferimento al Corso di Laurea Magistrale in Scienze Pedagogiche (LM-85). Si intende evidenziare l’importanza di offrire agli studenti e alle studentesse un dispositivo di accompagnamento durante il loro percorso formativo, che li aiuti a vivere con consapevolezza la complessità dei contesti culturali e professionali in cui sono inseriti o si inseriranno.

A partire da un’ampia definizione di povertà educativa, l’autrice spiega come sia possibile interpretare questo fenomeno da una prospettiva specificatamente pedagogica. Ciò significa descrivere l’esperienza educativa come una situazione complessa, contingente e problematica (Palmieri, 2018), connessa alla nozione di dispositivo (Massa, 1987; 2003). L’articolo presenta i primi passaggi di uno studio di caso olistico (Yin, 2018), al fine di sostenere una lettura della questione secondo questi presupposti.