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La villa suburbana quattrocentesca denominata Bicocca degli Arcimboldi, ora inglobata nel quartiere omonimo della città di Milano, ospita nel portico ciò che resta di un perduto ciclo pittorico dedicato alla missione diplomatica compiuta nel 1488 in Ungheria per conto degli Sforza dall’allora proprietario, il futuro arcivescovo Guidantonio Arcimboldi. L’articolo intende fare luce sugli eventi che hanno ispirato la decorazione pittorica e indagare le possibili motivazioni dietro la scelta di un simile soggetto da parte del committente, oltre ad analizzare, attraverso il confronto con due celebri testimonianze pittoriche coeve, come all’epoca tali temi fossero rappresentati., The fifteenth-century suburban villa known as Bicocca degli Arcimboldi (now located in the homonymous neighborhood in Milan) still retains in the portico a fragment of a lost painted cycle depicting a diplomatic mission lead by owner and future archbishop Guidantonio Arcimboldi to Hungary in 1488. This paper aims to shed light on the events that inspired the paintings and investigate the possible reasons behind the choice of the subject, while analyzing how such themes were represented in two well-known contemporary examples.

Nell'ambito dell'intervento di urgenza per la messa in sicurezza di una porzione di affreschi e stucchi della cupola della Chiesa di Santa Caterina a Livorno, l'Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR ha effettuato, su incarico della Sovrintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio delle province di Pisa e Livorno, delle indagini diagnostiche volte ad indagare la presenza, la diffusione e la distribuzione di sali solubili all'interno delle murature delle pareti dipinte ed ornate con stucchi della volta della Chiesa. La necessità di questo tipo di approfondimento era emersa in seguito ad un primo studio già effettuato, fra la fine del 2018 e l'inizio del 2019, dallo stesso Istituto sulle stesse pitture murali e sugli stucchi della cupola su incarico della ditta Arterestauro, con il fine di verificarne lo stato di conservazione. I dipinti murali si presentavano infatti in un evidente stato di degrado, con consistenti distacchi dell'intonaco e affioramenti di efflorescenze saline in superficie. I risultati di tale prima campagna diagnostica verranno qui riportati per sommi capi a scopo introduttivo ed esplicativo. Alle tecniche non invasive e all'analisi dei campioni prelevati durante la prima fase dello studio, è stato quindi necessario affiancare il prelievo di campioni in profondità su cui effettuare analisi qualitative e quantitative in laboratorio. È stato inoltre predisposto un monitoraggio ambientale per verificare l'andamento dei parametri fondamentali, temperatura e umidità relativa, all'interno della Chiesa, e le potenziali influenze di tale andamento sulle condizioni di conservazione delle murature e delle decorazioni, le quali apparivano in continuo peggioramento.

In occasione del riordino di materiale pittorico conservato presso il Museo d’Antichità J. J. Winckelmann di Trieste, è stato possibile studiare tre ‘quadretti’ della collezione di E. Garzolini, considerati di provenienza campana. Il contributo vuole da un lato inquadrare i pannelli dipinti nell’ambito della produzione pittorica romana, dall’altro restituire visibilità a una raccolta ancora in attesa di sistemazione, studio e valorizzazione.

Gli affreschi pompeiani rappresentano una delle più importanti ed innovative espressioni artistiche dell'antichità la cui influenza stilistica ed estetica sulla pittura è durata fino a tutto l'800. Venivano eseguite su intonaco di calce fresca con colori macinati e diluiti in acqua. I motivi decorativi e i contenuti narrativi consentono di individuare quattro fasi storiche o stili che coprono un arco temporale che va dalla fine del II secolo a.C. al 79 d.C.

Nella scienza del patrimonio, le metodologie scientifiche e le tecniche di indagine in situ devono affrontare sfide significative, spesso legate all'ambiente in cui l'opera è situata. Alcuni ambienti risultano estremi per le condizioni di operabilità. Le catacombe sono un esempio, con condizioni climatiche limite per l'elettronica, nonché spazi estremamente vincolanti per il posizionamento della strumentazione. Questo lavoro presenta un esempio di integrazione tra la diagnostica acustica non-invasiva per immagini, mediante il sistema ACoustic Energy Absorption Diagnostic Device (ACEADD), e la ricostruzione 3D mediante Fotogrammetria, secondo la tecnica Structure from Motion (SfM), applicata al caso studio dell'affresco del "Giardino fiorito dedicato al defunto Savinianus" nelle Catacombe di S. Alessandro a Roma. La diagnostica utilizzata fornisce immagini acustiche dell'affresco nell'intervallo di frequenza audio, per mappare zone critiche con distacchi e fragilità strutturali, che vibrano sotto l'azione di un campo di pressione acustica esterno. L'analisi delle immagini in diverse bande di frequenza ha localizzato le aree più problematiche, valutando lo stato di conservazione dell'affresco. A causa dell'angusto spazio accessibile per analizzare l'opera, è stata sperimentata una nuova configurazione minimale del sistema ACEADD, mentre la Fotogrammetria 3D è stata l'unica tecnica capace di realizzare un campionamento completo dell'opera e di fornirne una ricostruzione dettagliata e geometricamente accurata. L'integrazione dei risultati delle due tecniche ha assicurato la sovrapposizione delle immagini acustiche sul modello ottenuto dalla ricostruzione fotogrammetrica, consentendo il corretto allineamento delle prime sull'immagine dell'opera, e rendendo maggiormente accurata l'interpretazione dei risultati sperimentali. L'attività è stata realizzata nell'ambito del Progetto COBRA, finanziato dalla Regione Lazio.

Il saggio è compreso in un volume di studi interdisciplinare sul mito di Diana, promosso dal Centro Studi Venaria Reale. In ottica comparativa i massimi esperti delle diverse discipline sono stati chiamati a verificare e studiare la presenza della dea nelle committenze e nell’immaginario. Il saggio indaga sui progetti decorativi non realizzati per il Palazzo Ducale di Sassuolo, evidenziando la pertinenza che la presenza di Diana inizialmente prevista avrebbe avuto per una residenza nata come villeggiatura. Verificando poi il cambiamento del progetto e l’assenza della figura della dea in altre decorazioni, lo studio si interroga sulle ragioni della modifica e affronta in positivo la ricerca dei temi e delle figure dominanti nella grande decorazione estense del Seicento. Dal confronto fra documenti e opere emergono l’attaccamento alla tradizione cinquecentesca, ai miti letterari moderni creati da Ariosto e Tasso, ma anche a figure desunte dall’antichità. Il saggio interpreta così per la prima volta le maggiori imprese decorative estensi del XVII secolo cogliendone significati e valori che chiariscono la funzione riconosciuta dalla committenza ai diversi soggetti.

Il saggio indaga la storia della comunità di domenicane di Barletta tra la fine del XIII secolo e il XV secolo. Attraverso lo studio delle fonti edite emerge la vita di una comunità femminile capace di rapportarsi alla realtà cittadina attraverso un'accorta politica di rapporti con il patriziato urbano e un'attenta strategia di acquisizione e gestione di beni. Sul piano artistico le testimonianze rimaste, in particolare un ciclo di affreschi tardogotici, mostrano nella scelta dei temi iconografici e nell'adozione di modelli, una committenza colta risalente alla badessa Paladina de Riso appartenente ad una delle famiglie più in vista della nobiltà barlettana.

La Loge de Psyché, exécutée par Raphaël vers 1516-1518, est située au cœur de la Villa d’Agostino Chigi, fameux banquier des papes Jules II et Léon X. Elle illustre les épisodes principaux du mythe de Psyché, inspirés de L’Âne d’or d’Apulée. Riche de sens symboliques, elle relate de manière métaphorique l’histoire d’amour du mécène et les obstacles qu’il dut affronter pour épouser la femme qu’il aimait, et offre, dans une seconde interprétation, la représentation d’une allégorie de la rédemption de l’âme. La Loggia di Psiche, eseguita da Raffaello negli anni 1516-1518, è una delle stanze della Villa (oggi Farnesina) del famoso banchiere Agostino Chigi, tesoriere dei papi Giulio II e Leone X. La decorazione raffigura gli episodi della favola di Psiche derivati dall’Asino d’oro di Apuleio. Ricca di sensi interpretativi, gli affreschi narrano in modo metaforico, la storia d’amore del mecenate e gli ostacoli che dovette affrontare per sposare infine la donna amata. In una seconda lettura, offrono una rappresentazione allegorica della redenzione dell’anima.

Il contributo presenta i risultati delle analisi condotte su due gruppi omogenei di intonaci dipinti recuperati ad Aquileia nell’insula a nord-est del Foro, in occasione delle campagne di scavo condotte dall’Università degli Studi di Trieste in convenzione con il Politecnico di Torino. Le pitture frammentarie sono attribuibili a due contesti, cioè una domus tardo-antica di prestigio e un edificio pubblico repubblicano, forse a destinazione termale. Le prime analisi consentono di porre in evidenza differenze e analogie nel metodo di esecuzione degli affreschi aquileiesi in diversi momenti cronologici.

This paper describes the survey techniques employed for the metric 3D documentation of ancient heritage, actively contributing both to the study and comparison of archaeological data, and to the hypothesis of an architectural recreation of non-existing rooms and settings. The archaeological analysis and virtual reconstruction concern the luxurious residence named the domus of “Putti danzanti” in Aquileia; the arrangement of such houses and their features have revealed new keys for interpreting dwellings in the period of late antiquity in Northern Italy.