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Intrigante ed articolata risulta la storia del complesso architettonico delle maestranze edili in via Leonardo Bianchi. Un progetto attribuito, fino ai presenti studi e ricerche storiografiche, a Luigi Cosenza, ma ritenuto tra le sue opere più modeste, pur essendo stato realizzato negli anni in cui egli sperimentava e lavorava a progetti di significativa portata. Ed è stata probabilmente proprio questa carenza di qualità ad indurre sia la storiografia che la critica contemporanee a non approfondire la storia di quest’opera e, allo stesso tempo, a tenere lontana l’attenzione di cultori della materia e di un’opinione pubblica sempre meno interessata all’architettura, in particolare a Napoli – ancorché non poche volte richiamata dalla maestria della produzione di Cosenza –.

Viene messa in chiaro l'originale concezione di Bunin in merito all'importanza fondamentale che lega l'artista ai propri antenati. Secondo il narratore, la qualità della sua testimonianza umana, letteraria e filosofica nella memoria di chi viene dopo di lui dipende direttamente dalla sua capacità di percepire a livello emotivo le tracce lasciate da coloro che lo hanno preceduto, trasformando questa eredità nelle immagini e nei sentimenti del proprio tempo. Da qui il titolo: "Memoria come sinonimo di tempo"