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il contributo affronta i temi dell'empatia e giusta distanza, due concetti fortemente interconnessi: le narrazioni delle intervistate declinano in profondità le diverse dimensioni dell’empatia che, nella pratica, viene legata a caratteristiche personali, esperienze e formazione e alla necessità di riuscire a tenerle insieme all’interno di una relazione chiaramente connotata dalla complementarietà dei ruoli. Nello stesso contesto, la giusta distanza viene identificata come confine professionale, volto a tutelare contemporaneamente il benessere del professionista e la necessaria asimmetria dei ruoli; le narrazioni rimandano poi alla necessità di una personalizzazione della relazione e della ricerca di un equilibrio flessibile tra distanza e prossimità.

Il capitolo è dedicato ad un approfondimento del lavoro delle assistenti sociali durante la pandemia da Covid-19, delle sue trasformazioni e delle strategie apprese, soprattutto in ambito relazionale. Le narrazioni si soffermano su un generale senso di vicinanza con le persone beneficiarie degli interventi, dato dalla comune percezione di precarietà e di vulnerabilità sperimentata durante la fase di emergenza; le assistenti sociali rilevano, tuttavia, anche un impoverimento delle relazioni sociali, a causa della mancanza di contatti diretti. Le strategie innovative apprese riguardano principalmente l’utilizzo di strumenti digitali nella pratica quotidiana, anche se questi sembrano essersi poi mantenuti più nel lavoro tra colleghi che con i beneficiari degli interventi, evidenziando una certa resistenza alla ibridazione della professione tra presenza e digitale.

Il contributo esplora il tema delle competenze comunicative e relazionali nel lavoro sociale per come lo intendono le assistenti sociali intervistate. Viene innanzitutto evidenziata la natura complessa dell’oggetto, che anche la letteratura fatica a definire in modo univoco. Emerge un quadro in cui le intervistate si riferiscono a livelli concettuali diversi, identificando ora i processi, ora gli strumenti, le strategie, gli atteggiamenti facilitanti e ostacolanti. Se l’attenzione è stata prevalentemente orientata alla relazione con le persone beneficiarie dell’aiuto, con l’ascolto attivo che emerge come categoria principale, alcune importanti sottolineature hanno riguardato anche la comunicazione tra pari, sia intraprofessionale che interprofessionale e l’importanza della comunicazione scritta.

Il territorio, con i soggetti attivi e interessati che ne fanno parte, sia individui sia organizzazioni, costituisce almeno a partire dalla legge 180/78 un punto di riferimento importante per l’inserimento sociale degli individui con disagio psichico. Nel tempo però tale centralità sembra essersi persa a causa di “altre urgenze e nuove problematiche” (risorse finanziarie sempre più ridotte, servizi con carenza di personale, ecc.). La mappatura dinamica delle risorse, di cui questo volume tratta, rappresenta uno strumento e l’occasione per rimettere al centro della salute mentale l’individuo con il suo disagio psichico (il paziente) e il suo territorio di appartenenza. Uno strumento, e una metodologia, pensato per attivare i pazienti, per valorizzare le loro aspirazioni, ma allo stesso tempo utile all’operatore per decentrarsi da sé e dal servizio di appartenenza. Il volume, frutto di un lavoro collettivo, ha visto impegnarsi e sperimentarsi fianco a fianco pazienti, operatori, ricercatori ed è stato pensato per tutti coloro che fanno della salute mentale il loro campo di interesse. L’obiettivo è quello di offrire uno strumento che valorizzi le potenzialità dei territori, delle sue risorse formali e informali, per una salute mentale orientata alla recovery

Seguendo i principi della valorizzazione delle risorse delle persone, della fiducia e della reciprocità della relazione, il volume guida operatori e operatrici sociali nella pianificazione e organizzazione di una relazione scritta, sviluppando il contenuto, il linguaggio e la lettura. I 4 passi proposti sono spiegati con esempi di compilazione, box metodologici, strumenti operativi e interessanti spunti per la riflessione. In conclusione, viene fornito uno strumento per analizzare le relazioni scritte e ragionare sugli elementi di criticità riscontrati. La scrittura è parte integrante e vitale del lavoro sociale, anche se spesso viene vissuta dagli operatori come un’incombenza che sottrae spazio e tempo al lavoro diretto con le persone e non è quindi immediato percepirne l’utilità e l’importanza. Tuttavia, il potenziale della scrittura utilizzata secondo un approccio relazionale è altissimo: l’attività di scrittura può essere usata nella pratica professionale al fine di promuovere percorsi di aiuto realmente partecipativi.

Gli adulti fragili sono una categoria molto rappresentata tra l'utenza dei servizi sociali, spesso relegati in una "zona grigia" difficilmente incasellabile. Questo contributo vuole fornire una panoramica di queste persone e proporre alcuni spunti metodologici per un lavoro sociale efficace.

Il lavoro sociale di comunità è quel livello di lavoro di campo che prevede che gli operatori sociali lavorino con una pluralità di soggetti per rispondere a esigenze, difficoltà o aspirazioni di un’intera categoria di persone (Raineri, 2005; Calcaterra, 2017; Folgheraiter, 2018). Negli ultimi anni sono sempre più gli enti del privato sociale, le regioni, i servizi pubblici e le amministrazioni locali che scelgo- no di investire su questo livello di lavoro per cercare di rispondere a bisogni emergenti nei nostri territori. Spesso questi progetti di comunità richiedono grandi finanziamenti e riescono ad attivare reti vaste e complesse, composte da diversi attori pubblici e privati. La maggior parte delle volte queste pianificazioni avvengono negli uffici e intorno a tavoli in cui sono seduti esperti del settore, politici, dirigenti e professionisti. Si desidera, si pensa e si progetta per il bene di una comunità, ma quella comunità spesso non ha voce nella fase di ideazione. Tuttavia, una sua inclusione attiva dovrebbe rappresentare l’essenza di questi processi. L’emergenza sanitaria Covid-19, pur in tutta la sua drammaticità, ci ha permesso di notare qualcosa che forse non conoscevamo o che credevamo di avere perduto negli anni: il senso di comunità. Può sembrare un paradosso: il propagarsi del virus ci costringeva al distanziamento sociale portandoci a stare chiusi in casa e isolati e noi, invece, proprio in quei mesi difficili, riscoprivamo l’appartenenza a una collettività e l’idea di bene comune. La pandemia che ci ha sorpreso ha trovato comunità attente e sensibili che prontamente si sono attivate per rispondere ai bisogni dei più fragili.

Il testo raccoglie significative esperienze di community social work promosse da studenti e studentesse di Servizio sociale all’interno dell’esperienza formativa di stage proposta nei corsi di laurea triennale e magistrale dell’Università Cattolica di Milano e Brescia. Seguendo il metodo Relational Social Work, gli studenti sono riusciti a favorire il sorgere di progetti a valenza collettiva anche durante la pandemia di Covid-19, con l’innesco di processi virtuosi a sostegno dei più vulnerabili in un periodo di grande disorientamento e incertezza. La lettura metodologica che viene data dalle curatrici ai progetti presentati fornisce importanti indicazioni pratiche per gli operatori sociali che vogliano impegnarsi nel promuovere progetti partecipativi di community work al fine di stimolare e rafforzare la community care nei territori.

Lo stage di servizio sociale è un’esperienza di formazione sul campo in cui lo studente lavora in rete con un gruppo di persone che conoscono la comunità a partire dal loro impegno professionale o dalla loro esperienza diretta in quanto membri della comunità. Metodologicamente gli studenti sono chiamati a definire, con l'aiuto della comunità, una finalità generale che consista nel miglioramento di una determinata condizione di vita riguardante una singola persona/famiglia o più facilmente una collettività, e ad accompagnare il processo di progettazione aperta per la definizione e realizzazione di iniziative condivise. Con l’avvio dell'emergenza da Covid 19, dopo un primo momento di sospensione delle attività di formazione sul campo, si sono dovute ripensare le modalità per la realizzazione degli Stage di Servizio sociale. A tal fine sono state definite delle linee guida per lo svolgimento dell’attività di stage nel mentre dell’emergenza. Il contributo pone le premesse per la lettura delle esperienze di stage realizzate nel mentre della pandemia da Covid-19 e presentate nel testo.

Il contributo offre una panoramica sulla tipologia di relazioni che gli assistenti sociali scrivono nella pratica quotidiana, costruita sulla base del criterio della finalità.