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Una Tempesta plurale. L’esperienza di Alessia Gennari con gli attori-detenuti del carcere di Vigevano

Authors :
BEATRICE MONTORFANO
Source :
Altre Modernità; 2022: NUMERO SPECIALE: Vulnerabilità e resilienza: Voci e pratiche dai margini; 180-194
Publication Year :
2022
Publisher :
Milano University Press, 2022.

Abstract

Viene proposta l’analisi di un caso specifico di contatto con Shakespeare, avvenuto all’interno della produzione teatrale carceraria. Un’isola. Dalla mia finestra si vedono le montagne (2018) è un’opera teatrale che si rapporta a The Tempest sulla base della riscrittura drammaturgica elaborata dalla regista Alessia Gennari, in collaborazione con un cast multinazionale, composto da alcuni detenuti del carcere di Vigevano (PV). Nel copione, si evidenzia un utilizzo frammentario e selezionato della versione italiana del testo shakespeariano. A questo si accompagnano brevi sezioni composte direttamente dai detenuti ed elementi linguistici e culturali di provenienza variegata. In un’istituzione totale, all’interno della quale il ruolo dei detenuti è appiattito su quello convenzionale del criminale, l’attività creativa in ambito teatrale permette di sviluppare forme di resilienza nella costruzione di identità stratificate, nonché di scoprire una condizione come la vulnerabilità, propria e altrui, in apparenza molto lontana da quella della colpevolezza. In questa dimensione, Shakespeare diventa il filtro attraverso cui liberare la propria voce, nello stesso momento in cui il testo di The Tempest, nelle parole di Gennari, assume la funzione di ‘pre-testo’, a servizio del carcere e dei detenuti. Tra autorità shakespeariana e agency dei soggetti marginalizzati si stabilisce dunque un rapporto articolato, sulle cui declinazioni nella pratica drammaturgica e performativa è qui puntata l’attenzione.<br />I would like to analyze a specific case of Shakespearean prison theatre. Un’isola. Dalla mia finestra si vedono le montagne (2018) is a rewriting of The Tempest by director Alessia Gennari, performed by an international cast consisting of some inmates of the prison of Vigevano (PV). A selection of the Shakespearean lines, translated into Italian, are accompanied by short sections composed directly by the inmates and by linguistic and cultural elements of diverse origin. In a total institution where the role of the prisoners is flattened on the conventional one of the criminal, the creative activity in the theatrical field allows to develop forms of resilience in the construction of stratified identities. Vulnerability can also be explored, even though it might be perceived as divergent from the condition of guilt. In this dimension, Shakespeare becomes the filter through which long unheard voices find the way to express themselves. At the same time, the text of The Tempest assumes the function of ‘pre-text’, at the service of the prison and the prisoners themselves. Between Shakespeare’s authority and the agency of the marginalized subjects, a stratified relationship is established, on whose declinations in dramaturgical and performative practice I would like to focus my attention.

Details

ISSN :
20357680
Database :
OpenAIRE
Journal :
Altre Modernità
Accession number :
edsair.doi.dedup.....bb6df346e01308780e663b4a6f15bb4f
Full Text :
https://doi.org/10.54103/2035-7680/18695