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The secret life of urban margins. (Un)released and (in)formal relations between borders and urban margins peopled by Romanì communities
- Publication Year :
- 2023
-
Abstract
- In the urban system in which we live, cities are shaped as points of accumulation, generating spatiality in relation to otherness. With the effects of globalisation, whereby the city-world and the world-city take shape (Augé 2007), it is possible to “observe” a proliferation of urban and social marginalities. This paper aims to explore a specific marginality, that of the Rom population, which partially represents the arising in Europe of the phenomenon of the outcasts (Careri and Romito 2016, 80) and experience of the encampment. This latter consists of two spatial configurations – the informal settlement and the encampment – that transpose the concept of margin and border in different ways; the former appears self-constructed and dynamic in which abilities can be observed in being able to use areas on the border with the established order, while the latter is fixed and imposed as a control device. And it is precisely the marginal urban spaces that accommodate these roughly transitional settlements that often activate paradoxical mechanisms of city-making. The camp becomes settlement, and the settlement becomes city, giving an unprecedented reinterpretation of the present conditions. Both lead to the configuration of urban realities similar to the slums of the Global South explored by the majority of scientific literature and from which the Global North is not exempt. Within the theoretical horizon of the open and multicultural city and of informal urbanism – which considers the slum as a spatial concept useful to conceive new design paradigms (Brillembourg) – we propose an interpretation, part of a doctoral research in progress, on the character of the urban margins, in order to reimagine them as a place for experimentation and for overcoming the dichotomies that dominate both the contemporary debate and urban realities.<br />Nel sistema urbano planetario in cui viviamo, le città si configurano come punti di accumulazione, producendo spazialità in riferimento all’alterità. Con gli effetti della mondializzazione, che vedono il configurarsi di città-mondo e mondo-città (Augé 2007) si può “osservare” una proliferazione di marginalità urbane e sociali. Il presente contributo intende esplorare una specifica marginalità, quella della popolazione Rom, che in parte, rappresenta l’emergere in Europa del fenomeno planetario degli esclusi (Careri e Romito 2016, 80) e vive la realtà dell’encampent. Quest’ultima consta di due configurazioni spaziali – l’insediamento informale e il campo – che traducono in modo diverso il concetto di margine e di confine; il primo autocostruito e dinamico all’interno del quale si possono osservare abilità nel saper utilizzare le aree al confine con l’ordine stabilito, mentre il secondo fisso e imposto come dispositivo di controllo. E sono proprio gli spazi marginali urbani, che accolgono questi insediamenti più o meno di transizione e che spesso attivano meccanismi paradossali di fare città. Il campo tende a diventare insediamento e l’insediamento tende ad essere città, rileggendo in modo inedito le condizioni presenti. Entrambi portano al configurarsi di realtà urbane assimilabili alle baraccopoli del sud del mondo indagate dalla maggior parte della letteratura scientifica e da cui il nord del mondo non è immune. Nell’orizzonte teorico della città aperta e multiculturale e dell’informal urbanism – che vede nello slum un concetto spaziale utile a pensare nuovi paradigmi di progettazione (Brillembourg) – si propone una lettura, parte di una ricerca dottorale in itinere, sul carattere dei margini urbani, per un ripensamento degli stessi come luogo di sperimentazione e di superamento dele dicotomie che dominano tanto il dibattito contemporaneo quanto le realtà urbane.
Details
- Database :
- OAIster
- Publication Type :
- Electronic Resource
- Accession number :
- edsoai.on1394214130
- Document Type :
- Electronic Resource