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The authors' papers, as long as they remain available to private collectors, are like karst rivers that disappear and reappear. This article concerns two already known drafts of 'L'infinito', one in verse, the other in prose, nowadays other in prose, today unanimously considered to be fakes. Dr Fabio Massimo Bertolo, director of Finarte, has informed me that the auction house has in custody the original paper of those sketches and has put at my disposal the reproduction, that with his permission I publish here at the end of the article. I am dealing with it because it seems to me to be a good case to be investigated with the tools of philology., Le carte degli autori, finché restano nella disponibilità del collezionismo privato, sono come fiumi carsici che scompaiono e ricompaiono. Questo articolo riguarda due abbozzi già noti de 'L’infinito', uno in versi l’altro in prosa, oggi ritenuti concordemente dei falsi. Il dott. Fabio Massimo Bertolo, direttore di Finarte, mi ha informato che la casa d’aste ha in affidamento la carta originale di quegli abbozzi e me ne ha messo a disposizione la riproduzione, che col suo permesso pubblico qui in fondo all’articolo. Me ne occupo perché mi sembra un bel caso da investigare con gli strumenti propri della filologia.

L'articolo studia la storia di una placchetta di bronzo con raffigurazione ittita ed egizia apparsa sul mercato antiquario nella seconda metà dell'Ottocento a Istanbul e da alcuni studiosi ritenuta originale.

Il saggio nasce dalle ricerche compiute in occasione del convegno “Il Medioevo fra noi. Quinta edizione. Percorsi di frontiera.”, che si è svolto tra il 7 e il 9 giugno 2018 tra Urbino e Gradara. Attraverso l'indagine di alcune delle testimonianze scultoree medievali che sono oggi conservate alla Rocchetta Mattei a Riola di Vergato, nel Comune di Grizzana Morandi, l'autore cerca di tracciare una più ampia riflessione sul gusto e la committenza del conte Cesare Mattei. Accanto a questi manufatti originali, la ricerca si allarga ad altre due categorie di prodotti artistici: le copie, realizzate ad hoc e frequentemente modificate nei caratteri formali, e infine le opere d'arte contemporanee create appositamente dalle botteghe che operavano alla Rocchetta. Lo studio disvela così la storia di alcune opere d'arte, le loro caratteristiche tecniche e stilistiche, e tra conferme storiografiche e importanti novità vengono messi in evidenza i molteplici rapporti tra gli artefatti e l'eclettica struttura architettonica voluta da Mattei., INTRECCI d'arte, No 7 (2018)

During the 16th century, the practice of erroneous transcription and falsification of Roman inscriptions was originated in Piedmont by humanists, scholars and collectors, about whom little surviving information exists. This essay seeks to gather it systematically. A leading figure in this process was Emanuele F. Pingone, who, at the service of Duke Emanuele Filiberto of Savoy, produced encomiastic works for the glory of the Duke and for the history of Turin, resorting to legends, miracles and ancient inscriptions; also elsewhere in Piedmont, such as at Asti and Vercelli, numerous falsae were produced, and were later easily unmasked by Lugi Bruzza, Carlo Promis and Theodor Mommsen, for the editing of the CIL V (1877). Transcriptions made by scholars and collectors in the 16th century are often the only evidence for epigraphic documents, that are now lost.

Our information on the foundation of Pisa's oldest canons regular rectories, Santa Maria a Fine and San Pietro in Vincoli, comes from a series of diplomatically- anomalous documents. This essay discusses various hypotheses regarding their possible falsification, adjustment and copying. Definitively, however, it seems more plausible that said documents were drawn up at a later time than that expressly declared on the founding documents and that they should be read with an aim to retrospectively reconstruct the town's ecclesiastic history materialised via these documents., Scrineum Rivista, 12 (2015)

Ricerca dedicata a dimostrare l'impossibilità di attribuire il cosiddetto "Diario postumo" (Milano, Mondadori, 1996) al suo autore presunto, Eugenio Montale. Il volume rilancia il dibattito suscitato da Dante Isella nel 1997-1998 e adduce nuovi argomenti per ritenere la raccolta un falso.

Quadro generale degli studi artemidorei (P. Artemid., il cosiddetto "papiro di Artemidoro"), con particolare relazione alla questione dell'autenticità e agli argomenti fin qui utilizzati dai diversi studiosi coinvolti nella querelle.

Riesame delle numerose motivazioni che inducono a ritenere il cosiddetto "papiro di Artemidoro" un falso moderno e osservazioni critiche sulle difese esegetiche e critico-testuali proposte tra il 2009 e il 2010 da studiosi italiani e stranieri

Alla prova della traduzione (che rivela continue e diffuse incongruenze semantiche, sintattiche e concettuali) e sulla base di numerosi riscontri con passi della letteratura patristica e bizantina, il testo contenuto nelle prime tre colonne del cosiddetto "Papiro di Artemidoro" non può essere considerato un testo risalente al II o al I sec. a.C.

La collaborazione tra scienziati e critici d'arte risale in Italia alla fine del Settecento. Dapprima utilizzate per la datazione e l'autenticazione, le analisi scientifiche sono state poi adottate in campo conservativo, ma sempre all'interno di un contesto interdisciplinare dove le scienze umanistiche forniscono apporti fondamentali. The co-operation between scientists and art connoisseurs can be found in Italy since XVIIIth century. Scientific analyses was at first applied to datation and attribution, then developping in conservation treatments where are applied for preservation damage, but always inserting them in the context of humanities.

La conception astrologique de Manilius concernant la vie et la mort au vers se trouve dans le vers ‘Astron.’ 4,16 ‘nascentes morimur finisque ab origine pendet’ : on meurt au moment de la naissance, et la mort dépend du commencement. Il est cerné faire référence aux conjonctions astrales qui se présentent au moment de la naissance, c’est-à-dire à l’horoscope. Etant donné que ce vers fait partie du préambule du quatrième livre des Astronomica, celui consacré à la prédestination, à la liberté humaine et au fatum, concepts que Manilius a reliés aux principes les plus orthodoxes de la providence stoïcienne, on l’a également de façon très générale relié à des conceptions philosophiques tout court en le privant de son allure astrologique. Aucune surprise donc si la tradition signale qu’il a été utilisé dans deux inscriptions funéraires. La première est témoignée dans CIL XI 3273, la deuxième dans CIL II 4426. Même si tous les érudits ne les ont pas considérées comme authentiques, c’est-à-dire comme remontant à l’antiquité classique, elles ont longtemps demeuré dans l’imaginaire culturel collectif en textes gravés sur des objets authentiques, ce qui s’explique grâce à leur référence particulière touchant à la vie, à la mort, au destin inéluctable, à la thématique astrologique, tous des thèmes qui ont joui d’une fascination universelle. Leur survivance dans le carmina epigraphica est peut-être due à la présence fréquente du thème du destin inéluctable dans les recueilles de ce genre. De plus, c’est le seul vers des Astronomica de Manilius à avoir été retenu sur des inscriptions, ce qui a ajouté à leur renommée et à la renommée du poème manilien aussi, qui a toujours été considéré comme un ouvrage difficile et plein de mystères. En effet, si elles étaient authentiques, elles seraient le seul témoignage de la circulation du poème manilien dans la période classique.